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numero 81 - ottobre 2020

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The Oxford handbook of skills and training

The Oxford handbook of skills and training

Recensione.jpg Chris Warhurst, Ken Mayhew, David Finegold, John Buchanan (Edited by)
The Oxford handbook of skills and training
Oxford University Press, 2018. Pp. XVIII+737
£ 35.00 (Paperback)

Il primo aspetto che salta agli occhi consultando questo ampio manuale è l’orientamento verso il futuro; al di là di iniziali riferimenti alla storia e all’evoluzione del concetto di skill, i quarantanove autori (compresi i quattro curatori) si indirizzano decisamente verso ciò che richiede il domani alle persone e ai sistemi sociali e produttivi. Il tema dell’analisi e dello sviluppo delle tante e diverse skill che possono caratterizzare una persona è trattato in ottica fortemente interdisciplinare ed è orientato non soltanto al singolo soggetto, né solo ai team, ma tende ad espandersi costantemente riconoscendo il valore dello sviluppo degli skill per la società intera. Da questo punto di vista il manuale presenta anche uno spessore culturale e valoriale, e stante l’accelerazione che il mondo sta vivendo (almeno in alcune delle sue aree) il supporto che la gestione-sviluppo degli skill può offrire alle comunità appare lampante. Volendo collegare il messaggio che emerge da queste pagine con la nostra (italiana) situazione attuale non si può fare a meno di ricordare gli appelli lanciati periodicamente dal Capo dello Stato Sergio Mattarella affinché si lavori sulla formazione, sul capitale umano, sulla sinergia di sistemi e processi. Considerando la quantità di soggetti NEET - Not in Education, Employment or Training che contraddistingue il nostro contesto, la dispersione, la inutilizzazione e il pessimo impiego dei fondi destinati alla formazione e all’addestramento – oltre  alla diffusa noncuranza con cui le persone troppo spesso guardano al proprio aggiornamento professionale – ci si dovrebbe preoccupare pensando all’Italia dei prossimi decenni. E non a caso nel quadro delle ottiche che caratterizzano questo Handbook emerge la costante pre-occupazione nel sottolineare – e nel mostrare operativamente – l’importanza della “manutenzione” e dello sviluppo delle abilità collegate agli economics, cioè all’andamento complessivo degli sviluppi socio-economici all’interno dei territori e delle comunità.
Il testo è suddiviso in sette sezioni e trentadue capitoli, con l’aggiunta degli indici e di un saggio introduttivo di apertura e visione complessiva del lavoro a firma dei quattro curatori. Nella prima sezione sono definiti i concetti di base ed è affrontata la questione (sempre attuale) della valutazione, o misura, degli skill, un tema che si collega bene alla sezione successiva dedicata allo sviluppo degli skill in ogni area della workforce. I primi tredici capitoli raccolti nelle prime due sezioni costituiscono già un testo importante e, volendo, a sé stante, ma molti dei concetti esposti inizialmente sono poi ripresi da diverse angolazioni e riproposti sotto una luce nuova. Così la valutazione – ma anche la sotto-utilizzazione delle abilità – emerge nella terza sezione, mentre la quarta punta l’attenzione sui benefici che l’individuo e la società possono trarre dall’analisi degli skill, con un occhio ai benefici economici che ciò comporta.
Il tema-problema dei numerosi sistemi diversi oggi in essere nel mondo del lavoro (ma anche dell’education) nel determinare e nello sviluppare gli skill costituisce l’oggetto della quinta e della sesta sezione. L’ultima parte del testo, con i suoi sette capitoli, prende in esame le sfide che al momento attuale sono poste a chiunque si occupi di abilità, capacità, competenze ed expertise nel contesto di una società sempre più tecnologica ma anche (in molte nazioni) sempre meno anagraficamente giovane. E tra le tante questioni che sono poste non poteva di certo mancare il tentativo di dare una risposta alla domanda sul pay for skill, sia in termini di chi offre le risorse economiche per la formazione e l’addestramento, sia di come retribuire il possesso di specifiche skill nel mondo del lavoro.
Tutti gli autori, compresi i curatori, hanno alle spalle un solido background accademico. In particolare, puntando l’attenzione sui quattro curatori, Chris Warhurst ha diversi incarichi in istituzioni tra Oxford, Londra e Warwick; Ken Mayhew è professore emerito di Education and Economic Performance alla Oxford University; David Finegold proviene dagli USA ove presiede la Chatman University di Pittsburgh; John Buchanan insegna Working Life in Australia, all’università di Sidney. È (purtroppo) da notare che nessun italiano compare tra gli autori i quali, pure, provengono da diverse parti del mondo, ben oltre i confini europei, dal Canada alla Nuova Zelanda.
In ultimo, segnalo l’opportunità di consultare questo bel testo in parallelo con un altro manuale di grande interesse che è The Handbook of Strategic 360 Feedback, a cura di Allan H. Church, David W. Bracken, John W. Fleenor e Dale S. Rose (Oxford University Press, 2019): il potere generativo del feedback nel mondo delle organizzazioni si applica molto bene allo sviluppo delle capacità e delle abilità delle persone che vi lavorano.