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numero 29 - luglio 2015

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Psychological assessement

Psychological assessement

recensione ok.jpg Julie A. Suhr
Psychological assessement
The Guilford Press, 2015, Pp. X+308
$ 55.00 (hardback)

Il sottotitolo di questo libro recita A Problem Solving Approach, e questa scelta presenta molto bene l’idea al lettore del taglio del testo, un taglio che è insieme pragmatico e concettualmente fondato. Fin dalle prime righe è sottolineata la differenza tra i molti volumi che espongono un approccio testistico alla valutazione psicologica, e quest’opera che si pone, invece, nell’ottica dell’assessment globale della personalità: assessment visto sia come processo sia come approccio empiricamente elaborato. In uno dei passaggi sul tema Julie Suhr espone assai chiaramente il suo punto di vista sulla questione “è importante ricordare che i dati forniti dai test sono validi quanto è valido il loro utilizzatore” (p. 82). In ciò l’autrice segue una tradizione clinica che ha sempre sottolineato l’importanza della “validità dello psicologo” prima ancora della validità degli “strumenti” che utilizza. L’assessment è pertanto visto in funzione di giungere ad una decisione informata, consapevole e integrata, per mezzo di un processo in cui differenti fonti di informazioni si compongono al fine di consentire una presa di decisione il più possibile valida ed accurata.
L’autrice richiama spesso la figura del “buon detective” paragonandola al competente assessor che va alla ricerca di indizi e raccoglie le informazioni rilevanti, scegliendo infine il miglior modo di integrare le diverse piste seguite. Ecco perché – sostiene con convinzione Julie Suhr – è indispensabile che l’assessor psicologo abbia nella sua “cassetta degli attrezzi” una gran varietà di tecniche; tecniche che possano produrre risultati a loro volta comprensibili e, quindi, utilizzabili, sullo sfondo delle conoscenze teoriche come, ad esempio, quelle inerenti la personalità nelle sue funzioni fisiologiche e psicopatologiche.
I quattordici capitoli che compongono il lavoro rappresentano un vero e proprio viaggio verso la conoscenza dell’essere umano, fino a giungere alla fase della chiusura del processo di presa di decisione (in un’ottica diversa si sarebbe detto: di diagnosi psicologica). Il punto di vista biopsicosociale è illustrato nel terzo capitolo e permea di sé l’intero lavoro. ma sicuramente i capitoli più interessanti per il lettore professionista sono quelli dedicati all’intervista clinica, agli strumenti self-report, ai questionari di personalità e ai test di performance e rendimento intellettivo. L’ultimo capitolo è dedicato alla formulazione del report valutativo e al feedback al soggetto valutato.
Ciò che è definito l’approccio scientifico al lavoro investigativo di assessment conduce il lettore a considerare tutte le potenziali fonti di distorsione ed errore che possono emergere nel corso del processo di valutazione: dalla formulazione delle primissime ipotesi alla proposizione delle domande, dalla scelta dei dati da prendere in considerazione, fino al modo in cui le informazioni sono collegate e interfacciate le une con le altre. Nei capitoli dedicati ai test e ai questionari molto spazio è dato a un confronto tra il MMPI-2RF e il PAI. Vagliati con occhio critico, entrambi gli strumenti risultano, secondo l’autrice, veramente convincenti sia nella validità sia nell’attendibilità, ed entrambi sono finalizzati ad individuare costrutti psicologici di ampia portata nell’assessment psicologico – da notare che il PAI – Personality Assessment Inventory, è in procinto di essere proposto al pubblico italiano, tradotto ed adattato da Hogrefe Italia .
È spesso richiamata la sottoutilizzazione delle procedure di assessment clinico-psicologico nell’ambito dei servizi sociosanitari di base – e la speculare scarsa attenzione che nei corsi di studio è dedicata alla preparazione delle necessarie skill personali e professionali che possono fare di un buon studente di psicologia un buon assessor . Tale situazione evidentemente presente negli USA – Julie Suhr insegna psicologia presso la Ohio University – è del tutto simile a quelle che ancor oggi si riscontra nel nostro Paese, una situazione in cui la valutazione psicologica della persona è troppo spesso ritenuta superflua, oppure condotta con modalità approssimative.
L’autrice richiama il testo Clinical Assessment of Malingering and Deception (The Guilford Press, 2008, Third Edition) a cura di Richard Rogers, integrando così il proprio punto di vista con ulteriori considerazioni di sicuro interesse nell’ottica dell’analisi e della valutazione di condotte particolarmente difficili da individuare. Un altro lavoro spesso citato è Clinical Practice of Forensic Neuropsychology: An Evidence-Based Approach (The Guilford Press, 2012)di Kyle Brauer Boone ed anche in questo caso l’attenzione è posta sull’integrazione delle conoscenze che – nelle mani di un valutatore competente – possono gettare luce sull’individuo in esame: competenze che spaziano dalle neuroscienze alla psicologia della salute, dalla psicologia dello sviluppo fino alla psicometria.