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numero 71 - ottobre 2019

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Sordità, educazione al linguaggio e integrazione scolastica

Sordità, educazione al linguaggio e integrazione scolastica

Che cosa significa LIS (Lingua dei Segni italiana)? Quali sono i vantaggi, le potenzialità, il valore nell’utilizzare questa forma di comunicazione nell’apprendimento e nella vita quotidiana?
La lingua dei segni è una lingua a tutti gli effetti, un sistema di comunicazione basato sul canale visivo- gestuale, che si acquisisce attraverso la vista, anziché l’udito. È una lingua che viene utilizzata dalle persone sorde, ma risulta molto utile anche fra gli udenti sia in ambito riabilitativo che in ambito educativo nei casi di disabilità comunicative.

Comunicazione

La comunicazione va intesa come un processo di trasmissione di informazioni. Deriva dalla radice communis > communicare che indica “appartenenza a più persone”, “mettere in comune”, “unire in comunità”.
Comunicare è uno dei bisogni primari di ogni essere umano. Si tratta di un processo per cui le persone scambiano informazioni attraverso messaggi che vengono ricevuti e decodificati da altre persone. Si divide in linguistica e non linguistica: la prima può utilizzare il canale verbale con il metodo acustico-vocale, come nel caso delle lingue orali; la seconda è mediata da un canale non verbale che si basa sulla modalità visivo-gestuale, ed il caso delle lingue segniche. 

Sordità

La sordità non si vede e per questo motivo viene definita una disabilità invisibile. Si tratta di una disabilità sensoriale che si riconosce solo al momento di comunicare e il fatto che la sordità sia invisibile crea equivoci e disorientamento in chi non la conosce.
Il deficit del sordo è legato solo ed esclusivamente alla facoltà uditiva, ed è proprio da questo che oggi l'XI Commissione del Senato del 9 febbraio 2006 ha approvato in via definitiva la sostituzione della parola "sordomuto" con "sordo”.  L’apparato vocale della persona sorda infatti è funzionante e con una mirata educazione logopedica il bambino sordo può imparare a modulare i suoni vocali.

Lingua dei segni

La Lingua dei Segni è una lingua naturale, la lingua madre dei sordi segnanti, cioè la lingua da sempre utilizzata dalle persone sorde per comunicare, che si appoggia sul canale integro, quello visivo-gestuale.
La Lingua dei Segni utilizza un numero di unità minime chiamate cheremi che equivalgono ai fonemi delle lingue parlate. Come dalla combinazione di un numero di suoni si crea un vastissimo numero di unità dotate di significato (le parole), così dalla combinazione di un numero ristretto di unità minime si può produrre un amplissimo numero di unità dotate di significato: i segni.
È una lingua con un sistema di simboli relativamente arbitrari e di regole grammaticali che mutano nel tempo e che i membri di una comunità condividono e usano per scopi diversi per interagire gli uni con gli altri, comunicare le proprie idee, emozioni e sentimenti e per trasmettere la loro cultura di generazione in generazione” (Volterra, 2004).
Il sordo che usa la lingua sente di appartenere alla comunità sorda, una comunità portatrice di modelli non solo linguistici, ma anche culturali ed etici, del tutto diversi da quelli della comunità udente, con la quale però, condivide valori, influenze e stili di vita. Grazie alle sue caratteristiche, potremmo considerare la comunità sorda come una vera e propria minoranza linguistica.
All'interno della comunità sorda viene utilizzata la Lingua dei Segni Italiana (LIS), ma esistono nei vari Paesi del mondo altrettante comunità sorde con una Lingua dei Segni specifica per ogni paese: ASL (America), FSL (francese), BSL (inglese). Attualmente La Lingua dei Segni è stata riconosciuta come una lingua ufficiale in 44 Paesi del mondo. All'appello manca ancora Italia e questo purtroppo comporta numerosi svantaggi nell’integrazione linguistica e sociale dei soggetti sordi. Inoltre, la mancanza di una lingua ufficiale unificata ha dato luogo alla diffusione di numerosi regionalismi e espressioni dialettali che, pur rendendo la lingua più varia, possono rendere la comunicazione e l’apprendimento della lingua stessa più complessa.

Educazione al linguaggio

Nell'educazione al linguaggio del bambino sordo oggi è possibile scegliere tra vari percorsi riabilitativi, tra i quali: il metodo orale, il metodo bimodale e il metodo bilingue. La scelta spetta ai genitori del bambino che devono valutarla con grande attenzione e responsabilità, perché è grazie a questa infatti che si realizzerà una vera integrazione scolastica e sociale. La famiglia dovrebbe quindi consultarsi con figure specialistiche quali medici, logopedisti, assistenti alla comunicazione e assistenti sociali, per mirare ad una scelta educativo-linguistica adeguata e informata, valutando i vantaggi e i limiti di tutti i metodi e formulando quindi un percorso corretto in base alle esigenze del loro piccolo.

Il metodo oralista

Per molto tempo il metodo oralista è stato privilegiato. Considerato il migliore per tutti, si pone come obiettivo di insegnare al bambino sordo il più precocemente possibile (idealmente tra la nascita e i primi anni di vita), a usare la lingua ordinaria parlata e scritta nella comunità di udenti in cui vive. Questa scelta comporta un intenso allenamento acustico e un potenziamento della lettura labiale su cui si basa la maggior parte della comunicazione. Sarà quindi fondamentale l'aiuto derivante dall'utilizzo di protesi acustiche o dell’impianto cocleare.

