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numero 101 - novembre 2022

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Neuroticism / Assessing CEOs and senior leaders

Neuroticism / Assessing CEOs and senior leaders

9781462547180-2.jpg Shannon Sauer-Zavala, David H. Barlow
Neuroticism. A new framework for emotional disorders and their treatment
New York: Guilford Press, 2021, pp. XVII+270
$ 38.00 (hardcover)

In questo libro si affronta in modo diretto e molto chiaro uno dei malesseri più diffusi della nostra civiltà, quel nevroticismo, per così dire, utilizzando un termine poco noto e forse desueto, che rende la persona impaurita e intimorita rispetto al mondo e soprattutto ai cambiamenti che avvengono e che si pongono al di là delle proprie possibilità di gestione e di controllo. Insieme a questo stato, l’umore negativo risulta spesso associato alle classiche manifestazioni di sofferenza mentale note come ansia e depressione, in tutte le loro sfumature e secondo le loro diverse scale di gravità.
La persona che vive la vita in questo modo ha, naturalmente, la sua specifica storia che deve essere accuratamente ricostruita, soprattutto andando a verificare i momenti di stress vissuti e le modalità di reazione agli stessi lungo l’arco della vita. È dunque necessario rispondere a domande sull’origine e sullo sviluppo dello stato nevrotico – altri, come David Shapiro, hanno parlato acutamente di stili nevrotici, o di personalità nevrotica, altri ancora dello stato denominato demoralizzazione – considerando pure l’aspetto cognitivo del problema e cioè cosa il soggetto pensa circa la propria incapacità di far fronte agli eventi della vita, puntando l’attenzione sulle strategie di coping e il loro uso. Non casualmente nel testo è sempre data una certa rilevanza alle risorse della persona, un orientamento tutto sommato recente se si considerano le impostazioni tradizionali. 
Ciò che fanno gli autori è tracciare inizialmente un quadro delle tipologie temperamentali, che sono biologicamente basate, e poi delle teorie della personalità, per concludere con l’invito ad una visione unitaria, collegata sia ai tratti di base, sia alle forme psicopatologiche. Precisando sempre meglio l’etiologia del nevroticismo – un obiettivo che sarà perseguito da David H. Barlow insieme ad altri colleghi anche nei tempi post-pubblicazione di questo lavoro – è esposta la teoria della triplice vulnerabilità al nevroticismo “originariamente proposta per descrivere l’emergere dell’angoscia e dei disturbi depressivi” (p. 29). Fattori genetici, temperamentali, ambientali, oltre all’esposizione a traumi e stress, soprattutto se verificatesi nei primi anni di vita e/o nel contesto di cure parentali inadeguate, costituiscono il substrato dell’orientamento nevrotico della persona che può essere visto esitare in una sindrome nevrotica generale che, a sua volta, dà conto di molteplici e specifiche condizioni di sofferenza mentale.
