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numero 98 - giugno 2022

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La Società Psicoanalitica Italiana

La Società Psicoanalitica Italiana

recensione.jpg Fabio Castriota e del Gruppo di Studio della storia della SPI (a cura di)
La società psicoanalitica italiana
Mimesis, 2020, pp. 412
€ 28,00

Mancava un’opera come questa che narrasse la storia della più importante associazione italiana di psicoanalisi, fondata nel lontano 1925 a Teramo, quindi quasi un secolo fa, dallo psichiatra Marco Levi Bianchini, significativa figura della psichiatria italiana e attivissimo iniziatore di molteplici attività (basti ricordare la fondazione, nel 1921, dell’Archivio Generale di Neurologia, Psichiatria e Psicoanalisi).
Il testo dal sottotitolo Un secolo di storia, di idee e di analisti apre con una sintetica nota di Fabio Castriota e l’Introduzione di Anna Nicolò in cui si legge che “negli ultimi decenni la SPI è diventata la seconda società di Europa per numero di membri” (p. 15) con una presenza significativa nei contesti internazionali. Entrando nel merito del volume, nella prima parte sono presentati quattro contributi che coprono l’intero arco di vita della società, il primo dei quali è a firma di una importante storica della psicoanalisi, Rita Corsa, che ha prodotto pregevoli studi, tra l’altro, su Edoardo Weiss e la di lui moglie, Vanda Shrenger Weiss. Da evidenziare anche il contributo a firma di Tonia Cancrini e Giuseppe Di Chiara che copre gli anni che vanno dal 1970 alla fine del Novecento.
Avendo conosciuto la SPI proprio negli Anni Settanta mi ha sorpreso leggere che (nel 2020, anno di pubblicazione del testo) fossero presenti in Italia ben mille membri e duecentocinquanta candidati. Rispetto a alcuni decenni fa, un vero e proprio esercito, se si pensa che il Roster del 1977 contava sessanta ordinari – di cui quarantun didatti (gli attuali AFT) – novantotto associati e centotrentacinque candidati.
Con l’ultimo dei quattro contributi, a firma di Domenico Chianese, si giunge fino al 2015 (e questa data potrebbe far pensare ad una nuova edizione del testo da qui a poco, al fine di colmare gli ultimi anni). A questi primi quattro capitoli fanno seguito altre tre capitoli rubricati stranamente sotto il titolo Appendice, pur essendo delle componenti basilari dell’opera. Si tratta di tre interessanti contributi che spaziano dalla SPI in ottica internazionale (scritto da Stefano Bolognini che è stato presidente dell’IPA dal 2013 al 2017) al rapporto della psicoanalisi italiana con il mondo della cultura, fino a richiamare l’archivio storico della SPI che è composto da oltre cinquecento fascicoli.
Una sezione del testo affascinante è quella dedicata alle Schede dei maestri a partire da Edoardo Weiss, l’iniziatore della psicoanalisi in Italia, e dai tre padri fondatori, Nicola Perrotti, Emilio Servadio e Cesare L. Musatti, fino ad analisti meno noti al pubblico ma sicuramente di grande spessore e prestigio. A questa sezione si possono associare le note che trattano dei diversi centri di psicoanalisi collocati nelle maggiori città e che sono raggruppate nella sezione Storia dei centri della SPI. Alcuni altri documenti precedono le pagine finali dedicate alle biografie degli autori.
Scorrendo queste pagine ci si trova immersi in un vortice di nomi, attività, ricerche, studi, intraprese e avvenimenti, tutti legati ai mutamenti culturali e della società, alle questioni della salute mentale e della sua cura (terapia o conoscenza? Un antico dilemma), a tematiche scientifiche, professionali, istituzionali ed organizzative, venendo a contatto – o ricordando – persone che hanno dedicato la loro vita ad alleviare la sofferenza psichica entrando in profondità nell’animo umano. Molte di queste persone hanno coltivato importanti interessi extrascientifici ed extraprofessionali, e in tal senso fa piacere vedere riprodotta (p. 84) la copertina di uno dei libri di poesie scritti da Piero Bellanova, Bombardata Napoli canta, del 1943, un testo che è stato tradotto in inglese a cura e con l’introduzione di Christopher Adams (Bombarded Naples Sings. Troubador, Leicester, 2018) – alla memoria di Bellanova ho dedicato il mio libro Scegliere lo psicoterapeuta. Una guida per pazienti e terapeuti. Hogrefe, Firenze, 2022).
Pochi altri testi hanno preceduto questo volume in tema di psicoanalisi italiana (tralasciando le opere classiche – vedi lo studio sulla penetrazione della psicoanalisi nella nostra cultura in Michel David, la cui prima edizione risale al 1966) come, ad esempio, il libro di Paolo Chiari, e il lavoro curato da Borgogno, Luchetti e Marino Coe. Ma corre l’obbligo di ricordare che la SPI non raccoglie tutti gli psicoanalisti italiani: al di là dell’altra società freudiana, nata da una scissione della SPI, cioè la A.I.Psi, l’Associazione Italiana di Psicoanalisi (fondata il 26 luglio 1992 da Emilio Servadio e Adriano Giannotti, che dal 1997 pubblica la rivista Psicoanalisi), in Italia operano da sempre psicoanalisti collocati al di fuori di questi ambiti, sia in forma individuale, sia in forma di piccoli gruppi informali oppure di società, istituti e associazioni che hanno, oppure non hanno, un legame ideale con l’I.P.A. - International Psychoanalytical Association e/o con la European Psychoanalytical Federation.
Si sarebbe potuto fare di più nel comporre questo testo? Certamente sì, ad esempio elaborando una storia che contemplasse anche la A.I.Psi, visto che fino a trenta anni fa gli psicoanalisti avevano una casa comune, raccontando in modo più trasparente i motivi di quella scissione (che non fu di poco conto, dato che fece muovere gli organismi internazionali dell’I.P.A.). Forse, pur dovendo superare mille problematiche, si sarebbe potuto dare un piccolo spazio anche alle principali associazioni psicoanalitiche italiane, o agli istituti che operano nel nostro Paese anche come scuole di formazione – per fare solo tre esempi: la SIPP, cioè la Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica, l’Istituto Erich Fromm, e la SIPeP-SF - Società Italiana di Psicoanalisi e Psicoterapia Sándor Ferenczi. Ma il pregio, ed anche il limite, di questo volume a cura di Fabio Castriota e del Gruppo di Studio della storia della SPI è proprio questo: è una storia tutta interna.
Un’ultima osservazione: sarebbe stato molto utile un Indice analitico per argomenti e per nomi al fine di consentire agevolmente la ricerca trasversale all’interno del testo.