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numero 102 - gennaio 2023

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Funzione esecutive e disturbi del neurosviluppo

Funzione esecutive e disturbi del neurosviluppo

Definizione di funzioni esecutive

Il termine “funzioni esecutive” (FE) viene utilizzato nella neuropsicologia per indicare una serie di abilità cognitive di ordine superiore necessarie alla pianificazione di comportamenti volti a un obiettivo determinato (Welsh e Pennington, 1988). Pennington e Ozonoff nel 1996 elencarono cinque diversi processi cognitivi parzialmente indipendenti tra di loro: l’inibizione, la memoria di lavoro, la flessibilità cognitiva, la pianificazione e la fluenza verbale. Sono processi mentali top-down che supportano il controllo cosciente del pensiero, dell'azione e delle emozioni; dunque, sono alla base del ragionamento deliberato, dell’agire intenzionale, della regolazione delle emozioni e del funzionamento sociale complesso. Inoltre, consentono l'apprendimento autoregolato, l'adattamento a situazioni mutevoli (Diamond, 2013) e permettono all’individuo di svincolarsi dai riflessi innati, dagli automatismi e dalle risposte iper-apprese e dominanti, rendendo possibile affrontare attraverso nuove sequenze comportamentali adatte alle richieste ambientali situazioni in cui le risposte automatiche non sono adeguate. La programmazione di schemi comportamentali costituiti da step intermedi permette di svolgere molti compiti cognitivi quotidiani, ma anche di perseguire obiettivi a lungo termine. L’esecuzione dei passaggi intermedi per giungere all’obiettivo richiede il mantenimento in memoria delle informazioni rilevanti tramite la memoria di lavoro, la soppressione tramite l’inibizione delle informazioni irrilevanti che potrebbero interferire con il raggiungimento dello scopo, la capacità di seguire l’ordine degli step prestabilito durante la pianificazione e l’abilità di monitoraggio e modificazione dei comportamenti nel momento in cui si modifica il contesto. Per questi motivi le FE giocano un ruolo importante in tutti gli aspetti della vita: nella salute fisica e mentale; nel successo nella vita e a scuola, e nello sviluppo cognitivo, sociale e psicologico (Diamond, 2013).

Modelli neuropsicologici delle funzioni esecutive

Nonostante un accordo generale sulla definizione di funzioni esecutive è ancora attuale il dibattito riguardante il modello neuropsicologico più adatto ad esemplificare il dominio esecutivo. Negli anni si sono susseguite diverse proposte di modelli che hanno considerato le FE come costrutto unitario; modelli frazionati che sottolineano la natura molteplice del dominio e modelli processuali o sequenziali che intendono le componenti esecutive come parti di un unico e complesso processo.
Negli ultimi decenni la letteratura si è orientata verso l’integrazione della visione unitaria e multicomponenziale del dominio esecutivo. Il modello attualmente più accreditato di Miyake et al. (2000) propone questa integrazione individuando come base del funzionamento esecutivo tre abilità distinte, ma interrelate che hanno in comune processi e meccanismi di funzionamento sottostanti:

  • l’inibizione o controllo inibitorio: è la capacità di sopprimere in modo volontario e controllato risposte automatiche e dominanti quando non sono appropriate e utili per le attività da svolgere (Miyake et al., 2000). Include la capacità di controllare non solo il comportamento, ma anche l’attenzione, il pensiero e le emozioni;
  • l’updating: consiste nell’aggiornamento e monitoraggio delle rappresentazioni presenti nella Memoria di Lavoro (Working Memory - WM). Le informazioni in entrata rilevanti per l’attività da svolgere vengono codificate, nel mentre viene svolta anche una valutazione delle informazioni presenti in memoria per individuare quelle divenute irrilevanti e datate che possono essere sostituite da quelle nuove;
  • la flessibilità cognitiva o shifting: è la capacità di muoversi fluidamente tra diversi compiti, prove cognitive o comportamentali, operazioni e set mentali. La possibilità di passare dall’utilizzo di una strategia ad un’altra permette di rispondere in modo adattivo a nuove situazioni, compiti e problemi. Per questo è considerata un’abilità fortemente collegata alla capacità di problem solving: permette di apprendere dagli errori ed elaborare di conseguenza delle strategie alternative e flessibili. La flessibilità richiede il coinvolgimento del controllo inibitorio, necessario per sopprimere le risposte e strategie attivate per il compito precedente e passare a quelle successive, e della Memoria di Lavoro che in base alla valutazione del feedback ambientale ricevuto aggiorna le risposte che si possono dare. Per questo alcuni autori come Garon, Bryson e Smith (2008) considerano il controllo inibitorio e la memoria di lavoro prerequisiti necessari per lo sviluppo dell’abilità di shifting. Un deficit nella flessibilità cognitiva può portare l’individuo a perseverare, cioè a ripetere in modo non controllato una stessa risposta anche se non adeguata alle richieste. Questa funzione non è assimilabile allo shifting spaziale o allo spostamento dell’attenzione visiva che consiste in un movimento oculare volontario.

Un modello strettamente connesso a quello di Miyake e colleghi è stato elaborato da Adele Diamond (2013) che, interessata allo studio delle funzioni esecutive in chiave evolutiva, ne ha fornito una rappresentazione esaustiva con il suo modello multicomponenziale. Tutte e tre le componenti considerate il nucleo del dominio esecutivo operano sinergicamente e hanno bisogno l’una dell’altra. Una situazione prototipica che implica l’attivazione dei tre processi si riscontra quando l’individuo deve agire in contrasto con la propria abitudine o tendenza iniziale sulla base delle informazioni tenute in memoria. Adele Diamond (2013) sostiene che a partire dalle FE di base si strutturino in modo sovraordinato delle capacità più complesse, definite come abilità esecutive superiori: l’abilità di ragionamento, di problem solving e di pianificazione. Le sottocomponenti di ragionamento e risoluzione dei problemi coincidono con il costrutto di intelligenza fluida, che comprende la capacità di ragionare, risolvere problemi e di vedere schemi o relazioni tra gli elementi.