Il metodo bimodale

Nel metodo bimodale il bambino viene esposto a un’unica lingua, utilizzando però due canali: acustico-verbale e visivo-gestuale. Si tratta di un metodo che utilizza i segni nella terapia e che ha anch'esso come obiettivo l'insegnamento della lingua vocale al bambino sordo. Viene dato dunque un supporto gestuale a tutto quello che viene detto. Oltre ad un intenso allenamento acustico e al potenziamento della lettura labiale, questo metodo ricorre anche all'utilizzo dei segni come una sorta di supporto.

Il metodo bilingue

Attraverso il metodo bilingue i bambini sordi vengono educati all'uso di due lingue: la Lingua dei Segni Italiana (LIS) e l'italiano vocale parlato e scritto. I fautori di questo approccio si basano sul fatto che le persone sorde acquisiscono con più facilità la lingua dei segni, poiché essa viene acquisita attraverso un canale sensoriale integro: quello visivo.
Il bambino viene esposto alla lingua vocale e alla lingua dei segni in contesti separati o da due fonti diverse. Con questo metodo si permette ai bambini di raggiungere uno sviluppo cognitivo normale perché li si addestra entro i 3 anni di vita ad usare la LIS, che è una lingua a tutti gli effetti, con una propria struttura grammaticale, e nello stesso tempo si permette loro di acquisire gradualmente l'italiano parlato e scritto, ovviamente in tempi più lunghi di quelli necessari ai bambini udenti.

Educazione scolastica

Nel contesto scolastico, il deficit uditivo è stato in genere considerato marginalmente perché in passato si pensava che il fatto di non sentire compromettesse lo sviluppo cognitivo e un conseguente ritardo mentale. L’istituzione scolastica dovrebbe essere consapevole delle implicazioni derivanti dai diversi handicap e concentrarsi nello sviluppare profili educativi personalizzati per i bambini sordi.
Non si esclude, però, la possibilità di far utilizzare al bambino la Lingua dei Segni che consente una comunicazione veloce, efficace e completa, in particolare quando il bambino ha seguito una educazione bilingue che garantisce le sue capacità espressive e rispetta la sua identità culturale. In questo caso, il docente di sostegno dovrebbe essere preparato e conoscere la lingua dei segni, o in alternativa avere la possibilità di essere affiancato da un aiuto in più, come l’inserimento di una delle figure che, oggi, vengono sempre più richieste nelle classi frequentate dagli alunni sordi: l’assistente alla comunicazione, il quale ha il compito di ricoprire il ruolo di un vero e proprio ponte comunicativo. L’utilizzo della lingua dei segni ha come primo obiettivo migliorare la competenza nell’italiano parlato e scritto e, di conseguenza, potrebbe rappresentare una possibilità per attuare una buona comunicazione e arrivare a raggiungere obiettivi didattici soddisfacenti.
Per facilitare l'apprendimento scolastico del bambino sordo, potrebbero essere di grande aiuto le nuove tecnologie. Nelle visioni di filmati didattici e documentari connessi alle lezioni devono essere presenti i sottotitoli, solo così l’alunno sordo può arrivare a seguire i dialoghi perfettamente.
Occorre garantire al bambino sordo un percorso scolastico che viaggi sulle vie dell’integrazione e della serenità necessaria per sviluppare l’apprendimento, ricordando che ogni bambino è diverso, che dietro ad ognuno si nasconde una storia familiare e personale. Non bisogna inoltre sottovalutare l’importanza dell’educazione linguistica la quale avrà una forte influenza durante tutto l’iter scolastico.
Le maggiori difficoltà che il bambino sordo incontra a scuola si manifestano nell’ambito della scrittura a livello sintattico e lessicale, alle quali si aggiunge uno sforzo ulteriore di comprensione e comunicazione con l’intero contesto scolastico. La didattica quotidiana rivolta al bambino sordo deve riuscire a ridurre il deficit comunicativo utilizzando una metodologia accessibile, basata su strumenti più adeguati alle esigenze del bambino, che sappia sfruttare i suoi sensi integri.

In particolare, è necessario che il docente:

  • controlli sempre che l’aula sia ben illuminata e che il proprio viso abbia la luce nella giusta posizione per evitare che ci siano zone d’ombra;
  • disponga i banchi “a ferro di cavallo” in modo tale che tutti gli alunni possano avere una panoramica della classe;
  • parli lentamente cercando di pronunciare le parole in modo chiaro e corretto;
  • non cammini o giri la testa durante la spiegazione;
  • eviti l’uso di frasi subordinate che, spezzando il discorso, rendono più difficile la comprensione del messaggio;
  • smetta di parlare quando è girato a scrivere alla lavagna;
  • si serva, durante la spiegazione, di una “scaletta” preparata alla lavagna, facendo riferimento alle diverse parti della spiegazione ogni volta che si introduce un argomento nuovo;
  • prepari tutto il materiale visivo possibile, inerente all’argomento trattato, o si serva della lavagna luminosa come elemento di supporto;
  • spieghi all’alunno sordo tutto quello che avviene in classe in modo che non si senta escluso;
  • è necessario parlare a turno, uno per volta, e segnalare con la mano quando qualcuno interrompe e interviene nella conversazione;
  • se il bambino si distrae, catturare la sua attenzione entrando nel suo campo visivo, agitando una mano, toccandolo su un braccio o spegnendo e accendendo la luce.