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numero 48 - giugno 2017

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Rassegna stampa

Rassegna stampa #48

Rassegna stampa #48

Gioco d’azzardo tra adolescenti immigrati e non: il ruolo della famiglia

Il gioco d’azzardo tra gli adolescenti costituisce un problema emergente per la salute pubblica in molti paesi europei. Un recente studio ha dimostrato che tra l’1,6% e 5,3% degli adolescenti viventi in nove paesi europei diversi ha avuto un problema legato al gioco d’azzardo. Il gioco d’azzardo nei giovani è stato associato a importanti problemi di salute e di natura psicosociale, inclusi sintomi depressivi, un aumento del rischio per le altre dipendenze, cattiva salute generale e comportamenti criminali. L’obiettivo primario del presente studio è stato quello di esaminare l’associazione tra la tipologia di generazione degli immigrati, le caratteristiche sociodemografiche familiari e la gravità del gioco d’azzardo in un ampio campione rappresentativo nazionale di adolescenti italiani. I dati provenienti dalla ricerca (2013-2014) sul comportamento di salute dei bambini in età scolare (Health Behaviour in School-aged Children - HBSC) sono stati utilizzati per le analisi trasversali sulla problematica del gioco d’azzardo negli adolescenti. I questionari self-report sono stati compilati da un campione rappresentativo di 20.791 studenti di 15 anni. La severità del problema, lo status di immigrato, le caratteristiche familiari (struttura familiare, ricchezza familiare, supporto familiare percepito) e le caratteristiche socio-demografiche sono state valutate individualmente. Il tasso di adolescenti a rischio o patologici era due volte più alto negli immigrati di prima generazione rispetto agli studenti non immigrati. Le probabilità di essere un giocatore a rischio o un giocatore patologico erano più alte fra gli immigrati adolescenti di prima generazione rispetto ad altre generazioni di immigrati o non-immigrati. Il non vivere con due genitori biologici o adottivi sembra essere un fattore che aumenta il rischio di diventare un giocatore patologico nella prima generazione di immigrati. Pertanto lo status di immigrato e le caratteristiche familiari possono svolgere un ruolo fondamentale nel contribuire allo sviluppo del gioco d'azzardo patologico negli adolescenti.

Canale, N., Vieno, A., Griffiths, M. D., Borraccino, A., Lazzeri, G., Charrier, L., ... & Santinello, M. (2017). A large-scale national study of gambling severity among immigrant and non-immigrant adolescents: The role of the family. Addictive Behaviors, 66, 125-131. 

 

Prevedere l'inizio precoce dell’intossicazione da alcol: uno studio prospettico basato sugli adolescenti norvegesi

Un obiettivo chiave nella ricerca sull’alcolismo adolescenziale è stato quello di soffermarsi sull'inizio precoce del consumo di alcol (Early Onset of Drinking - EOD), anche perché i ricercatori hanno osservato ripetutamente le associazioni tra EOD e successivi livelli elevati di consumo, problemi connessi all'alcol, abuso e dipendenza. Al fine di prevenire uno sviluppo negativo, la ricerca sui predittori dell’EOD ha avuto un largo sviluppo e i risultati sono stati essenziali per la definizione dei programmi di prevenzione. Tuttavia, negli ultimi due decenni, abbiamo assistito ad uno spostamento del focus, ponendo una maggiore attenzione all’inizio precoce dell’intossicazione (Early Onset of Intoxication - EOI), in quanto sembra giocare un ruolo più importante in una vasta gamma di comportamenti d’abuso e problematiche legate all’alcol rispetto all’EOD senza intossicazione. Tuttavia, la ricerca sugli antecedenti è scarsa, pertanto il presente studio identifica quali sono i predittori di EOI e come differiscono dai predittori di EOD. Conoscere e capire le differenze è fondamentale per meglio strutturare le politiche di prevenzione. In questo studio hanno partecipato 382 famiglie norvegesi dove sono state seguite sia le madri che i loro figli con sei raccolte di dati dall'infanzia (età 1,5) all'adolescenza (14,5 anni). I predittori di EOI e EOD sono stati identificati dai questionari self-report compilati dagli adolescenti (pratiche di genitorialità, problemi di comportamento degli adolescenti e comportamenti devianti degli amici) e dalle loro madri (temperamento degli adolescenti, fattori socioeconomici e problemi di alcolici familiari). Dai risultati emerge che una varietà di fattori temperamentali, socio-economici e familiari prevedono l’EOI, mentre in misura minore l’EOD. In particolare, bassi livelli di timidezza, problemi di condotta e l’avere degli amici con comportamento deviante prevedono in modo prospettico l’EOI, ma non l’EOD.

