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numero 89 - luglio 2021

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L’orientamento a supporto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

L’orientamento a supporto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Recentemente è stato approvato dal parlamento italiano il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (detto anche Recovery Plan o Piano di rilancio) per una transizione verso un’economia sostenibile a tutto tondo, non solo ambientale, ma anche economica e sociale.
Nel testo l’orientamento appare come una sorta di asse strategico di supporto al cambiamento, sia nell’ambito di tutti i gradi dell’istruzione (vedi missione 4), sia nell’ambito dell’accesso e della permanenza nel mercato del lavoro (vedi missione 5).
Nel documento si introduce l’idea di una riforma dell’orientamento e questo è significativo in quanto mette in luce il desiderio di non percorrere strade vecchie e datate e di dare corso a nuove traiettorie e soluzioni, in sintonia con quanto auspicato a livello scientifico in materia di orientamento e a vantaggio delle persone. Con questo piano l’orientamento diventa una sorta di “disciplina” a se stante, con ore dedicate (vengono proposti moduli di orientamento di 30 ore annue) che possono finalmente permettere di contribuire alla crescita delle giovani generazioni, senza sporadiche, superficiali e riduttive azioni attuate da persone non esperte. Il PNRR enfatizza la relazione fra orientamento e investimento nel proseguo degli studi, sottolineando come una società della conoscenza necessita di una popolazione, nel modo più esteso possibile, che possegga competenze avanzate, frutto dell’investimento nello studio superiore e universitario e di una propensione a mantenere aggiornato il proprio patrimonio culturale. L’orientamento fra le sue missioni ha quella di far guardare al futuro, soprattutto a persone che tendono a non farlo per svariate ragioni, fra cui l’insuccesso scolastico, le difficoltà a gestire impegni complessi e duraturi, nella consapevolezza che per tutto questo sono necessarie motivazioni forti e incentrate su un progetto di vita e professionale.
Nel documento inoltre si considera l’orientamento un’azione strategica anche quando si pensa in particolare a persone con vulnerabilità. Questo è sicuramente un aspetto positivo in quanto significa prevedere e immaginare un futuro lavorativo per tutti e tutte, a garanzia di forme di giustizia sociale.

In occasione del webinar L’orientamento a supporto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, recentemente promosso e organizzato dalla Società Italiana di Orientamento e dal Laboratorio LaRIOS (Laboratorio di Ricerca e Intervento per l'Orientamento alle Scelte) dell’Università degli studi di Padova, si è sottolineato come la via intrapresa nel PNRR possa realmente trasformarsi in un processo di supporto al cambiamento se si riesce a dare valore ad un orientamento che non sia cinghia di trasmissione delle disuguaglianze e che stia dalla parte delle persone, dei loro sogni, dei loro diritti e della loro costruzione di progetti.

Nello specifico, in questa occasione, sono stati evidenziati i seguenti punti critici al PNRR:

