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numero 38 - giugno 2016

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A clinical guide to psychiatric ethics

A clinical guide to psychiatric ethics

Recensione.jpg Laura Weiss Roberts
A clinical guide to psychiatric ethics
The American Psychiatry Association Publishing, 2016, Pp. XVII + 364
$ 75.00 (Paperback)

Questo libro è molto più di una riflessione sull’etica professionale in psichiatria: il lettore se ne potrà rendere conto progressivamente sfogliando le pagine e consultando i temi trattati nei diversi capitoli, sviluppando interesse verso un argomento che trascende la pratica psichiatrica ed abbraccia ogni professione e intervento tecnico di cura psicologica.
L’autrice ricopre importanti incarichi presso il Department of Psychiatry and Behavioral Sciences della Stanford University School of Medicine, a Stanford (California) e ha al suo attivo numerosi lavori di grande spessore. Il testo si avvale dell’apporto di dodici autori che hanno firmato insieme all’autrice i ventuno capitoli suddivisi nelle tre seguenti sezioni: i concetti fondamentali, la cura di popolazioni particolari, e le nuove tematiche che stanno emergendo nel contesto dell’etica professionale psichiatrica.
I primi capitoli sono dedicati ad illustrare i principi di base dell’etica e del professionalismo in psichiatria – declinati richiamando una serie di definizioni offerte da differenti clinici dagli anni Ottanta ad oggi  affrontando subito lo spinoso argomento della presa di decisione nei casi difficili, dubbi, o in cui appare necessario procedere d’imperio. Su quest’ultimo punto il testo si sofferma trattando la capacità del paziente di accedere alle cure e il consenso informato, nel quadro della confidenzialità e dell’esigenza di comunicare in modo autentico con il soggetto.
Il contesto della relazione psicoterapeutica e la costante attenzione al processo dell’interazione terapeuta-paziente fanno da sfondo a tutte le discussioni appena richiamate.
Le skill che sono richieste all’operatore per agire in modo corretto sono numerose. Lo psichiatra, e tutti coloro che si occupano di salute mentale, devono essere attenti all’esperienza globale del soggetto e non limitarsi ad elicitare una lista di sintomi, cercando sempre di comprendere come le proprie motivazioni, le caratteristiche soggettive, ma anche le inclinazioni teoriche possono influenzare il corso della cura. “In psichiatria i pazienti, che sono allo stesso tempo dipendenti e vulnerabili, hanno necessità di aver fiducia in psichiatri esperti, aggiornati e compassionevoli, professionisti che pongono gli interessi dei pazienti ben avanti i propri” (p. 207).
La seconda sezione del libro affronta la presa in carico di popolazioni cliniche particolari, dai soggetti in età evolutivo alle persone in fine-vita. Particolare risalto è dato a coloro che sono affetti da HIV/AIDS e da dipendenze relative a sostanze, mentre un capitolo tratta dei cosiddetti “pazienti difficili”, compresi coloro che suscitano nel terapeuta potenti emozioni e che sembrano regolarmente condurre la terapia verso un binario morto e - data l’importanza che ha il tema negli U.S.A. – uno spazio è riservato al trattamento dei veterani. In tutti questi casi, e in altri ancora, emerge costantemente la problematica della confidenzialità e della riservatezza in confronto all’esigenza di proteggere altre persone, o la comunità, da possibili azioni distruttive da parte di pazienti aggressivi – vedi il paragrafo Confidentiality and Truth-Telling Dilemmas nel capitolo sesto .
La terza sezione conduce il lettore ad esplorare un’ampia serie di tematiche, tutte rivolte al futuro delle professioni di cura, alla formazione degli operatori della salute mentale e alla ricerca in psichiatria e nelle discipline limitrofe. I sette capitoli che sono qui collocati ruotano intorno all’edificazione dell’etica professionale e dell’integrità personale del curante, dando spazio alla necessità  che dovrebbe avvertire ogni terapeuta  di conservare uno stato di salute ottimale e di evitare di andare incontro a situazioni di sovraffaticamento, distress e workaholism; tale richiamo è in linea con quanto propugnato dal movimento denominato healthy doctor = healthy patient concretizzatosi, ad esempio, nello Stanford Medicine Program WellMD.
È interessante notare che il fattore dell’alleanza terapeutica – molto noto negli ambiti della psicoterapia psicodinamica e ormai accettato come elemento-base da praticamente tutti gli indirizzi teorico-clinici della psicologia – sia più volte richiamato anche nello specifico campo della psichiatria clinica nelle pagine di questo importante testo. Esso figura così tra i principi etici da applicare nel lavoro quotidiano del clinico insieme a elementi quali la correttezza professionale, l’impegno nel “fare le cose giuste” per il paziente, l’assunzione di responsabilità, e ciò che è definito beneficence and nonmaleficence.
Sugli stessi argomenti si possono consultare i seguenti testi: Professionalism in Psychiatry, a firma di Glen O. Gabbard, Laura Weiss Roberts, Holly Crisp-Han, Valdesha Ball, Gabrielle Hobday, e Funmilayo Rachal (The American Psychiatry Association Publishing, Washington, DC, 2012, tradotto in italiano da Raffaello Cortina nel 2013, e recensito dal sottoscritto su Psicoterapia e Scienze Umane, 2013, anno XLVII, n. 3), e la nuova edizione del classico lavoro di Glen Owens Gabbard, Boundaries and Boundary Violations in Psychoanalysis (The American Psychiatry Association Publishing, Washington, DC, 2012), attualmente in traduzione italiana per i tipi di Raffaello Cortina Editore.