Resoconti
Autismo: trasformazioni possibili in rapporto all’età e ai sottotipi clinici
Autismo: trasformazioni possibili in rapporto all’età e ai sottotipi clinici
Il 19 e 20 ottobre si è svolto presso l’Aula Magna dell’Università “Sapienza” di Roma un convegno internazionale sul Disturbo dello Spettro dell’Autismo (ASD) organizzato dal Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile della “Sapienza” Università di Roma, in collaborazione con Hogrefe Editore.
Il filo rosso che ha percorso tutto il programma del convegno è stato quello delle trasformazioni e delle modificazioni possibili nel Disturbo dello Spettro dell’Autismo. Si tratta infatti di una categoria diagnostica che ha delle caratteristiche nucleari specifiche, ma anche una grande etereogeneità nell’espressività clinica. Al suo interno ci sono bambini, ragazzi, adulti che hanno stili di funzionamento cognitivo diversi, capacità linguistiche diverse, rigidità di pensiero e di comportamento estremamente diverse.
L’obiettivo dei ricercatori e dei clinici dovrebbe essere quello di fare in modo che tutte queste specificità possano essere comprese, accolte, ma anche trasformate, modificate, integrate per un adattamento e una qualità di vita migliore possibile delle persone con ASD.
Il convegno è stato aperto da Patrick Bolton del Kings College di Londra con una approfondita trattazione sugli specifici markers neuro-cognitivi precoci e sulla dimostrazione che alcune abilità visive dei bambini con Autismo, in alcuni momenti evolutivi, appaiono superiori a quelle dei bambini a sviluppo tipico.
A seguire, Paolo Curatolo dell'Università di Roma Tor Vergata ha spiegato come diversi fattori biologici possano condizionare in modo diverso una risposta individuale all'intervento precoce. Antonio Persico del Campus Biomedico ha prospettato che l’autismo possa essere il risultato di una disconnessione di aree cerebrali, derivante o da mutazioni genetiche e riarrangiamenti cromosomici che interferiscono direttamente con la sinaptogenesi oppure derivante da una precoce e patologica attivazione del sistema immunitario a partenza dal sistema nervoso o dall’apparato digerente.
Francesco Cardona del Dipartimento di Pediatria e NPI della Sapienza ha descritto le stereotipie motorie dei bambini autistici e quali siano le differenze rispetto alle stereotipie presenti in quadri diversi dall’autismo.
Flavia Chiarotti dell’Istituto Superiore di Sanità ha presentato una dettagliata relazione sull’epidemiologia dell’autismo e sulle possibili spiegazioni dell’incremento di frequenza riscontrato negli ultimi anni, sconfermando in modo chiaro l’ipotizzata relazione con i vaccini.
Laura Villa dell' IRCCS MEDEA La Nostra Famiglia ha affrontato il tema dei parametri clinici più affidabili e stabili nell’autismo per l'impostazione di un intervento riabilitativo e degli indicatori comportamentali predittivi di un miglior outcome.
Paola Venuti dell’Università di Trento ha delineato come si evolve e si trasforma il profilo dei bambini con ASD sia sul piano cognitivo che interattivo e sociale, e come, pur mantenendosi un nucleo di difficoltà nell’iniziare le relazioni sociali, sia possibile ottenere dei notevoli miglioramenti nei comportamenti di adattamento sociale e nello sviluppo delle competenze cognitive.
Elena Catino del Dipartimento di Pediatria e NPI della Sapienza ha descritto come Il supporto psicologico alle famiglie con bambini ASD, inteso come potenziamento della relazione bambino-caregiver, se inserito in percorsi terapeutico-riabilitativi specifici, possa contribuire a possibili modificazioni positive del disturbo.
Francesca Piccari e Lucia Vannucci del Dipartimento di Pediatria e NPI della Sapienza hanno presentato uno screening sui Disturbi del Neurosviluppo nella scuola dell’infanzia realizzato in collaborazione con il Dipartimento dei Servizi Educativi e Scolastici di Roma Capitale: il progetto “Osserviamo”. Attraverso questo screening è stato possibile identificare precocemente 174 bambini con Disturbi e Difficoltà del Neurosviluppo tra cui 6 con Disturbo dello Spettro Autistico.
