Recensioni
Aeromedical psychology
Aeromedical psychology
Carrie H. Kennedy, Gary G. Kay (Edited by)
Aeromedical psychology
Ashgate, 2015, Pp. XVII+363
£ 75.00 (Hardback)
Il manuale curato da Kennedy e Kay si propone come un vero e proprio punto di riferimento per tutti coloro che si occupano o si interessano di problematiche psicologiche e medico-psicologiche legate all’aviazione. Il tema specifico che è affrontato è quello della selezione e valutazione del personale di volo, in ogni campo esso sia inserito, e nel contesto delle situazioni più diverse. L’approccio clinico ai temi trattati rende il testo di grande interesse e attualità. Basti pensare a ciò che è accaduto il 24 marzo 2015, quando il volo 9525 della compagnia tedesca Germanwings si schiantò sulle Alpi francesi: il ventottenne copilota, Andreas Lubitz, lasciato solo ai comandi per un breve lasso di tempo, iniziò deliberatamente un’inesorabile discesa lasciando che l’aereo (con centoquarantaquattro passeggeri e sei membri dell’equipaggio) si sfracellasse sulle Alpi.
Al volume hanno contribuito ben ventinove autori, e i quindici capitoli che sono stati redatti offrono al lettore una visione ampia e articolata del campo di indagine. In realtà, nelle considerazioni che sono proposte, si va ben al di là delle tematiche dell’assessment dei piloti e del personale di volo, affrontando alcuni dei classici problemi del pilotaggio: ad esempio, gli effetti che la fatica e il prolungamento dei turni di pilotaggio determinano sulla capacità visiva e sullo stato globale di all’erta della persona.
Iniziando a considerare le prime pagine del testo – un libro che si presenta molto bene anche nella sua veste editoriale, com’è uso nelle collane dell’editore Ashgate – mi sento di consigliare il lettore di soffermarsi proprio sul primo capitolo: esso è dedicato alla storia di ciò che è definito con un termine che in Italia non usiamo – “psicologia aeromedica” – ma che sta ad indicare l’integrazione della medicina aereonautica con la psicologia clinica. Opportunamente, fin dall’inizio, è segnalato che i termini e i concetti di psicologia dell’aviazione e psicologia aeromedica sono intercambiabili ma, al di là di questo, il primo capitolo consente di comprendere i grandi sviluppi di questa vasta area di studio e di intervento, ripercorrendo ciò che è stato edificato nel contesto delle due guerre mondiali nell’ambito dell’aviazione militare.
Il secondo capitolo entra nel merito della selezione e della valutazione sia nel contesto delle campagne militari, sia in quello delle operazioni aerospaziali (quindi senza limitarsi al volo nell’atmosfera terrestre), mentre il terzo contributo centra l’attenzione sul personale di volo civile. Qui sono considerate le questioni inerenti la selezione non solo dei piloti commerciali, ma anche dei controllori di volo – una categoria che riveste elevatissime responsabilità nel mantenimento della sicurezza nei cieli –. Richiamando le normative internazionali, gli autori di questo capitolo sottolineano la delicatezza di tali interventi, l’alto costo globale nel caso di errori nella scelta delle persone, e la necessità di mantenere un forte monitoraggio sul funzionamento del sistema di assessment. La salute mentale del personale di volo è discussa nel capitolo seguente e a tale tema è giustamente dato molto spazio, anche in base alla considerazione iniziale sulla diffusione dei disturbi psichiatrici e delle difficoltà psicologiche nella popolazione generale. In collegamento a ciò sono analizzati i problemi che nascono dall’abuso di sostanze, droghe e alcol, e come tali comportamenti possano interferire con la gestione complessiva del ruolo e con i necessari livelli di attivazione cognitiva che sono richiesti ai piloti al comando degli aeromobili: aerei che, oggi, presentano una notevole complessità gestionale, a dispetto dell’evoluzione dell’automazione dei processi.
Molto interessante è il capitolo settimo che tratta, oltre a un tema classico come l’ansia del volo, la motivazione al ruolo e al volo in senso generale. L’approccio clinico è qui ben evidente ed è sottolineata la necessità di sviluppare una speciale attenzione rivolta verso lo sviluppo di problemi legati alle condizioni di volo e alle strategie di coping che possono essere consigliate ai soggetti che presentano difficoltà nel mantenimento di un’adeguata e sana motivazione al volo. Come si è sopra detto, la fatica ha rappresentato, e rappresenta tutt’oggi, un tema importante in tutte le attività ad alto rischio, e tale argomento è discusso nel nono capitolo. Segue un’analisi del mondo dell’aviazione e delle persone che in esso operano dal punto di vista della neuropsicologia.
Altre tematiche peculiari che sono trattate nei capitoli finali sono quelle relative all’invecchiamento dei piloti e all’utilizzo di sostegni psicofarmacologici nei casi più difficili, mentre due capitoli sono dedicati alla gestione delle situazioni di crisi: sono qui discusse le attività che vedono coinvolti psicologi e medici dell’aviazione nell’analisi dei disastri aerei e nella prevenzione delle situazioni in cui sono poste a rischio l’incolumità del personale di volo e dei passeggeri. Emerge anche il tema del recupero dei soggetti traumatizzati e del genere di intervento che è possibile effettuare nelle situazioni di emergenza.
L’ultimo capitolo, il quindicesimo, chiude degnamente questo testo ricco di suggerimenti e spunti, perché tratta della formazione del professionista e delle strade che possono essere intraprese al fine di diventare uno psicologo che si occupa di aviazione.
Vorrei concludere questa recensione sottolineando l’importanza di aver presentato insieme la medicina aereonautica e la psicologia dell’aviazione, offrendo al lettore una visione d’insieme basata sull’integrazione tra mente e corpo che ancora oggi, in troppi casi, non è raggiunta in modo soddisfacente – vedi il mio articolo “Come sono valutati i piloti dell’aviazione civile?”, pubblicato nella rivista Psicologia Contemporanea, settembre-ottobre 2015, pp. 14-21 –.