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numero 8 - maggio 2013

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Il Test di Rorschach: un'introduzione all’utilizzo nel contesto peritale

Il Test di Rorschach: un'introduzione all’utilizzo nel contesto peritale

L’obiettivo di questo breve scritto è di mettere a fuoco in modo sintetico alcuni punti centrali riguardo l’applicazione del Rorschach nel contesto peritale, con particolare riferimento ai procedimenti relativi all’abuso sui minori.

Perché il Rorschach nel contesto forense

Il Rorschach è uno dei test psicologici più richiesti ed utilizzati in ambito forense.

Questa tecnica di indagine della personalità è tra le più apprezzate ed applicate in tutti i contesti in cui è necessario fare una valutazione approfondita e dettagliata della personalità di un individuo, considerato anche che nel corso degli anni sono stati fatti moltissimi studi e ricerche che ne hanno sancito la validità ed attendibilità.

Oltre quindi a consentire una descrizione completa della personalità di chi viene testato, c’è un altro elemento che assume fondamentale importanza nello specifico contesto forense, ovvero l’impossibilità da parte del periziando di orientare le sue risposte in modo da mostrare un’immagine di sé diversa da quella reale per ottenerne vantaggio. Pertanto, quando adoperato in maniera rigorosa e corretta secondo le regole dettate in maniera unificata da un Metodo di interpretazione statistico e psicometrico, permette una valutazione e una descrizione obiettiva dei meccanismi di funzionamento psico-affettivo dell’individuo e va a sondare in maniera profonda, analitica e dettagliata tutti gli aspetti di personalità, cognitivi e affettivi, siano essi normali o patologici.

Rispetto ad altre tecniche tipicamente utilizzate con i minori (Test della Figura Umana, dell’Albero, della Famiglia, C.A.T., Favole della Düss, Patte Noir) che facilitano una lettura esclusivamente simbolica, ovvero basata su dati qualitativi, e quindi spesso purtroppo limitata dall’eccessiva soggettività di chi le utilizza ed interpreta, le macchie d’inchiostro, applicate in modo rigoroso, consentono di sondare la personalità secondo il doppio registro, quantitativo (psicometrico) e qualitativo (contenutistico e simbolico), l’uno a supporto dell’altro. Ciò evita all’esperto il rischio di conclusioni soggettive e opinabili, quindi potenzialmente controverse e poco sostenibili in un contesto di aula giudiziaria.

Il linguaggio delle macchie di inchiostro: la siglatura

Per capire come è possibile passare da un versante “verbale” (qualitativo) ad uno “matematico” (quantitativo) dobbiamo pensare che lo Psichiatra svizzero Hermann Rorschach (1884-1922), ebbe l’intuizione geniale di tradurre le verbalizzazioni spontanee dei soggetti di fronte alle dieci macchie di inchiostro (Risposte) in una serie di simboli convenzionali (Siglatura), il cui conteggio consente di computare una serie di Indici numerici confrontabili su base statistica con le medie ricavate dalla popolazione generale. In modo molto generico la Siglatura serve a fissare per ogni Risposta, cosa esattamente il soggetto ha visto (parte detta Contenuto), in quale parte della macchia lo ha visto (parte detta Localizzazione) e quali sono stati i motivi per cui lo ha visto (parte detta Determinanti).

Ogni elemento della Siglatura consente di sondare uno o più aspetti della personalità. Esistono diversi modelli o Metodi interpretativi del Rorschach, che si differenziano proprio sulla base di quanti elementi di Siglatura prevedono. La ricchezza della Siglatura è molto importante perché da questa dipende la possibilità di computare una maggiore o minore quantità di Indici e quindi di poter stilare dei profili di personalità più o meno dettagliati e oggettivi. È chiaro che la complessità dell’oggetto di studio, ovvero l’uomo e la personalità, non può che richiedere un metodo di analisi altrettanto complesso, che deve quindi necessariamente essere basato sulla ricchezza del sistema di Siglatura.

