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numero 110 - maggio 2024

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L'International Classification of Functioning (ICF) nel contesto lavorativo: un nuovo paradigma per l'inclusione e l'integrazione

L'International Classification of Functioning (ICF) nel contesto lavorativo: un nuovo paradigma per l'inclusione e l'integrazione

Nel maggio 2001 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha adottato l’International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF) ovvero la nuova “Classificazione internazionale del funzionamento, della salute e della disabilità”, tuttora in vigore in 191 Paesi in tutto il mondo. L’ICF si delinea come un sistema di classificazione che descrive lo stato di salute delle persone in relazione ai loro ambiti esistenziali (sociale, familiare, lavorativo) al fine di cogliere le difficoltà che possono causare disabilità nel contesto socio-culturale di riferimento. I principi cardine dell’ICF prevedono la promozione, il sostegno e la coordinazione di inziative finalizzate all’inclusione delle persone con disabilità, riconoscendo a tutti pari dignità e opportunità; la garanzia della piena attuazione delle normative in materia di disabilità; la cooperazione con tutte le organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità e le associazioni di volontariato per realizzare interventi mirati; la partecipazione alle attività promosse dell’Unione Europea, dal Consiglio d’Europa, dalle Nazioni Unite e da altri organismi internazionali.

La definizione di disabilità sulla base dell’ICF

L’ICF rappresenta una rivoluzione rispetto ai sistemi di classificazione: per la prima volta, infatti, si fa riferimento ad un approccio integrato che mira a descrivere le situazioni di vita quotidiana in relazione al contesto e l’individuo nella sua unicità e globalità. Si arriva così  a una nuova definizione di disabilità come condizione di salute in un ambiente sfavorevole. La persona con disabilità non è più colei che ha una limitazione fisica, ma chi, in seguito ad una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale-culturale-fisico (che si traduce in una minore autonomia nello svolgere le attività quotidiane) o che si trova in una condizione di svantaggio nella partecipazione alla vita sociale.
Il linguaggio utilizzato è standard ed unificato, con lo scopo di evitare fraintendimenti e di facilitare la comunicazione tra chi ne fa uso in tutto il mondo. Tra le innovazioni della classificazione ICF vi è anche lo spostamento dell’attenzione della valutazione dal disturbo alla persona, dando particolare rilievo alle sue risorse e punti di forza. L’ICF restituisce quindi un quadro di tipo olistico, non ristretto al solo ambito clinico. Inoltre, attraverso l’autovalutazione, il beneficiario diviene parte attiva del processo di valutazione.
La disabilità non è più limitata un singolo gruppo all’interno della comunità, ma è una condizione che, nel corso della vita, chiunque può sperimentare. In base al proprio stato di salute, ogni individuo può ritrovarsi in ambienti che presentano caratteristiche in grado di limitare o compromettere le proprie capacità funzionali e di partecipazione sociale. In quest’ottica, l’ICF prende in considerazione gli aspetti sociali della disabilità: ad esempio, se una persona ha difficoltà in ambito lavorativo, non è rilevante conoscere la causa del suo disagio, se di natura fisica, psichica o sensoriale. Ciò che è prioritario per ridurre la disabilità è intervenire sull’ambiente fisico e sociale, sui prodotti, sulle tecnologie affinché questi vengano modificati in modo da facilitare la partecipazione piena e inclusiva, anziché creare ostacoli. Nell’ambiente di lavoro questo si traduce nella messa a punto di azioni finalizzate a pro­gettare e realizzare spazi e interfacce uo­mo-macchina che sappiano rispondere ai bisogni del lavoratore, sia esso normodotato, disabile o anziano. Il lavoratore deve poter trovare un contesto accessibile, sicuro, inclusivo, adatto a ridimensionare la sua disabilità e che gli permetta di lavorare in sicurezza.