  1. La mancanza di attenzione all’orientamento come ad una disciplina scientifica e ai relativi modelli scientifici accreditati. Nonostante vi siano nel testo i riferimenti alla più recente ricerca scientifica, e ad interventi evidence based, gli stessi sembrano venir meno quando si fa esplicito riferimento all’orientamento. Esso viene infatti descritto come “accompagnare gli studenti nella scelta consapevole di prosecuzione del percorso di studi o di ulteriore formazione professionalizzate – ITS – propedeutica all’inserimento nel mondo del lavoro”. È necessario un ancoraggio alla ricerca più recente, ai modelli scientifici e accreditatati che delineano le modalità per essere innovativi e far fronte ai cambiamenti sociali.
  2. La mancanza di attenzione alla realizzazione di azioni di orientamento da parte di persone specificatamente formate. Secondo il PNRR l’orientamento dovrebbe essere svolto da docenti universitari e insegnanti della scuola, fino ad arrivare a dottorandi. Tutto questo non è in sintonia con la letteratura scientifica e con quanto affermato in network europei finanziati dalla stessa EU, da associazioni nazionali e internazionali che mettono insieme studiosi e professionisti formati, che sottolineano a gran voce che sono necessarie specifiche competenze e ben aggiornate. Secondo noi è fondamentale che le azioni di orientamento siano svolte da persone formate tramite così percorsi specifici universitari post lauream.
  3. La mancanza di attenzione ad un processo evolutivo e alla prevenzione in materia di orientamento. Le azioni educative in materia di orientamento dovrebbero essere preventive e realizzate a partire dalla scuola dell’infanzia e primaria al fine di agire fin dall’infanzia, con strumenti specifici, per fornire “nutrimenti concettuali e sociali” utili allo sviluppo di identità ricche, complesse, capaci di guardare al futuro in modo inclusivo e sostenibile, capaci di analizzare le barriere. A tal fine potrebbe essere importante il coinvolgimento delle figure che intervengono nei processi di sviluppo, quali genitori e insegnanti, alleati per azioni educative di qualità.
  4. Ragazze e STEM. Se da un lato è sicuramente importante stimolare un investimento nelle discipline scientifiche, dall’altro il ritenere che l’unica via per avere un futuro dignitoso per le ragazze sia quello di perseguire formazione e attività professionale in area STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) può risultare altrettanto limitante. Questa visione può portare le ragazze stesse da un quadro “vincolante” ad un altro, aumentando i sensi di difficoltà e paura dell’insuccesso. L’impegno in area STEM formativo e professionale deve essere frutto di un processo consapevole e ragionato da parte delle giovani generazioni, sia di genere femminile sia maschile.
  5. La centratura sulla predisposizione di una piattaforma. Le piattaforme che presentano offerte formative e lavorative ci sono da tempo. Se bastasse la presenza di una piattaforma per promuovere processi di elaborazione di progetti per il futuro avremmo già risolto i nostri problemi. Come l’esperienza evidenzia e come le ricerche in materia di processi cognitivi enfatizzano, la sola erogazione di informazioni o la sola presenza di siti da cui raccogliere indicazioni non è per nulla garanzia di azioni di orientamento efficaci, e si corre pure il rischio di promuovere visioni riduttivistiche e semplicistiche del tema “futuro” (considerata una della questioni più difficili che gli esseri umani si trovano ad affrontare, perché la più densa di componenti diverse, personali, sociali, ambientali ecc..). È necessario prevedere azioni di accompagnamento alla scelta che permettano di favorire i processi cognitivi, anche tramite supporti digitali che dovranno però essere rigorosamente costruiti alla luce delle più recenti indicazioni della ricerca cognitiva e in materia di orientamento.
  6. La centratura su matching e profiling. Nel PNRR emerge in diversi punti, e in particolare in relazione alle persone con maggiore vulnerabilità, l’idea che fare orientamento significa avviare processi di match fra le caratteristiche degli individui e le richieste dei contesti lavorativi, utilizzando procedure di profilazione. La strada che ci si appresta a rinforzare, secondo la letteratura più recente, diventa così la via maestra per aumentare le disuguaglianze e agire non in sintonia con le ricerche del settore. La realtà professionale è così complessa, articolata, in evoluzione, necessitante di nuove e più evolute conoscenze e capacità, che pensare sia ancora possibile oggi trovare i match fra ciò che c’è e ciò che serve è a dir poco anacronistico, e porta tutti a rimanere con la testa e i ‘piedi’ ancorati al passato, stimolando una ricerca “al ribasso”, che non aiuta né le persone né le imprese. È necessario prevedere processi di riflessione sul futuro che aiutino le persone a considerare le barriere anche contestuali alla costruzione di una vita professionale di qualità e ad individuare quelle vie agentiche e coraggiose che possano stimolare le persone a ritrovare fiducia in sé e ad agire ancora per un futuro migliore.

