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numero 57 - maggio 2018

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Rassegna stampa

Rassegna stampa #57

Rassegna stampa #57

L’efficacia degli interventi di psicologia positiva internet-based per pazienti adulti affetti da scarsa o moderata depressione: uno studio pilota

La depressione viene considerata una delle maggiori cause di disabilità nel mondo. Nonostante l’esistenza di trattamenti adeguati, quali utilizzo di antidepressivi o ricorso alla psicoterapia, non tutti i pazienti ricevono un aiuto professionale. Tra i possibili motivi sono inclusi lunghi periodi di attesa per un appuntamento medico, la paura di essere stigmatizzato, o la preferenza arisolvere i problemi in modo autonomo.
Da alcuni anni sono disponibili interventi online per il trattamento di diversi tipi di malattie fisiche o mentali, che possono essere considerati un primo passo per inziare ad  interfacciarsi con un professionista del settore. Molti autori attraverso i loro studi hanno riscontrato nei soggetti un alto livello di soddisfazione nei confronti di questo tipo di interventi. A tal proposito è utile precisare che la maggior parte degli interventi online che hanno lo scopo di trattare la depressione si basano sulla terapia cognitiva comportamentale, la quale si focalizza su una riduzione dei sintomi attraverso il cambiamento dei comportamenti e dei pensieri negativi. Studi recenti che hanno indagato approcci alternativi, ad esempio quelli basati sulla psicologia positiva che ha invece lo scopo di migliorare il benessere, la salute e la felicità dell’individuo attraverso la promozione di pensieri e comportamenti positivi, hanno suggerito che tali interventi potrebbero aiutare nella riduzione dei sintomi della depressione sia in campioni clinici che non clinici.
Per questo motivo è stato recentemente condotto in Germania uno studio pilota con l’obiettivo di indagare un intervento online basato sulla psicologia positiva. 81 partecipanti sono stati reclutati attraverso siti web, newsletter e pubblicità sui social media della German Depression Foundation. Il processo di screening è stato caratterizzato da due fasi: un questionario online breve per verificare i criteri di inclusione ed esclusione seguito da un’intervista telefonica dettagliata condotta da psicologi con formazione specifica. Il programma, della durata di 7 settimane, è stato articolato in 7 moduli, ciascuno dei quali comprendente due o tre esercizi da completare nell’arco della settimana e i dati sono stati raccolti in quattro diversi momenti: prima dell’inizio dell’intervento, dopo tre settimane per le osservazioni cliniche, alla fine dell’intervento e dopo tre mesi dalla fine del programma. Dai risultati è emersa una soddisfazione generale per molti aspetti del programma, una diminuzione dei sintomi depressivi ed un leggero incremento per quanto riguarda la salute mentale. Pertanto questo tipo di programma online sembrerebbe essere un’utile risorsa in aggiunta ai trattamenti standard utilizzati per la depressione.

Görges, F., Oehler, C., von Hirschhausen, E., Hegerl, U., & Rummel-Kluge, C. (2018). GET. HAPPY-Acceptance of an internet-based self-management positive psychology intervention for adult primary care patients with mild and moderate depression or dysthymia: A pilot study. Internet Interventions12, 26-35.

 

Effetto Hemingway: in che modo fallire nel finire un compito può avere un effetto positivo sulla motivazione?

L’incapacità di completare un compito è da sempre considerata una forma di fallimento. Il fatto che un compito rimanga incompleto, infatti, denota una mancanza, non soltanto nel compito stesso, ma soprattutto nella persona che non risulta in grado di portarlo a termine. Quando parliamo di fallimento possiamo far riferimento ad episodi molto comuni della vita di tutti i giorni: uno studente, ad esempio, può non riuscire a risolvere un problema prima della fine di un test, un ricercatore può non essere in grado di portare a termine gli obiettivi stabiliti per un determinato giorno e un impiegato potrebbe fallire nel preparare un report entro la scadenza. Questi episodi hanno generalmente delle conseguenze negative come ricevere un brutto voto, essere deluso da se stesso o essere ripresi dal proprio superiore. Tuttavia alcuni studi hanno dimostrato che l’incapacità di completare un compito potrebbe incrementare la motivazione dell’individuo nel continuarlo o completarlo. Tale effetto positivo è stato definito effetto Hemingway, indicando con questo come in determinate circostanze non raggiungere un obiettivo può apportare benefici per l’individuo. Le condizioni essenziali perché ciò avvenga richiedono che la persona sia ragionevolmente prossima al completamento del compito e allo stesso tempo che lo ritenga un compito sfidante.
È stato recentemente condotto uno studio con 260 studenti universitari con lo scopo di avvalorare l’ipotesi che se una persona percepisce di essere vicina al raggiungimento del successo, ma fallisce nel raggiungere un determinato obiettivo, essa vorrà fare un secondo tentativo per portarlo a termine. Dai risultati è emerso che i soggetti maggiormente motivati nel completare il compito una volta interrotti erano quelli che percepivano di essere più vicini al raggiungimento dell’obiettivo e che avevano ricevuto chiare istruzioni sulle richieste da eseguire.
Tali risultati hanno delle importanti implicazioni pratiche, tra cui una miglior comprensione del modo in cui le persone preferiscano persistere in qualcosa quando percepiscono di essere vicine al successo. Inoltre suggeriscono che in un contesto educativo gli insegnanti dovrebbero guidare gli studenti nella pianificazione e strutturazione delle loro azioni per poter portare a termine con successo compiti e sfide loro proposte.

