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numero 60 - settembre 2018

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Rassegna stampa

Rassegna stampa #60

Rassegna stampa #60

Genitorialità e Mindfulness: le risposte neurali in contesti emotivi

Recentemente è stato introdotto il concetto di genitorialità consapevole per indicare genitori che affrontano il contesto genitoriale con un approccio mindfulness. Come è stato evidenziato dalla ricerca, si può predire come le persone reagiscono a stimoli emotivi, si pensa infatti che la mindfulness incida sul benessere modellando le singole risposte a situazioni sociali ed emotive difficili. Un notevole contesto emotivo è sicuramente rappresentato dalla genitorialità. Infatti, la natura delle rispsote agli stimoli emotivi da parte dei genitori è complessa e comprende una vasta rete di regioni cerebrali corticali e sottocorticali coinvolte. La ricerca suggerisce come più i genitori sono consapevoli, più sono in grado di interpretare e rispondere ai segnali emotivi dei loro figli, ma non sono molte quelle ricerche che affrontino come questo si sviluppi a livello neurale. L'eccezione è rappresentata da uno studio condotto in America che, approfondendo lo scambio emotivo tra madre-bambino, ha indagato la relazione tra la disposizione mindfulness delle madri e le risposte neurali che scaturiscono da diversi contesti emozionali. Con l'aspettativa che le madri più consapevoli rispondano in maniera più flessibile a ciò che la situazione richiede, lo studio ha visto partecipi 25 donne, madri di bambini di 3 mesi di età, la cui maggiorparte erano state coinvolte in forme di pratiche contemplative. Attraverso un questionario sono stati valutati i tratti disposizionali di mindfulness, quali la capacità osservativa, descrittiva, di agire con consapevolezza, non giudicante e non reattiva, per predire le risposte neurali registrate durante delle sessioni di fMRI dove sono stati mostrati dei video riguardanti due interazioni madre-figlio producendo un contesto emotivo positivo e uno negativo. Dallo studio è emerso che le dimensioni di non-reattività e non-giudizio in contesti emotivi negativi rispetto a quelli positivi sono collegate a una bassa attività neurale, mentre la dimensione di descrizione è collegata in maniera opposta rispeto al conetsto emozionale ad un'alta attività neurale. I risultati contribuiscono a una maggior comprensione della mindfulness e la relativa attivazione neurale rispetto a stimoli emozionali. Inoltre i risultati suggeriscono che le diverse disposizioni di mindfulness potrebbero essere alla base di un'attivazione neurale amplificata e attenuata, probabilmente d'aiuto nel contesto genitoriale, dove potrebbe consentire alla madre di discernere i bisogni del bambino senza diventare lei stessa eccessivamente coinvolta in una disgregolazione emotiva.

Laurent, H. K., Wright, D., & Finnegan, M. (2018). Mindfulness-related differences in neural response to own infant negative versus positive emotion contexts. Developmental cognitive neuroscience30, 70-76.

 

Il sistema di ricompensa sottostante l'alimentazione nel trattamento dell'obesità

Recentemente, in un contesto di prevenzione e trattamento dell'obesità, si presta sempre più attenzione al sistema di ricompensa sottostante l'alimentazione, che può essere divisa in ricompensa anticipatoria e ricompensa di consumo. Mentre la prima si riferisce all'intensità della motivazione di impegnarsi nel mangiare e rappresenta la volontà; la ricompensa di consumo rappresenta, invece, il livello di gradimento ed è collegata al piacere derivato dall'alimentazione. Secondo alcuni studi di neuroimaging, la carenza di quest'ultima potrebbe essere considerata un possibile fattore contribuente alla sovralimentazione. In questo campo non sono molti gli studi che hanno indagato le percezioni di ricompensa alimentari in situazioni reali, un'eccezione è rappresentata da uno studio condotto nel Galles del Nord, a cui hanno partecipato 53 adulti di età compresa tra i 18 e 65 anni, dove sono stati analizzati il desiderio e il consumo alimentare in termini di intensità e frequenza per il primo aspetto e motivazione per il secondo. Per valutare il comportamento alimentare in tempo reale e in un contesto naturale, è stata utilizzata un'applicazione per smartphone che permette di stimare l'intensità del desiderio di cibo e registrare se esso porta o meno all'assunzione di questo. Con il fine di identificare la motivazione alla base della percezione e consumo di cibo, attraverso dei questionari sono stati valutati il livello di desiderio alimentare e le attitudini implicite ed esplicite verso cibi salutari. Tutti aspetti che risultano essere particolarmente rilevanti per le scelte e i comportamenti alimentari. Dallo studio è emerso che le persone con più alta percentuale di massa grassa hanno riportato un livello più basso di gradimento verso l'assunzione di cibo ma non sono state riscontrate differenze tra gli indici di intensità della ricompensa anticipatoria percepita e quella di consumo. I risultati suggeriscono la complessità del problema dell'obesità dove il desiderio alimentare ricopre un ruolo nell'aumentare la volontà sottostante l'alimentazione, per questo prestare maggior attenzione al valore della ricompensa nell'alimentazione potrebbe aiutare i singoli ad attuare cambiamenti persistenti nel gestire il loro peso. Inoltre, contesti di studio non artificiali bensì naturali, come questo, potrebbero favorire una maggior comprensione delle interazioni tra incentivi e risultati della ricompensa dell'alimentazione nei problemi di obesità. 

