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numero 60 - settembre 2018

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Trattato dei disturbi di personalità. Seconda edizione aggiornata al DSM-5

Trattato dei disturbi di personalità. Seconda edizione aggiornata al DSM-5

trattato-dei-disturbi-di-personalita-ok.jpg John M. Oldham, Andrew E. Skodol, Donna S. Bender (a cura)
Trattato dei disturbi di personalità. Seconda edizione aggiornata al DSM-5
Raffaello Cortina, 2017, pp. XXVII+689
Euro 74,00

Ecco un’opera che non potrà mancare negli scaffali di tutti coloro che si occupano di salute mentale, di psicopatologia e di benessere delle persone e dei gruppi. Un’opera che unisce tre campi del sapere di grande importanza e soprattutto di grande utilità per capire e per trattare la sofferenza psicologica: come valutare clinicamente il disagio psicologico, come collegarlo alle molteplici cause e alle variegate situazioni in cui esso nasce e si sviluppa e, infine, come trattarlo in termini terapeutici. Suddiviso in quattro grandi sezioni e in ventitré capitoli, il Trattato si presenta come una classica opera di consultazione tematica e di ricerca/studio su specifici argomenti, affiancandosi ad altre pubblicazioni similari e con le quali ben si integra, come quella curata dai newyorkesi, Mark F. Lenzenweger e John F. Clarkin, I disturbi di personalità. Le principali teorie (la seconda edizione è stata pubblicata nel 2006, sempre da Raffaello Cortina).
I disturbi di personalità (diffusi all'incirca nel 12% della popolazione generale) sono definibili come modelli abituali di esperienza soggettiva e di condotta che si manifestano con gravi e persistenti difficoltà emotive, relazionali e del funzionamento lavorativo, e che sorgono nell’adolescenza o all’inizio dell’età adulta: al proposito un grande sforzo è oggi rivolto verso la ricerca dei “precursori precoci” di tali disturbi e verso lo studio del primo, fondamentale ambiente di vita del soggetto. Partendo da tale constatazione il volume si apre con la Prefazione di Steven Hyman e l’ Introduzione e firma dei curatori. Il primo capitolo, che precede l’avvio della prima Parte della struttura del testo, lo firma John M. Oldham ed è finalizzato a presentare la storia e le nuove direzioni di ricerca e di intervento. Sono così subito definiti i lineamenti di situazioni psicopatologiche eterogenee che si intrecciano a fattori ambientali, sociali ed evolutivi dando luogo a disadattamenti e maladattamenti. L’approccio categoriale tipici dei DSM non si presta alla migliore comprensione di tali disturbi che, come è il caso del disturbo borderline di personalità, tendono ad essere visualizzati e descritti con modalità non uniformi.
La Prima Parte affronta i concetti clinici e l’eziologia iniziando con il definire le teorie della personalità e, di conseguenza, i disturbi della personalità. I sette capitoli che la compongono costituiscono le basi conoscitive indispensabile per affrontare la seconda sezione del testo, interamente dedicata al trattamento. Qui è presente una certa gamma di opzioni tecniche, ma il primo capitolo di questa sezione è giustamente interamente dedicato al concetto di alleanza terapeutica, interfacciandosi con l’ultimo capitolo di questa parte che tratta dei confini del setting. Forse molti non sanno, ed altri hanno dimenticato, che l’idea di alleanza terapeutica, ormai entrata definitivamente in ogni ambito delle psicoterapie, risale ad un’osservazione di Sigmund Freud del 1912, nel contesto di un discorso sul transfert. Questo concetto è di estrema importanza anche se non sempre inteso in modo corretto: “numerosi studi hanno mostrato che, più che la diagnosi categoriale, è la qualità delle relazioni del paziente ciò che influisce in modo più significativo sulla qualità dell’alleanza terapeutica” (p. 221). Ampio spazio è poi dato ai trattamenti cognitivo-comportamentali, ma nel complesso la varietà di approcci terapeutici appare un po’ sottodimensionata  per avere un’idea delle tante facce della psicoterapia conviene consultare il testo a cura di Glen O. Gabbar, Le psicoterapie. Teorie e modelli d'intervento, tradotto daRaffaello Cortina nel 2010 (edizione originaria: Textbook of Psychotherapeutic Treatments. Washington, DC: The American Psychiatric Publishing, 2009).
La III Parte presenta quattro capitoli ciascuno dedicato ad una tematica specifica: il paziente suicidario, i disturbi da uso di sostanze, le condotte antisociali, e i disturbi di personalità collocati nel contesto medico.
Due capitoli, collocati nella quarta ed ultima sezione, incitano nel lettore una riflessione sulle direzioni future: è qui che trova posto il capitolo venticinque Un modello alternativo per i disturbi di personalità. La Sezione III del DSM-5 e oltre, scritto dai tre curatori, e collegato alle pagine 881-906 del volume a cura dell’American Psychiatric Association (2013), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (traduzione italiana,  Raffaello Cortina, Milano, 2014).
Tra i cinquantadue autori del Trattato figurano nomi molto noti, come Peter Fonagy, Christopher Fowler e Drew Westen, mentre nella precedente edizione compariva anche il premio Nobel Eric Kandel: quest'ultimo, nel suo contributo scritto con altri due autori, riprendeva l'affascinante tema dei cambiamenti biologici cerebrali che si producono nel paziente in seguito alla psicoterapia, un argomento che dal 2008 ad oggi è stato sempre più approfondito.
L’edizione originale del 2014 è intitolata The American Psychiatric Publishing Textbook of Personality Disorders (Second Edition) ed è stata pubblicata, come la prima edizione, dalla prestigiosa American Psychiatric Publishing (Washington, D.C.); nel 2008 l’edizione precedente si poneva di fronte al lettore forte di oltre settanta autori e strutturata in sei sezioni e quarantuno capitoli. Si può pertanto notare l’opera di ristrutturazione del testo che è stata compiuta dai curatori e che ha condotto ad un volume sostanzialmente nuovo. Non si può fare a meno di notare che l’eterogeneità del background clinico e teorico degli autori è stata ridimensionata, cosa che ha comunque consentito di presentare un ampio ventaglio di approcci diagnostici e terapeutici, a loro volta sorretti da visioni diverse dell’essere umano e delle sue psicopatologie.
Tra la prima e la seconda edizione in lingua inglese sono trascorsi nove anni ma, soprattutto, nell’arco temporale si è passati dal DSM-IV-TR al DSM-5, evento che ha costituito il motore di una nuova edizione e di una totale rivisitazione dei contenuti. Entrambe le edizioni di questo trattato sono state tradotte in italiano dall’editore Raffaello Cortina di Milano e curate da Franco Del Corno e Vittorio Lingiardi (vedi la segnalazione della prima edizione a firma di Paolo Migone nel numero 2-2008, volume XLII, pp. 256-257, della rivista Psicoterapia e Scienze Umane – Editore Franco Angeli).
Si deve aggiungere che la pubblicazione in italiano di testi come questo a cura di John M. Oldham, Andrew E. Skodol e Donna S. Bender rappresenta un’operazione culturale di grande spessore: la speranza è che esso possa essere realmente utilizzato sia nei servizi pubblici della salute mentale (ove, forse, troppo spesso si tende a ripetere il già conosciuto piuttosto che aprirsi e studiare nuove e diverse prospettive), sia nelle scuole di formazione in psicodiagnosi e in psicoterapia.