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numero 7 - aprile 2013

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The Psychology of Talent: Exploring and Exploding the Myths

The Psychology of Talent: Exploring and Exploding the Myths

Coperta piccola.jpg Robert Edenborough, Marion Edenborough (Editors)
The Psychology of Talent: Exploring and Exploding the Myths.
Hogrefe Publishing, 2012. Pp. VIII + 152
€ 24.95 (rilegato)

Questo libro è il riflesso di oltre 30 anni di esperienza nell’ambito della selezione del personale per conto delle organizzazioni pubbliche e private più note a livello internazionale, nonché della criticità storico-economica che stiamo attraversando. Si tratta di una guida eccellente per figure professionali diverse coinvolte nella valorizzazione e nell’ottimizzazione delle risorse umane nella sfera lavorativa.

Il futuro della psicologia dei talenti poggia su due filoni analitici strettamente interconnessi: comprensione del talento e utilizzazione dello stesso. Al primo contribuisce la psicologia positiva, al secondo il talent management. La maggior parte del volume è focalizzata sul talento espresso dall’individuo, ma esamina anche idee di talento applicate al team: “Per giocare bene ci vuole talento, ma per vincere la partita occorre il gioco di squadra”.

L’esperienza e le osservazioni degli autori dimostrano che è molto più motivante e vantaggioso, in termini di tempo e di costi, lasciar “fluire” il talento naturale delle persone anziché addestrarle ad essere “il meglio possibile”. Tuttavia, ciò non vuol dire che alcuni interventi e rimedi mirati non contribuiscano al miglioramento della prestazione. In genere, metodi di valutazione soggettivi vengono anteposti a quelli oggettivi, e le interviste non strutturate predominano su quelle strutturate, ma tale approccio deve considerarsi più come un tentativo di giudicare l’accettabilità sociale di un candidato da parte di chi si occupa di reclutamento/valutazione, che come metodologia adatta a misurare il talento. I valutatori sono spesso indotti in errore nell’assessment dei talenti, attribuendo peso eccessivo ad alcuni elementi negativi irrilevanti, nonché facendosi condizionare nel giudizio da aspetti superficiali. Per esempio, è convinzione diffusa, ma del tutto fantasiosa che un manager sia talentuoso in tutte le aree quanto i suoi dipendenti. Di notevole rilevanza, e degno di approfondimento, è il paragrafo relativo all’Effetto Salieri, che indica la tendenza dei selezionatori a scartare chi ha più talento di loro.

Le varie metodologie per valutare e catturare il talento trovano particolare spazio, dato che il concetto di talento è tutt’altro che facile da cogliere. Lo stress, e la paura della prestazione, possono interferire con la realizzazione del talento, ma possono portare anche alla sua ottimizzazione, soprattutto quando è presente una forte motivazione. Le barriere frapposte alla sua comprensione includono: l’elusione dei processi di valutazione soprattutto da parte dei senior (con la presunzione di non avere la necessità di sottoporsi alla valutazione) e la resistenza di chi ha scarsa o nulla conoscenza degli strumenti psicologici e dei metodi più innovativi come per esempio l’individuazione della gerarchia dei talenti mediante l’analisi delle logiche d’azione.

Si sottolinea, peraltro, come sia auspicabile una maggiore precisione nella valutazione delle persone di talento elevato. Questi individui si comportano spesso in modo non convenzionale e spregiudicato, presentando anticonformismo che li porta talvolta a perdere il lavoro o ad essere penalizzati. Una varietà di abilità speciali distingue le persone di talento elevato in numerose aree (non soltanto nell’ambito dello sport e della musica): memoria, pensiero strategico, energia estrema, capacità di lavorare velocemente, abilità di operare in condizioni e in ambienti estremi ecc. Purtroppo, quanti fanno talent scouting, agiscono spesso secondo unfocus relativamente ristretto rispetto allo spettro di abilità e ai campi d’azione in cui il talento si può manifestare.

Un’importanza notevole nella liberazione del talento è giocata dalla psicologia positiva, che è vista virtualmente identica allo strengths movement che si occupa dell’individuazione e utilizzazione dei punti di forzanelle persone mediante strumenti mirati. Si tenga però, presente che l’uso di un singolo strumento, non rivela tutti i punti di forza che una persona può avere, pertanto l’abbinamento con un altro filone di applicazione della psicologia positiva, quello del career counseling, è ideale.

La psicologia positiva evidenzia l’importanza dell’ottimismo e dell’utilizzo dei punti di forza per gestire i punti di debolezza. Alcuni studi dimostrano come la probabilità di raggiungere i propri obbiettivi e di avere livelli più elevati di autostima sia più alta nelle persone che usano maggiormente i loro punti di forza. Il possesso di un punto di forza “relativamente alto”, può conferire dei vantaggi anche quando questo non è riconosciuto come tale all’esterno – “Nel paese dei ciechi, l’orbo è re”.

Importanza rilevante è data nel volume alla valutazione del potenziale equivalente al talento disponibile per il futuro. Nel caso del reclutamento per un certo ruolo, la selezione dei candidati è relativamente semplice, ma quando dobbiamo valutare il potenziale per il passaggio da un livello ad altri superiori, allora le sfide sono maggiori. In questo caso dobbiamo identificare caratteristiche senza le quali, gli altri aspetti del talento sarebbero superflui: adattabilità, curiosità, apprendimento e ambizione.

Nel libro viene evidenziato, inoltre, un aspetto centrale: il compenso personale deve essere tanto più elevato quanto più la persona è talentuosa e quanto più la prestazione lavorativa è funzionale al perseguimento dell’interesse comune. Di qui l’assoluta importanza della valutazione e gestione e della performance individuale. Occorre, tuttavia, tenere presente che il denaro non è un motivante sufficiente, benché molte organizzazioni abbiano continuato a focalizzarsi su di esso, ignorando spesso lo sviluppo di carriera.

Gli autori sottolineano che l’economia comportamentale, disciplina di recente fondazione favorirà senz’altro un maggiore apprezzamento dei potenziali contributi della psicologia aziendale. Per quanto riguarda la psicologia dei talenti, la continua raffinatezza dei test psicologici e degli strumenti associati giocherà un ruolo importante. Centrale risulterà lo strengths movement – movimento dei punti di forza, con la sua enfasi di aiutare gli individui e i datori di lavoro a capire, sviluppare, gestire e usare il talento. Si prevede, infatti, che questo movimento – maggiormente supportato dal coaching, costituirà un fattore capace di influenzare maggiormente la liberazione del talento. Un ridimensionamento degli approcci cosiddetti correttivi, consentirà agli individui di perfezionarsi in ciò che sono naturalmente portati ad essere.

È indubbio che il talento fa la differenza. Il suo ruolo sarà ancora più significativo quando verrà compreso e misurato meglio, nonché gestito, usato e intelligentemente sviluppato.