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numero 89 - luglio 2021

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Rassegna stampa

Rassegna stampa #89

Rassegna stampa #89

Traiettorie di sviluppo del linguaggio a partire dai 6 mesi

I bambini comunicano dalla nascita avendo capacità sia recettive sia comunicative: ad esempio, riconoscono la voce della mamma e i loro pianti sono la prima reale comunicazione. In pochi mesi, i bambini passano dalla vocalizzazione, alla lallazione fino alla verbalizzazione vera e propria del linguaggio. Alcuni studi hanno mostrato una relazione tra la vocalizzazione prelessicale e le successive differenze individuali nello sviluppo del linguaggio; in particolare, questi lavori si sono concentrati sulle capacità predittive delle competenze linguistiche a partire dai 9 mesi di età del bambino. Nonostante le prime vocalizzazioni si osservino a partire dai 3 mesi di vita, non si hanno molti studi su bambini così piccoli. Per questo motivo e per cercare di comprendere come le prime vocalizzazioni possano influenzare le abilità di linguaggio, alcuni ricercatori hanno condotto uno studio su un campione composto da 56 neonati di 6 mesi: in particolare, l’obiettivo era quello di identificare una relazione tra le vocalizzazioni durante i primi mesi di vita e le competenze comunicative ad un anno di età. I risultati hanno mostrato come la reattività vocale a sei mesi predicesse in maniera statisticamente significativa il linguaggio espressivo a 12 mesi, mentre la stessa misura non fosse in grado di predire il linguaggio recettivo a 12 mesi. Di notevole interesse anche il fatto che il linguaggio espressivo e quello recettivo a 12 mesi non presentassero una correlazione statisticamente significativa tra loro. Per concludere, questo studio fornisce evidenza circa la capacità predittiva delle abilità di linguaggio dei neonati già a partire da sei mesi di età, e non solo in età più avanzate come già attestato da numerosi studi presenti in letteratura; ciò, quindi, permette di identificare in ottica di prevenzione potenziali criticità nello sviluppo del linguaggio già a partire da 6 mesi di vita, in modo tal da poter definire in maniera più puntuale le traiettorie di sviluppo del linguaggio già nei neonati.

Werwach, A., Murbe, D., Schaadt, G., & Mannel, C. (2021). Infants’ vocalizations at 6 months predict their productive vocabulary at one year. Infant behavior and development, 64, 101588.

 

La relazione con gli insegnanti negli studenti con disturbo dello spettro autistico

In letteratura si hanno numerose conferme del fatto che la qualità della relazione tra studente e insegnante sia in relazione al funzionamento dello studente a scuola, considerando variabili quali il suo impegno scolastico. Questa associazione è ancora più forte negli studenti a rischio; nonostante ciò, numerosi studi attestano come la relazione con l’insegnante in questi studenti sia mediamente più problematica rispetto a quanto si osserva negli altri studenti, rischiando di innescare un circolo vizioso. All’interno di questo macrogruppo di studenti, si hanno gli studenti con un disturbo dello spettro autistico: le ricerche in questo ambito, però, si sono concentrate quasi esclusivamente sulla percezione della qualità della relazione dichiarata dagli insegnanti. Questo risulta un problema di non poco conto, dal momento che in letteratura è noto come tale valutazione da parte degli insegnanti non sia quasi mai in accordo con la stessa valutazione fornita dagli studenti. Per questo motivo, quindi, diventa decisivo riuscire a indagare tali aspetti considerando la valutazione fatta dagli studenti. Per rispondere a questa esigenza, dei ricercatori hanno condotto uno studio su un campione di quasi 300 studenti, sia a sviluppo tipico che con diagnosi di disturbo dello spettro autistico. I risultati hanno mostrato come gli studenti a sviluppo tipico mostrassero delle relazioni migliori con i propri insegnanti e un impegno scolastico maggiore rispetto ai bambini con autismo; in particolare, i punteggi relativi alla scala conflitto con l’insegnante erano significativamente maggiore nel sottogruppo di studenti svantaggiati. Inoltre, sono state evidenziate delle correlazioni statisticamente significative tra le valutazioni fatte dagli studenti in merito al proprio rapporto con l’insegnante e il relativo impegno scolastico: questi risultati, inoltre, sono risultati del tutto indipendenti dall’età degli studenti. È importante evidenziare come la capacità predittiva del punteggio di vicinanza con l’insegnante era quasi identica a quella riscontrata per il punteggio di conflitto. In sintesi, questo studio mette in luce, ancora una volta, come la relazione con l’insegnante sia in grado di influenzare l’impegno scolastico, sia negli studenti a sviluppo tipico sia in quelli con diagnosi di disturbo dello spettro autistico; la maggior criticità evidenziata riguarda il fatto che questi ultimi percepiscano in maniera peggiore degli altri la relazione con il proprio insegnante che non riesce ad agire da fattore di protezione per gli studenti con autismo, accrescendone le difficoltà scolastiche.

Roorda, L. D., Zee, M., Bosman, R. J., & Koomen, H. M. Y. (2021). Student–teacher relationships and school engagement: Comparing boys. Journal of applied developmental psychology, 74, 101277.