Si va così verso la proposta di ridurre la tendenza a ricercare interventi specifici per ogni disturbo psicologico, anche sulla base delle terapie basate sulle evidenze indirizzate in modo diretto a trattare il neuroticismo. Con un occhio attento alle conseguenze negative sulla salute fisica degli stati di umore disfunzionali, gli autori descrivono accuratamente le dinamiche con le quali alti livelli di nevroticismo si manifestano sotto forma delle condizioni di disagio esistenziale più comuni, andando alla ricerca del fattore ampio del nevroticismo all’interno dei diversi sistemi di classificazione delle malattie mentali.
Dunque, la spinta ad integrare le visioni differenti sulle disfunzioni psicologiche emerge costantemente nel testo insieme allo sforzo di evidenziare i collegamenti tra i tratti della personalità e i maggiori disturbi mentali. Facendo costante riferimento alle ricerche più recenti è sottolineato che i deficit nelle funzioni mentali di base sono collegati non solo a sindromi specifiche ma anche, appunto, a un fattore generale e omnicomprensivo: da qui le proposte terapeutiche, compreso l’Unified Protocol for transdiagnostic treatment, sulla base della considerazione che, a differenza di ciò che si pensava tempo addietro, il binomio temperamento e personalità appare strettamente collegato e collegabile alle forme di psicopatologia inerenti i disordini emotivi.
Un ulteriore punto di interesse nella trattazione di Shannon Sauer-Zavala e David Barlow sta nella critica agli approcci categoriali – compresa la scomparsa della categoria nevrosi a partire dal DSM-III – e nella necessità di muoversi verso approcci dimensionali, non trascurando la questione dell’assessment, e cioè di come valutare le dimensioni mentali del soggetto in esame. L’orientamento è tipicamente integrativo e trans-diagnostico, puntando sull’evidenziazione delle vulnerabilità soggettive che sono alla base dei diversi disordini mentali. 
Si tratta, dunque, di un testo che può suscitare l’interesse non solo dei clinici, psicologi e psichiatri, ma anche dei ricercatori e degli accademici per l’ampia letteratura di riferimento a cui gli autori si riferiscono con regolarità, insieme all’illustrazione di casi clinici o di vignette cliniche sintetiche come le quattro presentate nelle pagine iniziali della Prefazione e che si riferiscono a quattro situazioni problematiche: la preoccupazione, il panico, l’isolamento sociale e l’impulsività.
Circa gli autori, Shannon Sauer-Zavala è Assistant Professor presso il dipartimento di psicologia della University of Kentucky e direttrice dei Clinical Services alla University’s Clinic for Emotional Health. Oltre all’attività clinica e di ricerca ella è coautrice di tre volumi e di oltre 75 articoli scientifici. David H. Barlow e professore emerito di psicologia e psichiatria, fondatore e direttore emerito del Center for Anxiety and Related Disorders presso la Boston University. Impressionante la sua produzione scientifica che consta di oltre 650 articoli e capitoli, e oltre 90 libri e manuali clinici (di cui è autore, co-autore o curatore), molti dei quali sono stati tradotti in numerose lingue.
Di Barlow ricordiamo due importanti lavori recenti da lui curati, entrambi pubblicati da Guilford Press rispettivamente nel 2021 e nel 2020: il Clinical Handbook of Psychological Disorders: Sixth Edition: A Step-by-Step Treatment Manual e l’Handbook of Assessment and Treatment Planning for Psychological Disorders: Third Edition, con Martin M. Antony.

