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numero 45 - marzo 2017

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Rassegna stampa

Rassegna stampa #45

Rassegna stampa #45

Mangiare la stessa cosa aumenta la fiducia e la cooperazione tra sconosciuti

Il cibo unisce le persone e il mangiare è profondamente radicato nella vita sociale e culturale. Le persone preferiscono condividere un pasto con gli altri piuttosto che mangiare da sole e le culture si definiscono anche attraverso i gusti condivisi e le tradizioni culinarie. Immaginate di bere un caffè con un collega che avete appena incontrato, è possibile che ciò possa far aumentare la vostra fiducia reciproca? Allo stesso modo, mangiare lo stesso snack di un venditore può farci accrescere la fiducia nelle informazioni sul prodotto che vuole venderci? In questo studio sono stati esaminati gli effetti del consumo casuale di cibo sull’aumento di fiducia e cooperazione tra sconosciuti. Dai risultati emerge che le persone a cui veniva fatto mangiare cibo simile (vs. dissimile) erano più fiduciose e vicine tra loro anche quando il cibo era stato assegnato e non rifletteva una vera e propria preferenza personale. Inoltre, è stato dimostrato che il consumo di cibo influenza la risoluzione di conflitti: infatti, sconosciuti assegnati alla condizione “cibo simile” cooperavano di più nella negoziazione di un lavoro. Sembra quindi che perfetti sconosciuti possano sperimentare maggiore simpatia, vicinanza e fiducia reciproca quando consumano cibi simili. Non solo, è stato anche dimostrato che l’aumento di fiducia si estende anche a tutto il dominio del prodotto. I consumatori hanno molta più fiducia nelle informazioni che riguardano prodotti non alimentari, come un software, quando il venditore mangia prodotti simili a loro. Infine, sono state trovate evidenze sul fatto che l’aumento di fiducia non avviene per altri oggetti simili, come, ad esempio, l’indossare camicie dello stesso colore. Nonostante il consumo di cibi simili non sia indicativo del fatto che due persone andranno d'accordo nel lungo periodo o se qualcuno sarà veramente degno di fiducia, consumando cibi simili le persone si sentiranno più vicine e fiduciose, in questo modo, il cibo funge da lubrificante sociale ed è particolarmente utile all’inizio di nuovi rapporti in cui le persone hanno a disposizione poche informazioni circa l'altra persona e si stanno formando le prime impressioni.

Woolley, K., & Fishbach, A. (2016). A recipe for friendship: Similar food consumption promotes trust and cooperation, Journal of Consumer Psychology, 27(1), 1-10. 

 

Fattori che influenzano la scelta di un ente di beneficenza

Ci sono numerosi enti di beneficenza che forniscono servizi simili e spesso selezionarne uno piuttosto che un altro, talvolta, può rivelarsi una scelta difficile. Si tratta di una credenza comunemente diffusa che le persone preferiscano donare agli enti locali perché, come afferma la Teoria dell’Identità Sociale, gli individui trattano i membri del proprio gruppo di appartenenza in modo più generoso rispetto a chi non ne fa parte. Con numerose attività benefiche, non è sorprendente che i donatori si rivolgano alle valutazioni fatte da terze parti come scorciatoia per la loro scelta. Da una ricerca recente (Hope Consulting, 2010) emerge che solo il 35% dei donatori raccoglie informazioni preliminari sull’ente, mentre i restanti utilizzano come euristica l’importanza dello stesso per definirne la qualità. Tuttavia, questo approccio risulta in conflitto con la credenza che le persone tendano a preferire enti locali che, in questo caso, rischiano di essere meno noti. Pertanto, è stato condotto un esperimento per esaminare come le valutazioni di terze parti impattino sulla scelta di donare e, nello specifico, sulla preferenza di enti locali. Ai partecipanti, che in un primo momento dovevano svolgere un lavoro per guadagnare dei soldi, veniva chiesto di scegliere, da una lista di dieci enti locali e non locali, un’organizzazione a cui devolvere la somma. In questa fase sono state definite due condizioni: la prima, in cui venivano presentate le valutazioni sulla qualità delle associazioni fatte da terze parti e la seconda, di controllo, in cui non era mostrato alcun feedback. I risultati suggeriscono che la scelta di donare è influenzata dai feedback di terze parti ma, in maniera sorprendente, non ci sono preferenze evidenti per le opere di beneficenza locali. I feedback, sebbene risultino avere un certo impatto sul comportamento donativo, sembrano non essere rilevanti nella scelta della tipologia di ente. Inoltre, non essendo stata trovata una forte preferenza per gli enti locali, ciò suggerisce che le persone scelgano di donare a enti nazionali perché vengono reputati più affidabili.

