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numero 85 - marzo 2021

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La rappresentazione del corpo nel ciclo di vita e il ruolo della sensibilità interocettiva

La rappresentazione del corpo nel ciclo di vita e il ruolo della sensibilità interocettiva

Introduzione

La rappresentazione mentale del corpo (RMC) è un processo complesso che si basa sull'elaborazione e sull’integrazione di stimoli provenienti da diverse fonti di informazioni interne ed esterne al corpo (ad esempio, informazioni interocettive, esterocettive, motorie), ed è essenziale per la localizzazione delle sensazioni corporee e per interagire in maniera efficace con l'ambiente (Azañón, Tamè, Maravita, Linkenauger, Ferrè, Tajadura-Jiménez,  Longo, 2016; De Vignemont, 2011). Diversi studi comportamentali e di neuroimaging hanno indagato la RMC in pazienti con danno cerebrale (Schwoebel, Coslett, 2005; Razmus, 2017) e in individui sani (per una rassegna, Di Vita, Boccia, Palermo, Guariglia, 2016), suggerendo che essa può essere distinta in “orientata all'azione” e “non orientata all’azione”. La prima consiste principalmente in una rappresentazione dinamica del corpo derivante da molteplici input sensorimotori interagenti con il sistema motorio per la genesi dell’azione (schema corporeo); mentre la seconda, derivante da informazioni visive, consiste principalmente in una rappresentazione topografica del corpo ed include i confini delle parti del corpo e le loro relazioni di prossimità (mappa visuo-spaziale del corpo). 
Precedenti studi hanno mostrato come i due differenti tipi di RMC presenterebbero diverse traiettorie di sviluppo durante l’infanzia (Adams, Lust, Wilson, Steenbergen, 2017; Butson, Hyde,  Steenbergen, Williams, 2014) e sarebbero diversamente influenzate dai cambiamenti dovuti all’avanzare dell’età (Raimo, Boccia, Di Vita, Cropano, Guariglia, Grossi, Palermo, 2021; Sorrentino, Franza, Zuber, Blanke, Serino, Bassolino, 2020). In particolare, la RMC “non orientata all’azione” (la mappa visuo-spaziale del corpo) raggiungerebbe un buon livello di maturazione all’età di 9-10 anni, mentre la RMC “orientata all’azione” (lo schema corporeo) continuerebbe a svilupparsi durante l’età scolare fino all’adolescenza (Raimo, Iona, Di Vita, Boccia, Buratin, Ruggeri,  Iosa, Guariglia, Grossi, Palermo, 2019); ed entrambe declinerebbero in età avanzata [Personnier, Paizis, Ballay, Papaxanthis, 2008). Tuttavia, l’influenza dell’invecchiamento fisiologico sui diversi tipi di RMC resta ancora oggi argomento di dibattito. 
Inoltre, nonostante le informazioni interocettive abbiano un ruolo fondamentale nella costruzione della RMC (Berlucchi e Aglioti, 2010), e diversi studi ne abbiano dimostrato l’influenza sul senso di appartenenza delle parti del corpo (body ownership, (Tsakiris, Jiménez, Costantini, 2011), nessuno studio finora ha investigato l’associazione tra la tendenza a focalizzarsi sulle proprie sensazioni corporee (sensibilità interocettiva, SI) con la RMC durante il ciclo di vita.
Al fine di delineare la traiettoria di sviluppo delle diverse RMC e fornire una migliore comprensione della relazione con la SI, un ampio campione di partecipanti sani appartenenti a vari gruppi di età (dall’età scolare fino alla tarda età adulta) è stato reclutato e sottoposto ad uno specifico protocollo di valutazione volto ad indagare la SI e la RMC, sia “orientata all’azione” (schema corporeo) che “non orientata all’azione” (mappa visuo-spaziale del corpo).

Materiali e metodi

Partecipanti

239 partecipanti sani sono stati reclutati e suddivisi in cinque gruppi di età: 

  • Gruppo 1: 65 bambini (31 femmine e 34 maschi) con sviluppo tipico dai 7 agli 8 anni di età;
  • Gruppo 2: 37 bambini (24 femmine e 13 maschi) con sviluppo tipico dai 9 ai 10 anni di età;
  • Gruppo 3: 50 giovani adulti (25 femmine e 25 maschi) dai 18 ai 40 anni di età; 
  • Gruppo 4: 50 adulti (30 femmine e 20 maschi) di età media dai 41 ai 60 anni di età; 
  • Gruppo 5: 37 adulti (26 femmine e 11 maschi) in tarda età adulta di età superiore a 60 anni.

