Rassegna stampa
Rassegna stampa #105
Rassegna stampa #105
Fare spesa online influenza lo spreco alimentare?
Nel mondo vengono sprecate ogni anno oltre 900 tonnellate di generi alimentari, causando immensi danni sociali, economici e ambientali. L’avvento della pandemia da COVID-19 ha profondamento modificato anche i comportamenti di acquisto dei generi alimentari: infatti, si è assistito ad una crescita esponenziale di acquisti online per quanto concerne i generi alimentari. La rapida crescita degli acquisti di generi alimentari online può avere implicazioni significative. Tuttavia, l'influenza del cambiamento delle pratiche di acquisto di cibo da parte dei consumatori sullo spreco alimentare ha ricevuto poca attenzione in letteratura. Per questo motivo, tre ricercatori australiani hanno condotto uno studio per indagare la presenza di un’associazione tra la modalità di acquisto del cibo e la quantità di spreco alimentare. I risultati indicano che esiste una forte relazione positiva e statisticamente significativa tra la spesa online e lo spreco alimentare domestico. In particolare, è emerso come fare spesa online determini anche una maggior frequenza di acquisto di generi alimentari, comportamento associato ad un maggiore spreco alimentare. Un’altra variabile associata con lo spreco alimentare è l’età della persona che acquista, mentre non sono state riscontrate differenze statisticamente significative per quanto riguarda il genere, lo stato civile e lo status socio-economico dell’acquirente. Allo stesso modo, la tipologia di supermercato nella quale viene effettuato l’acquisto non sembra incidere sulla quantità di spreco alimentare: non sono emerse differenze statisticamente significative tra supermercati e discount. Alla luce di ciò, quindi, appare evidente come, in maniera indiretta, la pandemia da COVID-19 abbia contribuito ad aumentare il già evidente problema dello spreco alimentare; gli autori concludono evidenziando come la formulazione di strategie per aiutare i consumatori a ridurre al minimo gli sprechi alimentari potrebbe fornire un vantaggio competitivo strategico per i rivenditori, oltre che ridurre l’impatto sociale, economico e ambientale di questo fenomeno in costante crescita.
Come valutare la qualità della vita in persone con disabilità intellettive profonde e multiple
La valutazione della qualità della vita delle persone con disabilità intellettive profonde e multiple è molto complicata dal momento che la loro comunicazione è prevalentemente presimbolica o protosimbolica e questa non è semplice da interpretare. Persone con disabilità intellettiva profonda e multipla mostrano un forte ritardo cognitivo, tanto che il QI è solitamente inferiore a 20, e si accompagna a disabilità fisiche; per questo motivo, sono completamente dipendenti da altri per tutte le attività quotidiane. Nonostante ciò, la valutazione della qualità della vita gioca un ruolo importante nei processi decisionali medici riguardanti le persone con disabilità intellettive profonde e multiple. Dal momento che le prospettive dei genitori di bambini con tali disabilità sulla valutazione della loro qualità della vita non sono state studiate, quattro ricercatori olandesi hanno condotto uno studio qualitativo, formando tre focus group con 22 genitori di bambini con disabilità intellettive profonde e multiple per esplorare le loro opinioni su ciò che è necessario alla valutazione della qualità della vita dei loro figli e, successivamente, chi è più adatto a valutarla. I risultati hanno evidenziato come la fiducia sia un aspetto cruciale per permettere la valutazione della qualità della vita: a tal proposito, i genitori richiedono che questa valutazione sia condotta da una persona che abbia una relazione a lungo termine con la famiglia; per questo motivo, considerano i membri della famiglia, preferibilmente sé stessi, come i migliori valutatori della qualità della vita dei propri figli, seguiti dai fratelli. Nonostante ciò, si ha un buon grado di accettazione verso i caregiver professionali come possibili valutatori della qualità della vita dei propri figli. A differenza di ciò, la maggior parte dei genitori pensava che i medici non conoscessero il bambino abbastanza bene per valutarne la qualità della vita. In conclusione, i genitori dei bambini con disabilità intellettive profonde e multiple attribuiscono grande importanza ad una corretta valutazione della qualità della vita dei loro figli e per fare ciò, occorre che gli stessi siano seguiti da personale esperto per lungo tempo in modo tale da poter incrementare la fiducia grazie ad una relazione a lungo termine, essenziale per una corretta valutazione della qualità della vita.