Enstad, F., Pedersen, W., Nilsen, W., & von Soest, T. (2017). Predicting early onset of intoxication versus drinking—A population-based prospective study of Norwegian adolescents. Addictive Behaviors Reports, 6, 1-7. 

 

Peer victimization: un sondaggio scolastico trasversale in Uganda

La violenza nei confronti dei bambini, compresa la violenza fisica, sessuale e psicologica, ha effetti devastanti sulla salute tra cui: lesioni, infezioni trasmesse sessualmente, depressione, abuso di sostanze, autolesionismo e altre malattie. La peer victimization è un fattore di rischio chiave per lo sviluppo di problemi di salute mentale e suicidio in bambini e adolescenti, con manifestazioni psicologiche che si estendono fino all'età adulta. La violenza contro i bambini provocata dai coetanei è un problema di salute pubblica globale. In questo studio sono stati valutati i fattori che sono associati all’essere presi di mira dai pari violenti nelle scuole elementari in Uganda. Sono state condotte analisi di regressione di dati trasversali di 3706 studenti in 42 scuole elementari ugandesi. Tra gli studenti delle scuole elementari, il 29% e il 34% avevano vissuto rispettivamente una violenza fisica e una violenza emotiva perpetrata dai pari. I fattori fortemente associati alla violenza fisica ed emotiva erano simili e sovrapposti, inclusi l'esposizione alla violenza da parte di un parente, un atteggiamento favorevole alla violenza sui bambini da parte del personale scolastico, il non vivere con i genitori biologici, lavorare per il denaro e un punteggio più alto al SDQ (Strengths and Difficulties Questionnaire). Tuttavia, è stato scoperto che la giovane età, il condividere la zona notte con un adulto e raggiungere un punteggio superiore nelle prestazioni scolastiche, erano specificamente associati alla violenza fisica. Dall’altro lato invece, l’essere femmina, il camminare per andare a scuola, avere una disabilità e mangiare un pasto del giorno precedente, erano particolarmente associati alla violenza psicologica. Gli interventi per ridurre la violenza tra pari dovrebbero concentrarsi sui contesti familiari e gli ambienti scolastici mentre i bambini provenienti da ambienti con scarso status socio-economico potrebbero richiedere un sostegno supplementare.

Wandera, S. O., Clarke, K., Knight, L., Allen, E., Walakira, E., Namy, S., ... & Devries, K. (2017). Violence against children perpetrated by peers: a cross-sectional school-based survey in Uganda. Child Abuse & Neglect, 68, 65-73. 

 

Burnout e interventi in strutture pediatriche: una revisione della letteratura

Il burnout lavorativo può interessare qualsiasi dipendente in qualsiasi campo. La prima definizione fornita da Maslach e Leiter (2008) afferma che il burnout è una "sindrome psicologica che comporta una risposta prolungata a stressor interpersonali cronici sul posto di lavoro". Gli effetti fisici del burnout includono dolori, problemi di natura gastro-intestinale e una scarsa qualità del sonno. Inoltre, sono stati notati significativi effetti a livello emotivo, tra cui stanchezza, comportamenti insoliti, malattia mentale o depressione e prestazioni lavorative scarse. In campo medico sono coinvolti fattori lavorativi e responsabilità tali da mettere chi lavora in questo settore a serio rischio di burnout. Sebbene esista un’ampia gamma di studi fatti sugli studenti di medicina, la letteratura sul burnout nei tirocinanti medici è scarsa, soprattutto per quanto riguarda la pediatria. Le più recenti evidenze mostrano che il burnout colpisce dal 17% al 67,8% delle persone che lavorano in strutture pediatriche e influenza negativamente le loro prestazioni. La pediatria è una disciplina medica che richiede una particolare empatia e compassione, nonché una maggiore capacità di comunicazione per curare efficacemente i bambini e le loro famiglie. In questa revisione completa della letteratura viene descritto tutto quello che è stato pubblicato degli interventi sul burnout in ambito pediatrico dal 2005. Inoltre sono state individuate quattro aree per la messa a fuoco degli interventi e le istruzioni future da seguire con particolare riferimento alle informazioni disponibili e alle strategie di intervento basate sulle evidenze. Tale lavoro potrebbe risultare una risorsa utile per tutti i professionisti che lavorano in campo medico e nello specifico nel campo pediatrico che vogliano prevenire e/o curare il burnout nei loro tirocinanti e modellare questi giovani medici in modo da essere in grado di mantenere la resilienza attraverso le loro carriere. Questa revisione dovrebbe essere utile anche a tutti quei professionisti che vogliano indagare il burnout in altre figure professionali del settore sanitario.

McKinley, T. F., Boland, K. A., & Mahan, J. D. (2017). Burnout and Interventions in Pediatric Residency: A Literature Review. Burnout Research, 6, 9-17.