 

Il costrutto e la misurazione della paura da COVID-19

La pandemia da COVID-19 ha avuto terribili conseguenze nelle nostre vote, colpendo oltre 100 milioni di persone nel mondo e provocando più di due milioni e mezzo di vittime. Molti studi si sono concentrati sulle conseguenze psicologiche della pandemia, enfatizzando l’impatto su problematiche quali la depressione, l’ansia, il disturbo post traumatico da stress. A conferma di ciò, “attacchi di panico” è stato ricercato su Google il 50% in più rispetto a prima della pandemia e negli USA il numero di persone che lamentavano disturbi legati alla depressione e all’ansia è triplicato. La paura può essere intesa come quell’emozione che lega la pandemia alle sue conseguenze psicologiche, quali ansia e depressione; la paura è un’emozione negativa elicitata da cause reali e percepite caratterizzata da specifiche risposte comportamentali. Al fine di monitorare l’andamento della paura, sono stati messi a punto diversi questionari durante questi ultimi mesi: nonostante ciò, non sono stati condotti degli studi psicometrici per valutare la qualità delle misure messe a punto. Per questo motivo, un gruppo di ricercatori ha condotto uno studio su un campione di oltre 800 persone al fine di confrontare le caratteristiche psicometriche di tre differenti questionari messi a punto per la misurazione della paura all’epoca del COVID-19. A prescindere dalla valutazione della qualità di questi strumenti, tema per il quale si rimanda alla lettura dell’articolo originale, i risultati di questo studio sono molto interessanti nei termini della concettualizzazione del costrutto di paura connesso alla pandemia. Infatti, è emerso come il costrutto di paura, contestualizzato al COVID-19, non possa più essere considerato monodimensionale: si deve necessariamente distinguere tra più sfaccettature. In particolare, è emerso come le persone percepiscano in modo diverso la propria paura rispetto alle conseguenze sulla salute e alle conseguenze socio-economiche. Di notevole interesse, il fatto che all’interno della sfaccettatura legata alle conseguenze sulla salute si debba comunque distinguere tra conseguenze sulla salute fisica e conseguenze sulla salute psichica. In sintesi, questo studio mette a disposizione dei professionisti degli importanti strumenti per la misurazione della paura connessa alla pandemia, evidenziando come la natura del costrutto sia multidimensionale quando viene concettualizzata non in termini generali ma connessa alla pandemia da COVID-19.

Mertens, G., Duijndam, S., Smeets, T., & Lodder, P. (2021). The latent and item structure of COVID-19 fear: A comparison of four COVID-19 fear questionnaires using SEM and network analyses. Journal of anxiety disorders, 81, 102415. 

 

Quanti giochi dare ai bambini

Il termine join attention, che può essere tradotto in italiano come attenzione condivisa, descrive l’abilità di condividere esperienze con una persona che ha il medesimo obiettivo e permette ai bambini di massimizzare la loro capacità di apprendimento a partire dalle interazioni sociali. Tale capacità si sviluppa molto presto: ad esempio è stata osservata già a 6 mesi, nelle interazioni con i propri genitori. La natura della joint attention durante le interazioni con gli adulti, o con i pari, cambia con il passare del tempo. Un aspetto molto importante, è che la joint attention risulta essere predittiva dello sviluppo socio cognitivo e del linguaggio dei bambini: numerosi studi hanno mostrato come nella diade madre-bambino tale comportamento influisca sullo sviluppo del linguaggio e dell’intelligenza, ma non sono ancora del tutto note le cause di queste differenze individuali. Ad esempio, il ruolo dell’ambiente circostante non è ancora stato indagato. Per questo motivo, alcuni ricercatori hanno condotto uno studio analizzando la relazione tra il numero e la tipologia di giochi a disposizione del bambino e la joint attention, nell’interazione con la madre all’età di 12 mesi. Per fare ciò, hanno osservato circa 100 diadi madre-bambino differenziando tra quelle con a disposizione 5 giochi e quelle con a disposizione 12 giochi. I risultati hanno mostrato, in linea con le ipotesi, come le diadi madre-bambino con a disposizione 12 giochi mostrassero una maggior frequenza di episodi di joint attention, anche se ciò non si aveva quando si considerava la durata totale di questi episodi, attestando come l’avere a disposizione molti giochi diminuisse la durata del singolo episodio di joint attention. A differenza di ciò, la tipologia di gioco non sembrava avere effetti su questi episodi. Alla luce di ciò, quindi, gli autori concludono evidenziando come l’avere a disposizione un numero minore di giochi aiuti lo sviluppo della joint attention, dal momento che la durata del singolo episodio è la variabile cruciale rispetto alla frequenza: per questo motivo, quindi, consigliano di creare un ambiente di gioco stimolante per il bambino, ovvero composto da giochi di natura diversa, ma non eccessivamente carico da un punto di vista quantitativo.

Koskulu, S., Kuntay, A. C., Liszkowski, U., & Uzundag, B. A. (2021). Number and type of toys affect joint attention of mothers and infants. Infant behavior and development, 64, 101589.