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numero 101 - novembre 2022

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Rassegna stampa

Rassegna stampa #101

Rassegna stampa #101

Abilità motorie, percezione visiva e integrazione visivo-motoria in bambini e adolescenti con Disturbo dello Spettro Autistico

Il disturbo dello spettro autistico (ASD) è noto come disturbo pervasivo del neurosviluppo ed è caratterizzato da deficit persistenti nell’interazione sociale e da modalità di comportamento ripetitive e limitate. Anche se non inclusi tra i criteri diagnostici, si osservano frequentemente deficit motori, tra cui difficoltà nell’andatura, nel mantenimento dell’equilibrio e della postura, infine nella destrezza manuale. Questo studio ipotizza che la percezione visiva e l’integrazione visivo-motoria possano essere alla base di queste manifestazioni e indaga la loro associazione con le capacità motorie. L’obiettivo della ricerca è dunque quello di rilevare le capacità motorie, la percezione visiva e l’integrazione visuo-motoria in bambini e adolescenti con ASD (n=67) di età compresa tra i 9-15 anni, e di confrontarli con un campione di controllo di individui senza ASD (n=67), di pari età e genere. I campioni sono stati raccolti da scuole olandesi, primarie e secondarie, BES e casuali. Dalle analisi statistiche sono emerse deboli correlazioni tra i campioni con e senza ASD, nei test di integrazione visuo-motoria, rispetto alla componente di destrezza manuale, e per quanto riguarda la percezione visiva e le capacità motorie. Il campione ASD ha riportato punteggi bassi nell’area delle competenze motorie (tirare, prendere e equilibrio), e correlazioni basse tra i punteggi relativi all’integrazione visuo-motoria e la capacità motoria generale. Nel campione non ASD sono emerse correlazioni significative, ma deboli, tra abilità di integrazione visuo-motoria e abilità motoria, indicando che, tra questi soggetti, una migliore integrazione visivo-motoria è correlata a una migliore capacità motoria totale. I punteggi bassi ottenuti nel test di percezione visiva dal campione ASD potrebbero dipendere dalla natura del test e dalla applicazione su questa tipologia di popolazione. Ricerche future potrebbero indagare come diverse tipologie di misura nell’ambito della percezione visiva correlino con le capacità motorie di bambini e adolescenti con e senza ASD. Emerge senza dubbio l’importanza di una valutazione dettagliata delle competenze motorie dei soggetti con ADS per indagare l’impatto di queste sulla loro qualità di vita. 

Faber L., Van Den Bos N., Houwen S., Schoemaker M. M., Rosenblum S. (2022). Motor skills, visual perception, and visual – motor integration in children and youth with Autism Spectrum Disorder. Research in Autism Spectrum Disorders, 101998

 

L’associazione dinamica tra attività fisica e umore nella vita quotidiana di persone con ADHD

