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numero 72 - novembre 2019

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Rassegna stampa

Rassegna stampa #72

Rassegna stampa #72

Il supporto sociale diminuisce l’uso di sostanze ma non l’uso di alcool

L’isolamento sociale comporta dei rischi elevati rispetto alla mortalità, che sono comparabili a quelli dell’utilizzo di sostanze o dell’abuso di alcool: in particolare, si ha un incremento di questi comportamenti in persone con basso supporto sociale percepito. Infatti, elevati livelli di supporto sociali sono in relazione con moltissimi fattori protettivi rispetto a comportamenti di abuso di sostanze stupefacenti e di alcool. Questo circolo vizioso appare ancora più problematico in persone appartenenti a minoranze, come ad esempio quelle detenute in strutture carcerarie. Nonostante ciò, solo pochi studi hanno indagato la relazione tra supporto sociale percepito e abuso di sostanze e di alcool in persone che appartengono a minoranze stigmatizzate. Per questo motivo, tre ricercatori statunitensi hanno condotto uno studio al fine di indagare in maniera puntuale questo aspetto: hanno somministrato delle misure di supporto sociale percepito e di frequenza dell’uso di sostanze in un ampio gruppo di persone che a vario titolo appartengono a tale minoranza. I risultati hanno evidenziato come esista una correlazione statisticamente significativa tra il supporto sociale percepito e la frequenza di uso di sostanze: all’aumentare del supporto sociale percepito, diminuiva tale frequenza d’uso. Diversamente da ciò, non è stata osservata la stessa relazione in merito al consumo di alcool: questo comportamento appare essere indipendente dal supporto sociale percepito anche in persone appartenenti a minoranze stigmatizzate. Questo dipenderebbe dal fatto che tali persone che già appartengono a minoranze stigmatizzate non ricorrano all’uso di sostanze che a loro volta farebbero aumentare tale stigma sociale; questa caratteristica non la si osserva nel consumo di alcool, in quanto tale comportamento non è associato ad uno stigma sociale negativo come quello relativo al consumo di sostanze. Per concludere, questo studio evidenzia come il supporto sociale percepito possa fungere da protezione circa l’abuso di sostanze anche in persone appartenenti a minoranze oggetto di stigma sociale, come ad esempio in persone con un passato di detenzione.

Rapier, R., McKernan, S., & Stauffer, C. S. (2019). An inverse relationship between perceived social support and substance use frequency in socially stigmatized populations. Addictive Behaviors Reports, 10. 

 

L’attività fisica per contrastare il bullismo nelle scuole

Il bullismo è un fenomeno in costante crescita, con numerosi bambini e ragazzi che riportano di essere vittima di episodi di bullismo a scuola. Nonostante il grande interesse che tale fenomeno ha nella letteratura, solo pochi studi si sono concentrati sull’indagine degli effetti benefici dell’attività fisica rispetto alla prevenzione del bullismo: in particolare, tra i numerosi effetti positivi dell’attività fisica, un gruppo di studiosi si è concentrato sul fatto che tali attività possano proteggere i bambini rispetto all’essere vittima di episodi di bullismo. Per poter indagare tale aspetto, hanno somministrato a quasi 200 bambini di età compresa tra 8 e 10 anni dei questionari in merito al bullismo, oltre a suddividere il campione in due gruppi: il gruppo sperimentale partecipava ad un programma di due mesi incentrato sullo svolgimento di attività fisica, mentre il gruppo di controllo non era stato inserito in tale programma. I risultati hanno evidenziato come in questi due mesi gli episodi di bullismo fossero diminuiti in maniera statisticamente significativa. Inoltre, è emerso come il programma di attività fisica permettesse di aumentare le capacità di gestione dello stress e di risoluzione di conflitti nei bambini che ne avevano preso parte riducendo, quindi, le probabilità che si verificassero episodi di bullismo nel contesto scolastico. In particolare, la diminuzione di episodi riguardava sia episodi di bullismo fisico, con una riduzione dal 31% al 7%, che di bullismo verbale, dal 30% al 6%. Per quanto concerne episodi di isolamento sociale, invece, la diminuzione è stata inferiore passando dal 17% all’11%. Di notevole importanza che questi risultati sono stati osservati con bambini di tutte le età: infatti, tale variabile non mostrava correlazioni statisticamente significative con nessuna tipologia di bullismo esaminata. Per concludere, i risultati di questo studio hanno evidenziato come i bambini che svolgono attività fisica abbiano, oltre agli altri vantaggi ampiamente riconosciuti nel panorama scientifico conseguenti all’esercizio fisico, una minor probabilità di essere vittima di episodi di bullismo scolastico, sia di tipo fisico che verbale.

Hormazabal-Aguayo, I., Fernandez-Vergara, O., Gonzalez-Calderon, N., Vicencio-Rojas, F., Russell-Guzman, J., Chacana-Canasa, C., del Pozo-Cruz, B., & Garcia-Hermoso, A. (2019). Can a before-school physical activity program decrease bullying victimization in a disadvantaged children? The active-start study. International Journal of Clinical and Health Psychology, 19, 237-242.