 

4317578-475-2.gif J. Ross-Blankenship
Assessing CEOs and senior leaders
American Psychological Association, 2022, Pp. X+235
$ 39.99 (Paperback)

La pubblicazione di questo testo appare quanto mai opportuna e tempestiva.
In molte parti del mondo, almeno in quelle aree del mondo che si suole definire “libero”, cioè retto da sistemi di governo democratici, ci si interroga sul pericolo di vedere collocati in ruoli di leadership soggetti quantomeno di dubbio equilibrio mentale e di limitatissime qualità etiche e sociali. Ciò è vero e drammaticamente riscontrabile nelle società, nelle istituzioni, negli stati e nella politica in generale, ma da tempo sappiamo che le organizzazioni di lavoro, pubbliche e private, non sono (mai) state esenti da questo genere di virus. Ecco, dunque, la necessità di utilizzare dei sistemi efficaci di valutazione nel momento in cui si devono selezionare i famosi C Level (i livelli alti delle piramidi organizzative come, ad esempio, il Chief Information Officer, il Chief Financial Officer) e, per estensione, il management di alto e medio-alto livello, gli executive che sono al top delle divisioni e delle direzioni aziendali, compreso naturalmente il più alto di tutti, il CEO - Chief Executive Officer, cioè l’Amministratore Delegato.
Il testo si articola in sei capitoli che sono preceduti dalla presentazione di Rodney Lowman in qualità di direttore della collana e da una breve Introduzione in cui sono poste alcune basi del ragionamento che segue, compresa la risposta (sintetica) alla domanda centrale, qui presentata con il classico pragmatismo nordamericano: per quale motivo le organizzazioni dovrebbero pagare per effettuare l’assessment dei manager e dei leader? Una domanda semplice a cui seguono necessariamente risposte differenziate e assai elaborate, così come io stesso ho proposto nei miei due libri sul tema: “Il capitale umano nelle organizzazioni. Metodologie di valutazione e sviluppo della prestazione e del potenziale” (Hogrefe, Firenze, 2020) e “L’assessment delle qualità manageriali e della leadership. La valutazione psicologica delle competenze nei ruoli di responsabilità organizzativa” (Franco Angeli, Milano, 2013).
La parte centrale del testo a firma di J. Ross-Blankenship inizia con il definire la procedura di valutazione dedicata ai top manager – definita Executive Assessment – e il contesto socio-organizzativo nel quale avviene l’intervento. Con il terzo capitolo si passa a considerare l’aspetto etico-legale dell’assessment per poi centrare l’attenzione sul come fare: in questo capitolo importante di circa cinquanta pagine sono dunque racchiuse le indicazioni tecniche che offre l’autore. Segue il quinto capitolo sugli sviluppi della tecnologia informatica applicata alle procedure di valutazione per concludere con una vista sugli sviluppi futuri dell’Executive Assessment.
Alla fine di ciascun capitolo sono poste alcune note sintetiche sotto il titolo Key Takeways, mentre un utile Glossario è collocato alla fine del testo, insieme alla Bibliografia e all’Indice analitico.
E’ importante notare che in questo volume si riflette soprattutto sulle metodologie di assessment individuali, quindi sono prese marginalmente in esame le metodologie di gruppo da poter applicare a questa specifica popolazione: una scelta del tutto comprensibile, stante appunto la tipologia di candidati di cui tratta il libro. Ma cosa distingue l’assessment per i C-Level dalle altre forme di valutazione del potenziale? Un breve excursus storico, con il classico richiamo al lavoro dell’Office of  Strategic Services, è proposto a corollario delle indicazioni sulla validità e replicabilità dei risultati e sull’impiego di test e questionari, dal MBTI ai Big Five, dal questionario di Holland ai test cognitivi e di intelligenza emotiva, con un cenno ai Situational Judgment Tests e agli Assessment Centers
Le differenti collocazioni della procedura di assessment sono ben specificate – valutazione per il rimpiazzo, per la promozione, e così via – mentre sono specificate le sei principali fonti da cui raccogliere informazioni atte ad una valutazione completa del soggetto (tra cui la raccolta dei dati biografici, l’analisi dei valori e degli interessi e, ove possibile, l’elaborazione delle informazioni che provengono da precedenti valutazioni, comprese le valutazioni a 360 gradi).  “Considerato lo stato dello sviluppo tecnologico e il ritmo a cui lavora la maggior parte degli executives, l’assessment da remoto è frequentemente l’opzione preferita” (p. 123): ecco, dunque, la considerazione sugli approcci in presenza e online che apre l’analisi molto accurata circa la reportistica, la stesura del profilo del candidato, le fasi del feedback al candidato stesso (discutendone vantaggi ed opportunità) e al committente.
Nell’ultimo capitolo l’autore racconta come si è avvicinato all’assessment manageriale e propone una riflessione importante sulle qualità che dovrebbe possedere colui che svolge attività di valutazione per i manager e i leader, facendo anche riferimento alle Guidelines internazionali. Credo che sia in specie apprezzabile il paragrafo dal titolo The art and science of executive assessment in cui l’autore riflette sulle modalità cliniche ed attuariali di elaborazione delle informazioni: “la pratica dell’executive assessment va oltre la raccolta e la combinazione di dati e richiede la contestualizzazione e la traduzione dei dati in realizzabili intuizioni e raccomandazioni. In tal modo gli assessor necessariamente giocano un ruolo rilevante nel fare in modo che le informazioni raccolte siano utili ai decisori organizzativi” (p. 184).
Il libro scritto da J. Ross-Blankenship esce nelle Fundamentals of Consulting Psychology Book Series, una collana che ha già al suo attivo diversi titoli di grande interesse come The Ethical Practice of Consulting Psychology (autori: Rodney L. Lowman e Stewart E. Cooper) e Using Feedback in Organizational Consulting, a firma di Jane Brodie Gregory e Paul E. Levy, pubblicati rispettivamente nel 2018 e nel 2015.