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numero 62 - novembre 2018

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Rassegna stampa

Rassegna stampa #62

Rassegna stampa #62

Adolescenti e utilizzo parallelo di sostanze stupefacenti: differenze in termini di impulsività

Nonostante alcol, tabacco e cannabis siano le sostanze più ampiamente utilizzate, sono pochi gli studi che riguardano la poliassunzione negli adolescenti e la relazione con l’impulsività. L’utilizzo parallelo è stato però associato a diversi effetti nocivi per la salute e presenta un rischio specifico per la dipendenza da sostanze in età adulta. In passato alcune ricerche hanno analizzato le traiettorie indipendenti di consumo per l’uso di alcol, tabacco e cannabis in adolescenza, ma sono pochi gli studi longitudinali che ne hanno analizzato l’utilizzo contemporaneo. Gli indicatori di vulnerabilità per l’utilizzo di sostanze specifiche sono risultati essere impulsività e sensation seeking (SS). Infatti, in uno dei pochi studi sulla poliassunzione di sostanze, i risultati indicano che un’impulsività maggiore nella prima adolescenza predice l’evoluzione nella poliassunzione di sostanze. Inoltre, la maggior parte delle ricerche ha coinvolto soggetti nella fase medio-tardo adolescenziale limitando l’esplorazione delle traiettorie iniziali. Pertanto, un recente studio si è occupato di identificare le traiettorie di utilizzo parallelo di alcol, tabacco e cannabis e di analizzare la differenza di impulsività nei preadolescenti: 1.565 adolescenti sono stati valutati una volta l’anno per tre anni utilizzando la Barrat Impulsiviness Scale, la Zuckerman Impulsive Sensation Seeking Scale, il test di Stroop ed il compito di Delay Discounting. Sono state inoltre valutate le frequenze di uso di alcol, tabacco e cannabis, gli episodi di intossicazione e i relativi problemi di abuso di alcol. Dai risultati sono state individuate tre diverse traiettorie di consumo di sostanze: le traiettorie di “utilizzo sperimentale” e “utilizzo iniziale” presentano rispettivamente i livelli più bassi e più alti di impulsività e di SS; mentre, l’utilizzo di sostanze aumenta con l’“utilizzo massiccio” associato ad aumento anche dell’impulsività e di SS. Pertanto, tali risultati mostrano come l’impulsività cambi in relazione al coinvolgimento nell’utilizzo di sostanze. Quindi, adolescenti con modelli diversi di utilizzo di sostanze si differenziano in termini di impulsività. I risultati presentati evidenziano l’importanza di queste differenziazioni come possibili target di interventi preventivi sull’esordio e l’escalation nell’utilizzo di sostanze.

Martínez-Loredo, V., Fernández-Hermida, J. R., de La Torre-Luque, A., & Fernández-Artamendi, S. (2018). Polydrug use trajectories and differences in impulsivity among adolescents. International Journal of Clinical and Health Psychology18(3), 235-244.

 

Prevenire il disastro: il ruolo della psicologia dell’emergenza. 4 studi a riguardo

Spesso si pensa che gli psicologi entrino in gioco solo dopo il verificarsi di un disastro, tuttavia possono aiutare le persone a prepararsi a rispondere alle situazioni di emergenza. Quattro studi di ricerca hanno contribuito a delineare il modo in cui la psicologia ci può aiutare ad affrontare le diverse fasi di un disastro (preparazione, risposta immediata e conseguenze a lungo termine). Attualmente, non è chiaro perché in alcuni casi le persone si rifiutino di evacuare, ad esempio finché il proprio animale domestico non è al sicuro. Il primo studio ha perciò esplorato il modo in cui possedere un animale domestico possa avere un impatto sui comportamenti di evacuazione. Inoltre, talvolta le persone possono intraprendere dei comportamenti che riducono, piuttosto che aumentare, le possibilità di sopravvivenza. Pertanto, attraverso delle simulazioni d’emergenza, il secondo ed il terzo studio hanno esplorato l’effetto dei fattori situazionali e delle differenze individuali sulle risposte fisiologiche e psicologiche ai disastri. Infine, il quarto studio ha esplorato le conseguenze dell'esposizione ad eventi traumatici, concentrandosi in particolare sui predittori del disturbo da stress post-traumatico e sulla crescita post-traumatica. Dai risultati è emerso che, per quanto riguarda il primo studio, anche un semplice fattore, come possedere un animale da compagnia, possa avere un notevole impatto. Identificando i potenziali ostacoli all’attuazione di comportamenti di salvataggio, si potrebbero progettare adeguati interventi di prevenzione. Il secondo studio ha invece esaminato l’effetto del supporto sociale. Nonostante sia noto l’effetto cuscinetto, i risultati mostrano effetti di mediazione non diretti: la presenza di amici ha portato a livelli più alti di pressione socio-valutativa, poiché le persone percepivano di essere valutate in base alla loro performance. Il terzo studio ha invece evidenziato il fenomeno del “collasso cognitivo”: la cognizione appare preservata fino alla rimozione della minaccia; una volta rimossa, le persone mostrano specifici problemi cognitivi. Infine, i risultati del quarto studio suggeriscono che un fattore che influenza la resistenza al trauma è il genere: donne con livelli più bassi di ottimismo pensano di avere capacità di recupero inferiori. Pertanto, si potrebbero progettare interventi di promozione del pensiero positivo, tuttavia è necessaria una maggiore esplorazione delle differenze di genere nella risposta ai traumi. Nel complesso, è emersa l’importanza della considerazione dei fattori ambientali e psicologici nella predisposizione di piani di emergenza efficaci.