 

Gli ultimi saranno i primi

Nella società odierna si osserva il desiderio costante di primeggiare. Nonostante ciò, in letteratura si sono stti pubblicati numerosi studi che hanno evidenziato come, in contesti competitivi, essere i primi a iniziare comporti uno svantaggio. A tal proposito, un ricercatore svedese ha condotto uno studio per valutare se all’interno di un game show di ristorazione coloro che iniziano per primi presentassero uno svantaggio competitivo rispetto alle persone che attendevano del tempo prima di mettersi all’opera. Il format prevedeva che quattro ristoratori ospitassero un pranzo o una cena per venir poi valutati in base ad una serie di categorie. I risultati hanno evidenziato come il 41% dei vincitori siano stati gli ultimi ad ospitare il pranzo, mentre tra coloro che hanno ospitato il primo pasto solo il 10% è poi risultati vincitore. In particolare, tra coloro che ospitavano il pranzo per primi e coloro che lo ospitavano per ultimi si aveva una differenza statisticamente significativa, con oltre 2.5 punti di distanza. Per meglio dettagliare questi risultati, sono state condotte delle regressioni multiple al fine di identificare l’incidenza dell’ordine di presentazione sulla probabilità di vittoria del game show: è emerso come i ristoratori che ospitavano il pasto per primi avevano una probabilità di vittoria del 32% inferiore rispetto a coloro che ospitavano il pranzo per ultimi. In particolare, è emerso come il processo di socializzazione che si ha nel primo pranzo determina un vantaggio per gli altri concorrenti che tenderanno a valutare in maniera maggiormente positiva i ristoratori che hanno condiviso tale pasto con loro. Dal momento che questi dati si basano su uno show televisivo, non progettato da ricercatori, l’influenza di questa variabile potrebbe esser in qualche modo manipolata dagli autori del programma stesso. A prescindere da ciò, possiamo valutare tutti insieme la veridicità di questi risultati: la prossima volta che guardiamo un programma televisivo che confronta le performance di più ristoratori tra loro, prestiamo attenzione all’ordine con il quale si mettono alla prova e vediamo se davvero vincerà l’ultimo, o quantomeno non vincerà il primo! Buona visione!

Ahmed, A. (2019) Don’t be first! An empirical test of the first-mover disadvantage hypothesis in a culinary game show. Social Sciences & Humanities Open, 1.

 

Dare troppa importanza al denaro rende infelici

Una delle relazioni maggiormente studiate in letteratura è quella tra lo stipendio e la felicità, evidenziando un’associazione positiva mediata dal valore soggettivo attribuito al denaro. In particolare, le persone che danno maggiore importanza al denaro mostrano una minor soddisfazione rispetto all’attività lavorativa svolta e allo stipendio percepito. Per questo motivo, un gruppo composto da tre ricercatori ha studiato la relazione che si ha tra il livello socioeconomico e la felicità, ponendo particolare attenzione al valore attribuito ai beni materiali, come il denaro. Per questo motivo, ad un gruppo di 433 persone dai 20 ai 60 anni sono state somministrate diverse misure al fine di avere degli indicatori relativi allo status socioeconomico, all’importanza attribuita al denaro e alla soddisfazione percepita in diversi ambiti della propria vita. I risultati hanno evidenziato come l’associazione tra il costrutto generale di felicità e lo status socioeconomico non fosse statisticamente significativa: tale relazione mostrava dei mediatori come la soddisfazione lavorativa e la soddisfazione in merito allo stipendio percepito. Di particolare interesse, la relazione statisticamente significativa tra il valore attribuito al denaro e la felicità: al crescere del primo si aveva una significativa diminuzione della felicità generale, e della soddisfazione percepita in tutti i domini della vita presi in esame. Inoltre, il valore attribuito al denaro fungeva anche da mediatore tra le relazioni che si hanno tra lo status socioeconomico e la felicità. Alla luce di questi risultati, gli studiosi evidenziano come per le aziende il benefit economico non sia la sola variabile implicata nella felicità dei propri dipendenti: infatti, le persone con motivazioni intrinseche, come la soddisfazione per il proprio lavoro, non attribuiscono al denaro l’importanza tale da far incrementare la propria felicità sia generale che riferita alla propria occupazione. Per questo motivo, gli autori suggeriscono che oltre alla leva economica, le aziende dovrebbero offrire degli incentivi non economici al fine di migliorare il benessere dei propri lavoratori; in particolare, le persone che danno molto valore al denaro saranno difficilmente soddisfatte del proprio stipendio, a prescindere dallo stesso, mentre le persone che attribuiscono poco valore al denaro non avranno grandi benefici da incentivi di natura economica.

Chitchai, N., Senasu, K., & Sakworawich, A. (in stampa). The moderating effect of love of money on relationship between socioeconomic status and happiness. Kasetsart Journal of Social Sciences, 1-9.