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numero 104 - maggio 2023

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“Sostenere un’altra intelligenze”. Workshop con Laurent Mottron. Firenze, 15 maggio 2023

“Sostenere un’altra intelligenze”. Workshop con Laurent Mottron. Firenze, 15 maggio 2023

In occasione della pubblicazione dell’edizione italiana del suo libro L’intervention précoce pour enfants autistes. Nouveaux principes pour soutenir une autre intelligence[1], l’Azienda Usl Toscana centro ha organizzato, il 15 maggio scorso, a Firenze un workshop con il prof. Laurent Mottron, rivolto ai logopedisti, ai neuropsichiatri infantili e agli psicologi del Servizio di Salute Mentale Infanzia e Adolescenza dell’Azienda.
Mottron, che dirige la clinica per l’autismo dell’Hópital Rivère-des-Prairies a Montréal, ha presentato le esperienze del proprio gruppo di ricerca, interessato a comprendere come le persone con autismo elaborano le informazioni dal primo sviluppo fino all'età adulta, e quindi a descriverne i meccanismi percettivi, di memoria e di ragionamento con cui percepiscono il mondo, costruiscono rappresentazioni e le manipolano. L’obiettivo è quello di consentire alle persone con autismo d’integrarsi nella società, a qualsiasi età, in uno spirito di rispetto per le differenze. Ed è questo riconoscimento di “un’altra intelligenza” ad essere stato al centro della conferenza di Mottron, sia nella critica all’utilizzo di metodologie d’intervento standardizzate (ad es., l’ABA) e spesso costose per le famiglie, sia nella proposta di un modo alternativo di lavorare con e per gli autistici.

Quelli che, nel mainstream clinico, sono visti come comportamenti non desiderabili (lo sfarfallamento, l’ecolalia, la stereotipia), Mottron li ritiene – dati clinici alla mano – la modalità con cui la persona con autismo si relaziona con il mondo esterno degli oggetti e delle altre persone, e che le permette di apprendere. Fondata sulla distinzione fra autismo sindromico (spesso associato al ritardo mentale) e prototipico, Mottron ha dimostrato come tali comportamenti – in questa seconda forma di autismo – sono preliminari all’acquisizione delle competenze necessarie alla persona per svilupparsi e sono transitorie. Con l’eccezione dei comportamenti pericolosi (in Canada, ad esempio, accade spesso che bambini autistici aprano la porta di casa ed escano in pieno inverno in aperta campagna, con temperature di diversi gradi sotto lo zero, rischiando la morte per congelamento – comportamento che, dice Mottron, va semplicemente impedito, chiudendo a chiave la porta esterna, e non tentato di correggere), è necessario che il terapista comprenda e aiuti a comprendere i genitori (che restano i principali conoscitori del bambino) che debbano essere lasciati manifestare, senza costringere il bambino in una gabbia psicoeducativa che ha come fine il raggiungimento di schemi comportamentali del bambino neurotipico.

Il concetto di neurodiversità, così come quello di diritto delle persone con autismo di essere riconosciute come un’altra, possibile, manifestazione della condizione umana, sta molto a cuore a Mottron e al suo team, che include anche ricercatori autistici. Considerare l’autismo prototipico come un deficit delle abilità sociali, ad esempio, sarebbe un errore grossolano: dati di ricerca dimostrano come non vi siano differenze significative fra soggetti neurotipici e autistici nell’occorrenza delle varie forme di attaccamento (funzionale o disfunzionale), a significare che anche i bambini autistici, nelle condizioni ambientali appropriate (le stesse che per i neurotipici), realizzano un attaccamento sicuro e quindi, con una modalità che è a loro propria, posseggono capacità di socializzazione assolutamente funzionali. Diventa allora cruciale, sia nel lavoro dei terapisti che nella quotidianità dei genitori, ciò che Mottron ha chiamato tutoraggio laterale: il bambino con autismo, non vuole che l’adulto lo aiuti nel disporre i propri giocattoli in file (lo fa applicando processi di categorizzazione, non ancora evolutisi in bambini neurotipici della stessa età: in una fila tutte le macchinine, in un’altra gli animali…), e con un gesto gli fa segno di non intromettersi, ma accetta che quello faccia lo stesso accanto a lui (altre file di oggetti), in maniera autonoma e senza interazione manifesta. Ma è grazie a questa modalità che il bambino, solo apparentemente focalizzato sui propri oggetti e avulso dal mondo esterno, impara: guardando cosa l’adulto fa, quali modalità di categorizzazione egli sta applicando per le proprie file (in una fila gli oggetti rossi con le ruote, in un’altra gli animali a due zampe, ecc.), le apprende e le fa proprie qualche giorno dopo. Sedersi accanto al bambino e giocare come gioca lui ma senza interferenze – è lo stimolo all’apprendimento sociale.

La suggestione di un’altra possibilità di funzionamento della mente, di esistere nel nostro mondo come umani, questo l’insegnamento di Mottron ai terapisti e ai clinici che si occupano di autismo.