QI - Questioni e idee in psicologia - Il magazine online di Hogrefe Editore

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numero 34 - febbraio 2016

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Tema del mese

Isis, Terrorismo e Stress

Isis, Terrorismo e Stress

Tutti gli adulti che si occupano di bambini, genitori, educatori e insegnanti di ogni ordine e grado nella scuola e non solo, hanno il difficile compito di educare e sostenere i piccoli nella crescita. Questo processo può essere più o meno sereno e in circostanze dolorose come quelle attuali caratterizzate da sentimenti di incertezza e di instabilità relativamente al
mondo è fondamentale anche il ruolo di prevenzione al fine di promuovere la salute psicologica e mentale dei piccoli. Per fare questo è necessario mediare tra il loro universo cognitivo, emotivo e affettivo e la crudele realtà circostante attraverso le “giuste parole”, ma è anche importante riconoscere quei chiari segnali di malessere che i bambini possono manifestare dopo eventi così efferati. Come terapeuti che curano il trauma riteniamo utile fornire alcune indicazioni per comunicare con i bambini su un tema così difficile e aiutarli nei loro bisogni di prevedibilità e di chiarezza di informazione (Diritto all'informazione ‐ Carta dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, ONU, 1989).

Come Associazione EMDR Italia divulghiamo le Linee Guida per spiegare il terribile fenomeno dell'Isis ai bambini.

Indicazioni per insegnanti e genitori

Gli atti terroristici e le azioni di guerra sono eventi tragici per mano degli uomini che non si esauriscono in un singolo accadimento e che interferiscono profondamente con le certezze dei bambini insinuando l’idea che il mondo può non essere un posto sicuro.
L’ingaggio con il bambino o un gruppo di bambini deve esprimersi attraverso una presenza tranquilla e rassicurante e una vicinanza fisica adeguata: se piange lo abbraccio, se è nervoso mi avvicino o resto nei paraggi.
L’osservazione e gli interventi devono essere condivisi tra le figure di riferimento immediatamente accessibili ai bambini e in maniera direttamente proporzionale con l’età degli stessi: più sono piccoli (scuola dell'infanzia‐ primi anni della sucola primaria) maggiore deve essere la coerenza della comunicazione proveniente da più parti.
Non sottovalutate fenomeni di eccitazione/nervosismo generalizzato nei gruppi classe, mascherati da banali conflitti più esasperati del solito: spesso sono segnali di materiale non sufficientemente elaborato.
Di seguito 5 tracce per orientare l’intervento di prevenzione da parte degli adulti.

1‐ OSSERVARE

È compito delle famiglie e degli educatori osservare in questo periodo il comportamento, l’espressione affettiva e la performance cognitiva dei bambini durante le attività di gioco, di socializzazione e della didattica al fine di evidenziare eventuali cambiamenti negli atteggiamenti e nelle espressioni emotive tipiche di ciascuno. La comunicazione scuola‐famiglia e tra le reti sociali di appartenenza (associazioni sportive e centri di aggregazione) è fondamentale poiché può accadere che in alcuni contesti più che in altri si manifestino o meno segnali di disagio.
È opportuno individuare per tempo gli studenti che evidenzino sentimenti di ansia o paura e informare i genitori; è fondamentale identificare gli studenti che possano avere vissuto una recente tragedia personale o che abbiano una connessione diretta con le vittime degli atti terroristici: in tal caso sarebbe utile avere a disposizione psicologi o consulenti per il supporto ai ragazzi e allo staff scolastico.
In caso di ragazzi in età scolare i genitori devono monitorare o ridurre la visione delle immagini dell’evento ponendosi comunque a fianco dei figli; nella situazione di bambini in età prescolare non ci deve essere esposizione ad immagini e notizie mediatiche sull’argomento: prestare estrema attenzione ai discorsi tra pari poiché bambini accidentalmente esposti alle informazioni televisive riportano le stesse nelle conversazioni con gli amichetti, spesso esasperate, procurando preoccupazione, allerta e angoscia.

