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numero 51 - ottobre 2017

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Psychiatric Interviewing

Psychiatric Interviewing

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Shawn Christopher Shea
Psychiatric Interviewing. The Art of Understanding
Elsevier, 2017, Pp. XXVIII+848, € 68,99

Le circa 900 pagine di questo testo, che reca come sottotitolo The Art of Understanding, costituiscono un importante avvenimento editoriale e, insieme, rappresentano un significativo avanzamento scientifico-professionale nelle tecniche di colloquio psichiatrico e psicologico-clinico.

Il libro si rivolge ad un’ampia platea di persone composta non solo dal mondo clinico Psy ma anche dai social workers, dai professionisti della salute mentale e dai counselors impegnati nelle aree della clinica e del recupero di soggetti problematici.

Questa terza edizione compare a valle della pubblicazione del DSM-5 e rappresenta davvero a practical guide per il professionista, come si legge nella presentazione di un testo che si presenta in una forma estetica bella e curata: con copertina rigida, rilegato, di ampie dimensioni (circa 20 centimetri per 28) e stampato con caratteri sufficientemente grandi in modo di facilitare la lettura (soprattutto agli anziani). 

Le edizioni precedenti di un libro che è ampiamente diffuso ed utilizzato nei paesi di lingua inglese risalgono al 1988 e al 1998. Vi era pertanto l’impellente necessità di rivedere l’intero impianto dell’opera e aggiornarlo massicciamente, mantenendo però lo spirito iniziale di un lavoro che si presenta con un’impostazione equilibrata tra i due estremi che spesso si possono notare nei libri che trattano i colloqui e le interviste nei diversi campi della psicologia: il tecnicismo, tipico di quegli scritti che presentano il colloquio psichiatrico come “una procedura” fissa e meccanicisticamente applicabile, e la fantasiosa liberalità di chi vede nel “colloquio” un anarchico incontro di due soggetti emozionati e emozionanti.

La struttura di questo imponente testo è molto ben articolata e aperta dalla prefazione di Jan Fawcett, professore di psichiatria presso la University of New Mexico di Albuquerque, il quale ha dedicato una gran parte della sua attività alla terapia della depressione ed alla prevenzione dei rischi di suicidio in pazienti gravemente melanconici.

La prima parte, che richiama i principi metodologici che stanno “dietro l’arte” del colloquio, si apre con il capitolo intitolato La delicata danza: ingaggio ed empatia e prosegue indagando tutto ciò che è presente nella dinamica della relazione intervistatore-intervistato, andando alla ricerca della unicità del paziente, al di là della diagnosi e prima di giungere all’impostazione del trattamento terapeutico. Sono qui richiamate diverse situazioni che possono indurre il clinico al “non vedere” elementi di rilievo o a procedere in modo poco accurato, velocizzando l’iter in vista della prescrizione terapeutica. Richiamando spesso l’“arte” del colloquio e l’importanza dell’alleanza terapeutica anche in fase diagnostica, nei capitoli 9-15 (che costituiscono la seconda sezione del libro) l’autore passa in rassegna le principali dimensioni della psicopatologia discutendo, ad esempio, le tecniche di colloquio con i soggetti psicotici e le modalità per giungere a una diagnosi differenziale nella vasta area dei disturbi di personalità.

Tra i capitoli di maggiore interesse si segnalano i due seguenti nel contesto delle aree del volume dedicate agli aspetti più pratici della clinica psichiatrica (terza parte). Il capitolo 16 rappresenta un ottimo compendio circa l’“esame dello stato mentale” del paziente, una procedura apparentemente semplice perché in genere descritta come fortemente standardizzata ma che, forse proprio per questo, rischia di non produrre risultati affidabili e utili rispetto all’impostazione della terapia. Il capitolo 17 è dedicato ad uno degli aspetti più delicati che il clinico deve affrontare e cioè la valutazione del rischio suicidario. Anche in questo caso l’autore dà prova di un elevato grado di sensibilità umana prima ancora che di un’accurata e partecipata impostazione clinica nella gestione della relazione interpersonale con il soggetto.

Il testo è completato da un indice analitico di oltre 50 pagine, un supporto che aiuta notevolmente il lettore che desidera consultare specifici argomenti.

In conclusione, credo doveroso dedicare alcune parole alla biografia dell’autore, direttore del TISA - Training Institute for Suicide Assessment and Clinical Interviewing, a Newbury (New Hampshire), una delle massime autorità nel campo degli studi sulla prevenzione del suicidio, della costruzione della resilienza e, naturalmente, dell’intervista clinica. Molti suoi libri sono stati tradotti in diverse lingue e la sua consulenza è stata in particolare apprezzata nel campo militare nell’ottica della prevenzione del suicidio dei soldati di ritorno dalle campagne in Iraq e in Afghanistan.

Sarebbe davvero auspicabile tradurre questo manuale a beneficio di tutti coloro che sono impegnati nei colloqui diagnostici, sia nel settore pubblico sia nella pratica professionale privata.

Acquistabile sul sito Elsevier