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numero 64 - febbraio 2019

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Rassegna stampa

Rassegna stampa #64

Rassegna stampa #64

Attività extrascolastiche e indecisione professionale: il ruolo dell’esplorazione vocazionale

Scegliere la propria carriera è una delle decisioni più complesse da prendere nella vita. Lo sviluppo di carriera è un processo continuo che implica ricercare e elaborare informazioni su se stessi e sul proprio ambiente e, sebbene supportato durante gli anni della scuola secondaria dalla maggior parte dei sistemi educativi di ​​tutto il mondo, questo processo può essere difficile per alcuni e comportare indecisioni di carriera. In letteratura, sono pochi gli studi che hanno esaminato il contributo delle attività extrascolastiche nello sviluppo professionale degli adolescenti, sebbene sia stato dimostrato che queste favoriscano lo sviluppo dell'identità durante l'adolescenza. Pertanto, le attività extrascolastiche potrebbero svolgere un ruolo nello sviluppo professionale degli studenti, sostenendo l'esplorazione professionale – il processo di raccolta di informazioni sul mondo professionale considerati gli interessi personali – importante per diminuire l'indecisione professionale. A tal proposito, un recente studio si è occupato di esaminare se l'esplorazione professionale possa mediare la partecipazione ad attività extrascolastiche e l'indecisione professionale negli studenti delle scuole secondarie di II grado. 312 studenti sono stati intervistati per raccogliere i dati relativi alla partecipazione ad attività extrascolastiche (quantità e tipologia), esplorazione professionale (personale e ambientale), e indecisione professionale (indecisione, confusione personale e scelta di carriera ritenuta poco importante). I risultati hanno mostrato che la partecipazione a un numero maggiore di attività extracurricolari comportava un aumento dell'esplorazione professionale durante l'anno seguente. Inoltre, l'esplorazione professionale conduceva a una diminuzione dell'indecisione professionale. Tuttavia, l'associazione tra la partecipazione alle attività extrascolastiche e l'indecisione professionale non era mediata dall'esplorazione professionale. L’analisi dei tipi di attività (sport, attività artistiche e socioculturali, comitati accademici, volontariato e attività civiche) ha anche dimostrato che la partecipazione alle attività artistiche e socioculturali prevedeva un aumento dell'esplorazione professionale, mentre la partecipazione a comitati accademici, volontariato e le attività civiche prevedevano una diminuzione dell'indecisione professionale entro la fine delle scuole secondarie di II grado. Questi risultati suggeriscono che le attività extrascolastiche potrebbero favorire l'esplorazione del mondo del lavoro da parte degli studenti.

Denault, A. S., Ratelle, C. F., Duchesne, S., & Guay, F. (2018). Extracurricular activities and career indecision: A look at the mediating role of vocational exploration. Journal of Vocational Behavior, 110, 43-53.

 

La teoria della mente e la cooperazione tra pari in due diversi contesti di gioco

