QI - Questioni e idee in psicologia - Il magazine online di Hogrefe Editore

Qi, il magazine online di Hogrefe Editore.
Ogni mese, cultura, scienza ed aggiornamento
in psicologia.

numero 54 - febbraio 2018

Hogrefe editore
Archivio riviste

Esperienze

La peer education per favorire il tutoring e la promozione della salute di adolescenti con DSA: l'esperienza della Cooperativa Oltremodo Onlus

La peer education per favorire il tutoring e la promozione della salute di adolescenti con DSA: l'esperienza della Cooperativa Oltremodo Onlus

Introduzione

La cooperativa sociale Oltremodo, negli ultimi cinque anni, ha realizzato diversi percorsi formativi rivolti ad adolescenti con diagnosi di Disturbo Specifico dell'Apprendimeto (DSA), per promuovere la partecipazione di questi ragazzi, come esempi di modelli di lavoro per la promozione della salute e lo sviluppo delle life skills. Tra le modalità adottate c'è anche la peer education, che mira ad un coinvolgimento tramite un passaggio di informazioni e conoscenze tra “pari”.
I “pari” sono individui simili per età, stato sociale, contesto di riferimento e, nel nostro caso, diagnosi.
In letteratura, all’interno dei numerosi progetti di peer education considerati soprattutto negli ultimi dieci anni, per “pari” s’intendono gli adolescenti di un determinato macrosistema di riferimento (AA.VV., 2003).
I peer educators sono persone formate adeguatamente tramite modalità partecipative, attive e consapevoli che intervengono sui loro pari per potenziare atteggiamenti e/o competenze e in particolare per:

  • aumentare la consapevolezza sui rischi per la salute;
  • incrementare il benessere psico-fisico-relazionale;
  • migliorare le strategie di coping;
  • aumentare i livelli di auto-efficacia e di empowerment (Di Cesare e Giammetta, 2011).

L’adolescenza risulta l’età nella quale l’influenza esercitata dal gruppo di pari acquista una rilevanza particolare (Sacchi, 2003). I coetanei sono il modello per l’acquisizione di competenze di varia natura e, anche, per un buon funzionamento pro-sociale.
Nei modelli di prevenzione viene privilegiato il lavoro cooperativo e l’accrescimento delle competenze psicosociali. L’attenzione è posta sulle life skills (OMS, 1993).
Tali programmi sono talmente validi da essere per esempio sostenuti dal Lifelong Learning Programme dell'Unione Europea (Catarsi & Ciardi, 2010).
Quattro sono le cornici teoriche su cui si basa la peer education:

  • Zona di Sviluppo Prossimo (Vygotskij, 1978).
  • Intelligenze multiple (Gardner, 1993).
  • Intelligenza emotiva (Goleman,1995).
  • Senso di autoefficacia o self efficacy (Bandura, 2000).
In senso più ampio, anche se non chiaramente dichiarato, i programmi di peer education rientrano all'interno della Teoria dell'Apprendimento Sociale descritta dallo stesso Bandura.

 

Fasi di progettazione dell'intervento

progettazione ok.jpg

Da una nostra analisi dei bisogni, abbiamo rilevato la necessità di sensibilizzare coetanei, insegnanti e conseguentemente la comunità sulle caratteristiche dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento, per evitare situazioni disagio e stress, tali da provocare vere e proprie situazioni di impotenza appresa, depressione e dispersione scolastica.
Abbiamo stabilito come finalità generale, la necessità di attivare, attraverso un programma di peer education, un cambiamento nella concezione dei DSA da intendersi d'ora in poi come Differenze Specifiche dell'Apprendimento.
Il piano d'azione è stato flessibile e si è modificato nei diversi anni di intervento, modellandosi anche ai ragazzi coinvolti.
Non è stata effettuata una vera e propria selezione dei peer educator, l'invito nei primi anni è stato rivolto a chi già frequentava il doposcuola specializzato di Oltremodo, poiché così parte dell'intervento psicoeducativo iniziale era già stato affrontato e i ragazzi erano già abituati al training metacognitivo ricco di procedure mirate a fornire abilità gestionali (coping skills). I ragazzi sono stati coinvolti a seconda delle disponibilità e dell’interesse, in modo del tutto volontario.
Ogni anno è stata effettuata una formazione specifica, alla quale sono seguiti diversi progetti di tutoring e di testimonianza per sensibilizzare. Di seguito approfondiamo la formazione e i diversi progetti che ne sono conseguiti.

 

Formazione dei peer educator

Le formazioni dei peer educator è grossomodo avvenuta secondo il seguente schema:

FORMAZIONE Peer-Educator2.jpg
Fig2: Schema della formazione dei peer educator

Durante la formazione i ragazzi con DSA vengono stimolati al confronto sulle proprie caratteristiche, stili di apprendimento e life skills. Tali abilità permettono di condividere con i pari le loro esperienze, valorizzando le differenze come risorsa per l’inclusione sociale.
Il ruolo degli adulti nel progetto è primariamente quello organizzativo: creare l'occasione, il luogo e i materiali per poter far incontrare i ragazzi, pianificando diverse iniziative nel tempo. Inoltre in certi fasi, i professionisti di Oltremodo hanno condotto la formazione dei peer, fornendo veri e propri modelli di lavoro e intervenendo come facilitatori. In altre fasi, come prima delle testimonianza o durante il tutoring, il ruolo è quello di supporto e coaching.

