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numero 75 - marzo 2020

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Esperienze

La mindfulness nella pratica clinica

La mindfulness nella pratica clinica

Abbiamo chiesto alla dott.ssa Cimmino di aiutarci a capire meglio che cos’è la mindfulness e come viene in piegata nella pratica clinica, in contesti individuali e di gruppo. 

D. Cos’è la mindfulness e come può essere d’aiuto?

R. La definizione più comune di mindfulness arriva da Jon Kabat-Zinn (1994) che la descrive come “una modalità di prestare attenzione al presente, momento per momento, nel qui e ora, intenzionalmente e in modo non giudicante”. Siamo molto bravi ad attaccarci e giudicarci, a sentirci in colpa quando diamo una risposta impulsiva, ad agganciarci ai pensieri della nostra mente attiva 7 giorni su 7 e 24 ore su 24. La mindfulness permette di alleviare le nostre sofferenze e di rendere la nostra vita più ricca e significativa (Siegel, 2010) perché ci aiuta a vedere le sensazioni spiacevoli da un’altra prospettiva. 
Attraverso l’allenamento quotidiano, ci impegniamo a togliere gli occhiali scuri che mettiamo senza esserne consapevoli e che limitano il nostro campo d’azione per indossare le lenti adatte a muoverci nella direzione dei nostri valori.

D. Proviamo a sgombrare il campo da dubbi. Che cosa NON è la mindfulness? 

R. Attraverso la mia esperienza di conduzione di gruppi, molte persone portano con sé “false credenze” che è importante demolire per comprendere al meglio cos’è la mindfulness. Eccone alcune. 

  • Non è avere la mente vuota: le pratiche richiedono di notare ciò che la mente sta facendo in ogni momento. 
  • Non è diventare impassibili: poiché ci esercitiamo ad essere consapevoli di tutto ciò che sta avvenendo nella mente in ogni momento, vediamo le nostre emozioni in modo piuttosto chiaro. 
  • Non è ritirarsi dalla vita: al contrario, ci mette in armonia con gli altri aiutandoci a sentirci più vicini. 
  • Non è la ricerca della beatitudine: ci aiuta ad accogliere tutte le nostre esperienze invece di aggrapparci soltanto a quelle piacevoli, si lavora per imparare a lasciare che anche gli stati spiacevoli vadano e vengano.
  • Non è evasione dal dolore: invece che evitarlo, le pratiche ci aiutano ad aumentare la nostra capacità di viverlo.  

D.  Quali sono i principali benefici della pratica della mindfulness? 

R. C’è una buona notizia: la mindfulness può essere coltivata. Ed esercitarla porta benefici considerevoli sul benessere fisico e psicologico. La pratica può aiutarci a vedere e ad accettare le cose come sono: ciò significa che possiamo fare pace con l’inevitabilità del cambiamento e l’impossibilità di vincere sempre. La mindfulness ci aiuta anche ad allentare la costante preoccupazione per noi stessi e gli altri per vivere con più serenità i diversi momenti della giornata. 

Come sarebbe se riuscissimo a gustare il cibo che mangiamo, a notare il tramonto, 
ad abbracciare il nostro partner con presenza, a volerci più bene?

Tutto ciò e molto altro è possibile grazie alla mindfulness. 

D.  Che impatto ha la mindfulness sull'ansia e sullo stress? 

R. Diverse ricerche provenienti dal Laboratory for Affective Neuroscience dell’Università del Wisconsin dimostrano che dopo le otto settimane di corso, il gruppo che aveva ricevuto l’insegnamento ha dimostrato un’attivazione cerebrale dell’emisfero sinistro maggiore rispetto al gruppo di controllo rilevando miglioramenti dell’umore e una sensazione di maggiore impegno nelle loro attività (Goleman, 2003).
Inoltre, le emozioni spiacevoli come l’ansia e lo stress non vengono evitate o eliminate ma si impara a osservarle da un’altra prospettiva, quella del sé osservante che ci aiuta a diventare consapevoli del fatto che “siamo più dei nostri pensieri” (Blonna, 2012). In questo modo, riusciamo ad accoglierli con disponibilità e apertura senza essere travolti dall’ansia e dalla paura che questi contenuti normalmente eliciterebbero. 

D. Come è possibile allenarla? 

R. Per comprendere al meglio cos’è la mindfulness è necessario farne esperienza direttamente in gruppo o individualmente. Nelle prime fasi, si consiglia di farsi guidare da un esperto che dà direzione e contenimento emotivo e aiuta a usare questo nuovo “strumento” con cautela e attenzione. Esistono due tipi di pratiche diverse che possono convivere e arricchirsi (Siegel, 2010): la pratica informale viene utilizzata nelle attività di vita quotidiana che diventano più consapevoli nel momento in cui si svolgono; la pratica formale, invece, prevede momenti precisi della giornata in cui si svolgono esercizi guidati di meditazione basati ad esempio sul respiro, sui sensi o sul corpo.
Chi preferisce avvicinarsi in autonomia a questo mondo, consiglio di scaricare alcune app che facilitano il primo approccio attraverso audio guidati come la Mindfulness App (versione in italiano e gratuita per le prime 5 sessioni).

