QI - Questioni e idee in psicologia - Il magazine online di Hogrefe Editore

Qi, il magazine online di Hogrefe Editore.
Ogni mese, cultura, scienza ed aggiornamento
in psicologia.

numero 31 - ottobre 2015

Hogrefe editore
Archivio riviste

Osservatorio Talent

HR forum 2015: tra vecchie ansie e nuove sfide

HR forum 2015: tra vecchie ansie e nuove sfide

Nei giorni 19 e 20 ottobre si è svolto l’HR forum, l’evento Richmond che si tiene annualmente a Gubbio nella splendida cornice dell’Hotel dei Cappuccini. Noi di Hogrefe naturalmente non potevamo mancare ed eravamo presenti in qualità di Exibitor, con la consueta accoppiata di psicologhe: Elisa, esperta consulente HR che supporta i nostri clienti dal punto di vista commerciale e Luisa, esperta in progettazione ed erogazione di assessment organizzativi.
Quando andiamo a eventi di questo tipo, partiamo sempre con lo spirito giusto, energiche e con l’aspettativa di rispondere a tante domande molto diverse attivandoci subito per delineare già qualche ipotesi di soluzione e far passare ai potenziali clienti che insieme è possibile.  Quest’anno però, nonostante lo spirito fosse quello giusto, ci portavamo dietro quel velo di ansia e preoccupazione che avevamo respirato negli anni passati.

La Crisi.

Queste due parole cariche di significati spesso negati o troppo angoscianti per essere nominati sono piombate su di noi come macigni negli ultimi anni. Lo spirito è sempre stato quello giusto da parte della nostra accoppiata di psicologhe ma a volte era davvero difficile non lasciarsi contagiare dall’impotenza che quelle due parole si portavano dietro.

La Crisi.

Questi ultimi anni sono stati quelli de La Crisi, un fenomeno sociale, economico e organizzativo che aveva molto in comune con il Nulla de La Storia Infinita e per cui spesso non c’erano parole che ci permettessero di mettere a fuoco le problematiche vere e proporre soluzioni mirate.

La Crisi.

Spesso quello che arrivava forte erano i vissuti di ansia, angoscia e impotenza senza quel minimo di speranza che permettesse di progettare qualcosa, in altre parole di andare avanti. E così noi assessor venivamo visti come una sorta di super eroi a cui, più o meno implicitamente, veniva chiesto di fare una magia. Con i test al posto della bacchetta magica. Per uno psicologo, indipendentemente dalle persone con cui lavora, è molto difficile ammettere di avere dei limiti di fronte a una richiesta di aiuto. Un po’ il desiderio di essere salvatori del mondo in fondo in fondo ci rimane, anche se facciamo anni di psicoterapia e supervisioni. Ma il rischio è quello della collusione, se non si fa vedere all’altro che quello che ci sta chiedendo è un desiderio impossibile (spesso derivante da pensiero magico).
E se non stiamo attenti è un attimo che il nostro cliente si ponga come una vittima che chiede di essere salvata da La Crisi. Non è necessario essere addetti ai lavori per comprendere quanta deresponsabilizzazione ci sia in richieste di questo tipo. L’impotenza porta a gettare la spugna e chiedere aiuto… meglio se magico. Ma sappiamo tutti bene che le organizzazioni, così come le persone, per poter ripartire e cercare un nuovo equilibrio hanno bisogno di attivarsi in prima persona.
E negli anni passati all’HR forum ci siamo sentite spesso così: energiche, determinate ma appesantite dal dover stare nella frustrazione di riconoscere che spesso quello che ci veniva chiesto era un miracolo e i miracoli, per quanto preparate e agguerrite, non li possiamo fare. I miracoli li fanno i super eroi. Ma nella realtà non esistono.
Così quest’anno siamo partite ancora più pronte a tutto e con le spalle un po’ più larghe degli anni passati.
L’impatto è stato subito diverso. In qualche modo quest’anno si respirava più ottimismo. Fin da quando siamo arrivate la sera prima dell’evento con le nostre brochure e le nostre scatoline di materiale abbiamo avuto una sensazione diversa. La crisi non è ancora del tutto andata via ma quello che abbiamo ritrovato è la voglia di guardare avanti. Prima ci veniva chiesto aiuto per “riorganizzare” il personale; selezionare poco e possibilmente persone con qualità straordinarie (quasi magiche...). Quest’anno le richieste sono state più realistiche e centrate sulla valutazione del potenziale (ossia su un investimento per il futuro).
Così, su questa speranza e su questa voglia di ripartire abbiamo lavorato due giorni. Abbiamo osservato molto più interesse per il talent assessment (fino a due anni fa qualcuno non sapeva nemmeno che cosa si intendesse con talent assessment); molte organizzazioni familiari a stampo patriarcale, oltre che paternalistico, hanno capito il valore delle competenze manageriali e dell’importanza di misurarle. Come scegliere un talento ma soprattutto come prendersene cura? Una domanda, più o meno implicita, che dà la possibilità di pensare e progettare in modo molto diverso rispetto al: “Ho paura! Fai un miracolo”.
Persino alla cena ufficiale si è riso di più, scherzato e respirato un po’ più di leggerezza.
Abbiamo inoltre osservato molta più attenzione e molto più interesse per la misurazione e l’approccio scientifico ai fenomeni organizzativi. Il modo di vedere i test ci è sembrato cambiato; prima si avvicinava un po’ al “il test è oggettivo, indiscutibile e mi permette di risparmiare tempo”, ora è più vicino a “il test mi aiuta a vedere cose che da solo, e dall’interno, potrei non percepire in modo così chiaro, commettendo errori di valutazione”.
È presto per poter dire che da questa crisi siamo usciti e che gli atteggiamenti delle organizzazioni verso l’assessment e la misurazione sono cambiati; però di sicuro c’è più interesse alla valorizzazione dei talenti e delle persone dell’organizzazione.
Ci auguriamo che il prossimo anno questa spinta di ottimismo sia ancora più forte, irruenta, presente e pervasiva.