Alabduljader, K., Cliffe, M., Sartor, F., Papini, G., Cox, W. M., & Kubis, H. P. (2018). Ecological momentary assessment of food perceptions and eating behavior using a novel phone application in adults with or without obesity. Eating behaviors, 30, 35-41.

 

Bullismo e cyberbullismo

Negli ultimi anni le tradizionali forme di bullismo e le recenti di cyberbullismo hanno avuto un notevole incremento nel loro impatto sociale e con notevoli conseguenze negative. Il bullismo è definito come un comportamento aggressivo e come la volontà di provocare del malessere nell’altro in modo intenzionale, ripetuto nel corso del tempo in una relazione interpersonale caratterizzata da un forte squilibrio di potere. Allo stesso modo il cyberbullismo è considerato una forma di bullismo che viene messo in atto attraverso i social  media. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha identificato il bullismo come uno dei maggiori problemi della sanità pubblica, sottolineando come possa comportare dei rischi per tutti gli individui coinvolti: bulli, vittime, osservatori e l’intero sistema scolastico. 
Una delle questioni più importanti nell’analisi del bullismo riguarda lo studio dei fattori di rischio e di protezione associati a questo problema. Nel corso degli anni sono state condotte ricerche che hanno analizzato fattori personali, sociali e contestuali legati agli atti di bullismo così da poter sviluppare dei programmi di prevenzione e di intervento efficaci. Negli ultimi anni, inoltre, alcuni studi hanno indagato la relazione degli gli stili genitoriali con i comportamenti messi in atto dagli adolescenti, mostrando differenze in base al background socioculturale in cui si è sviluppata la relazione parentale. In particolare, è stata condotta una ricerca in Spagna su 1109 adolescenti tra i 13 e i 17 anni per analizzare in che modo gli stili genitoriali agiscono come fattori di rischio o protezione per la vittimizzazione da bullismo e cyberbullismo, analizzando anche variabili come comportamento antisociale, rendimento scolastico e autostima.
Dai risultati è emerso che una genitorialità indulgente, caratterizzata da un atteggiamento di supporto e calore nei confronti dei figli con ricorso a pratiche di ragionamento e coinvolgimento, è un fattore protettivo nei confronti della vittimizzazione. Essa è infatti associata ai livelli più bassi di vittimizzazione, contrariamente allo stile autoritario che risulta, invece, essere un fattore di rischio predisponendo l’adolescente all’aggressività. Inoltre, è stato dimostrato l’effetto protettivo di una genitorialità indulgente (autorevole) nei confronti dei comportamenti antisociali, abuso di sostanze, bassa autostima e rendimento negativo a scuola.
Questo studio consente di delineare una prospettiva più ampia nella presa in carico legata al bullismo, che va al di là del singolo a tto e della singola vittima o complevole, ma chiama in causa aspetti della relazione genitoriale che posso agire come fattori di protezione. 

Park, J. (2018). The effect of virtual avatar experience on body image discrepancy, body satisfaction and weight regulation intention. Cyberpsychology: Journal of Psychosocial Research on Cyberspace12(1).

 

Risorse psicologiche, soddisfazione e identità di carriera nelle transizioni lavorative

La transizione università-lavoro è un passo fondamentale nella costruzione di un' identità di carriera per i giovani laureati. La fine dell’università corrisponde infatti all’inizio della transizione verso il mondo lavorativo, probabilmente la prima di molte, e richiede un ampio grado di capacità di adattamento nel tempo. Lasciare la vita da studente e iniziare una nuova vita caratterizzata da un lavoro full-time richiede la presa di decisioni importanti che possono influenzare il successo di una carriera futura.
Oggi i giovani che si affacciano al mondo del lavoro sono senza dubbio esposti ad una situazione economica molto più incerta rispetto al passato: la creazione di nuove forme di lavoro e l’incremento della mobilità producono aspettative diverse riguardo le abilità professionali e sociali richieste e al tempo stesso comportano una più complessa esposizione a scelte vocazionali. La transizione università-lavoro è quindi considerata molto importante, coinvolge determinate risorse psicologiche e richiede specifiche abilità. Per questo motivo è stato recentemente condotto uno studio che ha posto l’attenzione su quelle risorse focali in ambito psicologico, ritenute importanti per affrontare le transizioni, la scelta di carriera e i processi decisionali. È stata somministrata una batteria di questionari a 438 studenti dell’Università di Catania, con lo scopo di indagare quali risorse psicologiche ricoprissero per loro un ruolo chiave nelle transizioni lavorative e in che modo la soddisfazione accademica influenzasse l’identità di carriera. Dai risultati è emersa la presenza di una relazione positiva tra la percezione della soddisfazione accademica e la costruzione dell’identità di carriera. Questo porta a pensare che un’identità di carriera in linea con gli studi può influenzare il benessere dell’individuo e quindi incrementare la motivazione e lo sviluppo delle competenze che sono la base della proattività e della fiducia nella costruzione della futura carriera.
Questo studio ha delle importanti implicazioni pratiche. Nello specifico, suggerisce che i servizi di career counseling dovrebbero implementare i loro interventi in due direzioni: monitorare il grado di soddisfazione degli studenti durante la loro carriera accademica e sviluppare risorse psicologiche come proattività, resilienza e intelligenza emotiva, così da aiutare gli studenti a divenire più abili nell’affrontare le numerose transizioni future. 

Santisi, G., Magnano, P., Platania, S., & Ramaci, T. (2018). Psychological resources, satisfaction, and career identity in the work transition: an outlook on Sicilian college students. Psychology research and behavior management11, 187.