L’attività fisica può davvero influenzare gli stati emotivi? In che modo? Queste sono alcune delle domande di ricerche recenti, soprattutto rispetto all’ADHD, disturbo neuropsichiatrico presente nel 3-5% dei bambini in età scolastica, i cui sintomi principali sono disattenzione, iperattività e impulsività e possono essere associati a instabilità affettiva, disregolazione emotiva e depressione, peggiorando così l’esito del disturbo. Il presente studio vuole indagare l’associazione tra attività fisica e umore nella vita quotidiana, in soggetti ADHD. Sono stati considerati soggetti con ADHD (n= 183) e soggetti di controllo (n=53) di età compresa tra 14 e 45 anni, di quattro istituti clinici europei (Francoforte, Nijmegen, Londra e Barcellona). Successivamente, il campione è stato suddiviso secondo la classificazione dei sintomi predominanti del disturbo (disattenzione, iperattività, presenza combinata di entrambi i tratti), stabilita da interviste cliniche strutturate (K-SADS-PL per adolescenti; DIVA 2.0 per adulti). Sulla base delle manifestazioni maggiori, sono stati considerati due sotto-campioni: disattento e combinato. È stato ricavato un campione finale di 185 partecipanti (sottotipo disattento n= 48; sottotipo combinato n=95; controllo n= 42). Il metodo AA (Ambulatory Assessment) è stato utilizzato per la rilevazione della sintomatologia ADHD, in quanto coglie la dinamicità degli stati emotivi e delle manifestazioni comportamentali nella vita quotidiana. Per quattro giorni consecutivi è stata misurata l’attività fisica (h24), attraverso un sensore di accelerazione collocato sul polso non dominante (intensità del movimento di accelerazione minuto per minuto), e l’umore (segnato nel diario elettronico, su smartphone, per dodici volte al giorno). Attraverso analisi multilivello, sono stati stimati gli effetti dell’attività fisica sull’umore positivo e negativo. È risultata un’interazione significativa dell’attività fisica sull’umore, suggerendo un effetto differenziale di questa rispetto ai gruppi. Per quello che riguarda l’umore positivo, risulta un effetto elevato dell’attività fisica nel sottogruppo ADHD combinato; lo stesso è presente ma in misura meno importante nel sottogruppo ADHD disattento e nel gruppo di controllo, anche se tra i due non risulta una differenza significativa. Per quanto concerne l’umore negativo, si ha un effetto significativo dell’attività fisica in soggetti con ADHD combinato, mentre questo non è statisticamente significativo in soggetti con ADHD disattento e nel gruppo di controllo. Per il campione di controllo, i risultati rispettano la letteratura, infatti l’assenza di associazione tra attività fisica e umore negativo può essere dovuta a punteggi bassi nell’umore negativo, mentre è presente, anche se non significativa, tra attività fisica e umore positivo, rispettando studi precedenti. Si può concludere che l’attività fisica eserciti un effetto significativo sull’umore, positivo e negativo, sul gruppo con ADHD combinato (iperattivo e disattento), rispetto al gruppo ADHD disattento ed al gruppo di controllo, in cui è bassa (umore positivo) o assente (umore negativo). Poiché ci sono prove che il miglioramento dei sintomi concomitanti legati all’umore (disregolazione emotiva) ha un effetto positivo sull'esito dei sintomi dell'ADHD, studi futuri potrebbero indagare se questa associazione in individui più iperattivi (sottotipo combinato) possa essere un meccanismo di rinforzo dell'iperattività.

Koch E. D., Freitag C. M., Mayer J. S., Medda J., Reif A., Grimm O., Ramos – Quiroga J. A., Sanchez J. P., Asherson P., Kuntsi J., Pawley A. D., Buitelaar J. K., Bergsma D., Ortega F. B., Muntaner – Mas A., Reinhard I., Reichert M., Giurgiu M., Ebner – Priemer U. W. (2022). The dynamical association between physical activity and affect in the daily life of individuals with ADHD. European Neuropsychophamarcology, 57

 

La cultura organizzativa è importante nei gruppi di lavoro virtuali?

La pandemia ha esercitato un grosso impatto a livello globale, comportando cambiamenti strutturali su più fronti, tra cui quello delle organizzazioni. In questa cornice di instabilità e cambiamento, molte aziende hanno risposto in maniera adattiva, strutturando gruppi di lavoro virtuali (VTs), caratterizzati dalla presenza di lavoratori fisicamente distanti tra loro, ma orientati verso un unico obiettivo. Alcuni studi hanno dimostrato che, in questi casi, la leadership trasformativa può aiutare a mantenere l’integrità del team. Un leader di questo tipo è proattivo, guida il gruppo verso un obiettivo comune, modifica la cultura organizzativa, intesa come l’insieme di norme, valori e credenze comuni ai componenti del team, e valorizza i membri del gruppo. Lo studio ha voluto indagare il ruolo di mediazione della cultura organizzativa sulla relazione tra leadership trasformazionale e gestione del cambiamento, rivolgendosi in particolare ai dipendenti dei team virtuali nel settore IT indiano. È stato proposto un questionario self-report tramite Google Form, finalizzato ad indagare i costrutti di leadership trasformativa, cultura organizzativa e gestione del cambiamento, ad un campione di 118 lavoratori IT (raccolto da Top 10 IT company in India) tra i 25-30 anni; 35.6% tra i 35-30 anni, 13.6% di età superiore ai 35 anni, 55.1% maschi, 44.9% femmine. Lo studio si basa sull’ipotesi che un leader trasformativo possa incentivare il cambiamento organizzativo, incoraggiando i comportamenti dei dipendenti orientati al raggiungimento di un obiettivo comune, in linea con la teoria dell’apprendimento di Bandura, per cui l’osservazione di comportamenti specifici del leader porterebbe i dipendenti alla loro imitazione. Questo sarebbe possibile anche negli ambienti virtuali, in quanto l’apprendimento osservato e successivamente imitato è reso dalla presenza di simboli digitali. I risultati ottenuti mostrano una correlazione positiva significativa tra le variabili indagate. La presenza di una relazione positiva tra la leadership trasformativa e la cultura organizzativa è data dal fatto che il leader suscita fiducia ed alti livelli di influenza nei dipendenti, tali da promuovere i valori aziendali (questo nell’ambiente virtuale è dato dalla condivisione di contenuti). È presente, inoltre, una relazione positiva tra la cultura organizzativa e la gestione del cambiamento. Quindi è possibile affermare che dallo studio risulta una relazione positiva tra tipologia di leadership trasformativa e gestione del cambiamento, mediata dalla presenza di una cultura organizzativa. Questo studio si rivela un importante strumento di supporto, soprattutto in linea con l’avanzamento digitale che le organizzazioni oggi stanno vivendo, nonché le costanti richieste di cambiamento e adattamento, ma il cambiamento sembrerebbe possibile solo quando c'è un buon stile di leadership e cultura organizzativa in grado di colmare la “distanza” tecnologica. 

