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numero 62 - novembre 2018

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I tratti di personalità predicono il comportamento?

I tratti di personalità predicono il comportamento?

Esistono numerosi approcci teorici al tema della personalità e numerosi strumenti che, a vario titolo, in modo più o meno approfondito, valutano la personalità. A volte, tuttavia, pensando concretamente alle informazioni che si derivano dall’osservazione del cosiddetto “profilo di personalità”, viene spontaneo domandarsi come effettivamente quei tratti e quegli aspetti che abbiamo rilevato su traducano in comportamenti concreti, in strategie di fronteggiamento dei più disparati eventi quotidiani. Come funzionerà quella persona difronte ad un problema lavorativo? Come genitore? Nella relazione di coppia?
Tra i numrosi contributi pubblicati su questo tema, riportiamo la traduzione di alcuni estratti dell'articolo del Prof. Frank McAndrew, dal titolo When Do Personality Traits Predict Behavior?, recentemente apparso su Psychology Today. Frank McAndrew è professore di psicologia presso il Knox College, si occupa di psicologia sociale e si interessa, in particolare, della gamma dei comportamenti che possono essere osservati nella vita quotidiana. Proprio il riferimento al comportamento osservabile è l'avvio della sua riflessione sui tratti di personalità. 
McAndrew mette in evidenza come già a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, alcuni psicologi come Daryl Bem e successivamente Walter Mishel, insoddisfatti dai dati di ricerca relativi alla capacità dei tratti nel predire uniformemente l’effettivo comportamento umano, hanno cominciato ad ipotizzare che potesse essere in realtà la forza delle situazioni, e non la personalità, a controllare come noi ci comportiamo nella maggior parte del tempo.
McAndrew spiega questa idea con un esempio.

Quando insegno in uno dei miei corsi accademici, i miei studenti (perlomeno quelli che frequentano la classe regolarmente) mi vedono tre volte a settimana per 70 minuti ogni volta, nel corso di 10 settimane. Data tutta questa esposizione, sono sicuro che se qualcuno chiedesse a uno qualsiasi di questi studenti di descrivere la mia personalità, lui o lei, lo farebbe con sicurezza e probabilmente ci sarebbe un bel po' di accordo tra i miei studenti sul tipo di persona che sono. La coerenza e sicurezza dei loro giudizi dovrebbe comprensibilmente rafforzare la credenza che i tratti di personalità che loro vedono in me siano stabili e reali.
Ciò nonostante, c'è una spiegazione alternativa.
Questi studenti mi stanno vedendo esattamente sempre la stessa situazione – la stessa stanza, la stessa attività, lo stesso orario del giorno. Che cosa succederebbe se in realtà loro non stessero vedendo nulla di più di come qualsiasi persona nei miei panni si comporterebbe in quella situazione? In altre parole, dato che noi tendiamo a vedere le persone nelle stesse circostanze nel corso del tempo illudiamo noi stessi di pensare che abbiamo conoscenze su quali tratti siano più importanti per la loro personalità.

I dati di ricerca raccolti negli ultimi trent’anni, basati sulle sempre crescenti possibilità tecnologiche nell’analisi dei dati e nella misurazione del comportamento confermano tuttavia che i tratti di personalità sono in effetti reali e che, perlomeno a volte, possono essere preziosi predittori del comportamento. Il punto allora, secondo McAndrew è capire esattamente in quali circostanze questi possano essere efficaci e affidabili.
Quanto più il tatto è specifico e circoscritto, tanto più è un buon predittore.

Uno delle criticità della ricerca iniziale sulla personalità è stato che spesso questa si basava fortemente sulla misurazione di tratti molto generali come l'autostima e l'utilità di ampi tratti per predire comportamenti specifici è limitata. Per esempio, supponiamo che io sia interessato a predire in anticipo chi potrebbe offrirsi come volontario per posare nudo di fronte alle classi di arte quando il dipartimento di arte del nostro college ricerca modelli. Diventa intuitivo che una misura dell'autostima potrebbe essere in grado di aiutarmi, visto che le persone che si sentono bene con se stesse potrebbero essere più propense ad offrirsi come volontarie per una cosa del genere. Il problema con l'autostima, tuttavia, è che è decisamente sfaccettata. Una persona può avere un'alta autostima che si basa su cose molto differenti, come l'abilità accademica o atletica, abilità sociali o bellezza fisica; e una misura generica di autostima fonde tutti questi diversi fattori. In questo caso, una più specifica misura di autostima, come "Body Esteem", si rivelerebbe essere un miglior indicatore.

