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numero 72 - novembre 2019

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Differenze tra madri e padri di figli con problemi del comportamento nel livello di stress genitoriale percepito

Differenze tra madri e padri di figli con problemi del comportamento nel livello di stress genitoriale percepito

I genitori di bambini con problemi del comportamento sperimentano livelli di stress genitoriale maggiori rispetto alla media.
Lo stress genitoriale viene definito da Abidin come “disparità percepita dal genitore tra le richieste del bambino e le proprie capacità di farvi fronte in modo adeguato” (Abidin R.R., 2008), e la sua dimensione è stata largamente documentata (Podolsky et al., 2001; Theule et al., 2013; Pimentel et al., 2011).
È stato evidenziato (Pimentel et al., 2011) come le madri di bambini con ADHD sperimentino maggiori livelli di stress genitoriale rispetto alle madri di bambini a sviluppo tipico. È interessante sottolineare come tali madri, pur riferendo maggiori problemi nel comportamento dei figli, tendano a usare comunque le stesse strategie comportamentali.
Allo stesso tempo, è stato dimostrato come lo stress genitoriale influenzi gli esiti di una terapia per i figli (Heath et al., 2015), evidenziando in particolar modo che interventi mirati a ridurre lo stress genitoriale hanno un ruolo positivo anche sulla terapia rivolta ai figli, in termini di efficacia nel ridurre i comportamenti problema (Kazdin et al., 2003).
In letteratura alcuni studi confrontano, infine, il diverso livello di stress percepito tra madri e padri, sottolineando come non vi siano differenze significative (Theule et al., 2010).
Tuttavia, al momento, non è stato documentato su campioni italiani se vi sia tale differenza significativa tra madri e padri e se questa differenza sia influenzata da un Parent Training (PT) specifico di stampo cognitivo-comportamentale.
Obiettivo dello studio è quindi verificare se questa differenza sia presente, e quale sia l'eventuale influenza del percorso di PT.

Lo studio è stato condotto dall’anno 2007 al 2018 presso l’AULSS 2 della Marca Trevigiana, a cui i genitori si sono rivolti per le difficoltà specifiche incontrate nell’accudimento dei figli. Complessivamente i genitori di bambini tra i 9 e i 16 anni con disturbi del comportamento partecipanti al trattamento sono 237: 112 padri e 125 madri.
I disturbi del comportamento includono Disturbo da Deficit d'Attenzione e Iperattività (ADHD), Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP), e Disturbo della Condotta (DC).
Prima dell'inizio del ciclo di sedute di PT ai genitori viene chiesto di rispondere al questionario Parenting Stress Index-Short Form (PSI-SF; Guarino et al., 2008). Lo stesso questionario viene somministrato alla fine del training, per verificare i cambiamenti nel livello di stress genitoriale percepito.
Lo PSI-SF è, infatti, uno strumento che misura lo stress genitoriale percepito, indagando tre domini principali di fattori stressanti: Distress genitoriale (PD), Interazione disfunzionale genitore-bambino (P-CDI) e Bambino difficile (DC): quest’ultimo indice in particolare rispecchia alcune caratteristiche del bambino, che potrebbero renderlo più difficile da gestire.

Gli incontri con i genitori sono stati articolati in 10 sedute a cadenza bimensile, di un'ora ciascuna, alle quali hanno partecipato minimo 3, massimo 9 coppie; si sono svolti presso il Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell'AULSS 2 Marca Trevigiana, a Castelfranco Veneto, sotto la conduzione di due psicoterapeuti.

  • Il primo incontro è dedicato alla descrizione dei disturbi del comportamento. Viene introdotta la teoria bio-psico-sociale come spiegazione delle cause di tali disturbi. Il disturbo viene, quindi, descritto considerando le implicazioni in ambito familiare e scolastico, e i profondi cambiamenti nella cultura educativa.
  • Nel secondo incontro, viene introdotta la descrizione del comportamento sulla base di antecedenti e conseguenze, schematizzato nell' “ABC comportamentale”.
  • Sulla base di esempi portati dai genitori stessi, si descrivono dei comportamenti “problema” basandosi su questa schematizzazione.
  • Nel terzo incontro, vengono quindi introdotti i principi dell'apprendimento in riferimento al controllo dei comportamenti. Viene esplicitata l'importanza delle conseguenze, in particolare di quelle positive, come strumento per il cambiamento. 
  • Sempre sulla base di esempi portati dai genitori, si immaginano i diversi modi in cui si può mettere in pratica un rinforzo positivo ai comportamenti desiderati (incoraggiamento positivo, lode informativa, ricompense e privilegi).
  • Nel quarto incontro, si discute di come utilizzare le varie forme di punizione in modo che siano il più efficaci possibile: time out, costo della risposta, blocco fisico e rimprovero.
  • Nel quinto incontro, si introduce la tecnica della token economy, e si esemplifica praticamente come farne uso. Viene poi introdotto il concetto di stile genitoriale, e in particolare quello descritto da Gottman come “allenatore emotivo”, che impara insieme ai propri figli dalle emozioni negative (Gottman et al., 2015).
  • Nei restanti incontri, si introduce una tecnica di problem solving (Mahoney, M.J., 1979) e la si utilizza per risolvere situazioni problematiche portate dagli stessi genitori, a partire da un brainstorming che coinvolge tutte le coppie.