La teoria della mente (ToM) si riferisce alla capacità umana di "leggere nel pensiero", cioè di dedurre e considerare i pensieri, i desideri e le sensazioni degli altri, così come i loro comportamenti oggettivi. È stato a lungo proposto che l'acquisizione di una teoria della mente sia alla base dei complessi comportamenti sociali che prosperano nella prima infanzia. Gli studi che hanno valutato questa proposta hanno infatti rivelato associazioni significative e positive tra ToM e competenze, abilità e maturità sociali. Intorno ai 3 anni, i bambini iniziano a dedicarsi al gioco cooperativo con i coetanei. È probabile che questa forma di comportamento sociale richieda una buona ToM, nella misura in cui il gioco cooperativo necessita di una comprensione costante dei desideri e degli obiettivi del partner durante il gioco. Tuttavia, i collegamenti tra il gioco cooperativo e lo sviluppo della ToM non sono stati completamente esplorati. Pertanto, una recente ricerca ha esaminato le associazioni tra la ToM e la cooperazione tra pari in bambini di età prescolare in due diversi contesti di gioco. 53 bambini di età compresa tra 3 e 5 anni sono stati sottoposti a dei test per valutare lo stadio di sviluppo della ToM ed è stata osservata la cooperazione tra pari in coppie di bambini della stessa età e coppie dello stesso sesso. Per misurare la ToM, è stata utilizzata una scala che considera 5 compiti riguardanti diversi aspetti della comprensione degli stati mentali altrui. Attraverso un compito implicito di falsa credenza, sono state valutate le risposte oculari allo stimolo di anticipazione dell'azione indiretta. Per quanto riguarda la cooperazione tra pari, sono stati utilizzati contesti di gioco indipendenti e congiunti e sono stati codificati comportamenti comunicativi e coordinati. Dai risultati si evince che le prestazioni relative alla scala utilizzata per la ToM, ma non la falsa credenza implicita, erano associate alla cooperazione tra pari nel gioco indipendente, ma non nel contesto di gioco congiunto. L'analisi diadica dei dati ha dimostrato che nel contesto di gioco indipendente, la ToM ha svolto un ruolo fondamentale per la cooperazione, sia in veste di attore che di partner. Questi risultati supportano le raccomandazioni all’esercizio della ToM nella prima infanzia per supportare i comportamenti cooperativi nei bambini.

Etel, E., & Slaughter, V. (2019). Theory of mind and peer cooperation in two play contexts. Journal of Applied Developmental Psychology60, 87-95.

 

Il confronto sociale tra Facebook e salute fisica

I social network, sempre più presenti nella nostra società, forniscono un'occasione di confronto sociale, processo in cui ci confrontiamo con gli altri per valutarci e migliorarci, che ci vede tutti coinvolti e a cui indulgiamo di più quando ci sentiamo incerti della nostra situazione. Il confronto può avvenire in due direzioni: verso l'alto, upward, quando ci confrontiamo con qualcuno che percepiamo migliore di noi, o verso il basso, downward, quando lo consideriamo peggiore di noi. Il confronto sociale con gli altri può avere sia effetti negativi che positivi nel tempo a seconda dell'interpretazione data all'informazione derivante dal confronto, infatti è stato dimostrato come influenzi di più l'interpretazione del confronto rispetto alla direzione di questo. Il valore dell'interpretazione può avere effetti a lungo termine dove interpretazioni negative possono avere un impatto a lungo termine negativo su come noi percepiamo noi stessi e le nostre vite. Studi hanno evidenziato che le percezioni del funzionamento fisico possono cambiare come conseguenza di questi confronti che indirettamente influiscono sul benessere. Il confronto sociale può presentarsi in diverse situazioni, e sicuramente i social media, oggi, rappresentano una di queste. La ricerca ha mostrato come il confronto sociale attraverso i social differisce dagli altri tipi di confronto sociale in quanto le informazioni di confronto sono positivamente distorte. Infatti le persone tendono a postare foto affascinanti e a scrivere di avvenimenti felici e di successo. Ciò significa che il materiale di confronto è solitamente un materiale di confronto upward e come risultato chi confronta potrebbe vedersi più negativamente. La ricerca ha dimostrato come questo confronto sia legato a sintomi depressivi, bassa percezione di benessere, aumento di ansia sociale e diminuzione dell'autostima.  A tal proposito, uno studio inglese, condotto online su 165 partecipanti di età compresa tra 18 e 70 anni, ha cercato di determinare la relazione tra l'interpretazione delle informazioni di confronto sociale derivate dai social, e nello specifico Facebook, e le percezioni fisiche, controllando fattori psicosociali (come ansia, depressione, autostima, soddisfazione di vita). Dai risultati è emerso che i partecipanti effettivamente si confrontano socialmente tramite Facebook, è stato riportato un confronto upward positivo, seguito da confronti downward positivo e upward negativo, e infine percepito in minor misura il confronto downward negativo. Si è notato come coloro che mostravano un confronto sociale positivamente interpretato e che erano impegnati di più con Facebook, percepivano anche più sintomi fisici. Infatti, chi sentiva Facebook come una parte importante della propria vita, percepiva anche più sintomi fisici e la percezione dei sintomi si è verificata nonostante il confronto interpretato positivamente. Questi risultati sottolineano l'importanza di tener conto delle implicazioni del confronto sociale attraverso Facebook sulla percezione di benessere del soggetto soprattutto in popolazioni più vulnerabili.