Filippo Manti e Federica Giovannone del Dipartimento di Pediatria e NPI-Sapienza hanno descritto dettagliatamente i diversi profili clinici emergenti, all’interno di una popolazione di bambini ASD in età prescolare, analizzando in particolare le correlazioni tra competenze cognitive, linguistiche, adattive, relazionali ed emotivo-comportamentali e le possibili traiettorie evolutive in funzione del profilo di sviluppo.
Raffaella Faggioli ha descritto in modo mirato i comportamenti significativi del funzionamento autistico sottolineando come l'ADOS2 (Autism Diagnostic Observation Schedule, 2° edizione) insieme all'ADI-R (Autism Diagnostic Interwiev - Revised) possano contribuire significativamente a riconoscere il quadro di ASD in bambini molto piccoli, adolescenti e adulti, e allo stesso tempo offrano numerosi spunti per definire il piano di intervento specifico per ciascuno.
Donatella Elia e Marianna Cometto, del Centro Autismo di Mondovì, hanno descritto come Il gioco possa costituire una significativa opportunità di apprendimento e di sviluppo per il bambino autistico.
Giacomo Vivanti dalla Trobe University-Australia ha affrontato il tema delle difficoltà nell’apprendimento sociale nei soggetti con Autismo. Ha descritto i tre aspetti-chiave nello sviluppo delle abilità di apprendimento in questa popolazione: i processi sottostanti alla capacità di tradurre input visivi in piani motori, la motivazione intrinseca ad osservare ed imitare gli altri, l’uso “strategico” dell’apprendimento sociale. Ha spiegato le implicazioni di queste ricerche per l’implementazione di programmi di intervento intensivi precoci, con particolare riferimento all’Early Start Denver Model.
Antonio Narzisi della Fondazione IRCCS Stella Maris di Pisa ha stressato l’importanza degli interventi evidence based per l’ASD con particolare riferimento all’esperienza italiana con l’Early Start Denver Model.
Carla Sogos del Dipartimento di Pediatria e NPI della Sapienza ha presentato un lavoro di ricerca sui comportamenti ripetitivi e gli interessi ristretti e sul peso che questo dominio ha assunto nella diagnosi di Disturbo dello Spettro dell’Autismo secondo la classificazione DSM-5. Ha affrontato anche il tema delle iperspecializzazioni dei soggetti autistici ad alto funzionamento come possibili punti di forza per un migliore funzionamento adattivo.
M.P. Riccio dell’Università̀ “Federico II” Napoli ha affrontato il tema dei confini e continuum del Disturbo dello spettro dell’Autismo verso il disturbo del comportamento.
Barbara Trimarco, del Dipartimento di Pediatria e NPI della-Sapienza ha portato un confronto tra bambini con ASD ad alto funzionamento e bambini con fenilchetonuria in relazione alle funzioni esecutive e difficoltà affettivo-comportamentali.
Giovanni Valeri dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha analizzato i modelli nosografici alla base del Disturbo Socio Pragmatico Comunicativo (DSPC) e le implicazioni cliniche, con particolare riferimento ai rapporti tra DSPC, i Disturbi dello Spettro Autistico e i Disturbi Specifici del Linguaggio con le precedenti descrizioni di Disturbo Semantico-Pragmatico e di Compromissione Pragmatica del Linguaggio.
Ignazio Ardizzone e Maria Romani del Dipartimento di Pediatria e NPI-Sapienza hanno concluso i lavori con l’attento esame della continuità/discontinuità fra tratti autistici e schizoidi/schizofrenici nel percorso di sviluppo dall'infanzia e adolescenza e, in particolare, del significato funzionale dei sintomi negativi come indicatori di rischio per percorsi di sviluppo maggiormente disadattivi verso organizzazioni di personalità patologiche.
Carla Sogos ha chiuso il convegno con un breve excursus sui temi trattati e con un riferimento all’immagine scelta per rappresentare il convegno che è intitolata “Help” e quindi identifica la necessità del sostegno, ma anche la crescita e la rete di supporto, temi centrali per le persone con ASD e per le loro famiglie.