Possiamo dunque affermare che quanto più gli estremi di un tratto sono presenti in una persona, tanto più ne predicono la personalità. Il punto dunque non sembra essere tanto quello di capire se un tratto è presente o assente ma ragionare sulla rappresentatività di quel tratto e capire quando e come questo si manifesta e si traduce in comportamento.

Tutti noi parliamo di tratti di personalità come se fossero variabili categoriali per natura, come quando descriviamo una persona come introversa o come estroversa. In realtà, tali tratti rappresentano variabili continue così come l’altezza o l’età, e tutti noi ricadiamo in qualche punto nel mezzo tra l’essere estremamente introverso o l’essere estremamente estroverso. Una persona è esclusivamente introversa o estroversa in confronto ad altre persone, come una persona è giovane o anziana (o alta o bassa) solo in relazione ad altri. Alcune ricerche dimostrano che quanto più una persona ricade sull’uno o sull’altro estremo di un tratto, tanto più quel tratto sarà un fattore presente nel comportamento di tale persona. Se ci si trova nel mezzo di una categoria, le probabilità che altri fattori abbiano un ruolo più importante nel determinare il proprio comportamento sono alte.

Un altro fattore da considerare è anche l’intervallo temporale di riferimento. Sicuramente, prendendo in considerazione un periodo di tempo relativamente lungo, i risultati della ricerca dimostrano che i tratti i tratti sono in grado di predire i modelli di comportamento generali meglio di singoli casi di comportamento, e questo viene riportato anche dallo stesso Autore.

Un altro problema presente nelle prime ricerche sulla personalità è che spesso queste hanno valutato un tratto di personalità per poi utilizzarlo per predire il comportamento di una persona durante una singola sessione sperimentale.
Sappiamo adesso che i tratti di personalità riescono a predire meglio un modello di comportamento a lungo termine.
Supponiamo che ti abbia somministrato un questionario di personalità che rivela che sei estremamente estroverso. Se volessi verificare l’accuratezza di questa valutazione, dovrei seguirti il prossimo weekend ad un evento mondano dove mi aspetterei che tu sia l’anima della festa, circondato da persone che ti adorano. Immagina la mia sorpresa, dunque, se invece ti trovassi seduto da solo in un angolo a piangere con la tua birra. In una sola occasione, ci sono semplicemente troppi altri fattori che potrebbero interferire con la tua personalità nel determinare cosa accade. Eventi più importanti, come la morte di un cane o la rottura con il/la ragazzo/a, possono facilmente sopraffare la tua naturale inclinazione sociale e causare un comportamento totalmente fuori dai ranghi della tua estroversione.
D’altra parte, se ti seguissi ad ogni altro evento sociale per i prossimi sei mesi, vedrei spesso e volentieri uscire fuori la tua estroversione, e sarei molto più sicuro che questo tratto invece influenzi il tuo comportamento.

La riflessione di McAndrew giunge dunque ad una conclusione nell’affermazione che la specificità della situazione rende i tratti più predittivi.

Siamo consapevoli del fatto che spesso agiamo in maniera differente in diverse situazioni sociali in cui ci sono degli amici rispetto a quando siamo con i parenti o con degli sconosciuti. Quindi, la predizione rispetto al proprio comportamento è molto più accurata se si riesce a contestualizzarla in maniera più specifica.
In breve, il fatto è che i tratti di personalità possono essere dei buoni predittori di un comportamento a patto che si considerino i vincoli con i quali fare i conti.
Allora, sarà meglio predire un comportamento a lungo termine ed in determinate situazioni, specialmente se stiamo usando una misura molto specifica di un tratto di cui una persona presenta un punteggio molto alto o molto basso. Ciò significa che tratti differenti rappresentano dei fattori predittivi migliori per persone diverse. Un tratto che è importante per predire il proprio comportamento può essere chiamato “tratto auto-schematico”, mentre altri tratti meno rilevanti per sé sono detti “tratti a-schematici”.

E ricorda sempre che, indipendentemente da quanto un tratto di personalità possa essere potenzialmente un predittore, può comunque essere sopraffatto da altri fattori determinanti in quella situazione.