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numero 80 - settembre 2020

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How to flourish as a psychotherapist

How to flourish as a psychotherapist

recensione.jpg Questo libro si pone come il complemento di un altro testo, molto noto ai lettori di lingua inglese, How to Survive as a Psychotherapist, di Nina Coltart: un libro uscito nel 1993 (tradotto in italiano nel 1998) e in nuova uscita, insieme ad altri due della stessa autrice, presso Phoenix nel 2020. Come afferma Brett Kahr aprendo il suo bel lavoro, è necessario fare un passo in più, andando oltre la sopravvivenza è scoprendo come poter fiorire (prosperare, crescere, rifiorire, svilupparsi) nel ruolo di psicoterapeuta: direi, meglio, nell’essere uno psicoterapeuta.
Le pagine di questa narrazione si leggono con piacere e anche con curiosità dato che l’autore getta uno sguardo “dentro” gli studi professionali dei clinici e ne osserva diverse dimensioni, spesso con ottica disincantata. Così emergono subito le notazioni su quanto poco leggono gli psicoterapeuti e quanto poco sanno della letteratura classica (come già notava Anna Freud in una lettera a Humberto Nagera), ma anche delle non proprio “sane” motivazioni che conducono una persona a voler diventare terapeuta: una professione ben tratteggiata a più riprese dall’autore come qualcosa di niente affatto semplice – basti pensare alle lunghe ore trascorse seduti ad ascoltare persone diverse parlare dei loro guai e delle loro sofferenze .
L’autore offre una serie di impliciti o espliciti suggerimenti sul come fare a prepararsi al meglio per la professione; tra i tanti suggerimenti, ecco emergere liste di libri da studiare – preferibilmente nelle tre sue favorite sale da lettura! – ma anche consigli sul come vivere i lunghi anni di formazione (si parla sempre di formazione psicoanalitica o, comunque, di psicoterapia dinamica, quindi intrisa – giustamente – di analisi personale). Ma prima della formazione vi è il problema di cosa scegliere (quale scuola, quale indirizzo) e qui il lettore italiano potrà tirare un sospiro di sollievo perché il caos inverecondo che caratterizza il panorama italiano è abbastanza in linea con quello di altri paesi.
La vita quotidiana del terapeuta può essere (anche) “ricca” di fatiche e trappole, ad esempio il burnout, oppure l’incontro con pazienti davvero difficili che possono non solo mettere a rischio l’equilibrio mentale del clinico ma anche indurlo a reazioni poco felici. Nonostante ciò, Brett Kahr richiama più volte il senso alto della professione ed anche la sua vera e propria utilità pratica, riflettendo su quante vite può aver salvato nel corso dei decenni dialogando con i pazienti in modo apparentemente conversativo. Aggiungerei che si dovrebbe consigliare la lettura di pagine come queste ai tanti colleghi psicologi sperimentalisti, psicometristi, e accademici-teorici che (forse ancor oggi richiamandosi a uno studio di Hans Eysenck degli anni cinquanta) dileggiano la psicoterapia come un fenomeno di moda, un uso estensivo di placebo, una suggestione amichevole…
Ricco di ricordi, aneddoti, citazioni ben collocate e utili nell’ampliare i concetti esposti, questo libro fa anche riferimento a numerosi autori, alcuni dei quali contemporanei e di alta levatura, come Nancy McWilliams: persone che possono essere maestri per tutti noi, solo ad avere il desiderio ed il tempo per approfondirne il pensiero. In tale ottica, credo che sia da sottolineare una delle frasi con cui si chiude il libro: “non dimentichiamoci che noi dobbiamo innanzitutto goderci la nostra vita personale, e che semplicemente sopravvivere in questa nostra gratificante e sfidante professione può non essere abbastanza” (p. 188).
Brett Kahr ha un’esperienza ultra-quarantennale nel mondo della salute mentale, avendo anche lavorato per molti anni nel servizio sanitario pubblico britannico, il National Health Service. Dal punto di vista della professione, egli attualmente opera come privatamente nel suo studio, ma è interessante notare i suoi numerosi impegni istituzionali in organizzazioni scientifico-professionali. Infatti, egli è Senior Fellow presso il Tavistock Institute of Medical Psychology, Senior Clinical Research Fellow in Psychotherapy and Mental Health al Centre for Child Mental Health, consulente presso The Bowlby Centre e presso The Balint Consultancy.
Appassionato studioso di storia della psicoanalisi, autore o coautore di undici volumi (alcuni dei quali hanno vinto premi e riconoscimenti), svolge funzioni di rilievo al Freud Museum londinese e si è estesamente occupato di curare diverse collane editoriali come la “Forensic Psychotherapy Monograph Series” e la “Library of Couple and Family Psychoanalysis”, tutte pubblicate da Routledge. Si occupa, inoltre, di mass media e divulgazione psicologica, avendo realizzato diversi interventi alla BBC e svolgendo consulenza in questo campo per alcune associazioni professionali.
In italiano di Brett Kahr è stato tradotto soltanto un libriccino di nessun interesse dal punto di vista scientifico e professionale; auspichiamo che questo volume – e altri testi dell’autore – possano essere presto tradotti al fine di far conoscere agli operatori italiani le acute osservazioni del professor Kahr.