Al fine di superare tali criticità occorre avviare un cambiamento culturale, in modo che orientare non sia solo creare una cerniera tra mondi (quello della scuola, dell’università, del lavoro), ma diventi progettualità di crescita individuale e sociale e quindi mezzo per ridurre le disuguaglianze e superare le discriminazioni, per costruire società inclusive e sostenibili e imperniate sulla giustizia sociale e ambientale. Oggi diventa urgente, in considerazione delle minacce che si pongono di fronte ai giovani, che ognuno impari quanto prima ad interrogarsi su come la propria vita debba considerare i problemi della giustizia sociale, dell’inclusione, dello sviluppo sostenibile e quale possa essere il proprio contributo a tutto ciò, e che le istituzioni operino affinché ognuno/a possa sperimentare esperienze educative e lavorative di qualità.

In considerazione con le riflessioni presentate durante la giornata del 5 luglio e con quanto già sostenuto da diversi studiosi/studiose, ricercatori/ricercatrici e professionisti/e in materia di orientamento e progettazione professionale con la Carta-Memorandum dell’orientamento e del career counselling per uno sviluppo dignitoso, inclusivo e sostenibile, promossa e divulgata dalla Società Italiana per l’Orientamento SIO (Soresi, Nota & Santilli, 2019), pensiamo che sia il caso di “attivarsi”, per ragionare e stimolare riflessioni e muoversi verso una forma di orientamento che sia a supporto di profonde innovazioni a vantaggio di vite di qualità per tutti e tutte.
E così, oltre a quanto sopra, i punti critici principali precedentemente elencati, sono stati sintetizzati in una lettera, di seguito riportata, che è stata inviata al Ministro della Pubblica Istruzione, Patrizio Bianchi, alla Ministra per il Sud e la Coesione Territoriale, Mara Carfagna, alla Ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando e per conoscenza al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.
Abbiamo anche deciso di unire la nostra voce a quella di ricercatori e ricercatrici di tutta Europa e ragionare insieme sui piani nazionali di ripresa e resilienza dei singoli paesi evidenziandone i punti di criticità al fine di delineare traiettorie che, ispirate ai modelli scientifici più accreditati, possano aiutare i governi a progettare azioni per costruire il futuro dei cittadini e delle cittadine del continente in grado di contribuire allo sviluppo di società inclusive, eque, sostenibili e verdi.
Proprio su questi temi il 7 ottobre 2021, alle ore 15, si terrà il webinar dell’European Society for Vocational Designing and Career Counseling (ESVDC) che vedrà il coinvolgimento di studiosi/e di diversi paesi europei:

  • Cipro: Nikos Drosos (Università Europea di Cipro);
  • Francia: Valérie Cohen-Scali (Conservatoire National des Arts et Métiers, CNAM) e Jacques Pouyaud (Università di Bordeaux);
  • Grecia: Michael Cassotakis, Despoina Sidiropoulou-Dimakakou (National and Kapodistrian University di Atene, NKUA), Rany Kalouri (Scuola di Educazione Pedagogica e Educazione Tecnologica, ASPETE), George Tsitsas (Università Charokopeion di Atene);
  • Italia: Elisabetta Camussi, Andrea Cerroni, Loredana Garlati, Luca Vecchio (Università Bicocca), Giuseppe Santisi, Andrea Zammitti, Elena Commodari, Valentina Lucia La
  • Rosa (Università di Catania), Paola Magnano, Maria Guarnera, Rita Zarbo, Stefania Buccheri (Università Kore di Enna), Salvatore Soresi, Laura Nota, Maria Cristina Ginevra, Sara Santilli, Ilaria Di Maggio (Università di Padova), Patrizia Patrizi, Ernesto Lodi, Gianluigi Lepri (Università di Sassari), Chiara Annovazzi (Università della Valle d'Aosta);
  • Portogallo: Hélia Moura (Direzione Generale dell'Educazione), Inês Nascimento, Paula Paixão (Università di Coimbra), Ludovina Ramos (Università di Beira Interior), Maria Eduarda Duarte, Maria Odília Teixeira (Università di Lisbona), Maria do Céu Taveira (Università del Minho), Paulo Cardoso (Università di Évora), Sérgio Vieira (Università di Algarve);
  • Svizzera: Marc Schreiber (Università di Scienze Applicate di Zurigo), Koorosh Massoudi, Jonas Masdonati (Università di Losanna). 

