Recensioni
125 years of the American Psychological Association
125 years of the American Psychological Association
Wade E. Pickren, Alexandra Rutherford (Edited by)
125 years of the American Psychological Association
American Psychological Association, 2018, Pp. X+464
$ 69.95 (Hardcover)
Per celebrare il centenario dell’American Psychological Association (APA) nel 1992 fu dato alle stampe un volume commemorativo denso di notizie e commenti sui primi cento anni dell’associazione. Oggi quel testo è stato rielaborato ed aggiornato per celebrare i 125 anni di vita dell’APA, mostrando lo sviluppo dell’associazione nel corso dei decenni, dalle origini collocate alla fine del XIX secolo, attraverso le due guerre mondiali, fino ai giorni nostri.
Per coloro che non hanno avuto occasione di consultare il testo del centenario (The American Psychological Association: A Historical Perspective, a cura di Rand B. Evans, Virginia Staudt Sexton, e Thomas C. Cadwallader, ma vedi anche Aspects of the History of Psychology in America: 1892–1992, a cura di Helmut E. Adler e Robert W. Rieber, pubblicato nel 1995, sempre dall’editore American Psychological Association, Washington DC), questo volume costituisce una ghiotta occasione per gettare uno sguardo globale sulla storia della psicologia nordamericana e, per estensione, sulla storia della psicologia tout court.
Nei tredici capitoli che compongono l’opera si leggono chiaramente tutte le sfide che ha dovuto affrontare l’APA o nelle quali è stata chiamata a svolgere un ruolo di primo piano: sfide di genere professionale e culturale, ma anche politiche, economiche, di gestione, di direzione, con tutte le inevitabili lotte interne che divampano nei momenti di snodo cruciale della vita dell’associazione e/o della professione e della ricerca in psicologia. Alla descrizione degli eventi che hanno caratterizzato la vita dell’ APA si affiancano i ricordi e le analisi delle gesta dei maggiori psicologi che ne hanno segnato la storia, compiendo l’intero percorso che parte dalla fondazione dell’associazione, che ai tempi contava solo ventisei membri, fino ad oggi e agli attuali oltre 115.000 soci ed affiliati.
La American Psychological Association è stata fondata nel lontano 1892, ma solo dopo la seconda guerra mondiale ha visto una notevole e rapida crescita fino a giungere a rappresentare la maggiore organizzazione di psicologi in USA e una delle più influenti associazioni a livello internazionale. Tra i suoi soci vi sono psicologi che si dedicano alle attività più varie: ricercatori, clinici, educatori, consulenti, ma anche studenti e persone che sono al termine della carriera o che hanno concluso l’iter di lavoro. Basti pensare che attualmente l’APA è composta da 54 divisioni ognuna delle quali si occupa di un campo specifico della psicologia. È da sottolineare che lo sviluppo dell’APA è iniziato con la decisione dei leader di condurre l’associazione verso la psicologia applicata nel momento in cui il secondo conflitto mondiale offriva l’opportunità di mostrare il valore delle conoscenze psicologiche applicate alla vita reale e in un conteso sicuramente speciale.
Il testo curato da Wade E. Pickren e Alexandra Rutherford riflette molto bene le vicissitudini dell’associazione, compresi i momenti impegnativi di crisi e di riorganizzazione. I primi nove capitoli sono racchiusi nella sezione History of the American Psychological Association e costituiscono il cuore del libro presentando al lettore delle analisi storiche dettagliate e basate su fonti bibliografiche di prima mano. Questa parte è organizzata secondo l’ordine cronologico e si apre richiamando gli sviluppi wide range della psicologia statunitense: il contributo offerto dalle università, la comparsa dei primi fondamentali testi di psicologia, lo sviluppo dei laboratori di psicologia così come della psicologia “applicata” (alla clinica, al sociale, all’educazione, e a molti e diversi altri campi). Come ricorda Meredith Crawford nel settimo capitolo, “la clinica e il counseling psicologici vedono il loro inizio fin dai primi anni del 1920. In gran parte, l’attività professionale era condotta da singoli soggetti che lavoravano più o meno isolati, senza alcuna definizione condivisa del campo applicativo” (p. 215). Da questi incerti inizi ad oggi un cammino davvero lungo è stato compiuto – vedi, in proposito, il volume curato da W. E. Pickren e S. F. Schneider, Psychology and the National Institute of Mental Health: A Historical Analysis of Science, Practice, and Policy. American Psychological Association, 2005 –.
Gli ultimi quattro capitoli che compongo la seconda parte del testo da un lato tirano le somme di quanto è stato precedentemente esposto – in specie con il contributo di Gary VandenBos – e gettano una particolare luce sull’evoluzione futura (capitolo dieci a firma dei due curatori). Gli altri due capitoli di questa sezione sono dedicati a tematiche specifiche: la prima tratta del ruolo che hanno avuto le donne nell’APA e la seconda affronta i contributi che l’associazione ha offerto al vasto tema dei cambiamenti sociali e della giustizia sociale.
Alla fine dei tredici capitoli sono collocati l’Appendice con tutti i nomi dei presidenti dell’APA, dal 1892 (Granville Stanley Hall), fino al 2017, anno in cui il presidente è stato Antonio Puente (da notare che l’associazione elegge ogni anno il proprio presidente, quindi l’avvicendamento è pressoché continuo), e l’Indice dei nomi e degli argomenti. I quindici contributori, compresi i due curatori, sono in gran parte nomi noti nel panorama della psicologia internazionale, quasi tutti accademici e molti di loro sono (o sono stati) “professori emeriti”.