D. Gli incontri di gruppo sono rivolti sia a bambini che adulti?

R. Certo. Essendo un nuovo modo di vivere la propria esperienza, la mindfulness è una pratica flessibile che si adatta a diversi contesti ed età. Sono previsti 8 incontri di circa 2 ore, a cadenza settimanale; ciò che cambia è il contenuto, non gli obiettivi. Per i bambini, ad esempio, si utilizzano i soffioni e altri oggetti familiari per loro per allenare a essere attenti al momento presente, oppure i colori per esprimere le emozioni; per gli adulti, invece, sono previste esercitazioni guidate basate sul respiro e “sulla scansione corporea”, o si riporta alla mente un episodio del passato attraverso la visualizzazione per riviverlo con la giusta distanza emotiva, cosicché il nuovo ricordo più funzionale possa sostituire il precedente. 
Devo dire che i bambini si divertono tanto e sono anche più bravi, non vivendo nella loro testa.

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Brainstorming durante l’ultimo incontro di un gruppo di mindfulness.

D. Si può distinguere un esperto da chi non lo è?

R. È indispensabile affidarsi a esperti che promuovano un metodo preciso e che abbiano una certificazione riconosciuta. In questo momento, in cui lo stress dilaga, vengono proposti tanti corsi da palestre e associazioni per favorire un miglior equilibrio psicofisico. È opportuno scegliere con consapevolezza a chi rivolgerci. In caso di dubbi, è preferibile approfondire con lo specialista gli obiettivi e le tecniche del percorso proposto. 

D. Ci può salutare riportando un esempio di pratica per i nostri lettori più curiosi?

R. Certo. È un piacere per me immaginare che qualche lettore possa trovare benefici da questa pratica. Invito a farla ogni giorno per almeno due settimane. 

 “Assumi una posizione comoda e lascia andare giù le palpebre. Continua a respirare dolcemente sentendo l’aria che entra dalle narici, più fredda, ed esce dalla bocca, più tiepida. Ascolta i suoni che ti circondano e lasciati cullare da questi. Mentre sei impegnato ad ascoltare te stesso/a, porta alla mente qualcosa con cui stai lottando in questo momento della tua vita. Può essere qualcosa che non ti far stare sereno, che ti turba o ti fa arrabbiare, ti rattrista, qualcosa che ti blocca. Adesso, qui ed ora, hai l’opportunità di vederti in quella situazione. Resta con questa sensazione per qualche minuto. Cosa faresti se questa sensazione fosse meno intensa? Quale strada percorreresti? Quali sono gli ostacoli che non ti permettono di andare in quella direzione? Mentre cerchi delle risposte, forse quella sensazione è già meno invadente; mollare la presa per qualche istante ha permesso di stare in quella situazione difficile e fare qualcosa, per non rimanerne intrappolati. Lentamente, riprendi contatto con la stanza, fai un sorriso sul tuo volto per esserti impegnato in quest’esperienza delicata e riapri dolcemente gli occhi” (Jacobs-Stewart, 2003).

Chi vuole approfondire la tematica e ricevere altre esercitazioni guidate, può scrivere direttamente alla Dott.ssa Cimmino (loredana.cimmino@torinostudiopsicologia.it). 

Bibliografia

  • Blonna R. (2010). Stress Live, Live More: How Accetptance and Commitment Therapy can Help You Live a Busy Yet Balanced Life. Oakland, CA: New Harbinger Publications.
  • Goleman D. (2003). Finding happiness. Cajole your brain to lean to the left. New York Times, 4 febbraio. 
  • Hanh T.N. (2012). Quando bevi il tè, stai bevendo nuvole. Firenze: Terra Nuova Edizioni.
  • Jacobs-Stewart T. (2003). I sentieri si tracciano camminando. Milano: Corbaccio.
  • Kabat-Zinn J. (2016). Vivere momento per momento. Milano: Corbaccio Editore.
  • Siegel R.D. (2010). Qui e ora. Strategie quotidiane di mindfulness. Trento: Erickson.
  • Snel E. (2010). Calmo e attento come una ranocchia. Milano:Red! Edizioni. 
  • Wilson K. G., DuFrene T. (2012). Quando tutto sembra andare di male in peggio … Come vivere liberi dall’ansia. Milano: FrancoAngeli.