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numero 58 - giugno 2018

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I nostri test

Assessment integrato: un caso con NEO-PI-3 e Wartegg Test

Assessment integrato: un caso con NEO-PI-3 e Wartegg Test

Priscilla è una donna di 33 anni che chiede una consulenza per un problema legato alla sfera del lavoro. Sebbene sia consapevole delle proprie competenze, ha sempre la percezione di sentirsi inadeguata nei contesti professionali in cui opera (è una libera professionista) con la conseguenza di vivere in uno stato di ansia costante prima di andare a lavoro e durante l'attività lavorativa. Negli ultimi mesi riferisce episodi di gastrite.
L'obiettivo della sua richiesta è comprendere meglio "cosa ci sia dietro questa ansia e dietro ai pensieri di inadeguatezza" ed avere strumenti per farvi fronte.

Per rispondere alla domanda, sono stati svolti cinque incontri: tre colloqui e una sessione in cui sono stati svolti due test più una sessione di restituzione in cui viene discussa la presente relazione. 

I test utilizzati per rispondere a questa domanda sono stati i seguenti: 

  • NEO-PI-3 forma standard (Costa e McCrae; ad. it. Fossati, Ciancaleoni, 2014). Test di personalità generale che consente una valutazione personologica ad ampio spettro ma che non si focalizza sugli aspetti patologici. Questo rende il questionario in linea con la richiesta della persona che parla di un malessere diffuso e su cui, dopo l’esame obiettivo e i colloqui, non si sospettano aspetti psicopatologici gravi.
  • Wartegg Test. Test grafico proiettivo che consente alla persona di esprimersi liberamente e che, grazie al Crisi Wartegg System (CWS), consente un approfondimento della struttura di personalità.

Sono stati scelti un test self report ed un test proiettivo per approfondire la dimensione personologica da prospettive diverse.
La struttura dell’assessment è stata la seguente:

  • Esame obiettivo
  • Analisi della domanda
  • Somministrazione test
  • Colloquio di restituzione

Esame obiettivo

La persona si presenta ai colloqui in orario e curata nell’aspetto. Appare in tutti i colloqui ben orientata nel tempo e nello spazio. L’organizzazione del pensiero appare adeguata e si traduce in discorsi ben organizzati caratterizzati da un eloquio fluido, comprensibile e da un lessico in linea con il suo titolo di studio. Usa spesso le metafore per esprimere i concetti e rispetta i turni di conversazione rispondendo alle domande in modo coerente, conciso e chiaro.
Il comportamento non verbale appare caratterizzato da un ritmo dei discorsi inizialmente lento per poi diventare concitato su temi importanti per la persona (anche il respiro diventa più corto e affannato). La persona mantiene il contatto oculare in modo piuttosto costante quando parla di episodi che la fanno arrabbiare o che la spaventano; distoglie lo sguardo quando i temi trattati hanno a che fare con la tristezza. Colpisce che in queste circostante la persona distoglie lo sguardo e sorride pur riportando episodi dal contenuto triste. Veloce nel pensare e nel rispondere, inizia i colloqui seduta “in punta” alla poltrona come se dovesse scappare per terminarli affossata nella poltrona come se si fosse liberata di qualcosa. Si descrive come una persona risoluta, orientata al fare e poco propensa a provare ansia o a “lasciarsi coinvolgere dalle emozioni quando c’è da concludere”.

Nuclei centrali emersi

Sulla base di quanto emerso dal colloquio e dai test somministrati, si delineano alcuni nuclei problematici. 