Ed ecco la lettera:

PNRR e Riforma dell’orientamento – Ruolo della ricerca di settore e delle Università

La Società Italiana di Orientamento ha sottoscritto la lettera inviata al Ministro della Pubblica Istruzione, Patrizio Bianchi; alla Ministra per il Sud e la Coesione Territoriale, Mara Carfagna; alla Ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa; al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando; e per conoscenza al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, in merito al PNRR e alla Riforma dell’orientamento

Gentili Ministri,
in riferimento all’oggetto ci teniamo a sottolineare la positività con cui ricercatori e ricercatrici di diverse università italiane hanno colto l’attenzione data alle tematiche dell’orientamento nel nostro PNRR, al fine di promuovere la trasformazione sociale, sostenibile, inclusiva, innovativa, che Italia e Europa si accingono a realizzare. Come già indicato nella premessa del PNRR, il Nostro Paese si trova a fronteggiare le conseguenze economiche del covid-19 partendo da alcune fragilità pregresse che vedono, ad esempio, i dati circa i NEET e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro come decisamente non in linea con gli altri paesi europei e, per di più, con importanti eterogeneità sul territorio nazionale. In questo senso, l’orientamento appare come una sorta di asse strategico di supporto al cambiamento, sia nell’ambito di tutti i gradi dell’istruzione (vedi missione 4), sia nell’ambito dell’accesso e della permanenza nel mercato del lavoro (vedi missione 5). Si prevedono momenti ad hoc nelle scuole secondarie di secondo grado, si propone una ‘riforma’ dell’orientamento e si enfatizza la relazione fra quest’ultimo e investimento nel prosieguo degli studi, oltre a sottolineare la necessità di promuovere l’inserimento lavorativo attraverso politiche attive. Tutto questo ha ottenuto il plauso della comunità scientifica e siamo qui a ringraziarVi per tale visione.

Come ricercatori e ricercatrici desideriamo sottoporre alla Vostra attenzione i punti qui di seguito elencati affinché la via intrapresa si possa realmente trasformare in un processo di supporto al cambiamento.

  • Le azioni di orientamento dovrebbero essere espressione, come accade a livello europeo e internazionale, delle scienze dell’orientamento, un settore di ricerca con modelli concettuali accreditati e pratiche evidence based. Un paese avanzato, e interessato al futuro e all’innovazione, è chiamato, scientificamente e deontologicamente, come in altri settori di impegno serio, a fare riferimento alla ricerca per evitare che le pratiche rimangano ancorate a modelli obsoleti. La sfida lanciata dal PNRR può essere colta partendo dalla chiarificazione di cosa l’orientamento possa offrire soprattutto nella sua dimensione formativa, che permette la valorizzazione delle risorse individuali e collettive e degli investimenti in istruzione e politiche per il lavoro, favorendo l’espressione delle potenzialità dei cittadini e delle cittadine di ogni età, genere e provenienza territoriale, sociale ed etnica.
  • In sintonia con la letteratura più recente, la realizzazione di best and evidence based practices, che permettano all’orientamento di dare il suo contributo al rilancio del paese, necessita di persone competenti che lo pratichino. L’enfasi sulle competenze, presente nel Pnrr, ci spinge a sottolineare che questo deve valere anche per l’orientamento, per contrapporsi a quelle modalità operative che la ricerca ha dimostrato essere inutili, se non deleterie, nelle nostre scuole, università e centri per l’impiego. Tali competenze possono e devono essere messe a disposizione del sistema paese anche in un’ottica di formazione degli operatori già investiti della materia nei diversi ambiti di riferimento (insegnanti, operatori/trici delle Università, dipendenti dei centri per l’impiego).
  • Nell’ambito delle scienze dell’orientamento è oramai chiaro che lo ‘sviluppo professionale’ è una delle aree dello sviluppo, insieme a quella motoria, cognitiva, linguistica e sociale, e la ricerca ha evidenziato la necessità di realizzare azioni evidence based lungo tutto l’arco di vita (scuola, Università, mondo del lavoro), incentrate su diversi aspetti utili ad una crescita complessiva (es. capacità decisionale, fronteggiamento degli stereotipi, individuazione delle barriere e processi di superamento, credenze di efficacia, allargamento degli interessi e delle aspirazioni, processi di progettazione, occupabilità, ecc.), da avviare il più precocemente possibile. Alla luce delle ‘povertà educative’ sempre più estese e delle disuguaglianze purtroppo crescenti, appaiono a dir poco urgenti azioni educative precoci e preventive in materia di orientamento, da realizzarsi da parte di personale, anche della scuola, dell’Università e dei servizi per il lavoro, adeguatamente preparato.

