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numero 116 - giugno 2025

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A Body Made of Glass / Strengths-Based Resilience. A Practitioner’s Manual for the SBR Program

A Body Made of Glass / Strengths-Based Resilience. A Practitioner’s Manual for the SBR Program

812OD8JK03L._UF1000,1000_QL80_.jpg Caroline Crampton
A Body Made of Glass
GRANTA, 2025, pp. 321
£10.99 

Ipocondria. Tra il romanzo, il libro di memorie e il trattato scientifico si snodano le pagine di questo lavoro a firma di Caroline Crampton, romanziere, autrice di podcast, autorevole voce della BBC e di Sky News, i cui libri sono stati recensiti in periodici come il Guardian, la London Review of Books e Spectator.
Dunque, l’ipocondria. Cioè, un corpo fatto di vetro, un corpo sempre da guardare con molta attenzione, da scrutare, da vedere in controluce alla ossessiva ricerca di qualcosa che non va come dovrebbe andare, di qualche segnale di un male – prossimo, venturo, futuribile, eppure presente – che è lì in agguato, sempre. E, infatti, le angosce e le paure di essere affetti da malattie non diagnosticate, mal individuate, o ancora ignote emerge a ogni passo – coloro che, eventualmente, dovessero soffrire di disturbi non diagnosticati e non diagnosticabili hanno ancor più bisogno di altri di cure psicologiche e comprensione: direi, in una parola, di ascolto empatico e di compartecipazione!
Non sarà che i segni di eventuali malattie possono essere presenti nel nostro corpo per giorni, mesi, anni… del tutto silenti? Sì, è proprio così: può accadere. E, allora, chi è sano non vuole minimamente pensarci – ci pensino gli ipocondriaci! Possibilmente rimanendo lontano e in silenzio!
Non a caso l’autrice chiosa: “quando cerco aiuto per qualche problema di salute, sia reale o immaginario, assumo su di me il rischio di non essere creduta” (p. 119). E può andare anche peggio: del soggetto ipocondriaco si può sorridere, si può ridere; il tragico diventa comico, il comico dopo un po’ annoia – e il ruolo della persona che si presenta costantemente invalida e incerta sul proprio stato di salute finisce con il creare fastidio.
Per aggredire il tema dell’ipocondria l’autrice chiama in causa visioni mediche, culturali, filosofiche, storiche, antropologiche, andando a rintracciare le radici della hypokhondria (in greco) e proiettandole fino al giorno d’oggi. Dal modo di concepire il binomio salute-malattia di Ippocrate fino alla definizione psicosomatica, all’intreccio corpo-mente, alla psichiatria e al DSM-5. Con il mutare delle definizioni di ipocondria sono mutati anche i trattamenti nel corso del tempo ma è rimasto stabile il sentimento di percepire una malattia fisica che prende spazio nel proprio mondo interiore, resiste agli accertamenti e alle rassicurazioni, e permane immutato a dispetto delle prove di realtà.
Il testo è specialmente arricchito dall’esperienza personale dell’autrice, un’esperienza che ha le sue radici nella diagnosi ricevuta a diciassette anni di linfoma di Hodgkin (una forma di cancro al sangue), seguita da altre vicissitudini sempre legate a fenomeni tumorali, da cui si è sviluppata la preoccupazione ipocondriaca. In modo paradossale, una volta superato il problema fisico si è accesa l’ansia psicologica, la fissazione sulla possibilità/realtà dell’essere malata. Ecco, dunque, lo sguardo dall’interno della malattia, il vivere dolorosamente la situazione in cui corpo e mente appaiono bloccati, entrambi, dall’angoscia. Una condizione che ha accomunato persone illustri come Marcel Proust, Charles Darwin, Immanuel Kant e Virginia Woolf.
In un mondo in cui il corpo, l’estetica e l’apparire hanno acquisito così importanza, i timori relativi a portare dentro di sé qualcosa che non va sono aumentati per il loro potere di deturpare i lineamenti del fisico. In parallelo, internet ha permesso a tutti di andare alla ricerca di informazioni e notizie su salute & malattie, causando auto-diagnosi fantasiose, auto-terapie, ulteriore preoccupazioni e ricerca magica della soluzione.
Si apre, così, il capitolo sull’intreccio tra ipocondria e moderna società del benessere, tra tecnologie mediche e cura del proprio corpo, tra ricerca di certezze e necessaria accoglienza delle incertezze, tra illusioni e disillusioni – tipiche quelle relative alle diete e alla medicina estetica. Il tema dell’ipocondria è considerato dal punto di vista del paziente, dei familiari, della società, ma anche dei medici e delle istituzioni che hanno in carico la cura, ed è discusso pure in relazione a quel momento speciale di vita che è stato sperimentato nel corso della pandemia da Covid-19 (in cui gli ipocondriaci hanno trovato, per così dire, una loro legittimazione).
Il libro invita i lettori a riflettere sulla relazione soggettiva con il corpo e con la salute, e sulla fragilità umana che ci accomuna tutti, basata su un corpo-mente evidentemente limitato e vulnerabile.