  • L’ansia. La prima cosa che colpisce è la forte incongruenza che c’è tra quanto la persona dichiara (anche nel NEO-PI-3) e quanto invece emerge dal test di Wartegg. A livello razionale Priscilla si descrive decisamente non ansiosa e poco propensa a sperimentare angoscia. Il test di Wartegg è invece caratterizzato da una marcata presenza di elementi che rimandano ad ansia e preoccupazioni (Cancellazione dello Stimolo e Superamento del Bordo). 
  • Il senso del dovere. La persona è caratterizzata da un buon livello intellettivo e da una buona capacità di controllo intellettivo sugli aspetti emotivi. Si contraddistingue per un marcato livello di energia e per un forte senso del dovere di cui sembra avere consapevolezza. Lavora sui propri obiettivi in modo diligente, disciplinato e affidabile. Tende ad impegnarsi molto per essere all'altezza delle aspettative e delle richieste che le vengono poste. Il senso del dovere e il perfezionismo affiancati a un buon livello di energia si legano però anche ad un forte senso di responsabilità relativamente alla riuscita nelle cose che fa; a un eventuale insuccesso è probabile che segua il senso di colpa per non essere riuscita. Chiede molto a se stessa e tende a dare il massimo quando si pone degli obiettivi. Ce la mette tutta per cercare di raggiungere quanto prefissato ma per dare il massimo può seguire delle sue regole interne (caratterizzate da standard di competenza talvolta molto alti) che non sempre coincidono con le regole del conteso lavorativo in cui è inserita (ad esempio contesti burocratici dove indipendentemente dall'efficacia della regola formale è necessario che venga seguita così com'è senza interpretazioni personali). Questo può portarla a commettere degli errori di valutazione che interpreta, erroneamente, come errori riconducibili alla mancanza di competenza.
  • L'ombra dell'insuccesso. I livelli di attività sono elevati e finalizzati a raggiungere gli obiettivi. Tuttavia, l'orientamento all'agire, al fare e al risolvere non sembra dettato da particolari livelli di ambizione quanto dal desiderio di vedersi capace e dalla paura dell'insuccesso o del fallimento. L'accentuazione dei livelli di attività e il desiderio di riuscita possono quindi essere in parte attribuiti all'ansia, di cui la persona non sembra però consapevole. In profondità ci sono vissuti legati alla paura di fallire, di non riuscire e di ricevere giudizi negativi; questo provoca ansia e attiva comportamenti compensativi volti a scongiurare il rischio di fallimento con un grande dispendio di energie mentali e fisiche. L'orientamento al problem solving e al superamento degli ostacoli è molto marcato ma è come se fosse, talvolta, visto come una prova che, una volta superata “testimoni” alla persona il fatto di essere stata adeguata, capace e in linea con le aspettative; ma la componente di soddisfazione personale manca quasi completamente. Questo aspetto si lega probabilmente a quella tendenza profonda di sentirsi inadeguata. È come se ci fosse una parte di lei che sa di essere efficiente e capace ma anche un'altra parte che non ne è convinta e che sente di dover sempre dimostrare qualcosa. La persona in fase di feedback riferisce come questa dinamica sia stata fortemente presente nella sua storia familiare passata.
  • Gli altri. Questo forte senso del dovere che si traduce nel fare, nell'agire e nel far fronte sembra che abbia a che fare con il desiderio di dimostrare agli altri di essere all'altezza delle aspettative. Emerge una certa ambivalenza nel modo di vedere gli altri: da una parte c'è una marcata tendenza ad essere amichevole, fiduciosa, altruista e disponibile all'aiuto, dall'altro lato gli altri sono percepiti talvolta anche come una sorta di “minaccia”. Sebbene la persona si mostri aperta e collaborativa è probabilmente più disponibile a dare aiuto piuttosto che a chiederlo; dà quasi per scontato di dover dare il massimo in quello che fa senza chiedersi fin dove è disposta ad arrivare. Questo l'ha portata probabilmente a perdere di vista i suoi bisogni fisici ed emotivi. In altre parole c'è una certa difficoltà non solo a “mettere paletti” ma anche a comprendere “dove piazzarli” a causa di una consapevolezza dei propri limiti poco chiara. Emerge, inoltre, una generale tendenza ad essere accomodante, poco orientata a far valere i propri diritti e una scarsa propensione ad arrabbiarsi anche quando forse sarebbe il caso di tutelarsi da un livello eccessivo di richieste (assertività).

Conclusione

I vissuti di ansia e di inadeguatezza sono riconducibili una forte paura del fallimento che si lega a una scarsa stima di sé. La paura di sbagliare è così forte che per evitare di fallire, la persona mette in campo molte energie mentali e fisiche per “scongiurare il pericolo” con conseguente esaurimento psicofisico. Si suggerisce un percorso volto a:

  • potenziare la consapevolezza delle proprie risorse (competenze, capacità personali ecc.) e dei propri limiti;
  • potenziare la propria autostima elaborando quegli episodi del passato che hanno generato il senso di inadeguatezza e paura dell'errore;
  • potenziare i livelli di assertività.