Bagga S. K., Gera S., Haque S. N. (2022). The mediating role of organizational culture: Transformational leadership and change management in virtual teams. Asia Pacific Management Review.

 

La qualità di vita in pazienti con endometriosi

L’endometriosi è una malattia ginecologica causata dalla presenza di una ghiandola endometriale o di uno stroma cresciuto all’esterno della cavità uterina, che colpisce circa il 10% delle donne in età fertile. Tra i sintomi principali emergono dispareunia, dismenorrea (maggiore manifestazione), forti dolori mestruali e infertilità, che compromettono il funzionamento psicologico e sociale delle donne; inoltre, in diversi casi insorgono disturbi d’ansia, paura e bassa autostima. Dunque, è necessario un intervento medico e psicologico nel trattamento della malattia. Lo studio si pone come obiettivo l’indagine della possibile correlazione tra la qualità di vita (QOL) e le emozioni negative nelle pazienti con endometriosi, nonché di rilevare i fattori rilevanti nel garantire e supportare un’assistenza clinica adeguata. È stato considerato un campione di 139 pazienti operate (84.9% con dismenorrea) del First Affiliated Hospital di Sun Yatsen University. In primo luogo, è stata misurata la qualità di vita attraverso un questionario strutturato su due indici principali: insieme delle componenti fisiche (PCS) e insieme delle componenti mentali (MCS). In secondo luogo, è stato rilevato lo stato emotivo con HAMA (Hamilton Anxiety Scale), composta da 14 item che misurano ansia, paura, tensione, sistema sensoriale e SDS (Self-Rating Depression Scale), composta da 20 item. Sono state condotte analisi univariate da cui risulta che PCS ed MCS influenzano il livello di ansia (maggiore sarà il punteggio ottenuto in MCS e minore sarà la percezione di ansia e depressione; quindi, una qualità di vita più alta determina livelli di depressione ed ansia minori). Dai risultati emerge inoltre che il 30.2% delle partecipanti dichiara l’assenza di ansia, contrariamente al 28% che ne soffre in maniera elevata; il 36.7% riporta sintomatologie depressive (il 15.1% in misura elevata). Dai risultati è emerso inoltre che la dismenorrea comporta danni corporei alle pazienti e paura costante in previsione del ciclo mestruale successivo (il 48.9% delle donne ricorre ad antidolorifici); ciò aumenta la probabilità di sviluppare disturbi d’ansia e depressivi. Pazienti con endometriosi erano affette anche da dispareunia e ciò può compromettere la relazione con il proprio partner, la stabilità familiare e la qualità di vita. La stabilità familiare è stata identificata come fattore rilevante di supporto nell’assistenza sanitaria. Nel presente studio, si ipotizza che la qualità del sostegno ricevuto potrebbe essere compromessa dall’incomprensione della malattia da parte dei familiari, i quali spesso pensano che la dismenorrea possa essere alleviata attraverso antidolorifici, senza considerare il periodo prolungato di diagnosi e trattamento e la sofferenza psicologica reale della persona. Ne consegue una percezione di solitudine ed impotenza della paziente. La dismenorrea è inoltre spesso associata all’infertilità (20-40%), dunque la persona affetta può soffrire di sensi di colpa nei confronti della famiglia e del partner, con il rischio di incorrere in un crollo psicologico. Per i motivi elencati, è importante che in fase di terapia medico-psicologica, venga preso in considerazione anche il supporto sociale e familiare della persona, coinvolgendo i familiari nella gestione della cura post-operatoria, nella prevenzione della recidiva ecc.

He G., Chen J., Peng Z., Feng K., Luo C., Zeng X. (2022). A Study on the Correlation Between Quality of Life and Unhealthy Emotion Among Patients With Endometriosis. Front Psychol.