 

811HfrB3nKL._AC_UF1000,1000_QL80_.jpg Tayyab Rashid, Jane Gillham, Afroze Anjum
Strengths-Based Resilience. A Practitioner’s Manual for the SBR Program
Hogrefe, 2025. Pp. XVI+286
€ 43.95

Il libro si apre con le persone che gli autori vogliono ringraziare, citando ai primissimi posti Martin Seligman e Chris Peterson, e sottolineando che la trasformazione del concetto di resilienza in qualcosa di definito – vedi il paragrafo Why Resilience Matters e sotto forma di strategie applicative che sono controllabili e insegnabili, ha richiesto il lavoro di numerose persone e molto tempo.
Uno degli aspetti più significativi della definizione del concetto di resilienza sta nella sua plasticità, nel senso che la resilienza non è una dimensione “tutto o niente”, bensì una dimensione processuale che può essere appresa, sviluppata e migliorata, ma che deve essere anche accudita e curata nel corso della vita. Essa può dunque essere modellata nel corso della vita e durante le esperienze concrete che si vivono, in un processo continuo di apprendimento e acquisizione personalizzata. Da qui l’enfasi sui concetti di ottimismo e di speranza, e sull’ipotesi del cambiamento comportamentale che sorregge l’intero programma presentato in queste pagine, ad esempio, sviluppando le abilità di risoluzione dei problemi, il pensiero divergente e la creatività – vedi Homo prospectus. Verso una nuova antropologia, a firma di Martin E. P. Seligman, Peter Railton, Roy F. Baumeister e Chandra Sripada (Hogrefe, 2019).
Questo libro si colloca nel panorama della psicologia positiva, della mindfulness e della terapia cognitivo-comportamentale, attingendo concetti e prassi da tutti questi ambiti. In tal senso Strengths-Based Resilience: A Practitioner’s Manual for the SBR Program, fornisce a professionisti della salute mentale, formatori, coach, counselor e facilitatori (ma anche ad insegnanti e educatori) una traccia ben delineata per condurre il loro cliente – si potrebbe dire: “per mano”, cioè passo dopo passo –fino a giungere all’ultimo step, rappresentato dal modulo quattordicesimo del testo.
I quattordici passi possono essere anche raggruppati in tre macrosettori.
Il primo traccia l’idea di resilienza e il panorama delle abilità mentali applicabili; il secondo si centra sull’individuazione e lo sviluppo dei punti di forza della persona – vedi la CSV – Classification of Strengths and Virtues, conosciuta anche come VIA – Values in Action.
Il terzo passo pone all’opera i punti di forza e le abilità al fine di migliorare le relazioni interpersonali e giungere a realizzare intenti e obiettivi. Ogni modulo è accompagnato da esercizi pratici, esempi e risorse didattiche che facilitano la comprensione ma anche l'applicazione dei concetti trattati – tra questi: la consapevolezza, la gratitudine, la flessibilità cognitiva, l'empatia, la comunicazione positiva.
Il programma SBR è stato sviluppato in un arco di tempo di oltre quindici anni, essendo stato sperimentato in una varietà di contesti dall’education agli ospedali, ed è stato validato attraverso la sperimentazione su specifiche popolazioni. Nonostante la scansione molto precisa in moduli, esercizi e applicazioni, il programma ha in sé una notevole flessibilità e, comunque, sta al professionista individuare le eventuali sintesi da proporre al cliente, ad esempio accorpando alcuni moduli o impiegando tempi diversi per navigare all’interno degli stessi.
Sia Martin Seligman, il fondatore della psicologia positiva, che Ryan M. Niemiec, autore di Character Strengths Interventions, hanno lodato quest’opera che coniuga l’applicabilità con il rigore scientifico che deriva dalle basi su cui il programma è stato edificato.
Direi che è indispensabile accompagnare questo testo al suo “compagno”, cioè allo Strengths-Based Resilience Workbook, elaborato da Tayyab Rashid, Jane Gillham, Ruth Louden e Afroze Anjum: un compendio molto pratico, una sorta di guida operativa, o di quaderno di lavoro, che il cliente troverà assai utile.
Circa gli autori, si può in sintesi precisare che Tayyab Rashid è psicologo clinico e scolastico, e ha esperienza di lavoro con persone che hanno subito gravi traumi – da ricordare il suo libro Positive Psychotherapy Clinician Manual (pubblicato nel 2018), scritto insieme a Martin Seligman.
Jane Gillham, è psicologa clinica, educatrice e ricercatrice ed è co-creatrice del Penn Resilience Program (PRP), un programma di studio progettato per insegnare agli adolescenti le abilità cognitive e comportamentali adatte a gestire le sfide e i fattori di stress quotidiani.
Afroze Anjum, è psicologa scolastica e opera sulle dimensioni della resilienza, della mindfulness e del problem-solving adattivo, per aiutare gli studenti a far fronte a situazioni come la depressione, l’ansia, il bullismo e la mancanza di motivazione.