I partecipanti in età scolare sono stati reclutati presso scuole statali in Calabria; mentre i partecipanti adulti sono stati reclutati presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e il Dipartimento di Psicologia dell'Università della Campania “Vanvitelli”. Nessuno dei partecipanti presentava deficit neurologici o psichiatrici o punteggi patologici ai test valutanti il ragionamento logico astratto su materiale visuo-spaziale (Test delle Matrici Progressive Colorate di Raven [Raven, 1938; Belacchi, Scalisi, Cannoni, Cornoldi, 2008]) e il funzionamento cognitivo globale in età adulta (Mini Mental State Examination, [Folstein e Folstein, 1975; Magni, Binetti, Bianchetti, Rozzini, Trabucchi, 1996]). Tutti i partecipanti adulti e i genitori/tutori dei partecipanti in età scolare hanno firmato il consenso informato per la partecipazione allo studio, la cui conduzione è stata approvata dal Comitato Etico della Regione Calabria e dal Comitato Etico dell'Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, in conformità con i principi stabiliti nella Dichiarazione di Helsinki.

Protocollo di valutazione

Valutazione della sensibilità interocettiva

Per valutare la SI, a tutti i partecipanti è stato somministrato il Self-Awareness Questionnaire (SAQ, [Longarzo, D'Olimpio, Chiavazzo, Santangelo, Trojano, Grossi, 2015]), un questionario di autovalutazione composto da 35 item che misura la frequenza con cui ogni partecipante percepisce i segnali corporei viscerali (ad esempio: Mi capita di sentire il mio battito cardiaco pulsare nelle orecchie; Mi capita di sentire una stretta allo stomaco; Mi capita di sentire che mi manca l’aria) e somatosensoriali (ad esempio: Mi capita di sentire eccessivamente caldo rispetto agli altri; Mi capita di sentire mal di schiena; Mi capita di sentire formicolii) attraverso una scala Likert a 5 punti (da 0 = mai a 4 = sempre). Il punteggio totale va da un minimo di 0 ad un massimo di 140, con punteggi più alti indicanti livelli più elevati di sensibilità interocettiva.

Valutazione della RMC

La RMC “orientata all'azione” (schema corporeo) è stata valutata utilizzando una versione computerizzata del compito di Rotazione Mentale di Mani (RMM) [Parsons, 1987]. In questo compito ai partecipanti era chiesto di prendere una decisione sulla lateralità di una singola mano (20 stimoli) che poteva essere presentata a vari angoli di rotazione (0, 45, 90, 270, 315 gradi). Un esempio degli stimoli presenti nel compito è mostrato in figura 1. Il punteggio ottenuto al compito era misurato in termini di accuratezza, rappresentata dalla somma delle risposte corrette, e andava da un minimo di 0 ad un massimo di 20 (un punto per ogni risposta corretta), con punteggi più alti indicanti migliori prestazioni.

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La RMC “non orientata all'azione” (mappa visuo-spaziale del corpo) è stata valutata utilizzando una versione computerizzata del Test di Rievocazione Fronte-Corpo (RFC) (Daurat-Hmeljiak,  Stambak, Berges, 1978). In questo compito, ai partecipanti veniva dapprima mostrata l'immagine di un corpo umano per 10 secondi, e successivamente veniva chiesto loro di riposizionare correttamente una alla volta nove specifiche parti del corpo (gamba sinistra o destra, mano sinistra o destra, braccio sinistro o destro, parte sinistra o destra del torace e del collo) avendo soltanto la testa come punto di riferimento. Un esempio degli stimoli presenti nel compito è mostrato in figura 2. Il punteggio ottenuto al compito era misurato in termini di accuratezza rappresentata dalla somma dei millimetri di deviazione dalla posizione corretta di ogni parte del corpo riposizionata dal partecipante, così un punteggio più basso indicava una migliore prestazione.

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Tutti gli adulti sani sono stati valutati presso i laboratori dipartimentali dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e dell'Università della Campania “Vanvitelli”, mentre i partecipanti in età scolare sono stati valutati in una stanza all’interno della propria scuola. Tutte i compiti sono stati eseguiti attraverso l’utilizzo di un computer (display da 13,3 pollici) dotato di un monitor touch screen, e i partecipanti sono stati invitati a sedersi in maniera confortevole su una sedia posta davanti alla scrivania, con il computer posto in posizione simmetrica rispetto alla linea mediana del proprio corpo, e sono stati invitati a mantenere la stessa posizione durante tutta la durata della valutazione. Nessun limite di tempo è stato imposto, ma i partecipanti sono stati invitati a rispondere quanto più rapidamente possibile dopo la presentazione degli stimoli.