I risultati mostrano come ci sia una differenza significativa, tra madri e padri, nel livello di stress genitoriale percepito prima dell'inizio del PT.
Al termine del PT, non emergono invece differenze significativa tra i genitori.

Figura 1.png

Come si evince dalla tabella e dal grafico riportati, i livelli di stress genitoriale percepito diminuiscono, infatti, sia nelle madri che nei padri. È importante però sottolineare come tali livelli di stress rimangono più alti nel campione femminile, mentre nei padri raggiungano un livello che rientra nella norma. 

Figura 2.png

Sulla base dei risultati raccolti, possiamo concludere che le madri che hanno figli con problemi del comportamento percepiscono maggiori livelli di stress rispetto ai padri. Si può ipotizzare che questo possa essere dovuto alla maggiore quantità di tempo che le madri passano con i figli, rispetto ai padri (Mccan et al., 2012). Inoltre, spesso le madri sono più coinvolte nell'educazione dei figli, indipendentemente dalla quantità di tempo che trascorrono con loro (Craig et al., 2011), aspetto questo che potrebbe costituire un grande fattore di stress genitoriale.
Tali risultati possono essere preziosi per i clinici che si occupano di parent training: infatti, il fatto che le madri si percepiscono in generale come più stressate rispetto ai padri, ha delle conseguenze sulla loro capacità di essere alleate nei trattamenti per i figli, che risultano quindi meno efficaci (Heath et al., 2012).
Abbiamo anche visto come questa differenza non sia più significativa dopo la conclusione del percorso di parent training.
Data la generale riduzione dei livelli di stress che il training ha portato, ipotizziamo che la mancata differenza nella valutazione post-training dipenda dal fatto che le informazioni condivise vengono ritenute utili, e la loro applicazione risulta efficace da parte di entrambi i genitori, contribuendo quindi alla diminuzione dello stress genitoriale.
Un parent training basato sulla condivisione di informazioni sulle leggi che regolano il comportamento, e sul fornire strumenti utili alla risoluzione di problemi, ha quindi contribuito a fare in modo che i genitori condividessero strategie efficaci, che venendo messe in atto da entrambi hanno aiutato a ridurre il livello di stress percepito.

Bibliografia

  • Abidin RR. Parenting Stress Index: Professional Manual. Odessa, FL: Psychological. Assessment Resources, 1995. Adattamento italiano (a cura di) Guarino A, Di Blasio P, D’Alessio M, Camicasca E, Serantoni G. Parenting Stress Index: Manuale (5° ed.). Firenze, IT: Giunti O.S., 2008. 
  • Craig, L., & Mullan, K. (2011). How Mothers and Fathers Share Childcare. American Sociological Review, 76(6), 834–861.  
  • Gottman, J. M., Declaire, J., & Goleman, D. (2015). Raising an emotionally intelligent child. New York, NY: Simon & Schuster Paperbacks. 
  • Guarino, A., Di Blasio, P., D’Alessio, M., Camisasca, E., Serantoni, G. (2008). Parenting Stress Index Short Form. Adattamento italiano. Firenze: Giunti O.S. Organizzazioni Speciali. 
  • Heath, C. L., Curtis, D. F., Fan, W., & McPherson, R. (2015). The association between parenting stress, parenting self-efficacy, and the clinical significance of child ADHD symptom change following behavior therapy. Child Psychiatry & Human Development, 46(1), 118-129. 
  • Kazdin, A. E., & Whitley, M. K. (2003). Treatment of parental stress to enhance therapeutic change among children referred for aggressive and antisocial behavior. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 71(3), 504–515.  
  • Mahoney, M. J. (1979). Self change: strategies for solving personal problems. New York: Norton. 
  • Mccann, D., Bull, R., & Winzenberg, T. (2012). The daily patterns of time use for parents of children with complex needs. Journal of Child Health Care, 16(1), 26–52.  
  • Podolski, C. L., & Nigg, J. (2001). Parent Stress and Coping in Relation to Child ADHD Severity and Associated Child Disruptive Behavior Problems. Journal of Clinical Child and Adolescent Psychology, 30(4), 503-513. 
  • Pimentel MJ, Vieira-Santos S, Santos V, Vale MC. Mothers of children with attention deficit/hyperactivity disorder: relationship among parenting stress, parental practices and child behaviour. ADHD Attention Deficit and Hyperactivity Disorders. 2011;3(1),61–68.  
  • Theule, J., Wiener, J., Tannock, R., & Jenkins, J. M. (2013). Parenting stress in families of children with ADHD: A meta-analysis. Journal of Emotional and Behavioral Disorders, 21(1), 3-17.