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numero 67 - maggio 2019

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Sviluppo e validazione della versione italiana dell'HCR-20 V3

Sviluppo e validazione della versione italiana dell'HCR-20 V3

La versione italiana di HCR-20V3 curata da Caretti et al. (2019) rappresenta un’occasione propizia per il pubblico italiano di misurarsi con lo strumento che più di altri ha saputo affermarsi nella folta schiera di proposte emerse dalla letteratura internazionale sul tema della prevenzione dei comportamenti violenti di soggetti autori di reato e portatori di disagio psichico (Otto & Douglas, 2010). Edita nella versione originale nel 2013, la Versione 3 di HCR-20 segue di 16 anni la versione precedente e ne apporta modifiche sostanziali (Douglas et al., 2013).
Essa appartiene agli strumenti di giudizio clinico strutturato, Structured Clinical Judgement, SCJ, checklist che includono valutazioni di variabili statiche, quindi non modificabili, e di fattori clinici dinamici e di gestione del caso, sensibili a variazioni con il tempo. È l’esito di una ricerca psicometrica avviata negli anni ‘80 del secolo scorso, basata sull’evidenza che il giudizio clinico semplice non strutturato sul rischio di recidiva violenta di soggetti portatori di disagio psichico appare poco affidabile e riproducile (Monahan, 1984). Dalla probabilità non dissimile “al lancio di moneta” che denunciavano Steadman & Cocozza (1974) relativamente al giudizio predittivo, si sono sviluppati nell’ultimo trentennio strumenti di prevenzione della recidiva violenta con robuste evidenze di efficacia (Singh et al., 2011; Yang et al., 2010). I primi ad essere sviluppati, gli strumenti cosiddetti attuariali (Harris et al., 1993), pur dimostrando buone capacità psicometriche, per le loro caratteristiche di fissità hanno indotto i ricercatori a considerare con attenzione i limiti e gli eventuali margini di applicabilità. Tra i limiti, si segnala: focus su un numero ridotto di fattori di rischio, non includono potenziali fattori caso-specifici; i fattori di rischio inclusi sono statici, immutabili e rendono la predizione del clinico di fatto un’operazione “passiva” per il clinico; escludono quei fattori che non hanno trovato una base empirica di correlazione con gli eventi da predire (Hart et al, 2007). Con lo sviluppo degli strumenti del SCJ, si integrano le necessarie e sistematiche informazioni storico-anamnestiche con le valutazioni attuali sulle condizioni del soggetto e del suo contesto di vita, abitativo, sociale, sanitario. HCR-20 si è imposto come lo strumento più usato a livello internazionale per affidabilità, praticità, versatilità d’uso (Vollm et al., 2018).
La versione italiana curata da Caretti et al., propone le potenzialità d’uso e di rigore psicometrico e applicativo, già presenti nella versione originale. Viene eliminato qualsiasi riferimento alfanumerico ad eventuali cut-off scores che implichino un giudizio di pericolosità sociale basato su indici numerici. Il giudizio finale, di natura deduttiva, si compone attraverso una serie di sette step: raccolta informazioni, valutazione fattori di rischio, loro rilevanza, formulazione del caso, descrizione di possibili scenari futuri, sviluppo di strategie gestionali, valutazione del rischio complessivo che accompagnano in modo sistematico il valutatore o il gruppo di valutazione all’ipotesi formulativa. Essa diviene leva per le azioni cliniche integrate, che poggiano sulle ipotesi operative generate dalla realizzazione dei passaggi previsti dallo strumento.
I venti item, suddivisi in 10 storici (H), 5 clinici (C) e 5 di gestione del rischio futuro (R), vengono arricchiti, rispetto alla versione precedente edita nel 1997, dalla possibilità di individuare con maggior dettaglio le singole aree di indagine. Ogni item viene descritto da ulteriori esempi e indicazioni nel manuale di accompagnamento per ridurre al minimo il bias di attribuzione di presenza/assenza del fattore di rischio in esame. L’implementazione della sistematicità delle informazioni è garantita dall’espansione di indagine che coinvolge 5 item di area storica, 3 item di area clinica attuale e un item di gestione del rischio futuro.
Un’ulteriore sostanziale novità è rappresentata dall’introduzione di criteri di rilevanza di ciascun fattore di rischio. Questa viene definita se ha contribuito in passato all’induzione di un evento violento, se concorre a realizzarne di nuovi, ovvero se è coinvolta nella gestione dei fattori di rischio presenti e ancora attivamente presenti nella riespressione di comportamenti etero-aggressivi. Si tratta del passaggio di primaria importanza tra la prima parte di indagine, di tipo nomotetico, o empiricamente strutturata, e la fase successiva indirizzata allo sviluppo del giudizio sulle caratteristiche individuali del singolo caso, ovvero idiografica. Le informazioni raccolte dall’individuazione dei fattori di rischio e dalla loro attuale rilevanza nello sviluppo del piano trattamentale rappresentano la base informativa su cui far poggiare la formulazione del rischio. Questa è per sua natura narrativa, raccoglie in una dimensione biografica del caso i contributi sistematici; è inferenziale, rispetto a quanto dedotto dallo studio dei fattori di rischio in termini di causalità e perciò applicabile nell’intervento clinico; è diacronica relativamente alla sua capacità di tenere in considerazione aspetti relativi al passato del soggetto, alla sua attualità e a quello che potrebbe accadere in futuro a medio termine. Si mostra per sua natura aperta, rimodulabile. La formulazione vale se poggia su una sistematicità di informazioni, sull’inclusività della/e équipe che lavora al caso, se include anche il diretto interessato nella condivisione, ed è funzionale all’operatività che vuole sostenere. È pertanto esercizio clinico soggetto a verifica e a periodiche rivalutazioni rispetto all’andamento del caso relativamente alle variabili interne al soggetto e a quelle esterne ambientali. Lo strumento stimola l’esercizio dell’elaborazione tecnico-trattamentale delle équipe multidisciplinari, indirizzando il ragionamento sulla specificità del lavoro con il soggetto autore di reato e portatore di disagio psichico in modo sistematico e orientato alla creazione di piani operativi.
HCR-20V3 si pone nel panorama italiano come strumento di riferimento nel coadiuvare psichiatri, psicologici e operatori della salute mentale nella corretta formulazione di piani trattamentali per coloro in misura di sicurezza detentiva e non detentiva, nonché per soggetti sottoposti a provvedimento penale che presentano disagio psichico intercorrente.