2‐ DOMANDARE

Trovare sempre un luogo dove avere tempo per parlare senza interruzioni.
Aiutare i bambini a chiedere ciò che vogliono sapere attorno alla questione ci permette di circoscrivere meglio il bisogno e di evitare spiegazioni tortuose. Non dimentichiamo di farci raccontare anche ciò che già sanno, le fonti e le loro idee personali sugli eventi, specialmente a partire dai 6 anni: se si affidano riusciranno a condividere anche i loro sentimenti e le loro preoccupazioni su di sé e le persone che amano.
Se non riescono a capire cosa stanno provando possiamo restituire loro messaggi del tipo: “mi sembra che tu sia preoccupato/spaventato/triste”.
Chiedere se ci sono dei momenti in cui ci pensano di più che in altri.
Fare domande insegna ai bambini a centrarsi su di sé e ad aumentare il loro livello di consapevolezza personale sulle emozioni e sulle cognizioni. Domandare insegna a sua volta che si possono porre questioni e avere dubbi oltre che certezze: su questo è lecito cercare risposte.

3‐ SPIEGARE

Il primo obiettivo è fare ordine: tra le informazioni già in loro possesso e nelle risposte alle domande della traccia precedente. Capita spesso inoltre che i bambini o i ragazzi condividano tra loro informazioni talvolta scorrette esaurendo il confronto nel gruppo dei pari senza riferirsi direttamente a un adulto.
Ai genitori si ricorda che se non parlano ai propri figli in età scolare di quanto accaduto lo farà qualcun altro con il rischio di esposizioni traumatiche. I genitori devono prendersi del tempo e decidere ciò che desiderano dire e i significati che vogliono trasmettere ai figli. I contenuti non devono allarmare o fomentare l’odio razziale: anche noi adulti rischiamo di essere traumatizzanti.
Il secondo obiettivo è dire sempre la verità in modo chiaro e in rapporto all'età e alla capacità di comprensione del bambino: le parole e la struttura del discorso devono essere molto semplici e il tono tranquillo; non cadiamo nella trappola di scherzare o ironizzare.
I bambini hanno difficoltà a immagazzinare in memoria le spiegazioni, quindi è necessario verificarne la comprensione e se necessario ripeterle. Se ci sono troppe discordanze nelle informazioni che vengono date da più ambiti possono confondersi. I bambini vogliono e meritano la nostra versione adulta migliore e sincera.
Richiamare sempre l’attenzione sugli interventi di soccorso e di prevenzione, specialmente con i bambini di scuola dell'infanzia esposti alle notizie e con i bambini della scuola primaria.

4‐ RASSICURARE

In queste situazioni sia gli adulti che i bambini subiscono un forte impatto affettivo che non può essere nascosto o dissimulato. È importante che gli adulti mantengano la calma e il controllo in quanto mediatori emotivi; è normale avere paura, tuttavia è fondamentale un atteggiamento tranquillo. Ai bambini va comunicato con parole semplici che gli adulti, a scuola e a casa, sono loro vicini, li proteggono e gli vogliono bene: “… noi ci siamo e vi proteggiamo”; rassicurare i bambini che anche gli altri importanti per loro sono al sicuro. In casi di violenza deliberata alla vita di una comunità, terrorismo e aggressioni, occorre ricordare ai bambini che ci sono persone che si stanno occupando di risolvere le conseguenze degli eventi e di garantire la sicurezza: “… la polizia e tutte le forze dell’ordine e tutti i governi insieme stanno facendo continui controlli per rendere le città sempre più sicure”. Riportare sempre al qui ed ora e al momento attuale: “siamo qui insieme, ne stiamo parlando: siamo a scuola/casa e abbiamo una serie di cose di cui occuparci”. Svolgere attività positive con i bambini per aiutarli a pensare anche ad altre cose.