Progetti di tutoring

Gli obiettivi del tutoring sono diversi: sicuramente promuovere l'apprendimento dei bambini più giovani che vengono aiutati, ma anche favorire la responsabilizzazione del tutor che nella relazione di aiuto allena le proprie competenze e sviluppa abilità metacognitive. Infatti il livello più alto di metacognizione è il saper raccontare ad altri come funziono. Per i tutor è un'opportunità per sentirsi competenti, abili ed essere dei modelli positivi per i più giovani.
I peer educator hanno partecipato come tutor alla pari in diverse attività di Oltremodo, tra cui:

  • doposcuola specializzato: un laboratorio metacognitivo rivolto a ragazzi con diagnosi di DSA (Ciceri, Peroni, Cafaro, 2014);
  • preparazione dell'esame di secondaria di primo grado;
  • centri estivi sperimentali.

Testimonianze

Alcuni tutor alla pari sono stati anche coinvolti nel condividere la propria esperienza durante:

  • corsi di formazione per adulti;
  • testimonianze in classe nelle scuole;
  • presentazioni pubbliche.

Risultati

I percorsi di testimonianza nelle classi hanno portato ottimi risultati in termini di sensibilizzazione sul tema dei DSA e dell'uso degli strumenti compensativi, sia nei compagni che negli insegnanti. Le testimonianze hanno anche permesso ad alcuni studenti di riconoscersi e richiedere di fare una valutazione, ottenendo effettivamente una segnalazione di DSA, aiutando a "scoprire" quella fascia di sommerso.
Alcuni dei peer educator sono ora all'Università e hanno continuato il loro iter in momenti di condivisione pubblica per spiegare il loro percorso, la loro storia, gli strumenti che ora usano per studiare, proseguendo con l'opera di sensibilizzazione e conoscenza, necessaria alla prevenzione.

Riconoscimenti e conclusioni

Le esperienze di questi anni, l'approfondimento teorico con i chiari riferimenti anche all'intervento cognitivo-comportamentale e il risvolto di empowerment per i ragazzi, con ricaduta sui genitori, sugli insegnanti e sui compagni, ha fatto sì che l'Associazione Italiana Dislessia e  il Dipartimento di Salute Mentale dell'Ausl di Bologna ne riconoscessero la validità, inserendolo nel Progetto PRISMAPromuovere Realizzare Insieme Salute Mentale Attivamente.
Un altro riconoscimento importante è arrivato recentemente: al XXVI Congresso Nazionale AIRIPA di Conegliano è stato accettato un poster su questo progetto. La notizia più sorprendente è che ad Oltremodo è stato assegnato il premio come miglior poster per la clinica consegnato da Hogrefe Editore (Ciceri, Peroni, Levi, Cafaro, 2017).
Sulla scia di questi successi, i referenti dell'Ausl di Bologna hanno sollecitato di ripresentare la lettera di intenti al Dipartimento di Salute Mentale per partecipare nuovamente al Progetto PRISMA per poter proseguire con queste iniziative.

Bibliografia

  • AA.VV. (2003). La Peer Education. Lavorare con gli adolescenti nella società del rischio. Quaderni di animazione e formazione, Torino: EGA.
  • Bandura, A., (2000). Autoefficacia. Teoria ed applicazioni. Trento: Erickson.
  • Catarsi E. & Ciardi A. (2010). Project P.R.E.S.T.O. (Peer Related Education Supporting Tools) Guida alle attività di peer education nella scuola
  • Ciceri F., Peroni M, Cafaro P. (2014). Imparare a imparare attraverso i compiti. Dislessia, Volume 11, numero 3.
  • Ciceri F., Peroni M., Levi S., Cafaro P., Scotto C. (2017). Interventi di Peer education per favorire il tutoring e la promozione della salute di adolescenti con DSA. XXVI Congresso Nazionale AIRIPA - Conegliano.
  • Di Cesare G. & Giammetta R., (2011). L’adolescenza come risorsa - una guida operativa alla peer education. Roma: Carrocci Faber.
  • Gardner, H. (1993). Multiple intelligences: The theory in practice. New York, NY: Basic Books. Trad. It. L'educazione delle intelligenze multiple. Dalla teoria alla prassi pedagogica. Milano, Anabasi, 1995.
  • Goleman, D. (1995). Emotional intelligence. New York: Bantam. Trad it. Intelligenza emotiva, Milano, Rizzoli, 1997.
  • OMS (1993). Life skills education in schools.
  • Sacchi D. (2003). L'Apprendisti adulti. McGraw-Hill Companies.
  • Vygotskij, L. S. (1978). Mind in Society: The Development of Higher Psychological Process. Cambridge (MA): Harvard University Press.