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Considerazioni per un avvio consapevole della professione di psicologo
Considerazioni per un avvio consapevole della professione di psicologo
Voglio condividere con questo articolo alcune considerazioni generali provenienti dal mio punto di osservazione quale libero professionista senior ma, soprattutto, quale soggetto istituzionale, ormai attivo da più di quindici anni nella politica professionale, che si potrebbero intitolare cosa gli psicologi fanno e cosa dovrebbero NON fare.
- Capita spesso che gli psicologi leggano la realtà, le difficoltà, gli ostacoli quasi sempre all’interno del proprio microcosmo intraprofessionale senza collocare la professione in quelli che sono gli scenari più generali di geopolitica. Ad esempio, tutto il mondo libero-professionale è in affanno, ha una riduzione dei redditi, ecc. Per cui dobbiamo considerare che l’attuale situazione economica produce, più dell’approccio culturale, una barriera rispetto alla voglia di accostarsi ai servizi psicologici.
- Capita spesso di vedere una rappresentazione sociale errata del lavoro dello psicologo; chiudendoci tuttavia all’interno dei propri studi in attesa che il lavoro arrivi dal cielo, anziché assumere un’ottica proattiva di ricerca della committenza, non partecipiamo certo a modificare tale immagine.
- La ricerca della committenza e del lavoro diviene quasi impossibile se non impariamo a porci sul mercato del lavoro, conoscendone le logiche e le esigenze, e al contempo opportunità e vincoli. Questo richiede di acquisire competenze tecniche anche extrapsicologiche che purtroppo, spesso, i giovani psicologi considerano, a torto, poco importanti. In primo luogo conoscenze di contesto. Ad esempio, se voglio proporre interventi nella scuola, non possio ignorare come funziona l’organizzazione scolastica e magari anche con quali forme di finanziamento la scuola potrebbe finanziare il progetto. Oppure, se voglio lavorare in tribunale come CTU, non posso ignorare le norme in materia di diritto di famiglia, così come, se mi voglio proporre come selezionatore in ambito aziendale e di Risorse Umane, devo conoscere un minimo il diritto del lavoro e l’organizzazione aziendale. E così via. In secondo luogo, sono necessarie anche competenze generali e trasversali di tipo progettuale, normativo, economico, politico, gestionale, burocratico-amministrativo, in quanto il lavoro di psicologo si basa anche su relazioni istituzionali e non solo sull’attività in studio. Non c’è solo “l’ascolto delle emozioni” ma esistono anche i regimi fiscali, le fatture, gli adempimenti cui ogni giorno dobbiamo far fronte.
- Raramente gli psicologi liberi professionisti si tengono informati su bandi, innovazioni, supporti anche economici che quasi tutte le regioni mettono a disposizione per start-up giovanili, finanziamenti per avvio di impresa, le opportunità offerte dai finanziamenti del Fondo Sociale Europeo, ecc. ecc.
Sbocchi lavorativi
L’Italia ha da sola circa un terzo degli psicologi europei. Questa “demografia professionale” non può essere certamente sottovalutata nella scelta del proprio sbocco lavorativo.
È altrettanto vero però che per moltissimi anni tutti gli psicologi si sono orientati solo sul mercato della psicoterapia lasciando scoperti molti ambiti di applicazione della disciplina. Uno psicologo che si affaccia oggi alla professione deve quindi valutare con molta attenzione quelli che sono gli scenari professionali cercando di dirigere la propria azione verso quelle nicchie poco conosciute, talvolta inesplorate, che potrebbero offrire una possibilità di maggiore penetrazione. L’ENPAP (Ente Nazionale Previdenza Assistenza Psicologi ) ha pubblicato da poco gli esiti di un’Indagine di Mercato sulla Psicologia Professionale in Italia. Sottotitolata proprio “Nuovi Bisogni, Nuovi Ambiti, Nuovi Ruoli” (scaricabile in area riservata sul sito ENPAP), essa offre interessanti indicazioni sul posizionamento dell’offerta professionale degli psicologi, rispetto alle richieste attuali delle persone, e su quali indirizzi possono essere presi alla luce delle indicazioni offerte dagli stessi cittadini.
Si decide di lavorare in un settore perché offre più opportunità ma anche perché è quello in cui ho più competenze, metto più passione, amo studiarlo. Buttarsi in ambiti di cui sappiamo poco o niente, rischia di farci bruciare anche occasioni future.
Vale la pena, inoltre, precisare che è necessario rinforzare il valore della professionalità dello psicologo. Sembra, invece, che la frequenza ad una scuola di psicoterapia sia un percorso obbligato e di contro perfezionamenti, competenze in ambito diverso, siano formazioni di serie B.
Adempimenti iniziali e necessari
L’iscrizione all’Ordine è un passo indispensabile per essere psicologo, tuttavia il primo passo, fondamentale, per entrare nella libera professione è l’apertura della partita Iva.
Molti giovani colleghi rinviano l’apertura della partita Iva, pensando di risparmiare, perché erroneamente pensano che questa abbia dei costi che non ha. Anzi l’operare senza partita Iva, porta ad avere molti costi in più: mancate agevolazioni fiscali, in taluni casi versamenti previdenziali alla gestione separata INPS (fino al 30%) anziché all’ENPAP ( 10% + 2%), non accesso alle tutele assistenziali, convenzioni, supporti che l’ENPAP offre agli psicologi iscritti, nonché a tutte le opportunità e strumenti per l’avvio e lo sviluppo della professione che il nostro Ente di Previdenza mette a disposizione.
Questo modo di approcciarsi alla professione li porta a rinviare il momento in cui entreranno a tutti gli effetti nella realtà libero-professionale e a rallentarne lo sviluppo, anziché favorirlo.
Le Istituzioni della professione.
Due sono le istituzioni della professione.
L’Ordine, che è strutturato a livello regionale (Ordini Regionali) e a livello nazionale (CNOP – Consiglio Nazionale Ordine Psicologi). I primi si occupano della tutela della professione, della tenuta dell’Albo e dei provvedimenti disciplinari (deontologici) delle singole regioni. Il secondo, che riunisce i presidenti di tutti gli Ordini Regionali, predispone ed aggiorna il codice deontologico, cura l’osservanza delle leggi e delle disposizioni concernenti la professione relativamente alle questioni di rilevanza nazionale, partecipa con propri rappresentanti ad enti e commissioni nazionali per questioni inerenti alla professione, determina i contributi annuali a carico degli iscritti (www.psy.it).
L’ENPAP (Ente Nazionale Previdenza e Assistenza Psicologi) attua le tutele previdenziali e assistenziali in favore degli Psicologi che esercitano la propria attività come liberi professionisti (www.enpap.it).
Ambedue questi organismi hanno organi elettivi. Cioè vengono eletti da noi psicologi. Tuttavia, molto spesso, dimentichiamo di esercitare questa importante funzione: andare a votare e scegliere chi ci dovrà rappresentare.
Per concludere
A mo’ di prontuario:
- non chiuderti nel tuo microcosmo intraprofessionale;
- acquisisci competenze generali e trasversali di tipo progettuale, normativo, economico, politico, gestionale,amministrativo/burocratico;
- entra il prima possibile nella rete professionale, prendi partita Iva, iscriviti all’ENPAP, sviluppa un ancoraggio al principio di realtà;
- non disinteressarti della politica professionale, di quanto avviene nelle istituzioni preposte al governo della professione. Sono al tuo servizio, svolgono le loro funzioni anche in tua rappresentanza. Quindi esercita il tuo diritto alla valutazione, alla critica, alla proposta e se qualcosa non va, cambialo: ne hai il potere attraverso il voto.