5‐ LASCIARE LA PORTA APERTA

La dinamicità degli eventi e il susseguirsi dei fatti non ci permette in questa epoca storica di chiudere definitivamente il discorso; “… ne possiamo parlare ancora”, “… se c’è qualcosa che non capite noi possiamo spiegarvelo”.
Costruire un rapporto di fiducia in cui il bambino non si senta giudicato negli affetti o nelle reazioni somatiche: se piange e ci si avvicina non dirgli “no, non piangere!”; se fa domande bizzarre non ridere né sgridare ma riportare a contenuti e modalità adeguate. Trasmettere l’idea che ciò che l’altro vi stia portando è importante e degno di considerazione.
Contestualmente tornare in presa diretta alle normali attività didattiche e garantire la solita organizzazione del tempo scolastico e degli impegni quotidiani. Lo stress può comportare un tributo fisico sui bambini così come avviene sugli adulti perciò è importante assicurarsi che i bambini riposino, facciano esercizio fisico, e abbiano un’alimentazione appropriata. La routine e le normali priorità dei ragazzi rappresentano dei punti di riferimento fondamentali per ricostituire i loro “luoghi sicuri” di appartenenza.

Parlare ai bambini

Per la scuola dell'infanzia

È bene non anticipare l’argomento a meno che uno o più bambini non lo propongano direttamente; in questo caso ricordare di lavorare in stretta collaborazione con la famiglia condividendo ciò che si è detto affinché il bambino possa avere una spiegazione coerente, e quindi rassicurante, da parte degli adulti.
… ci sono alcune persone che pensano che nel mondo non possano stare insieme e andare d’accordo uomini diversi tra loro, o perché credono in un dio diverso o perché sono di razza diversa; noi tutti e il resto del mondo crede nella pace…” solo se i bambini fanno riferimento diretto agli atti terroristici (es. “gli uomini che sparano”), si può rispondere: “… è accaduto, ora gran parte del mondo se ne sta occupando perché non si vuole che gli uomini litighino e si facciano del male e perché tutti vogliono la pace”. Proporre poi un confronto tra loro e su come si vivono le differenze: spostare l’attenzione sul gruppo stretto di appartenenza e sollecitare coesione tra loro li aiuta a recuperare sicurezza relativamente al ristretto ambiente di riferimento entro cui al momento si riconoscono e rispetto al quale non devono sentirsi in pericolo (es. giochi di gruppo, canzoni, laboratori orientati alla cooperazione e all’amicizia).

Per la scuola primaria

Tra gli 8 e 10 anni i bambini si interessano più attivamente alle notizie e possiedono dei concetti abbastanza chiari su ciò che è una nazione, dov'è situata la Francia o il Belgio e com'è caratterizzata l'Europa e gli altri continenti. I bambini possono ricevere qualche informazione in più rispetto alla provenienza geografica degli uomini responsabili degli atti terroristici e del significato della sigla ISIS; in tal caso è importante non fare generalizzazioni culturali e differenziare questi esponenti dalla popolazione aderente alla religione islamica: “… la religione non è né paura né violenza”. Le classi multietniche sono il miglior contesto sociale in cui fare prevenzione all’odio razziale e religioso.
Dalla sera del 13 novembre e per molti giorni a seguire la TV, la radio, le pagine di news su internet parlano dei terribili fatti di violenza accaduti a Parigi e diffondono continue notizie sull'evoluzione della situazione della città, della ricerca degli attentatori e di quanto stanno facendo tutte le forze di polizia e speciali per proteggere la popolazione e attivare misure di sicurezza sempre più efficaci. Parigi è la capitale della Francia e la Francia è un paese dell'Europa. Noi viviamo in Europa e siamo persone che amano la vita e la libertà.
Quanto è accaduto, per mano di alcuni uomini; è un attacco alla libertà e al nostro modo di essere e di vivere. Sentiamo dire che queste terribili azioni sono compiute in nome della religione, ma le cose non stanno così. Tutta l'Europa e tutto il mondo si stanno attivando per rendere i paesi e le persone sicuri e proteggere le popolazioni.
Come genitori e insegnanti ci rattristiamo e rimaniamo molto turbati quando sentiamo queste notizie. Siamo contenti però di essere qui, insieme, e poter parlare di questo.
Se stai pensando a quanto accaduto o hai visto dalle immagini in televisione che non riesci a toglierti dalla mente sappi che noi siamo qua per te, per parlarne e spiegarti tutto come meglio possiamo. Quando parliamo con gli altri di cose che ci preoccupano o ci sconvolgono, spesso dopo ci sentiamo meglio. Quindi succede che i pensieri preoccupanti se ne vanno via o se non altro diventano meno preoccupanti”.