Analisi statistica 

Il test di Kolmogorov-Smirnov è stato utilizzato per verificare la normalità della distribuzione dei dati. Poiché i punteggi ottenuti al SAQ al RMM e al RFC non si distribuivano normalmente, è stato eseguito il test di Kruskal-Wallis per confrontare i cinque gruppi di età (Gruppo 1: bambini dai 7 agli 8 anni di età; Gruppo 2: bambini dai 9 ai 10 anni di età; Gruppo 3: giovani adulti dai 18 ai 40 anni di età; Gruppo 4: adulti di età media dai 41 ai 60 anni di età; Gruppo 5: adulti in tarda età di età superiore ai 60 anni) sulle variabile d’interesse (RMM e RFC). I confronti post-hoc sono stati eseguiti attraverso il test U di Mann-Whitney. 
Sono state eseguite, inoltre, analisi di correlazione non parametriche (rho di Spearman) per indagare l'associazione tra la RMC e la SI nei diversi gruppi di età. Infine, un’analisi di moderazione è stata eseguita per verificare l’effetto della SI sulla relazione tra età e RMC.
Tutte le analisi sono state eseguite utilizzando SPSS v. 23.0 (SPSS, Inc. Chicago, IL, USA) utilizzando un livello di significatività di alfa <.05. 

Risultati

Le analisi di confronto mostrano che i cinque gruppi di età differivano significativamente nelle prestazioni ottenute al RMM (χ²= 30.24, p<.001) e al RFC (χ²= 88.66, p<.001). In particolare, dai confronti post-hoc emerge che i due gruppi di bambini e il gruppo di adulti in tarda età ottenevano prestazioni simili tra loro al compito di RMM (Gruppo 1 vs Gruppo 2: Mann-Whitney U = 988, p = .129; Gruppo 1 vs Gruppo 5: Mann-Whitney U = 999, p = .150; Gruppo 2 vs Gruppo 5: Mann-Whitney U = 677, p = .938), ma significativamente peggiori rispetto al gruppo di giovani adulti e al gruppo di adulti di età media (Gruppo 1 vs Gruppo 3: Mann-Whitney U = 864, p<.001; Gruppo 2 vs Gruppo 3: Mann-Whitney U = 646, p = .010; Gruppo 3 vs Gruppo 5: Mann-Whitney U = 679, p = 0,022; Gruppo 1 vs Gruppo 4: Mann-Whitney U = 847, p<.001; Gruppo 2 vs Gruppo 4: Mann-Whitney U = 639, p = .009; Gruppo 4 vs Gruppo 5: Mann-Whitney U = 679, p = .023). Inoltre, il gruppo di giovani adulti e il gruppo di adulti di età media non differivano tra di loro nelle prestazioni ottenute al compito di RMM (Mann-Whitney U = 1246, p = .978). 
I confronti post-hoc eseguiti sulle prestazioni ottenute al RFC mostrano come il gruppo di adulti in tarda età aveva prestazioni significativamente peggiori rispetto a tutti gli altri gruppi di età (Gruppo 1 vs Gruppo 5: Mann-Whitney U = 432, p<.001; Gruppo 2 vs Gruppo 5: Mann-Whitney U = 69, p <.001; Gruppo 3 vs Gruppo 5: Mann-Whitney U = 64, p<.001; Gruppo 4 vs Gruppo 5: Mann-Whitney U = 119, p <.001). Inoltre, il gruppo dei bambini più piccoli (7-8 anni) aveva prestazioni peggiori rispetto al gruppo di bambini di età compresa tra i 9 e i 10 anni (Gruppo 1 vs Gruppo 2: Mann-Whitney U = 524, p<.001) e rispetto ai gruppi di adulti giovani e di età media (Gruppo 1 vs Gruppo 3: Mann-Whitney U = 629, p <.001; Gruppo 1 vs Gruppo 4: Mann-Whitney U = 848, p <.001). Nessuna differenza significativa sulle prestazioni ottenute al RFC è stata trovata tra il gruppo di bambini di età compresa tra i 9 e i 10 anni e il gruppo di adulti di giovane e media età adulta (Gruppo 2 vs Gruppo 3: Mann-Whitney U = 873, p = .655; Gruppo 2 vs Gruppo 4: Mann-Whitney U = 831, p = .420; Gruppo 3 vs Gruppo 4: Mann-Whitney U = 1040, p = .148). Le mediane ottenute da ogni gruppo di partecipanti ai compiti di RMC sono mostrate graficamente in figura 3.