Bibliografia

  • Caretti V, Carpentieri R, Caprì C, Schimmenti A. Attendibilità, validità e proprietà psicometriche della versione italiana dell’HCR-20v3, Hogrefe Ed., Firenze, 2019.
  • Otto R, Douglas KS. Handbook of Violence Risk Assessment, pp. 147-185, Routledge ed., New York, 2010.
  • Douglas KS, Hart SD, Webster C, Belfrage H.  HCR-20 V3, Assessing risk for violence. Mental Health, Law, and Policy Institute, Simon Fraser University, British Columbia 2013.
  • Monahan J. The prediction of violent behaviour: toward a second generation of theory and policy. American Journal of Psychiatry 1984; 47: 511-521.
  • Steadman HJ, Cocozza JJ. Careers of the Criminally Insane: Excessive Social Control of Deviance, Lexington, MA, 1974.
  • Singh JP, Grann M, Fazel S. A comparative study of violence risk assessment tools: a systematic review and metaregression analysis of 68 studies involving 25.980 partecipants. Clinical Psychology Review 2011; 31: 499-513.
  • Yang M, Wong SC, Coid J. The efficacy of violence prediction: a meta-analytic comparison of nine risk assessment tools. Psychological Bulletin, 2010; 136(5): 740-67.
  • Harris GT, Rice ME, Quinsey VL. Violent recidivism of mentally disordered offenders: the development of a statistical prediction instrument. Criminal Justice and Behaviour 1993; 20: 315-335.
  • Hart SD, Michie C, Cooke D. Precision of actuarial risk assessment instruments. British Journal of Psychiatry 2007; 190 (suppl. 49): s60-s65.
  • Vollm B, Clarke M, Tort Herrando V, Seppanen A, Gosek P, Heitzman J, Bulken E. European Psychiatric Association (EPA) guidance on forensic psychiatry: evidence based assessment and treatment of mentally disordered offenders. European Psychiatry, 2018; 51: 58-73.