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numero 104 - maggio 2023

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auticon: la neurodivergenza come risorsa d’impresa

auticon: la neurodivergenza come risorsa d’impresa

Molti passi in avanti, una lunga strada ancora in salita: sebbene l’inclusione sia oggi un obiettivo centrale nel dibattito politico-sociale e nelle agende di Governo, la sua concreta realizzazione resta ancora parziale e spesso caratterizzata da un percorso frastagliato.
Jürgen Habermas, filosofo e sociologo tedesco, descrive l’inclusione come una condizione in cui la nostra comunità sia aperta a tutti, anche a coloro che sono reciprocamente estranei e che estranei vogliono rimanere. La missione innovativa di auticon, azienda fondata a Berlino nel 2011 e oggi con filiali in tutto il mondo, mette al centro del sistema aziendale proprio il tema dell’inclusione, intesa come risorsa per la società e per l’impresa.
auticon è una multinazionale che fornisce servizi IT a clienti, perlopiù di grandi dimensioni, attivi in diversi settori ed i cui consulenti, assunti in azienda dopo un’attenta selezione, sono persone autistiche. Il panorama del mondo del lavoro è, per chiunque, un terreno complesso in cui inserirsi e soprattutto stabilizzarsi, e lo è ancora di più per una persona autistica. La neurodivergenza è definita una condizione che porta ad un diverso funzionamento dei campi logico-cognitivi, emotivi e di socializzazione. È proprio da questa diversità che auticon attinge il suo bacino aziendale e il suo grande potenziale umano: l’autismo in auticon non è un errore di sistema ma, come recita il motto aziendale, “un diverso sistema operativo in cui la neurodivergenza rappresenta il punto di forza e la base del successo”.

auticon Italia

Dopo i risultati raggiunti in Germania, l’azienda è approdata in Italia nel 2019, quando Stefano Morpurgo e Alberto Balestrazzi fondano a Milano la prima sede di auticon Italia. Ad oggi, nella sede di Via Stradivari 4, si contano più di 30 dipendenti, in maggioranza autistici, ma la crescita è costante e nel corso del 2023 si punta a 10 nuove assunzioni. Accanto ai consulenti, il team interdisciplinare è composto da diverse figure il cui profilo conferma ancora una volta i tratti di innovazione e il progresso di questa realtà aziendale. Daiana Mazzalovo, pedagogista, è in auticon con il ruolo di job coach, una figura costruita ad hoc in questo contesto di inclusione, con l’obiettivo di monitorare il benessere dei dipendenti, operando in modo che l’ambiente lavorativo permetta una completa espressione e applicazione del “talento neurodivergente” di ogni consulente e della valorizzazione di team neurodiversi. L’attività del job coaching è inoltre volta a guidare nella giusta direzione la relazione consulente-cliente, informando e formando in modo esaustivo chi del mondo dell’autismo conosce poco. Attraverso questa rete di informazione e supporto, auticon è in grado di offrire un vero e proprio servizio di neuroinclusione.

Gli indici di soddisfazione

Immagine1.png L’impatto positivo di cui beneficia ogni collega autistico è dimostrato dagli alti indici di soddisfazione raccolti dalle strutture aziendali nel corso degli anni: essi rivelano che più dell’82% dei lavoratori si sente di poter essere autentico sul posto di lavoro. Indagando più approfonditamente gli indici di benessere psicologico, i dipendenti auticon, in seguito all’assunzione, si dichiarano maggiormente sicuri di sé stessi, più gratificati e con un netto miglioramento della propria qualità della vita.
L’importante possibilità che questa azienda dà è facilmente comprensibile dalle stime sullo stato occupazionale delle persone autistiche a livello mondiale: meno del 22% della popolazione autistica risulta avere un lavoro coerente con il proprio titolo di studio, interesse e competenza e oltre il 42% dei professionisti autistici ha dichiarato che la parte più complicata e sfidante della loro carriera è stata proprio quella di accedere al mondo del lavoro. Questi numeri sono indice di un ritardo nella comprensione dell’autismo e del suo potenziale disruptive, e sono ancora più sorprendenti se si considera che la maggioranza dei dipendenti di auticon ha profili altamente professionali nel campo delle tecnologie e dell’informatica: A.D., laureato in fisica F.M.S., Phd in medicina translazionale, F.V Phd in ingegneria elettronica e l’elenco potrebbe allungarsi. Al di là dei curricula, più o meno ricchi, in auticon Italia si respira da subito un’aria di grande umanità, ma soprattutto di grande desiderio di lavoro e di crescita, da parte di tutte le persone che ne fanno pare. Il percorso per essere assunti è un percorso che rispetta i tratti delle persone autistiche, che ha una sua specifica struttura e che richiede molte competenze specifiche; competenze indispensabili ed essenziali nel mondo informatico e che spesso si possono trovare nelle persone autistiche, dimostrando così che lo spettro non è un ostacolo al successo, ma anzi una risorsa inaspettata.

I risultati del business model di auticon

Immagine2.png I risultati del business model di auticon sono straordinari: stando al Global Impact Report (2022) dell’azienda a livello mondiale, i colleghi autistici di auticon sono riusciti a chiudere più di 265 progetti in 9 paesi diversi.
Pe quel che riguarda auticon Italia il numero dei clienti che si approcciano è in continuo aumento: Eni, Snam, Autogrill sono solo alcuni dei nomi a cui auticon Italia rivolge i propri servizi, grazie all’incessante lavoro di Imma di Lecce, responsabile commerciale della società. Questo trend di successo e soddisfazione si riflette anche nei feedback che i clienti danno relativamente ai progetti intrapresi con i consulenti auticon. Un esempio ne è Leitha, centro di competenza Unipol in ambito data science e computer science, che ad oggi conta diversi progetti in corso con auticon Italia. I risultati ottenuti da questa collaborazione sono sempre stati e continuano ad essere estremamente soddisfacenti: le competenze e la professionalità dei consulenti auticon vengono riconosciute in modo evidente da Renzo Giovanni Avesani, chief innovation officer del Gruppo Unipol e amministratore delegato di Leithà, il quale ha dichiarato come il livello produttivo dell’azienda abbia ricevuto un importante boost grazie al loro lavoro. Un giudizio che testimonia come la valorizzazione e la concreta inclusione dei talenti neurodivergenti all’interno delle aziende abbia un impatto misurabile non solo sul piano sociale, ma anche su quello economico.
La mission è cambiare radicalmente la percezione delle persone autistiche sul luogo di lavoro e far si che le aziende, di qualsiasi dimensione, possano in futuro essere pronte a diventare un approdo e un luogo di formazione per ogni “tipo di sistema operativo”. La sfida è aperta ma ben instradata.