Resoconti
Convegno nazionale dell’ACP Italia
Convegno nazionale dell’ACP Italia
Quando si parla di crisi vediamo come questo argomento sia trasversale a tutti gli ambiti della vita sociale degli individui; infatti non solo l’aspetto lavorativo viene colpito, ma il senso di smarrimento, paura e incertezza colpisce e si radica nelle persone a tutti i livelli e in più aree di vita.
Proprio la gestione della crisi è il tema dell’annuale convegno nazionale dell’ACP Italia, Associazione Europea della Psicoterapia Centrata sul Cliente e dell’Approccio Centrato sulla Persona di Carl Rogers che si è tenuto a Firenze il 24-25 maggio.
I contributi portati dai relatori hanno cercato, in quest’ottica, di mettere in luce svariate risposte al momento di incertezza sociale che sta caratterizzando questo periodo storico, partendo dal presupposto che la crisi può essere certamente un momento di pericolo, ma che implica in sé una fase in cui è possibile una svolta, un’opportunità di cambiamento e valorizzazione delle risorse umane. Le risorse umane sono il motore di tutti i processi e come tali hanno un ruolo chiave nella gestione degli eventi e dei cambiamenti anche quando il cambiamento significa crisi. Tuttavia quando le risorse economiche e finanziarie sono carenti e non riescono a sopperire alle esigenze sociali, le risposte alla crisi sembrano convergere molto sul (e a discapito) capitale umano. Sembra perciò ormai superata la logica che misura la ricchezza di una paese in base al proprio Pil, in quanto non si spiegherebbe la situazione sociale di alcuni paesi in forte espansione economica che tuttavia non riescono a garantire i basilari diritti di salute e benessere ai propri cittadini. Il concetto di promozione della salute, intesa come investimento sul capitale umano, diventa fondamentale per dare risposte significative al momento storico che stiamo vivendo.
L’Approccio Centrato sulla Persona in un'ottica bio-psico-sociale posiziona la persona in un sistema di relazioni complesse in cui ha un ruolo centrale. Non esistono cambiamenti, processi e sviluppo senza persone. Nei vari interventi non sono state negate le paure che attanagliano le persone, le difficoltà economiche che pervadono interi sistemi familiari e che generano frustrazione, insicurezza e vergogna, ma si è cercato di trovare risposte che il mondo della psicologia può dare ai bisogni di persone che mostrano un alto livello di sofferenza psichica e fisica e che hanno poche risorse economiche da poter investire per un miglioramento della propria salute. Ci si è interrogati sul come dare risposte ai cosiddetti “nuovi vulnerabili” ossia persone che hanno sperimentato il benessere, ma che stanno vivendo una situazione di disagio (se non addirittura di disgrazia), in cui la difficoltà e la vergogna del chiedere aiuto può portare anche al gesto estremo del suicidio. L’immagine sociale del fallimento per questi individui rimane un’onta incancellabile. Sono state presentate risposte e progetti concreti che hanno provato a far fronte a queste condizioni psicosociali come il progetto portato avanti dal Comune di Santa Croce sull’Arno a Firenze, presentato dalla Dott.ssa Mariangela Bucci psicoterapeuta rogersiana e amministratrice del comune di Santa Croce sull’Arno. Qui è stato infatti istituito il Centro SOS Lavoro in grado di dare supporto e risposte ai bisogni di persone in difficoltà con una varietà di figure professionali (psicoterapeuti, avvocati, commercialisti ecc.). Una dei tanti esempi di come il mondo delle relazioni d’aiuto può essere vicino al senso di fatica, abbandono e isolamento delle persone e rispondere ai quei bisogni di riconoscimento e autorealizzazione che portano gli individui a forme più elevate di salute e benessere.
Una risposta alla crisi da parte dei professionisti delle relazioni d’aiuto è il caso dell’Ambulatorio Sociale di Psicologia Clinica istituito in alcuni comuni del Mantovano. Il dott. Matteo Zapparoli insieme ad alcuni colleghi ha dato vita ad una tipologia di intervento clinico centrato sulla comunità. I valori dell’ambulatorio sono la facile accessibilità (il primo colloquio è gratuito), il senso di responsabilità restituito all’utenza per quanto riguarda il pagamento del tariffario dei professionisti (le persone pagano in base alle loro possibilità, ma non vi è gratuità) e la sostenibilità del percorso di cura.
Per concludere, mi sembra doveroso riportare le parole usate da Don Armando Zappolini, presidente del CNCA Pisa, che sottolinea come una persona che si interessa di relazione d’aiuto non possa prescindere da due parole fondamentali: cuore e sguardo.
La prima è carica di motivazione e propensione al sostegno dell’Altro da sé, una spinta verso l’Altro caratterizzata da una elevata professionalità, tuttavia essa non è sufficiente se non accompagnata da una visione critica che un professionista deve avere del mondo e dei sistemi in cui è immerso. Uno sguardo che si trasformi in applicazione dei valori che il professionista “professa” e che possano diventare una forza trasformativa per un reale cambiamento sociale.