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numero 89 - luglio 2021

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L'intervista

Intervista a Letizia Sabbadini

Intervista a Letizia Sabbadini

Uno sguardo sul nuovo metodo multisistemico integrato per la valutazione e il trattamento dei disturbi del neurosviluppo, denominato Metodo Sabbadini, proprio dalle parole di chi lo ha ideato e messo a punto. 

D. Il Metodo Sabbadini, da lei recentemente messo a punto, è definito “multisistemico integrato”. Quali sono le sue principali caratteristiche e quale il razionale che ha motivato la sua elaborazione?

R. Il metodo Sabbadini denominato “multisistemico integrato”, considera i vari sistemi funzionali singolarmente, sia per quanto riguarda l’ambito valutativo che quello terapeutico, tenendo presente che ogni singola funzione influenza costantemente le altre.
È l'integrazione di più funzioni che rende possibile l'esecuzione di azioni complesse ad alto livello di esecuzione e controllo.
​Il termine "integrato" presuppone inoltre anche degli altri aspetti importanti, ovvero il tener conto di:

  • metodologie aggiornate riprese da studi, ricerche attuali e scientificamente confermate a seconda della tipologia del disturbo e la fase evolutiva del soggetto.
  • stretta collaborazione tra équipe specialistica, famiglia e scuola al fine di una condivisione e di una messa in atto degli obiettivi da raggiungere rispetto alle capacità e ai limiti di ogni individuo.

D. Qual è la casistica di applicazione del metodo, in termini di patologie e fasce d’età?

R. Riguardo alla clinica e alle diverse patologie il metodo è applicabile a tutti i disturbi del neurosviluppo, quindi i disturbi del linguaggio che non sono mai così “specifici” ma in che presentano comorbidità con disturbi delle funzioni esecutive e della sfera motorio-prassica, le disprassie, i DSA; quindi casi in cui si risconta un adeguato livello cognitivo ma anche casi sindromici e/o con deficit cognitivo di diversa entità.
Riguardo alle fasce d’età va considerata l’importanza dell’intervento precoce tramite progetto specifico e mirato a seguito di valutazione completa dei diversi ambiti dello sviluppo e delle diverse funzioni che sottendono il deficit “specifico”. Il sintomo per il quale il soggetto viene segnalato ai fini della diagnosi, spesso rappresenta solo il deficit più visibile e va considerato come la punta di un iceberg che nasconde difficoltà sommerse da individuare, potenziare ed integrare.

D. Il metodo prevede una metodologia di valutazione specifica. Potrebbe descriverci quali sono le aree di funzionamento oggetto di tale assessment e quali gli strumenti suggeriti a questo scopo?

R. Ovviamente a seconda del problema e dell’ipotesi diagnostica si deve prevedere una valutazione nelle divere aree e per le diverse funzioni tramite strumenti specifici, quindi va inclusa una valutazione sul piano cognitivo, una valutazione degli aspetti motorio-prassici e degli aspetti linguistici, se presente deficit nell’area del linguaggio, oltre ad approfondimento del funzionamento esecutivo e degli aspetti emotivo-relazionali. Per quanto riguarda l’ambito motorio prassico si considera fondamentale la valutazione con il protocollo APCM2 in quanto, a differenza di altri testi motori, prevede la distinzione tra schemi di movimento e funzioni adattive/prassie, mettendo inevidenza l’importanza delle loro correlazioni.

D. Esiste una diretta correlazione tra la metodologia di valutazione impiegata e la progettazione dell’intervento abilitativo o riabilitativo?

R. Assolutamente sì. Secondo la mia impostazione metodologica, la valutazione va intesa ai fini della terapia, per la messa a punto di un progetto specifico di lavoro su base multisistemica ed integrata. La valutazione deve avere come scopo non solo la definizione della diagnosi ma anche la definizione di un progetto di intervento, ovvero di un progetto di terapia individualizzato, riconsiderato puntualmente in senso longitudinale, che tenga conto dei punti di forza dell'individuo così come dei suoi limiti e soprattutto della stretta correlazione tra i diversi ambiti, in particolare degli aspetti emotivi e relazionali.

D. In base alla sua esperienza, quali casistiche cliniche si sono mostrate più sensibili all’applicazione del metodo?

R. In generale tutti i disturbi del neurosviluppo sopra elencati. Sono riconosciuta come particolarmente esperta nella diagnosi e terapia delle disprassie, e sicuramente il metodo è molto sensibile per la definizione di interventi specifici in tale ambito, applicando il modello implicito nel protocollo APCM2.

D. Per essere riconosciuti come applicatori del Metodo Sabbadini è necessario completare un percorso di formazione articolato e ben definito. Ci può spiegare quali sono gli elementi chiave di questo percorso?

R. Il percorso specifico sul Metodo Sabbadini prevede i seguenti percorsi di formazione:

  • Applicatore di I livello al fine di acquisire una metodologia di valutazione specifica, integrata e multisistemica delle abilità motorio-prassiche in età evolutiva prescolare escolare ed in età adolescenziale /adulta.
    Questo livello è aperto a psicologi, psicoterapeuti, medici, TNPEE, psicomotricisti, logopedisti, ortottisti, optometristi, educatori sanitari, terapisti occupazionali.
  • Applicatore di II Livello per acquisire una metodologia di intervento riabilitativo specifico, integrato e multisistemico rispetto a diversi ambiti del neurosviluppo, in particolare rispetto a deficit in ambito motorio-prassico, disturbi del linguaggio con componenti disprattiche, deficit delle funzioni esecutive, DSA misti e su base disprattiche, in età evolutiva, prescolare escolare ed in età adolescenziale/adulta.
    Questo livello è aperto a TNPEE, psicomotricisti, logopedisti, ortottisti, optometristi, terapisti occupazionali.

D. Quali possono essere, a suo avviso, le figure professionali che potrebbero essere più interessate all’integrazione del metodo nella loro pratica professionale?

R. Quelle già citate per la formazione di I e II livello mantenendo la distinzione tra l’ambito della valutazione e della terapia, quindi nel II livello sicuramente saranno più interessate le figure di terapisti TNPEE, logopedisti, ortottisti, optometristi, terapisti occupazionali.