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numero 86 - aprile 2021

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Le attività del navigator tra ricollocazione degli utenti e accompagnamento delle aziende

Le attività del navigator tra ricollocazione degli utenti e accompagnamento delle aziende

La figura del navigator è stata istituita dalla legge 4/2019 e si inserisce nel più ampio processo di riforma e rafforzamento delle politiche attive del lavoro introdotto dal decreto legislativo 150/2015.
Per “politiche attive del lavoro” si intendono tutti quegli interventi pubblici a favore dei cittadini e delle imprese, orientati al miglioramento dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, con una particolare attenzione verso le fasce più deboli come i disoccupati, i giovani, i disabili. L’impianto organizzativo del sistema è stato oggetto in questi anni di diversi interventi legislativi, nella direzione di una modernizzazione del sistema e di un potenziamento dei servizi pubblici per l’impiego, così come fortemente sostenuto dall’Unione Europea.
All’interno di questo contesto il navigator si inserisce come figura fortemente innovativa poiché orientata ad un approccio di sistema e di raccordo tra i diversi attori coinvolti. In stretta connessione con i servizi per l’impiego, spesso operativamente inserito negli stessi uffici, si coordina con l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, mantenendo comunque un rapporto diretto e quotidiano con il territorio.
Obiettivo specifico della nuova figura è quello di svolgere il ruolo di facilitatore dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro per un determinato target di utenti: i beneficiari di reddito di cittadinanza[1].
Il presente contributo si pone l’obiettivo di tratteggiare sinteticamente l’attività che il navigator svolge nei confronti degli utenti e delle aziende.

Il lavoro con gli utenti

L’intervento con gli utenti prevede la presa in carico da parte del navigator, dell’intero nucleo familiare beneficiario della misura di sostegno, al fine di garantire il necessario supporto al “riavvicinamento” del disoccupato al mondo del lavoro, attraverso azioni calibrate sulle specifiche necessità dell’utente e del mercato del lavoro locale.
Nella pratica il navigator procede al contatto con il richiedente attraverso la convocazione[2] di tutti i membri maggiorenni del nucleo familiare in condizione di disoccupazione[3], per fissare un colloquio da svolgere presso il centro per l’impiego.
Si evidenzia già in questo primo step un elemento di forte novità: se, prima della legge 4/2019 il percettore di misure di sostegno al reddito, era tenuto a presentarsi per un colloquio di orientamento presso i centri per l’Impiego, ora è il centro stesso, attraverso il navigator, che attivamente contatta, in modo capillare e nominativo, ogni utente tenuto a questo obbligo, convocandolo all’incontro pena l’applicazione di penali[4].
Il potenziale di cambiamento offerto da questo semplice strumento, applicato per la prima volta nel nostro Paese ma utilizzato con successo da anni in diverse realtà europee, risulta significativo in particolare per la sua capacità di modificare in maniera radicale la percezione del legame tra aiuto economico ricevuto e conseguenti doveri del ricevente.
Elemento da evidenziare è come questa convocazione, che pure si inserisce in una dimensione di “obbligo”, venga percepita da parte di molti utenti come segnale di visibilità da parte delle istituzioni, che, per la prima volta, mostrano interesse verso di loro proponendo un’attività di accompagnamento al lavoro e di supporto e ascolto al singolo, alla sua storia, al suo vissuto e a quello della sua famiglia.
I dati disponibili, a livello aggregato, riferiti al Lazio, confermerebbero questa impressione evidenziando come solo lo 0,67% dei beneficiari convocati non si è presentato al colloquio fissato.
Step successivo dell’intervento consiste nella vera e propria presa in carico del singolo utente, attraverso colloqui conoscitivi e di orientamento professionale, al fine di supportare la persona nella definizione e attuazione di un percorso di reinserimento lavorativo calibrato sulle proprie competenze ed esperienze e sul contesto economico locale.
Le caratteristiche del target degli utenti con i quali il navigator svolge il suo intervento sono, necessariamente, legate alla misura stessa del reddito di cittadinanza. Questa misura di sostegno economico si rivolge a famiglie e singoli che vivono sotto la soglia di povertà, una platea consistente di famiglie, purtroppo in aumento, spesso caratterizzate da bassi livello di scolarizzazione e con percorsi lavorativi frammentati e poco qualificati, dove gli apprendimenti prevalenti sono quelli avvenuti in contesti non formali, le esperienze lavorative sono poco qualificate.
I dati[5] relativi ai titoli di studio dei beneficiari con cui è stato attivato il percorso nella Regione Lazio, possono rendere più chiaro il contesto d’azione, mostrando come la stragrande maggioranza (69,27%) degli utenti incontrati abbia solo la licenza media o addirittura nessun titolo di studio.