Per la scuola secondaria di I grado

I ragazzi di questa età attingono le notizie direttamente dai telegiornali e dai quotidiani e hanno un corredo di informazioni storico‐geografiche da cui non si può prescindere; nelle loro domande e nelle discussioni di gruppo in classe gli stessi proporranno tematiche più ampie e complesse come quelle della guerra e degli interessi economici e pongono domande sulla religione e sulla spiritualità. Come da precedenti linee guida, ricordare di puntualizzare il bisogno di informazione attraverso domande orientate a definire “cosa vuoi esattamente sapere?” , “qual è la tua opinione personale sulla questione?”, “cosa suggeriresti di fare?”.
La conversazione si fa più interattiva e l’adulto funge da facilitatore del confronto in gruppo e da mediatore del processo di costruzione sia delle informazioni che dei significati attorno ai fatti.
A questa età i ragazzi potrebbero difendersi attraverso la sdrammatizzazione ironica degli eventi: qualora l’atteggiamento si esasperasse, coglierlo come un segno di eccessiva esposizione a materiale traumatico da cui il gruppo si sta difendendo, al pari di reazioni di chiara paura e di timore per il futuro. In questi casi osservare attentamente i comportamenti e confrontarli con gli indicatori di stress emotivo sotto riportati.

Indicatori di stress emotivo

Lo sviluppo psicologico nei bambini e negli adolescenti può essere molto alterato come conseguenza dell’esposizione (diretta o vicaria) ad un evento drammatico; così come avviene negli adulti, più forte è il trauma più probabile è che si sviluppino dei disturbi psicologici. PTSD, depressione e ansia di separazione sono alcune delle reazioni e dei disturbi più comuni in età evolutiva.
Riportiamo di seguito gli “Indicatori di stress emotivo” conseguenti all'esposizione di eventi traumatici.

Bambini piccoli – età prescolare

  • Anestesia emotiva, manifestazioni di ansia nel separarsi dalle figure importanti, comparsa di paure, gioco inibito e ripetitivo, tendenza all’isolamento.
  • I bambini possono perdere le capacità acquisite precedentemente.
  • Angoscia evocata dagli stimoli legati all’evento.
  • Comportamento aggressivo.
  • Stato di vigilanza eccessiva, difficoltà nella concentrazione.
  • Incubi, disturbi del sonno, risvegli notturni.
  • Dolori somatici inspiegabili.

Bambini in età scolare

  • Paura, pianto, disagio psichico generalizzato.
  • Pensieri intrusivi legati agli eventi o immagini.
  • Ansia da separazione.
  • Disturbi del sonno, incubi, paura del buio.
  • Irritazione e rabbia.
  • Ipervigilanza ed esagerate risposte d’allarme.
  • Difficoltà a comunicare l’esperienza.
  • Difficoltà a concentrarsi e problemi di memoria.
  • Senso di colpa del sopravvissuto.
  • Perdita di fiducia verso il futuro, fragilità della vita.
  • Depressione.
  • Comparsa di attacchi di panico.
  • Fabulazione e menzogne.

In caso di comparsa di due o più sintomi si consiglia una valutazione specialistica per sindrome acuta da stress / PTSD. Per maggiori approfondimenti riferirsi al sito www.emdr.it