Le funzioni esecutive nei disturbi del neurosviluppo

Le funzioni esecutive (FE) presentano profili atipici in vari disturbi del neurosviluppo: dato che le FE emergono precocemente e coinvolgono un continuum che va da abilità più “fredde” ad abilità più “calde”, alterazioni nelle FE possono contribuire all’emergenza di disabilità sia nel dominio cognitivo che in quello comportamentale e socio-relazionale con un importante valore prognostico sull’evoluzione del disturbo nel corso dello sviluppo. Valutare le FE rappresenta dunque un elemento imprescindibile per la diagnosi funzionale e per la stesura di un intervento riabilitativo in condizioni di sviluppo atipico. L’interpretazione delle alterazioni di FE nei diversi disturbi del neurosviluppo e in altre condizioni atipiche non è tuttavia semplice; la trasversalità delle FE su più domini e la permeabilità delle stesse a esperienze, condizioni ambientali o alterazioni nello sviluppo individuale, possono avere effetti sui circuiti neurofunzionali sottostanti e sul rischio di sviluppare disturbi del neurosviluppo. Quando parliamo di relazione fra funzioni esecutive (FE) e sviluppo atipico, siamo portati a pensare ai numerosi studi che documentano alterazioni delle FE nei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) o nei Disturbi Primari del Linguaggio (DPL), nel Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), nei Disturbi della Coordinazione Motoria (DCM), nella Disabilità Intellettiva o nel Disturbo dello Spettro dell’Autismo, categorie diagnostiche che rientrano nei Disturbi del Neurosviluppo.
La valutazione delle FE nei disturbi del neurosviluppo non ha obiettivi primariamente diagnostici ma è finalizzata a definire un profilo di funzionamento caratterizzato da punti di forza e punti di debolezza al fine di proporre percorsi riabilitativi che consentano al bambino di acquisire migliori competenze autoregolative. La valutazione delle funzioni esecutive può includere diverse tipologie di strumenti tra cui i test standardizzati, i questionari di etero o autovalutazione, test ecologici che simulano situazioni di vita quotidiana e l’osservazione diretta rispetto all’applicazione di strategie cognitive o metacognitive.
Un bambino o ragazzo con un disturbo del neurosviluppo che presenta difficoltà di autoregolazione cognitiva, emotiva o comportamentale necessita di un intervento che stimoli lo sviluppo delle funzioni esecutive attraverso un approccio integrato che coinvolga il minore stesso, ma anche i suoi genitori e i suoi insegnanti (Marzocchi et al, 2021). Diverse meta-analisi (Kassai et al, 2019; Scionti et al, 2020) hanno verificato l’efficacia dei percorsi terapeutici, tuttavia hanno il limite di non produrre un’elevata generalizzazione dei risultati ai contesti di vita del paziente. Alcune modalità per ottenere migliori risultati in termini di generalizzazione (far transfer) prevedono la presentazione di attività divertenti, stimolanti e sfidanti per il bambino/ragazzo, il coinvolgimento attivo dei genitori tramite percorsi di parenting positivo e la consulenza sistematica agli insegnanti sui principi dell’intervento cognitivo-comportamentale in classe per stimolare l’apprendimento cooperativo tra gli studenti.
Il volume Le funzioni esecutive nei disturbi del neurosviluppo, a cura di (Gian Marco Marzocchi, Chiara Pecini, Maria Carmen Usai, Paola Viterbori (2022), descrive in modo sistematico, completo e aggiornato la ricchezza di tali argomenti grazie alle basi teoriche, numerosi esempi pratici, casi clinici e proposte di lavoro per i vari disturbi del neurosviluppo.

Bibliografia

  • Diamond, A. (2013). Executive functions. Annual Review of Psychology, 64, 135-168. doi.
  • Garon, N., Bryson, S.E. e Smith, I.M. (2008). Executive function in preschoolers: a review using an integrative framework. Psychological Bulletin, 134, 31-60.
  • Kassai, R., Futo, J., Demetrovics, Z., & Takacs, Z. K. (2019). A meta-analysis of the experimental evidence on the near-and far-transfer effects among children’s executive function skills. Psychological Bulletin, 145, 165-188.
  • Gian Marco Marzocchi, G.M., Bongarzone, E., Conti, S. (2021). The FEREA training: executive functions relationships emotions environment. DIS, 2, 427-440
  • Miyake, A., Friedman, N.P., Emerson, M.J., Witzki, A.H. e Howerter, A. (2000). The unity and the diversity of executive functions and their contributions to complex “frontal lobe” task: A latent variable analysis. Cognitive Psychology, 41, 49-100
  • Pennington, B.F. e Ozonoff, S. (1996). Executive Functions and developmental psychopathology. Journal of Child Psychology and Allied Disciplines, 37, 51-87.
  • Scionti, N. e Marzocchi, G.M. (2021). The dimensionality of early executive functions in young preschoolers: Comparing unidimensional versus bidimensional models and their ecological validity. Child Neuropsychology, 27, 491-515.
  • Welsh, M.C. e Pennington, B.F. (1988). Assessing frontal lobe functioning in children: Views from developmental psychology. Developmental Neuropsychology, 4, 199-230.