QI - Questioni e idee in psicologia - Il magazine online di Hogrefe Editore

Qi, il magazine online di Hogrefe Editore.
Ogni mese, cultura, scienza ed aggiornamento
in psicologia.

numero 92 - novembre 2021

Hogrefe editore
Archivio riviste

Esperienze

RIAS-2 e RIST-2: dati di validità

RIAS-2 e RIST-2: dati di validità

A differenza delle scale RIAS-2, ideate allo scopo di valutare cinque diversi aspetti dell’intelligenza (l’intelligenza generale, l’intelligenza verbale e non verbale e le funzioni dell’intelligenza minori o ausiliarie – memoria e velocità di elaborazione), il RIST-2 si compone di due subtest, estratti dalle RIAS-2, Indovina cos’è (INC) e Trova l’intruso (TIN) ed è stato progettato per fornire un punteggio che individua il rischio di compromissione intellettiva, allo scopo di supportare il clinico nella valutazione del paziente: permette di capire se l’indice di compromissione intellettiva è sufficientemente alto o basso da legittimare o meno un’ulteriore valutazione intellettiva completa.

Validità del RIST-2 nello screening dell’intelligenza

Il RIST-2 è stato validato attraverso una serie di analisi di correlazione con altri test di intelligenza e strumenti di misura della memoria o del profitto scolastico, con le scale del RIAS-2 e con i suoi indici. Gli strumenti scelti per indagare la validità di costrutto sono stati  la WISC-IV, la WAIS-IV e WPPSI-IV per verificare se le scale potessero essere considerate uno strumento di screening dell’intelligenza; la AAB, il FAR e il ChAMP per verificare l’associazione con i livelli di memoria e il rendimento scolastico.
L’aspettativa degli autori era che le scale e l’indice globale del RIST-2 correlassero con le misure dei costrutti che si proponevano di misurare. Da quanto emerso, possiamo affermare che, complessivamente, il RIST-2 mostra dei risultati promettenti, nonostante siano necessari ulteriori studi per confermare questi dati. Di seguito si riportano le evidenze maggiormente significative: l’indice del RIST-2 ha riportato una correlazione di .68 con il QI della WISC-IV e di .62 con i QI della WAIS-IV e della WPPSI-IV, ha riportato anche una correlazione del .53 con la AAB e di .40 con il Total Index del FAR e di .51 con l’indice di memoria totale del ChAMP.
È possibile affermare quindi che il RIST-2 si dimostra uno strumento valido per lo screening dell’intelligenza attraverso la valutazione del rischio di compromissione cognitiva. 
È stata indagata anche la validità differenziale, in diversi studi su campioni clinici che hanno incluso individui colpiti da ictus, con demenza, ipoacusia, LCT, DI, DSA, ADHD e individui classificati come plusdotati. I risultati fanno emergere che il RIST-2 è in grado di differenziare i soggetti con compromissione intellettiva da quelli che non presentano un simile quadro clinico.
Infine, è stata effettuato uno studio di correlazione tra l’indice del RIST-2 e le scale e gli indici del RIAS-2. I risultati mostrano in generale delle correlazioni significative che vanno da .10 a .87 (le correlazioni più alte sono in corrispondenza delle due scale che compongono il RIST-2: .84 per Indovina cos’è e .87 per Trova l’intruso) per le scale e correlazioni significative che vanno da .21 a .93 per gli indici delle RIAS-2 (le correlazioni più alte corrispondo a ICI relativo al punteggio composito verbale-non verbale con .93 e IINV relativo all’indice di intelligenza non verbale con .84).
La convinzione maggiormente diffusa sullo screening è legata al fatto che sia preferibile valutare persone anche con un minimo rischio di avere un disturbo, piuttosto che valutare in modo errato individui che necessitano di trattamento. Per questo motivo, è preferibile effettuare uno screening del profilo di funzionamento per poi decidere se indirizzare o meno la persona ad un approfondimento diagnostico.
In quest’ottica, il RIST-2 può essere utilizzato anche nella pratica clinica e nelle scuole per stimare in modo rapido l’intelligenza nel suo complesso.

Le RIAS nella popolazione clinica

Nonostante i risultati emersi dall’analisi della validità delle RIAS-2 e del RIST-2 evidenzino la bontà delle scale e le loro potenzialità nella pratica clinica e di ricerca, sono necessari ulteriori studi che accrescano il corpus delle evidenze a favore degli strumenti. Data la vicinanza nella struttura e nella composizione tra RIAS e RIAS-2, è tuttavia possibile fare riferimento alla letteratura scientifica a disposizione sulle RIAS per trarre alcuni spunti clinici.
In letteratura esistono studi sull’applicazione delle scale RIAS per confrontare diverse aree di funzionamento intellettivo. Lo studio di Kaya et al. (2016), ad esempio, si pone l’obiettivo di andare ad analizzare e comprendere le differenze nei punteggi di intelligenza verbale e non verbale in studenti provenienti da famiglie a basso reddito.  I partecipanti sono stati selezionati attraverso un programma di mensa gratuita o a prezzo ridotto e sono stati sottoposti ad una valutazione dell’intelligenza mediante le scale RIAS. I risultati emersi evidenziano una differenza significativa tra punteggi di intelligenza verbale e non verbale, in favore di quest’ultima. Sono inoltre state esaminate le discrepanze tra intelligenza verbale e non verbale per ogni classe considerata, dalla scuola dell’infanzia alla quinta classe della scuola primaria, evidenziando come per ogni livello scolastico, i punteggi medi non verbali erano significativamente più alti dei punteggi medi verbali.
In un secondo studio (Gygi et al., 2016), è stata misurata l’invarianza di misurazione e le medie latenti nella versione tedesca delle RIAS in 316 individui con un background migratorio e 316 nativi tedeschi, i due campioni sono stati appaiati per età e genere. I risultati mostrano delle differenze tra l’intelligenza verbale e non verbale nei due gruppi, con variazioni simili nell’intelligenza verbale e variazioni più elevate nell’intelligenza non verbale negli individui con background migratorio. Lo studio sottolinea come non solo le barriere linguistiche, ma anche le differenze culturali e ambientali (es. familiarità con i compiti utilizzati nei test di intelligenza, abilità linguistiche dei genitori) possono contribuire a ridurre le prestazioni di test in individui con background migratorio.
Queste evidenze dimostrano l’importanza di considerare l’intelligenza nel suo complesso in sede di assessment, senza limitarsi ad osservare il funzionamento della componente verbale o non verbale. Valutazioni basate esclusivamente su punteggi di un singolo aspetto dell’intelligenza devono essere interpretate con cautela e non è possibile tralasciare l’impatto di fattori di natura culturale e sociale sulla performance. Lo status socio-economico o la provenienza possono andare a incidere sui risultati della valutazione dell’intelligenza.