Come prevenire l’abbandono dello sport da parte degli adolescenti
L’attività sportiva è stata identificata come un possibile fattore benefico in grado di favorire lo sviluppo di ragazzi e adolescenti. Numerosi studi presenti in letteratura hanno ampiamente confermato come il fare attività sportiva sia positivamente associato con uno sviluppo positivo nei domini scolastici, comportamentali e psicologici. Nonostante ciò, negli ultimi anni si è assistito ad un declino nel numero di adolescenti che praticano attività sportiva con regolarità. Alcuni studi hanno identificato due tipi di cause dell’abbandono dell’attività sportiva: intrapersonali, come i valori sportivi, e interpersonali, come il coinvolgimento percepito dei genitori. Nonostante l’importanza di questo fenomeno, non ci sono ricerche che analizzino questi aspetti simultaneamente; per questo motivo, un team di ricercatori svedesi ha condotto uno studio su un totale di 420 adolescenti, utilizzando dati longitudinali a breve termine, per esaminare l'interazione tra i fattori intrapersonali legati allo sport degli adolescenti e interpersonali in relazione all'abbandono sportivo. I risultati hanno mostrato come sia le variabili intrapersonali che interpersonali erano in relazione con l’abbandono sportivo. Nonostante ciò, analisi di equazioni strutturali hanno permesso di identificare come il mancato coinvolgimento dei genitori nell’attività sportiva dei figli provocasse l’abbandono dello sport dopo circa un anno, e tale relazione era mediata dalla presenza delle variabili intrapersonali capaci di mitigarne, o amplificarne, l’effetto. Inoltre, i risultati hanno evidenziato come siano i genitori ad influenzare i figli circa l’attività sportiva, e non il contrario. Per concludere, i risultati di questo studio indicano che gli adolescenti i cui genitori assistono alle loro attività sportive percepiscono le stesse come divertenti, importanti e utili; di conseguenza, gli adolescenti hanno meno probabilità di abbandonare l’attività sportiva. Questo lavoro permette una migliore comprensione di come i comportamenti dei genitori possano influenzare l'abbandono sportivo da parte degli adolescenti, fornendo importanti spunti al fine di prevenire questo comportamento dannoso.
Associazione tra l’autismo e il disturbo borderline di personalità
L’autismo è concettualizzato come uno spettro caratterizzato da difficoltà nelle comunicazioni sociali, comportamenti ripetitivi e inusuali; viene maggiormente diagnosticato nei maschi rispetto alle femmine. Il disturbo borderline di personalità coinvolge la regolazione, il controllo degli impulsi, le relazioni interpersonali e l'immagine di sé; tale disturbo viene diagnosticato con più frequenza nelle femmine rispetto ai maschi. In letteratura è stata spesso segnalata la co-occorrenza di autismo e disturbo borderline di personalità, e alcuni studi hanno evidenziato come questo sia più frequente nelle donne rispetto agli uomini. Tuttavia, l'associazione tra queste condizioni rimane poco compresa, soprattutto in relazione alla presenza di differenze di genere. Per meglio comprendere questi aspetti, un gruppo di ricercatori del Regno Unito ha condotto una serie di studi nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Come previsto, i tratti autistici e il disturbo borderline di personalità erano correlati positivamente in entrambi i campioni. Tuttavia, non vi erano differenze significative tra i generi nella forza di correlazione. In particolare, nel campione del Regno Unito, l'associazione tra tratti autistici e disturbo borderline di personalità non era più significativa una volta controllati i sintomi di ansia e depressione. A differenza di ciò, tale associazione restava statisticamente significativa nel campione statunitense. Per quanto concerne la presenza di differenze di genere, i risultati di questi studi suggeriscono che una sovra rappresentazione di donne autistiche nelle popolazioni di pazienti con disturbo borderline di personalità potrebbe non essere spiegata dal fatto che queste condizioni si verificano in misura maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Per concludere, gli autori sottolineano come questi studi, sebbene entrambe le condizioni siano associate a livelli elevati di ansia e depressione, forniscono ulteriore evidenza circa l’associazione tra l’autismo e il disturbo borderline di personalità e che questi, pur essendo associati tra loro, rimangono indipendenti seppur si abbia una forte associazione con dei domini specifici dell’autismo. Per questo motivo, quindi, è bene indagare la presenza del disturbo borderline di personalità in persone autistiche, al fine di poter compiere interventi mirati anche in questo dominio.