L’importanza del Metodo: i diversi modelli di utilizzo del Rorschach

Un utilizzo corretto che si voglia definire affidabile e attendibile del Rorschach, deve essere finalizzato ad ottenere parametri numerici utili al confronto statistico tra il rendimento dell’esaminato e quello della media della popolazione di appartenenza. Un metodo di riferimento è un rigoroso percorso tecnico reso sistematico da norme e regole standardizzate, che tutti coloro che lo condividono devono seguire rigorosamente nelle varie fasi di somministrazione, calcolo e interpretazione. Un utilizzo arbitrario, quindi al di fuori di un Metodo, è altamente pericoloso in quanto genera ipotesi psicodiagnostiche inattendibili, discutibili e opinabili.

Il Rorschach nasce all’inizio del secolo scorso già con una chiara impostazione statistica, sebbene ad oggi nel mondo siano tre gli orientamenti maggiormente definiti e strutturati che possono essere seguiti da chi lo utilizza: il Metodo nord americano, che sposa in modo scupoloso una logica psicometrica e matematica, con una intrinseca riduzione e semplificazione della Siglatura e quindi degli elementi utili all’interpretazione e alla descrizione clinica, approfondita e articolata della personalità; il Metodo psicoanalitico francese, con una Siglatura ancora più semplificata, che considera, all’opposto, principalmente la dimensione di interpretazione contenutistica e simbolica, enfatizzando l’analisi del verbale invece che degli Indici psicometrici, con il rischio che la valutazione risenta troppo della soggettività dell’esaminatore e che quindi risulti contestabile; il Metodo tradizionale, rappresentato storicamente in Italia soprattutto dalla Scuola Romana Rorschach, uno dei più antichi esistenti (1938), che si pone come una via di mezzo tra gli altri due estremi, nel quale gli aspetti psicometrici e contenutistici coesistono l’uno a conferma ed a sostegno dell’altro.

Quando si è di fronte ad un protocollo Rorschach la prima informazione importante da osservare è quale sia il Metodo utilizzato. Questo perché la capacità di indagine e l’oggettività dei dati del Rorschach dipendono direttamente dallo stesso: quindi nel contesto peritale il consulente o perito dovrebbe sempre, come primo atto, specificare il Metodo utilizzato per dare la possibilità agli altri esperti coinvolti di valutare appropriatamente il suo operato con il Test.

L’importanza di chi utilizza il test

C’è un ulteriore fattore da cui dipende l’attendibilità del Test, ed è la conoscenza tecnica e l’esperienza dell’esaminatore, che dovrebbe essere abile al suo utilizzo.

Una tecnica potente, complessa e sofisticata come il Rorschach, non prevede un approccio improvvisato o scarsamente preparato, né sul piano della conoscenza tecnica dello strumento, né sul versante della sensibilità e dell’esperienza clinica. Lo psicodiagnosta che segue un metodo psicometrico, mettendosi al riparo da una lettura dei dati principalmente o esclusivamente qualitativa, contenutistica e simbolica, priva di un riscontro obiettivo, certo e condivisibile tra esperti diversi, non deve quindi appiattirsi sul ruolo e sulle competenze matematiche, sull’obiettivo del “misurare”, dimenticando la prima e più importante competenza che gli viene richiesta: quella di integrare i dati e le informazioni raccolte a molteplici livelli nel processo di valutazione, comprendendole e contestualizzandole in insiemi più ampi e coerenti di significato. A tale capacità discriminatoria e di sintesi decisionale deve poi seguire l’altrettanto importante capacità di saper comunicare e “narrare” quanto rilevato, di spiegare e motivare le proprie deduzioni in relazione al quesito, con un linguaggio tecnico ma non gergale e autoreferenziale, commisurato alla comprensione di altri professionisti (Magistrati, Avvocati etc.).

Il Rorschach nei procedimenti peritali di abuso sessuale sui minori

L’accertamento psicodiagnostico richiesto in ambito forense diventa parte essenziale di un procedimento di indagine finalizzato alla raccolta di informazioni e riscontri molto ampio e articolato, che implica da parte del Perito il delicato compito di integrare trasversalmente, dare senso e struttura, agli elementi di giudizio che derivano da approcci spesso multidisciplinari (psicologici, medici, sociali) e dall’applicazione di differenti strumenti (colloqui di osservazione clinica, test psicodiagnostici, cartelle mediche, etc.).

