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numero 93 - dicembre 2021

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Rigore scientifico e flessibilità clinica: il Rorschach secondo il metodo R-PAS

Rigore scientifico e flessibilità clinica: il Rorschach secondo il metodo R-PAS

L’unico vero viaggio […] sarebbe non andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi
Marcel Proust
(Alla ricerca del tempo perduto. La prigioniera)

Abbiamo curato in due la traduzione e la pubblicazione di questo volume: il più “senior” di noi (AZ) si è laureato nel in Psicologia nel 1991 all’Università di Padova. All’epoca i metodi di utilizzo del Test di Rorschach erano già molteplici e, anche all’interno della Facoltà di Psicologia, la babele era già imponente: ricorda AZ, senza pretesa di esaustività, il canale “ufficiale” di Dolores Passi Tognazzo e Enrico Cattonaro, la declinazione fenomenologica di Maria Armezzani, il punto di vista psicoanalitico (allora condiviso anche da AZ) e, infine, un pioneristico interesse di Adriana Lis (sempre sia lodata!) che tentava di promuovere il Comprehensive System (CS) di John Exner. Le tavole affascinavano un po’ tutti, da un lato stimolavano quel sapere di pochi che rende elitaria la conoscenza e opaco il compito, dall’altro esemplificavano il test psicologico nella sua essenza più accattivante: una performance in luogo di un’autodescrizione. AZ era affascinato dalla psicoanalisi, all’epoca, e trovava miope quell’autocensura del “metodo Exner” che escludeva in forma esplicita il ricorso al simbolo e all’ermeneutica. Ma Adriana era pervicace e piano piano, con metodo, riuscì a fargli cambiare idea: alla fine del dottorato, AZ aveva già pubblicato almeno due libri sul Test di Rorschach secondo il CS di Exner e una decina di articoli sull’argomento (ma non solo). Nel 2007 i libri erano diventati tre e gli articoli una cinquantina, anche internazionali. Quale fu la leva che spostò il grave? L’evidenza scientifica, questa fu la leva. Il CS di Exner, per primo, promuoveva la ricerca sul metodo e non la mera diffusione di opinioni individuali ed esperienziali sul significato dei diversi indici. Il metodo R-PAS è l’erede del progetto scientifico di John Exner, lo completa, lo diffonde, lo esalta.

L’autore meno “senior” dei due curatori di questo libro (LG), dal canto suo, non solo ha cullato R-PAS ancora in fasce ma ha “ostetricamente” contribuito alla sua nascita, trovandosi a collaborare con Don Viglione a San Diego, proprio nel momento in cui venivano condotti gli studi di validazione e messi a punto gli indici del nuovo metodo. L’aria che si respirava negli Stati Uniti, in quel periodo, era completamente diversa da quella che si percepiva in Italia o più in generale in Europa. Ricorda LG che Viglione si sentiva quasi tutti i giorni al telefono con Greg Meyer: sembrava di assistere ai dialoghi tra due chirurghi concentratissimi, appassionati, preoccupati e intenzionati a salvare a tutti i costi il loro paziente malato – il Rorschach. Benché molti in Europa non se ne fossero ancora accorti, il metodo CS aveva già drammaticamente esalato l’ultimo respiro, era venuto meno da tempo e non c’era già più nulla da fare: rappresentava un male incurabile che avrebbe potuto uccidere il Test di Rorschach per sempre, se non si fosse intervenuti rapidamente. Andava salvato il salvabile e occorreva amputare le parti non più recuperabili. Ciò che aveva reso il CS così popolare e amato nel mondo era la sua capacità di aggiornarsi sulla base dei dati della ricerca empirica e la sua possibilità di evolversi continuamente per poter rimanere sempre al passo con i tempi. La nostra concettualizzazione della malattia mentale cambia negli anni e le nostre conoscenze si evolvono incessantemente (si pensi a quando si reputava l’omosessualità una psicopatologia…). Le condizioni di vita dell’essere umano mutano a loro volta e lo fanno anch’esse di continuo, senza tregua – si pensi alla diffusione degli smartphone, alla pandemia, ecc. Pertanto, è del tutto evidente, lo capirebbe anche un bambino, che i test psicologici non possono permettersi di ancorarsi ad edizioni rigide, inflessibili e indelebili, non più modificabili. E questo, invece, è esattamente quello che stava accadendo al CS, che per motivi puramente burocratici (di diritti, di copyright, di soldi, si potrebbe dire, anche se probabilmente non è solo questo) stava per essere ufficialmente condannato a rimanere per sempre fermo all’ultima edizione pubblicata da John Exner (ad oggi, si parla ormai di circa vent’anni fa). Con la scomparsa dell’autore, non sarebbe più stato possibile fare alcuna modifica al sistema. I dati normativi sarebbero rimasti per sempre quelli degli anni novanta, raccolti prevalentemente negli Stati Uniti; le variabili che avevano dato prova di non funzionare sarebbero inevitabilmente rimaste parte del metodo per sempre, e nessun dato scientifico avrebbe mai più potuto contribuire all’aggiornamento o al miglioramento del CS. A differenza di quanto si percepisse in Italia e in Europa, insomma, in America era assolutamente chiaro che il CS era già tristemente scomparso, assieme al genio indiscusso che lo aveva ideato, molti anni prima: il grande John Exner.