Dibb, B. (2019). Social media use and perceptions of physical health. Heliyon, 5(1).

 

I tratti autistici e il disturbo post-traumatico da stress

Il Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) è una condizione del neurosviluppo caratterizzata da marcate e persistenti difficoltà nella comunicazione, abilità sociali e relazionali, accompagnate da comportamenti e interessi restrittivi e ripetitivi. Persone con ASD incontrano un crescente rischio di sperimentare eventi traumatici ed esserne significativamente influenzati. I tratti autistici, conosciuti anche come “fenotipo autistico vasto” o “fenotipo autistico sotto soglia” sono qualitativamente simili alle caratteristiche dell'autismo e sono stati inizialmente descritti nei famigliari di bambini autistici e mostravano somiglianze eziologiche con ASD. Alcuni dati suggeriscono che chi ha tratti autistici, anche senza una diagnosi formale di ASD, è più incline a ulteriori disturbi mentali anche se non sembra ricevere abbastanza attenzione clinica. È ben documentato come l'ASD sia frequentemente diagnosticato con comorbilità ad altri disturbi come ADHD, ansia e depressione. Studi con campioni non clinici hanno mostrato come l'ASD sia associato positivamente ai sintomi di depressione e ansia, a storie di abusi ed alta incidenza di bullismo. Lo studio dell'associazione tra l'ASD e il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) è stato trascurato, anche se alcuni studi hanno dimostrato associazione tra un aumento di tratti autistici in età adulta e i sintomi di PTSD. Si crede che le persone con ASD possano manifestare sintomi di stress post-traumatico in maniera distinta rispetto agli individui in via di sviluppo tipico, infatti gli ASD mostrano una sintomatologia distinta in risposta a eventi stressanti e traumatici, inclusi disturbi somatici, aumento di rabbia e iperattività. Tuttavia non ci sono molti tentativi sistematici che hanno esaminato l'associazione tra tratti autistici e sintomi del PTSD associato all' ASD, tra le eccezioni troviamo uno studio che ha coinvolto 103 studenti israeliani con età compresa tra i 18 e i 34 anni. Dai risultati è emerso un'associazione tra i tratti autistici e tutti i gruppi dei sintomi del PTSD, ad eccezione dell'evitamento, tra adulti israeliani con sviluppo tipico. Questa associazione può essere spiegata attraverso un legame tra tratti autistici e strategie di coping meno adattive durante e dopo l'esposizione a eventi traumatici o anche al fatto che i tratti autistici sono associati alla percezione della minaccia che a sua volta è fondamentale nello sviluppo e persistenza dei sintomi post-traumatici. Infine, è emersa anche un'associazione marginalmente significativa tra il livello di tratti autistici e il grado di esposizione al trauma, Ciò allude alla possibilità che l'associazione PTSD e tratti autistici sia anche mediata da una maggiore esposizione al trauma, poiché questi tratti possono rendere gli individui più vulnerabili agli attacchi e ai fattori di stress sociale. Data l'elevata presenza di comorbilità post-traumatica, che oggigiorno sembra essere la regola piuttosto che l'eccezione, emerge la necessità di soffermarsi ad approfondire le possibili associazioni tra il PTSD e le caratteristiche autistiche, come lo studio sottolinea, al fine non solo di maggior chiarezza ma anche di consnetire una miglior diagnosi e trattamento del disturbo ASD.

Haruvi-Lamdan, N., Lebendiger, S., Golan, O., & Horesh, D. (2019). Are PTSD and autistic traits related? An examination among typically developing Israeli adults. Comprehensive psychiatry, 89, 22-27.