Brown, A. L., Meer, J., & Williams, J. F. (2016). Social distance and quality ratings in charity choice. Journal of Behavioral and Experimental Economics, 66, 9-15. 

 

Nuove frontiere per comprendere e promuovere l'espressione dell'identità di genere sul posto di lavoro

Quando i dipendenti possono esprimersi in modo autentico sul posto di lavoro, tendono ad essere più felici e sani. I responsabili delle Risorse Umane di oggi si trovano a dover affrontare sempre più numerose e complesse questioni riguardanti l'identità di genere e la sua espressione. Le questioni transgender sono diventate un punto focale della discussione a livello nazionale. Mentre le persone diventano più consapevoli e sensibili a molte lotte che gli individui transgender devono spesso affrontare nella società, i datori di lavoro devono adattarsi strategicamente a questa crescente tendenza concentrandosi sulla promozione della parità transgender a lavoro. Pertanto, le organizzazioni devono essere pronte a rispondere alle esigenze della loro forza-lavoro transgender diventando più istruite su questioni di espressione del genere sul posto di lavoro (ad esempio, transizioni di genere, utilizzo del bagno, corretto uso dei pronomi) e creare iniziative finalizzate alla promozione dell’inclusività e della consapevolezza transgender. Inoltre, poiché è stato ampiamente dimostrato che le esperienze di discriminazione sul luogo di lavoro diminuiscono in modo significativo la soddisfazione, l’impegno e la produttività dei dipendenti queste possono avere una ripercussione sull’intera organizzazione. Non solo, le spese legali associate a casi di discriminazione possono essere finanziariamente costose per le organizzazioni. Pertanto, il supporto ai dipendenti transgender non è solo un imperativo morale per le organizzazioni, ma può anche avere effetti economici positivi. In questo articolo, viene delineato tutto ciò che le organizzazioni hanno bisogno di sapere sull’inclusività transgender e viene discusso in che modo possono creare pratiche per promuovere l'uguaglianza sul posto di lavoro per i dipendenti transgender. Seguendo le indicazioni riportate nel presente articolo le organizzazioni saranno in grado di attrarre e trattenere i talenti, motivare tutti i dipendenti a fare del loro meglio, e, soprattutto, creare una vita migliore per coloro che esprimono il loro genere in modi che non sono convenzionali, ma veri per loro stessi.

Sawyer, K., & Thoroughgood, C. (2017). Gender non-conformity and the modern workplace: New frontiers in understanding and promoting gender identity expression at work. Organizational Dynamics, 46(1), 1-8. 

 

Il Cognitive Bias Modification of Interpretation (CBM-I) in bambini con disturbo d’ansia sociale

Il disturbo d'ansia sociale, comune nei bambini, provoca una notevole compromissione funzionale ed è stato associato con il rischio a lungo termine di ansia sociale negli adulti, nonché altri problemi di salute mentale. Le informazioni sociali, talvolta, sono ambigue, ma gli adulti senza disturbo d’ansia spesso tendono ad interpretarle in modo positivo. Questa “distorsione positiva” è carente negli adulti con disturbo d'ansia sociale e si ipotizza che la mancanza di un'interpretazione positiva possa svolgere un ruolo fondamentale nel mantenimento del disturbo d'ansia sociale. Il Cognitive Bias Modification of Interpretation (CBM-I) fornisce un mezzo per esplorare l’influenza causale degli errori di interpretazione sui disturbi d’ansia sociale, ed è stato associato ad una riduzione dei sintomi negli adulti. In questo studio sono stati indagati gli effetti del training CBM-I su un campione di bambini dai 7 ai 12 anni con una diagnosi di disturbo d’ansia sociale. In particolare, sono stati confrontati due gruppi, il primo, che aveva ricevuto una versione adattata del training e il secondo, di controllo, che invece non era stato sottoposto ad alcun intervento. Dai risultati dello studio emerge che il training con la versione adattata del CBM-I non è stato associato a nessun cambiamento significativo nell’interpretazione positiva o negativa di situazioni sociali ambigue, rispetto ai bambini che non avevano ricevuto alcuna formazione. Inoltre, non c’è stato un effetto particolarmente significativo del training sui sintomi di ansia sociale e sulle diagnosi, difatti, i bambini che avevano ricevuto la formazione non ottenevano punteggi di ansia significativamente più bassi nel post-formazione rispetto a chi non aveva ricevuto il training. Pertanto, questo studio non è in grado di fornire le prove relative all’influenza causale dell’interpretazione del contesto sull’ansia sociale nei bambini. Tuttavia, potrebbe essere necessaria una formazione CBM-I intensiva per testare pienamente questa ipotesi.

Orchard, F., Apetroaia, A., Clarke, K., & Creswell, C. (2017). Cognitive bias modification of interpretation in children with social anxiety disorder. Journal of Anxiety Disorders, 45, 1-8.