I ricercatori e le ricercatrici impegnate nell’ambito delle scienze dell’orientamento, in modo collaborativo, oramai da anni agiscono insieme nel portare avanti progetti locali e nazionali, nell’elaborare e testare modelli concettuali best practice, nel collaborare a livello internazionale, nel creare collegamenti con i/le delegati/e all’Orientamento e Placement delle Università Italiane, nel formare professionisti e professioniste interessate attraverso percorsi a livello universitario (corsi di perfezionamento e master), e nel costruire reti collaborative con gli stessi/le stesse nell’ambito di Associazioni che mettono insieme studiosi e operatori/trici come la Società Italiana Orientamento, l’Associazione Italiana di Psicologia, Società Italiana di Psicologia del Lavoro e dell’Organizzazione.

Con la presente chiediamo di essere coinvolti/e nel processo di rinnovamento e di ri-fondazione dell’orientamento, di poter valorizzare il patrimonio concettuale e di best practices presenti nel nostro paese, a vantaggio di tutta la società e non solo di realtà pilota e sperimentali; chiediamo che l’orientamento da noi studiato possa essere realmente uno strumento per una crescita sociale, culturale ed economica del paese che sia inclusiva e sostenibile, così come da Voi correttamente prospettato nel PNRR. Perché ciò accada è necessario un cambio di prospettiva, è necessario cioè che l’orientamento non risponda più a quella visione superficiale, obsoleta e riduttiva, carente nei presupposti scientifici e deontologici, con cui di frequente viene praticato; una visione che potrebbe rivelarsi addirittura un freno allo slancio al futuro del PNRR.

Nel concludere, chiediamo di avere un incontro per condividere le strategie e i percorsi operativi qui delineati, mettendo a disposizione studi, ricerche, attività caratterizzate da evidenze scientifiche per intraprendere la formazione di insegnanti, operatori e operatrici dei centri per l’impiego e altre persone che si possono coinvolgere (es. dottorandi/e). Proponiamo inoltre di dare vita ad un tavolo di lavoro con i Vostri Ministeri che permetta di garantire una ri-fondazione dell’orientamento alla luce della scienza, al fine di realizzare processi e servizi innovativi di orientamento, rispettosi di una crescita effettivamente incentrata sul futuro delle persone e, in particolare, delle giovani generazioni.

Nel ringraziarVi per l’attenzione che ci vorrete accordare, in attesa di potervi incontrare, porgiamo i nostri più cordiali saluti

