L'intervista
Intervista a Riccardo Cappabianca
Intervista a Riccardo Cappabianca
Riccardo Cappabianca è un grande libraio, di quella razza di librai che sta scomparendo: attenta ai titoli che escono, agli interessi dei lettori e – nel caso suo, titolare di librerie specializzate – e dei professionisti che i libri li comprano per la propria attività. Uno stimolo e un confronto per ogni editore. È un personaggio a pieno titolo della psicologia romana, perché la sua libreria si chiama Kappa, la principale dedicata alla psicologia nella capitale. Nato a Roma nel 1947 e diventato dottore commercialista, ha iniziato a lavorare con il padre (il vero “Sig. Kappa”, come dice nell’intervista) quando aveva 24 anni, dopo aver fatto il servizio militare, assumendo la conduzione della prima libreria allorché il padre fu colto da un ictus. Da allora, ha aperto altre tre librerie, fra cui quella specializzata in psicologia di via degli Apuli, proprio dietro alla facoltà, che tutti gli psicologi e gli studenti di Roma conoscono. Poiché odia farsi fotografare, non possiede foto, che quindi non possiamo far accompagnare all’intervista.
Ci ha confessato che non vede l’ora di ritirarsi dagli affari, ma l’abbiamo sorpreso a lavorare in pieno agosto e quindi non ci crediamo.
D. Lei dirige, fra le altre, la più importante libreria romana dedicata alla psicologia e ne è anche il proprietario. Ci racconti com’è nata questa impresa e perché proprio la scelta di un’attività libraria incentrata sulla psicologia.
R. Fare il libraio non è stata una mia scelta. La libreria Kappa è nata più di settanta anni fa, con il lavoro iniziato da mio padre il vero “Signor Kappa”. Io e i miei due fratelli ci siamo sentiti in dovere di proseguire ciò che mio padre aveva costruito. La scelta di fare in modo che una libreria gestita da me si interessasse di psicologia è stata determinata solamente dalla vicinanza, ad una delle librerie, della Facoltà di Psicologia.
Tutto ciò che è venuto dopo è frutto del nostro lavoro,della nostra serietà e della nostra conoscenza del campo universitario.
D. Quali sono, dal suo punto di osservazione, i filoni della psicologia che “tirano” maggiormente?
R. L’aspetto clinico è quello che senz’altro tira di più. La clientela di questo settore ha veramente sete di notizie, di informazioni, di novità legate a questo o quel problema.
D. E quali gli editori che si sono più rinnovati nelle proposte ed incontrano maggiormente i favori del pubblico dei lettori?
R. Non credo che sia un problema legato a questo o quell’altro editore. Sono gli argomenti che interessano, di qualunque editore si tratti.
D. I suoi clienti sono soprattutto psicologi: quali ne sono i pregi e i difetti rispetto ad altre tipologie di clienti?
R. Ritengo forse che gli psicologi siano ancora tra i pochi che continuino a comprare libri e ancora molti, invece che fotocopiare. Il settore della vendita di libri di psicologia è senz’altro, anche con questa crisi, un settore che se ben trattato può dare ancora soddisfazioni. Certo è che gli editori, consci del momento che stiamo attraversando, debbano essere più vicini al libraio, che facciano anche loro qualche sforzo in più, in modo che, uniti, si possa uscire da questa crisi.
D. Cosa acquista lo studente: solo il libro di testo o il volume adottato dal professore? Riuscite – come libreria – a fare opera di iniziazione alla psicologia?
R. Veramente lo studente vero e proprio è quello che compra di meno. Fotocopie, libri prestati, usato, tutto fa sì che il libro adottato sia veramente in crisi. È tutto il mercato della specializzazione che ancora si salva e noi, comunque, siamo sempre in continuo aggiornamento, perché a noi si richiede sempre il massimo.
D. Test in libreria: lei ha da tempo arricchito la sua offerta con la distribuzione di strumenti psicodiagnostici. Come valuta questa esperienza? Ritiene che sia cambiato qualcosa nel modo di distribuire i test? Cosa ci sarebbe ancora da fare, eventualmente, anche da parte degli editori?
R. L’esperienza che stiamo facendo nella vendita dei test è stata veramente ottima. Ormai la gente riconosce la nostra libreria come un posto specializzato nella vendita e soprattutto nel mostrare i prodotti psicodiagnostici. Trovano in noi professionalità e serietà e questo premia sempre.
Per quanto riguarda gli editori, ritengo che la cosa più importante sia quella di essere sempre molto vicini ai venditori ed essere disponibili ad ogni richiesta.
D. C’è una tipologia di test ideale per la libreria e, se sì, perché?
R. Non credo che esista una tipologia ideale di test. Il mercato è fatto dalla richiesta e non dall’offerta.
D. Come vede il futuro dell’editoria professionale dedicata alla psicologia in Italia? Quali i nuovi temi, quale il possibile ruolo dell’e-book?
R. Non credo molto nell'e-book, ma io ormai ho una venerabile età… Comunque, non vedo, almeno in Italia, una richiesta importante per l’e-book. Il cliente per ora è ancora molto tradizionale. Vuole vedere il prodotto, scartarlo, leggerlo o metterlo a confronto con altri.
D. E quale il futuro del libraio specializzato?
R. Vivrà solamente il libraio specializzato e serio. Secondo me, non ci sarà più posto per il libraio generico.