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numero 80 - settembre 2020

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Fronteggiare lo stress lavoro-correlato nell’epoca della velocità

Fronteggiare lo stress lavoro-correlato nell’epoca della velocità

Il decreto legislativo 81/08, ha rappresentato un grande passo avanti in termini di salute dei lavoratori e delle aziende perché ha messo in luce l’impatto che lo stress lavoro correlato può avere sulle persone. Lo stress, di per sé non è qualcosa di negativo perché altro non indica che una forma di adattamento a fattori che richiedono di essere fronteggiati. Quando fronteggiamo un evento nuovo che ci attiva sul piano emotivo, il nostro corpo subisce una serie di alterazioni fisiologiche finalizzate a favorire il fronteggiamento; si alza la pressione, viene prodotta adrenalina e noradrenalina, i livelli di cortisolo di alzano. Tuttavia, se da un lato siamo “programmati” per attivarci quando dobbiamo fronteggiare un evento, dall’altro lato, non siamo programmati per rimanere attivi troppo a lungo. Infatti, se lo stato di attivazione si prolunga, il corpo deve produrre sostanza per mantenere l’attivazione e le difese immunitarie vengono attivate per fronteggiare l’evento stressogeno (distogliendo l’attenzione da tutto il resto… ). Per questo lo stress ci fa ammalare.

Il lavoro, negli ultimi cinquant’anni ha subito grandi trasformazioni che, se da un lato hanno portato alla riduzione dei fattori di stress (pensiamo, ad esempio al perfezionamento dei dispositivi di sicurezza), dall’altro lato ne hanno comportato un aumento in quanto viene richiesto di fronteggiare molti imprevisti, di implementare rapidamente delle competenze, vengono effettuate richieste rapide a cui si deve rispondere velocemente ecc. Pensiamo solo a come è cambiato il modo di comunicare; con i nuovi dispositivi mobili e le diverse applicazioni, siamo raggiungibili sempre. Una volta c’era l’orario di ufficio, ora questo perimetro temporale è molto più labile.

Per quella che è la mia esperienza di azienda, penso che sia la velocità uno dei principali fattori stressogeni, intendendo come tali sia quei fattori riferiti all’eustress/stress positivo) sia quelli riferiti al distress (stress negativo). Gli esseri umani hanno sicuramente bisogno di stimoli nuovi per crescere professionalmente e individualmente; tuttavia il cervello umano ha bisogno anche di prevedibilità; è importante sapere “cosa aspettarsi” perché ci consente di organizzare le risorse che ci occorrono per fronteggiare il futuro. In questo periodo storico la prevedibilità è qualcosa di poco scontato; non è facile organizzarsi in funzione di quello che sarà quando tutto potrebbe cambiare. Pensiamo a ciò che sta accadendo adesso con il coronavirus; sono molte le aziende che importano prodotti dalla Cina e che hanno scelto di bloccare tali importazioni. Per i lavoratori quanto, questa scelta è un fattore di stress? Per alcuni può esserlo molto, specie per chi ha contratti a termine.

Oltre alla velocità comunicativa, occorre fare i conti anche con la velocità “concorrenziale”; essere costantemente in linea con un mercato che muta continuamente, significa doversi adeguare continuamente (in termini di competenze, risorse e scelte strategiche), pena la prevaricazione da parte della concorrenza che riesce ad essere più reattiva e veloce.

Considerando che gli esseri umani sviluppano abitudini perché le “scorciatoie di pensiero” consentono di risparmiare energie mentali, siamo in un momento storico in cui è sempre più difficile pensare di abituarsi a qualcosa. E pensate che questo non generi stress? Negativo intendo…

Quindi, come facciamo a migliorare il nostro benessere in un mondo che va a mille? Prima di tutto occorre sviluppare una competenza in cui, per quello che vedo, stiamo diventando sempre meno bravi: essere affidabili nel mantenere gli impegni con noi stessi. Se il sabato decido di fare qualcosa per me con lo scopo di ricaricarmi, rinunciare a una o due ore del mio tempo libero per rispondere alla telefonata di un cliente o a una mail, potrebbe non essere una grandissima idea in termini di benessere. La trappola, in questo caso, è quella di credere che se sacrifico due ore del mio sabato, il lunedì sarò più leggera… ma ci rendiamo conto di quanto questo ragionamento sia “lavoro-centrico”? Prendiamo del tempo per noi e, soprattutto, difendiamolo.

Curiamo le relazioni con le persone a cui vogliamo bene. Il lavoro, i pensieri, gli incastri di tempo con le commissioni e i vari impegni ci portano a isolarci sempre di più. Le relazioni sono fondamentali per il benessere personale. Passiamo la vita a lavorare e a guardare lo smartphone o davanti a una TV con le soluzioni on demand ci rende ancora più portati ad isolarci. Non dimentichiamo le serate con gli amici, le domeniche tutti insieme, le gite, le cene ecc., sono importanti quanto il lavoro.

Il benessere fisico. Si mangia velocemente, si va in palestra quando possiamo e, spesso, si rinuncia anche alla nostra attività fisica. L’attività fisica, non solo produce endorfine, fattore protettivo per lo stress, ma aiuta ad ostacolare anche le conseguenze negative dello stress come l’innalzamento della pressione arteriosa, il sovrappeso, i disturbi del sonno ecc.

Evitiamo le cattive abitudini. Non ci rendiamo conto di quanto, per abbassare la tensione, siamo portati ad aprire il frigo, accenderci la sigaretta o aprire una bottiglia di vino. Niente in contrario ai piaceri della vita ma quando diventano un mezzo per ridurre immediatamente uno stato negativo stressogeno, allora è importante farci delle domande.

Quindi come facciamo? Non perdiamoci di vista, noi per primi ma anche i nostri cari. Ricordiamoci sempre che si lavora per vivere e non si vive per lavorare.

Bibliografia

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