L’unico modo per salvare il Test di Rorschach, insomma, era quello di creare R-PAS, e Greg Meyer e Don Viglione (e con loro Joni Mihura, Bob Erard e Philip Erdberg) lo avevano capito benissimo, forse anche grazie al loro stretto contatto con la famiglia Exner, formali ereditieri dei diritti del CS. R-PAS rappresenta l’evoluzione naturale del metodo CS, la sua versione più aggiornata e scientificamente supportata. E soprattutto, è l’unico metodo evidence-based per la somministrazione, siglatura e interpretazione del Test di Rorschach in grado di stare al passo coi tempi e con i progressi scientifici. Quando si prende un aeroplano, di solito si preferisce volare con un velivolo dei nostri tempi, anziché con un mezzo degli anni ottanta o novanta. Quando si fa un esame diagnostico medico, analogamente, si auspica che il medico utilizzi uno strumento messo a punto di recente piuttosto che uno datato. Dovendo fare una risonanza, ad esempio, probabilmente la maggior parte di noi preferirebbe utilizzare un dispositivo degli anni 2010-2020 piuttosto che uno degli anni ottanta o novanta. Lo stesso vale – o almeno, dovrebbe valere – anche per la valutazione psicologica. R-PAS è il presente, e molto probabilmente anche il futuro (se non altro, il futuro prossimo) del Test di Rorschach. Utilizzare R-PAS è la scelta giusta, oggi, se si utilizza il Test di Rorschach.

Tempo fa, in un volume dedicato alla metodologia della ricerca in psicologia clinica, Adriana Lis e AZ sostennero che il giorno in cui i ricercatori fossero stati capaci di porsi le domande che interessano davvero ai clinici e i clinici fossero stati in grado di declinare le stesse in modo verificabile dai ricercatori, si sarebbe definitivamente compiuto il passaggio della psicologia alla Scienza. Quel momento è giunto, anche, ma non solo, grazie a R-PAS, un metodo che unisce il rigore della standardizzazione e dell’evidenza scientifica con la sensibilità che caratterizza l’agire clinico.
Le tavole sono sempre quelle, l’intuizione originale di Hermann Rorschach, pure: il comportamento tenuto al test ci fornisce informazioni sul comportamento al di fuori del test. Ciò che cambia sono le informazioni che raccoglieremo, il modo in cui lo faremo e… il ragionamento adottato dal clinico. Questi sono gli occhi nuovi, questa la novità. Ciascuna informazione che viene tratta dalla somministrazione sarà verificata e validata dal confronto normativo e dal rigore, forse ci saranno meno informazioni rispetto ad altri metodi più obsoleti, ma saranno espresse secondo i canoni della scienza: in termini di probabilità. I passaggi della somministrazione sono chiari, esemplificati, univoci (o quasi…), così come lo sono la siglatura e l’interpretazione dei risultati. E infine, i clinici che scelgono questo metodo assumono l’atteggiamento nomotetico delle scienze della natura. Il clinico “nuovo”, moderno, sa che l’informazione che trae da un test non è che una porzione del mondo interno del paziente/cliente e che non può essere confusa con il tutto di quella persona. Il clinico che sceglie R-PAS è consapevole che i dati incongrui ottenuti da strumenti differenti, siano essi il colloquio, il Test di Rorschach o altri test, devono essere compresi, analizzati e spiegati, e non contraddetti o omessi. Chi usa R-PAS è modesto nell’esternazione delle informazioni conseguite perché sa che sono solo una parte di ciò che gli serve e che ogni test non è una valutazione psicologica compiuta ma solo una parte di essa che necessita di essere integrata con l’anamnesi, con l’osservazione, con il colloquio, insomma con informazioni raccolte in modo diverso.

Prefazione all'edizione italiana di Mihura, J.L., e Meyer, G.J. (2018). R-PAS: casi clinici Guida all’utilizzo del Rorschach Performance Assessment System, Hogrefe Editore, Firenze, 2022.