ICF e mondo del lavoro

In Italia sono stati realizzati diversi progetti mirati all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Un esempio è la collaborazione tra il centro collaboratore italiano dell'OMS per la famiglia delle classificazioni internazionali e Italia Lavoro, che ha permesso lo sviluppo strumenti di valutazione costruiti sul modello bio-psico-sociale ICF, favorendone l’implementazione nell'inserimento lavorativo,  promuovendo il collocamento mirato a livello regionale e incentivando l’attivazione anche dei privati.
Sempre rimanendo nell’ambito dell’inserimento lavorativo, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, supportato dalle regioni, dalle province e dalle associazioni di persone con disabilità, ha avviato nel 2003 una serie di progetti, tra cui il “Progetto ICF in Italia: progetto pilota e politiche del lavoro”, affidato all’agenzia Italia-Lavoro e al Disability Italian Network (DIN), riferimento nazionale per l’utilizzo dell’ICF. Il progetto – avviato in diverse regioni italiane, tra cui Lazio, Piemonte e Veneto –  mirava a formare gli operatori sull’inserimento lavorativo e sul collocamento mirato delle persone con disabilità. Lo scopo è stato quello di cambiare l’approccio mentale di chi, nei centri per l’impiego, è quotidianamente a contatto con le esigenze di inserimento lavorativo delle persone diversamente abili. Si puntava ad utilizzare l’ICF per accertare le condizioni della persona disabile che intende trovare un impiego e a creare una rete di collaborazione tra gli attori della filiera del collocamento mirato (ASL, provincia, regione, azienda, ecc.).
La classificazione ICF si avvale di un approccio intersettoriale, poiché l’inserimento dei soggetti con disabilità nel mondo del lavoro richiede strumenti diversi, e fa parte, allo stesso tempo, di una più ampia integrazione sociale. L'adozione iniziale dell'ICF nel contesto lavorativo è motivata dalla sua capacità di offrire un approccio completo alla valutazione dell'ambiente lavorativo, delle abilità e delle potenzialità individuali, permettendo di preservare l'identità di ciascun individuo nel contesto lavorativo. L’ICF risulta, infatti, in grado non solo di valutare, ma anche di valorizzare le capacità delle persone disabili, oltre che misurare l’impatto dell’ambiente nel quale la persona vive.
Altra iniziativa degna di nota è il Progetto 1491 del Ministero del Lavoro Salute e Politiche Sociali  “Approccio metodologico alla progettazione e messa in sicurezza dei luoghi di lavoro per le persone disabili”. In questo progetto l’uso dell’ICF era finalizzato sia alla descrizione delle condizioni di salute, sia alla ricerca delle barriere presenti nell’ambiente di lavoro che, se rimosse, avrebbero determinato un miglioramento della performance, facilitando così l’inserimento (o il reinserimento) nel mondo del lavoro.
Nel 2010, a Potenza, si è svolto il programma Applicazione dell'ICF e strumenti per le politiche attive d'inserimento lavorativo delle persone con disabilità, che vede la Provincia come ente pilota per l'applicazione dell’ICF promossa dall'OMS. Lo scopo del progetto era promuovere un'azione sperimentale finalizzata all'implementazione dei nuovi protocolli ICF come strumento a supporto del collocamento obbligatorio tra lavoratore e azienda. La Provincia di Potenza considera il tema del collocamento mirato centrale nelle dinamiche occupazionali del territorio e, attraverso questo programma, si è proposta di supportare il collocamento delle persone disabili attraverso reti pubblico-private capaci di erogare servizi di alta qualità, con particolare riferimento al ruolo svolto dai servizi per l'impiego. L'iniziativa è stata affiancata ad altri progetti pilota in cui è stata coinvolta la Provincia di Potenza in grado di creare una rete che promuovesse l'integrazione lavorativa e sociale delle persone con disabilità.
In Toscana, gli operatori delle Società della Salute, zona fiorentina Nord-Ovest, hanno adottato il sistema di valutazione ICF e sono stati coinvolti nel Progetto A.L.I. (Autonomia, Lavoro, Inclusione), finalizzato all’inserimento lavorativo di persone con disabilità e soggetti vulnerabili. La sperimentazione ICF in Toscana ha portato alla costruzione della scheda di profilazione VINIL (Valutazione integrata per l’inclusione lavorativa), il cui scopo è fornire un supporto informativo adeguato nell’elaborazione di progetti di inserimento lavorativo. La scheda VINIL si compone di diverse parti, tra le quali tre sezioni dedicata rispettivamente a “strutture”, “funzioni” e “attività”. Tra ottobre e novembre 2020, la Regione Toscana e ANCI Toscana hanno promosso il progetto “Percorsi formativi per Comunità Accessibili” che mira a realizzare e gestire percorsi formativi gratuiti con lo scopo di promuovere una maggiore attenzione all’accessibilità sul territorio regionale.