Prof.ssa Maria Luisa Giancaspro, Prof.ssa Maria Beatrice Ligorio, Prof.ssa Amelia Manuti, Università di Bari “Aldo Moro”
Prof.ssa Federica Bianco, Università di Bergamo
Prof.ssa Rita Chiesa, Prof.ssa Dina Guglielmi, Prof. Marco Giovanni Mariani, Università di Bologna
Prof.ssa Giulia Bencini, Università Ca Foscari Venezia
Prof.ssa Barbara Barbieri, Prof.ssa Cristina Cabras, Università di Cagliari
Prof.ssa Angela Costabile, Prof.ssa Antonella Valenti, Università della Calabria
Prof. Alessandro Lo Presti, Prof.ssa Paola Spagnoli, Università della Campania
Prof.ssa Elena Commodari, Prof. Giuseppe Santisi, Prof. Andrea Zammitti, Università di Catania
Prof.ssa Michela Cortini, Prof. Aristide Saggino, Università ‘G. d’Annunzio’ Chieti-Pescara
Prof.ssa Andreina Bruno, Prof.ssa Mirella Zanobini Università di Genova
Prof. Vincenzo Russo, Prof.ssa Margherita Zito, Università IULM
Prof.ssa Maria Guarnera, Prof.ssa Paola Magnano, Prof.ssa Monica Pellerone, Prof.ssa Rita Zarbo, Università Kore di Enna
Prof. Diego Boerchi, Prof. Davide Massaro, Prof.ssa Antonella Marchetti, Prof. Luca Milani, Prof. Silvio Ripamonti, Prof.ssa Daniela Traficante, Università Cattolica di Milano
Prof. Roberto Baiocco, Prof.ssa Chiara Consiglio, Prof.ssa Maria Luisa Farnese, Prof. Fiorenzo Laghi, Università La Sapienza di Roma
Prof.ssa Antonella Brighi, Libera Università di Bolzano
Prof.ssa Francesca Cuzzocrea, Università degli Studi Magna Grecia, Catanzaro
Prof.ssa Giuseppa Filippello, Prof.ssa Rosalba Larcan, Prof.ssa Francesca Liga, Università di Messina
Prof.ssa Elisabetta Camussi, Prof. Andrea Cerroni, Prof.ssa Loredana Garlati, Prof. Luca Vecchio, Università Milano Bicocca
Prof.ssa Silvia Gilardi, Università di Milano Statale
Prof. Dario Bacchini, Prof.ssa Vincenza Capone, Prof.ssa Laura Sestito, Prof.ssa Luigia Sica, Università di Napoli Federico II
Prof. Adelino Cattani, Dott.ssa Fiorella Del Popolo Cristaldi, Prof.ssa Ilaria Di Maggio, Prof.ssa Maria Cristina Ginevra, Prof.ssa Laura Nota, Prof.ssa Sara Santilli, Prof. Salvatore Soresi, Università di Padova
Prof.ssa Daniela Di Bernardo, Prof.ssa Alida Lo Coco, Prof. Francesco Pace, Prof.ssa Ernesta Scalia, Università di Palermo
Prof.ssa Francesca Cavallini, Prof.ssa Paola Corsano, Prof.ssa Chiara Panari, Prof.ssa Dolores Rollo, Prof.ssa Chiara Vernizzi, Università di Parma
Prof.ssa Assunta Zanetti, Università di Pavia
Prof.ssa Lisa Arduino, Prof. Antonino Callea, Prof.ssa Caterina Fiorilli Università di Roma LUMSA
Prof. Massimo Margottini, Prof.ssa Susanna Pallini, Prof. Giovanni Maria Vecchio, Università di Roma Tre
Prof.ssa Emanuela Ingusci, Prof.ssa Flavia Lecciso, Università del Salento
Prof. Guido Migliaccio, Università del Sannio
Prof. Gian Luigi Lepri, Prof. Ernesto Lodi, Prof.ssa Patrizi Patrizi, Università di Sassari
Prof.ssa Francesca Bianchi, Università di Siena
Prof.ssa Lara Colombo, Prof.ssa Chiara Ghislieri, Università di Torino
Prof.ssa Michela Vignoli, Università di Trento
Prof.ssa Chiara Annovazzi, Prof.ssa Teresa Grange, Università della Valle d’Aosta
Prof. Giorgio Gosetti, Università di Verona
Associazione Italiana di Psicologia
 – Gruppo tematico MEMOS – Metodologie e modelli per un orientamento strategico, Prof. Santo di Nuovo e Prof.ssa Dina Guglielmi (Presidente AIP e Coordinatore gruppo Memos)

Società Italiana di Psicologia del Lavoro e dell’Organizzazione – Prof. Francesco Pace (Presidente, a nome dell’intero Direttivo).