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Per questi utenti si tratta molto spesso della prima esperienza di orientamento professionale, a volte proprio della prima esperienza di colloquio professionale in assoluto e quindi la stessa capacità di narrazione di sé e delle proprie esperienze risulta spesso incerta.
Con questa tipologia d’utenza è necessario un ripensamento delle tecniche utilizzate tradizionalmente nei contesti di ricollocazione e outplacement, avviando un percorso di affiancamento che integri diverse tecniche: dal bilancio di competenze all’orientamento, al supporto operativo nell’utilizzo degli strumenti disponibili e che possa prevedere interventi di riqualificazione e formazione.
In questo quadro risulta quindi centrale la creazione di una relazione collaborativa e basata sulla fiducia tra operatore e utente, per promuovere la co-costruzione di un percorso di riavvicinamento al mondo del lavoro che potrà risultare lungo e complesso, ma che potrà anche fornire opportunità e strumenti realmente utili all’utenza nel suo cammino verso il lavoro.

Il lavoro con le aziende

Un secondo versante attivato è quello del contatto con le aziende. I navigator sono inseriti nei centri per l’impiego e ne condividono la forte vocazione territoriale. Proprio su base territoriale è stato dato avvio alla mappatura delle realtà produttive attraverso un contatto capillare e sistematico con tutte le aziende del tessuto locale.
Finalità del processo è quella di creare, ovvero allargare e rinforzare ove già presente, il network tra servizi per il lavoro e le imprese al fine di creare un circolo virtuoso di scambio e comunicazione in grado di fornire dati, informazioni e strumenti utili a entrambi i partner del rapporto.
A partire dall’obiettivo minimo della rilevazione dei fabbisogni di professionalità a breve e lungo termine delle aziende, si punta a una più sistematica conoscenza del territorio, anche in termini di fabbisogni formativi e produttivi, nonché all’ottimizzazione della capacità delle imprese di utilizzare gli strumenti messi a disposizione dai servizi per il lavoro.
Il processo, iniziato a settembre 2020, è tuttora in corso ma è già in grado di stimolare riflessioni importanti. L’impegno messo in campo è piuttosto significativo, anche in termini di risorse impiegate, ma assolutamente necessario al fine di calibrare l’azione dei servizi dell’impiego sulle reali necessità del territorio.
Nel nostro Paese, il 97% delle aziende è costituito da micro (3-9 addetti) e piccole (10-49 addetti) imprese[6]. Si tratta di aziende con caratteristiche e bisogni particolari, difficilmente estrapolabili esclusivamente dalla lettura di dati statistici aggregati ma che necessitano del dettaglio analitico e di una conoscenza più approfondita.
In questo quadro l’approccio capillare ed il contatto diretto adottati risultano quindi necessari per intercettare queste realtà produttive.
Specularmente al lavoro fatto con gli utenti, è risultata efficace la creazione di rapporti “personalizzati” ed individualizzati con le aziende svolta dai navigator.
Come è noto, inoltre, queste micro e piccole aziende sono spesso poco abituate al contatto con i servizi pubblici e difficilmente utilizzano canali strutturati per la ricerca di professionalità ma anzi privilegiano i canali informali, spesso inefficienti.
I dati relativi ai primi mesi di lavoro mostrano come l’approccio capillare ed individualizzato alle imprese adottato sia in grado di promuovere lo scambio tra mondo produttivo e servizi pubblici.
In questo senso i dati relativi al numero di imprese contattate nei primi 4 mesi di lavoro (ottobre 2020-gennaio 2021), mostrando un buon riscontro in termini di copertura del territorio e vacancies prese in carico in ambito nazionale, confermando l’efficacia dell’attività intrapresa.

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Conclusioni

Il lavoro descritto si inserisce nel complessivo processo di rinnovamento e rafforzamento dei servizi per l’impiego. L’impegno richiesto è indubbiamente complesso, sia in termini di risorse impegnate che di tipologia e novità degli approcci da adottare, ma come descritto, le sue prime applicazioni mostrano come la strada intrapresa possa risultare estremamente efficace.
Obiettivo della prossima fase sarà indubbiamente quello di rafforzare e implementare le attività intraprese al fine di mettere a regime un sistema in grado di rafforzare l’intervento pubblico in questo settore così centrale per lo sviluppo del nostro Paese.


[1] Il reddito di cittadinanza è una misura di sostegno al reddito destinata a famiglie con particolari requisiti reddituali (disoccupati o working poor) ed è legata ad interventi, appunto, di politica attiva.
[2] La convocazione avviene attraverso sistemi tracciati.
[3] La legge prevede il controllo, ad opera degli operatori, di tutti i membri del nucleo familiare e della presa in carico di quelli in condizione di disoccupazione.
[4] La legge prevede un sistema cosiddetto di “condizionalità”, ossia l’applicazione di diverse sanzioni di tipo economico in caso di non ottemperanza agli obblighi di partecipazione al percorso di ricollocazione. 
[5] Elaborazione AnpalServizi, dati Regione Lazio, Novembre 2020.
[6] Fonte: Istat, Censimento permanente delle imprese 2019.