In quest’ottica, il contributo dello Psicodiagnosta dovrebbe implicare l’utilizzo del Rorschach in sinergia con altri test per dare la possibilità al soggetto di esprimere parti di sé differenti ed all’esperto di ottenere informazioni da canali diversi, in modo da evitare il rischio di conclusioni e deduzioni “dirimenti”, basate su un singolo strumento o, peggio, su uno specifico indice o una singola e isolata risposta. È infatti molto superficiale e rischioso, sul piano dell’indagine psicologica, pensare ai test come a strumenti “magici” che hanno da soli il potere di dirimere questioni di pertinenza giudiziaria, fornendo risposte su un registro dicotomico “vero/falso” al quesito di partenza, piuttosto che a tecniche in grado di offrire una descrizione ben più ampia, analitica e dettagliata della personalità, dei suoi meccanismi di funzionamento psico-affettivo, compatibili, o meno, con i quesiti giudiziari.

Questo discorso diventa ancora più centrale e delicato quando il Rorschach viene somministrato ad un minore o ad un adolescente sottoposto a perizia per abuso sessuale.

Affrontare il protocollo Rorschach pensando di trovare al suo interno “indici” che da soli possano configurarsi come tipici della condizione di abuso è un approccio in assoluto inappropriato, perché non ne esistono e, probabilmente, nonostante molti studi e ricerche in proposito, non ne verranno mai ricavati, se non con modalità tutt’altro che scientifiche.

Il Rorschach potrà, invece, in sinergia con gli altri strumenti testali e gli elementi tratti dai colloqui, delineare la personalità del bambino esaminato ed identificare l’eventuale presenza di vissuti traumatici o nuclei problematici, la cui riferibilità agli eventi oggetto di indagine giudiziaria tuttavia, non può essere definita esclusivamente mediante un test.

Quando si sottopone ad accertamento un minore presunta vittima di abuso sessuale, si deve poi tenere presente che, soprattutto i bambini, si relazionano agli stimoli Rorschach in maniera molto diversa dagli adulti, per il loro differente grado di maturità cognitiva e di sviluppo affettivo.

Ciò a maggior ragione se si pensa che, in maniera direttamente correlata al calare dell’età, i minori tendono ad offrire protocolli non particolarmente ricchi per numero di Risposte e contenuto simbolico, aspetti questi che possono essere ulteriormente accentuati da resistenze e timori peculiari del contesto di indagine peritale, dati soprattutto dalla possibile difficoltà, per il poco tempo a disposizione, di creare un clima collaborativo e di conoscenza con chi li somministra.

Per questi motivi il metodo di analisi delle risposte al Rorschach deve necessariamente essere differente, non potendo appiattirsi sul solo registro e ancoraggio quantitativo e statistico.

Il quesito per lo Psicodiagnosta non è infatti quello di accertare la “realtà” dell’avvenuto o presunto abuso oppure di accertare la veridicità delle dichiarazioni, soprattutto sulla base di isolate risposte magari evocative e fascinose su un piano contenutistico e simbolico, quanto invece di condurre uno studio e un’analisi dettagliata della personalità, degli aspetti cognitivi ed affettivi del minore. Questi ultimi devono essere messi necessariamente in relazione al grado di sviluppo e maturazione delle funzioni psichiche, alla presenza di elementi di armonia o disarmonia evolutiva, sempre comparati ai processi e alle peculiarità proprie della specifica fascia di età, quindi ai problemi e ai disagi intrinseci ai compiti evolutivi, elementi questi che acquisteranno poi senso e struttura soltanto nel quadro generale delle altre informazioni in possesso del Perito.

Quindi gli aspetti importanti che bisogna sottolineare appaiono l’indissolubilità tra il protocollo Rorschach e la perizia in generale, ovvero le risultanze psicologiche, mediche e sociali che pervengono da tutti gli attori presenti nel processo peritale, come dal quadro anamnestico. Questo rimanendo legati consapevolmente all’idea che gli strumenti psicodiagnostici sono tecniche importanti, anche se non forniscono verità assolute, pur essendo in grado spesso di offrire spunti o di “oggettivare” le risultanze dei colloqui e delle osservazioni cliniche condotte in relazione al quesito peritale.