Oyama, Y., Manalo, E., & Nakatani, Y. (2018). The Hemingway effect: How failing to finish a task can have a positive effect on motivation. Thinking Skills and Creativity.

 

La mindfulness a scuola: è possibile?

L'approccio comportamentale della pratica mindfulness, che mira a prestare attenzione al momento presente con un atteggiamento consapevole e non giudicante, può contribuire al benessere personale incrementando le capacità attentive e di autoregolazione emotiva. Diversi sono gli studi che hanno indagato la mindfulness nel promuovere e migliorare i comportamenti salutari negli adulti, studi che suggeriscono come gli indiviui più “mindful” tendono ad avere una dieta più sana e a fare più esercizio fisico. Alcuni ricercatori americani, su queste premesse, hanno indagato il ruolo della pratica mindfulness nella promozione di comportamenti salutari negli adolescenti. Lo studio pilota, condotto in due scuole superiori nel Massachusetts, ha avuto l'obiettivo di indagare la fattibilità di intergrare la mindfulness nell'istruzione scolastica ed esplorare il suo possibile effetto sulla dieta e sull'esercizio fisico negli studenti. La pratica mindfulness è stata integrata nel programma di educazione alla salute già offerto dalle scuole in un gruppo di 30 studenti con sessioni da 45 min a settimana per 8 settimane e l'ascolto di 15 min di pratica guidata registrata nei giorni restanti. Per lo stesso periodo, a un gruppo di 23 studenti, il programma di educazione alla salute è stato affiancato da un training focalizzato sul benessere, fattori di rischio, salute mentale ed emotiva, autostima e resilienza. Lo studio ha dimostrato la fattibilità dell'integrazione della pratica mindfulness e il feedback positivo da parte degli studenti, e ha mostrato gli effetti promettenti che ha sull'esercizio fisico. Dai risultati è emerso un miglioramento dell'attività fisica, tra i maschi e gli adolescenti più attivi, misurato a fine trattamento e mantenuto al follow-up effettuato a distanza di 6 mesi, mentre in questo studio pilota non sono state osservate differenze significative nei comportamenti alimentari. I risultati suggeriscono le potenzialità della pratica mindfulness integrata nell'istruzione scolastica nel contrastare fattori di rischio come inattività fisica o cattive abitudini alimentari che sono tra le cause principali di problemi riguardante la salute e il benessere del singolo.

 

Imparare a leggere: tra compiti di apprendimento associato e tipi di risposta

Le differenze individuali nella conoscenza del suono delle lettere permettono di predire il successo nell'apprendimento della lettura, in cui la componente essenziale è la capacità di creare e consolidare associazioni tra lettere e suoni vocali corrispondenti. La capacità di formare nuove associazioni tra stimoli e risposte è valutata dai compiti di apprendimento di coppie associate (Paired-Associate Learning - PAL) che dipende dall'apprendimento sia degli stimoli individuali che dalla loro associazione che può essere unimodale, tra stimoli visivi o tra stimoli uditivi, oppure cross-modale, tra uno stimolo visivo e uno uditivo. Molti sono gli studi che hanno dimostrato come le prestazioni nei compiti PAL predicono l'abilità di lettura delle parole dei bambini, suggerendo l'importanza dei processi sottostanti ai compiti PAL per imparare a leggere. In letteratura, sono presenti due diverse opinioni  relative alla natura della relazione tra apprendimento della lettura e compiti PAL: per la prima, la relazione riflette il ruolo dell'apprendimento cross-modale come un processo fondamentale sottostante lo sviluppo della lettura, mentre l'altra considera la relazione dipendente dai processi di apprendimento verbale. A tal proposito un gruppo di ricercatori inglese ha condotto uno studio per valutare se la relazione tra compiti PAL e la lettura è principalmente guidata da richieste di apprendimento verbale o da richieste di apprendimento cross-modale. Lo studio, a cui hanno partecipato 97 bambini tra gli 8 e i 10 anni provenienti da due scuole primarie statali in Inghilterra, ha incluso compiti PAL sia unimodali che cross-modali. Obiettivo dello studio è stato quello di esplorare il ruolo dei differenti tipi di compiti PAL come predittori dell'abilità di lettura, esaminando nello specifico i tipi di apprendimento associativo, auditivo-articolatorio o visivo-articolatorio, e il tipo di risposta richiesto (fonemi, non parole, suoni non verbali) come determinanti dell'intensità della relazione tra apprendimento della lettura e compiti PAL. I risultati sostengono il ruolo dell'apprendimento verbale nello spiegare la relazione tra PAL e la lettura. Dallo studio è emerso, infatti, che la variabile dell'apprendimento auditivo-articolatorio è un forte predittore dell'abilità di lettura, ciò suggerisce l'idea che l'apprendimento articolatorio potrebbe essere un importante risposta implicata sia nei compiti PAL verbali che nella lettura.

Clayton, F.J., Sears, C., Davis, A., & Hulme, C. (2048). Verbal task demands are key in explaining the relationship between paired-associate learning and reading ability. Journal of Experimental Child Psychology, 171, 46-54.