Robinson, S. J. (2018). How can Psychology inform disaster research?. Procedia engineering212, 1083-1090.

 

La promozione di strategie efficaci di studio evidence-based tra gli studenti

Le ricerche condotte nel campo della memoria a lungo termine hanno stabilito diverse strategie di apprendimento efficaci, come ad esempio la "distributed (spaced) practice " che si potrebbe riassumere con l'attività di studio distanziata nel tempo con più sessioni, o la "practice testing ". Alcune strategie efficaci di apprendimento, che includono attività di elaborazione creando una connessione tra il materiale da studiare e altre informazioni derivanti da conoscenze pregresse, come esempi reali, o rappresentazioni multimodali, inizialmente possono risultare difficili e dispendiose rispetto alle strategie "più superficiali", come la rilettura e la sottolineatura, ma a lungo termine garantiscono una miglior memorizzazione. Le ricerche hanno dimostrato una poca consapevolezza diffusa circa l'efficacia di queste strategie, infatti queste potrebbero non essere valutate o vissute come tali, invece altre meno difficili, come rileggere, possono incoraggiare un'illusione metacognitiva dell'apprendimento basata su sentimenti a breve termine di fluidità. Emerge perciò la necessità di approfondire le strategie di studio evidence-based soprattutto per chi aiuta e supporta lo studio degli studenti come i centri di supporto accademico (ASCs) presenti nei college e nelle università. A tal proposito, è stato condotto uno studio che ha visto partecipi i responsabili dei ASCs presso 77 istituti di istruzione superiore che ha analizzato le raccomandazioni sulle strategie di apprendimento promosse dai ASCs e la misura in cui queste siano in linea con le ricerche  evidence-based sulla memoria. I risultati hanno mostrato come molte strategie evidence-based come il self-testing o lo spacing siano state spesso raccomandate o percepite come altamente efficaci mentre altre, come il multi-modal coding, hanno ricevuto meno sostegno. I risultati dipingono un quadro ottimistico e misto circa le raccomandazioni e le approvazioni delle strategie di studio da parte dei ASCs. Lo studio sottolinea l'importanza di migliorare la conoscenza degli studenti su come funziona l'apprendimento e insegnare loro come coinvolgere materiale didattico per incrementare l'apprendimento e quindi migliorare i risultati accademici.

McCabe, J. A. (2018). What Learning Strategies Do Academic Support Centers Recommend to Undergraduates?. Journal of applied research in memory and cognition, 7(1), 143-153.

 

I benefici del condurre uno stile di vita sano nell'età avanzata

Gli anziani, in rapida crescita all'interno della società, sono coloro, tra tutti i gruppi di età, che sperimentano il tasso più elevato di malattie. Per prevenire le condizioni croniche e i ricoveri presenti maggiormente in questa specifica popolazione, lo stile di vita sano è considerato uno strumento fondamentale, e molti sono gli studi condotti che hanno indagando il rapporto tra la salute e stile di vita individuando fattori individuali di rischio e indagando l'impatto di uno stile di vita sano sul rischio di mortalità. Tuttavia, nonostante i numerosi studi condotti, non è stato ancora accertato se condurre uno stile di vita sano in generale, seguendo le raccomandazioni ufficiali per le persone anziane, rallenti con l'avanzare dell'età il tasso di declino nel funzionamento in diversi domini. A tal proposito un gruppo di ricercatori olandesi, con l'obiettivo di studiare le associazioni tra lo stile di vita sano in età avanzata e il declino del funzionamento secondo diversi aspetti, ha condotto uno studio su 3107 persone rappresentative della popolazione anziana olandese di età compresa tra 55 e 85 anni con 5 esami di follow-up ogni tre anni. In ogni sessione di follow-up sono stati valutati sia i singoli fattori salutari (atteggiamento verso il fumo, consumo di alcol, attività fisica e peso corporeo) che i domini di funzionamento fisico, psicologico, cognitivo e sociale. I risultati mostrano che condurre uno stile di vita che segua le raccomandazioni ufficiali internazionali per gli anziani è associato a un declino più lento, dall'1,8% al 10,8%, nell'invecchiamento, in termini di funzionamento fisico, psicologico, cognitivo e sociale. Dai risultati è emerso che il deterioramento generale dello stile di vita degli anziani può anche avere un impatto negativo su un ampio spettro di funzionamento. Lo studio sottolinea l'importanza di condurre uno stile di vita sano, con l'avanzare dell'età, non solo per prevenire le malattie e aumentare l'aspettativa di vita, ma anche a beneficio di un funzionamento fisico, psicologico, cognitivo e sociale.

Visser, M., Wijnhoven, H. A., Comijs, H. C., Thomése, F. G., Twisk, J. W., & Deeg, D. J. (2018). A Healthy Lifestyle in Old Age and Prospective Change in Four Domains of Functioning. Journal of aging and health.