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Dalle analisi di correlazione emerge che il gruppo di bambini di 9-10 anni ed il gruppo di adulti in tarda età presentavano correlazioni significative tra il punteggio ottenuto al SAQ e i punteggi ottenuti al RMM (Gruppo 2: rrho=-.40, p = .015; Gruppo 5: rrho =-.68, p<.001) e al RFC (Gruppo 2: rrho =.36, p = .028; Gruppo 5: rrho =.67, p<.001); negli altri gruppi di età, invece, non è emersa alcuna correlazione statisticamente significativa  tra la SI e i compiti valutanti la RMC (RMM, rrho≤.21, p≥.961; RFC, rrho≤.09, p≥.487). In breve, maggiore era la SI e peggiore era la prestazione ai compiti che valutano la RMC sia “orientata all’azione” che “non orientata all’azione”, ma solo nei partecipanti di età compresa tra i 9 e i 10 anni e per quelli di età superiore a 60 anni. Inoltre, in questi due gruppi di età le RMC sembrano interagire in quanto migliori prestazioni ottenute al compito di RMM erano associate a migliori prestazioni ottenute al RFC (Gruppo 2: rrho =-.36, p=.027; Gruppo 5: rrho =-.72, p<.001).  
Infine, l’analisi di moderazione mostra come il punteggio ottenuto al SAQ moderava in maniera significativa la relazione tra età e punteggio ottenuto al RMM (b = -.003, t = -2,37, p = .019), ma non la relazione tra età e il punteggio ottenuto al RFC (b = .012, t = 1.50, p = .133).

Discussione

Questo studio esplora i cambiamenti della RMC sia “orientata all’azione” che “non orientata all’azione” nel ciclo di vita prendendo in considerazione il ruolo svolto dalla SI. Il risultato più interessante di questo studio è rappresentato dalla forma ad “U” invertita della curva di sviluppo della RMC.  Nello specifico, la RMC “non orientata all'azione”raggiungerebbe il suo pieno sviluppo prima della RMC “orientata all'azione”. Infatti, i bambini di età compresa tra i 9 e i 10 anni ottengono prestazioni simili ai giovani adulti e agli adulti di età media quando devono correttamente localizzare le parti del corpo (RFC), mentre hanno difficoltà quando devono eseguire rotazioni mentali di parti del corpo (RMM). Le due diverse RMC, invece, sembrano declinare entrambe dopo i 60 anni di età. I nostri risultati, pertanto, forniscono un prezioso supporto empirico all'idea che la RMC, così come altre funzioni cognitive (Kail e Salthouse, 1994; Zelazo, P.D.; Craik, F.I.; Booth, 2003), maturerebbe durante l’infanzia e decadrebbe durante l’invecchiamento. 
I risultati ottenuti dalle analisi di correlazione forniscono ulteriori informazioni sui cambiamenti della RMC in relazione all'età. Infatti, nei gruppi di età in cui la RMC non è ancora pienamente sviluppata (infanzia) o subisce cambiamenti legati all’invecchiamento (tarda età adulta), le RMC erano positivamente associate tra di loro e negativamente con la SI. 
Questo risultato suggerisce che la RMC “orientata all’azione” e quella “non orientata all’azione” sarebbero tra di loro indipendenti durante la giovane e media età adulta e tenderebbero, invece, ad interagire durante lo sviluppo e l’invecchiamento, dove un’eccessiva tendenza a focalizzarsi sui propri segnali corporei impedirebbe una corretta elaborazione dello schema corporeo. Questi dati sono in accordo con l’assunto alla base del modello della co-costruzione di Pitron e collaboratori [Pitron, Alsmith, de Vignemont, 2018])  il quale ipotizza che, sebbene le due RMC siano funzionalmente distinte, la loro costruzione sia in parte basata sulla loro interazione. In aggiunta questi dati indicano che la RMC ‘orientata all'azione’ sarebbe maggiormente influenzata dalla corretta elaborazione dei segnali interocettivi, mentre la RMC “non orientata all'azione” si baserebbe principalmente sulla corretta elaborazione delle informazioni visive (Holmes, Spence,  2004).
I nostri risultati si sommano e vanno ad ampliare i dati di precedenti ricerche che hanno mostrato come un’eccessiva consapevolezza delle proprie sensazioni corporee limiterebbe la plasticità della RMC, rendendo più difficile la percezione illusoria di una parte del corpo finta come appartenente al proprio corpo (cioè, l'illusione della mano di gomma [Tsakiris, Jiménez, Costantini, 2011; Suzuki, Garfinkel, Critchley, Seth, 2013]), e ridefinendo i confini dello spazio peripersonale (Ardizzi e Ferri, 2018).
In conclusione, il nostro studio suggerisce una curva di sviluppo della RMC che può essere rappresentata da una “U” invertita alle cui estremità la SI giocherebbe un ruolo significativo nell'influenzare la capacità di rappresentare le proprie parti del corpo in uno stato diverso da quello reale. Tali risultati gettano le basi per future linee di ricerca volte ad indagare il ruolo delle diverse componenti della consapevolezza interocettiva sullo sviluppo delle RMC su campioni che comprendano ulteriori fasce di età (ad esempio l’adolescenza), offrendo una migliore comprensione teorica della RMC sia ai fini della valutazione che della riabilitazione dei deficit della RMC nei contesti clinici.

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