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numero 58 - giugno 2018

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Psicologia e terza età: il divenire anziani tra normalità e patologia

Psicologia e terza età: il divenire anziani tra normalità e patologia

L’8 giugno 2018 si è tenuto a Torino, un convegno dedicato alla terza età organizzato dall’Ordine degli Psicologi del Pimonte. L’evento si è prefisso l’obiettivo di affrontare le complesse dinamiche e i loro relativi cambiamenti per ciò che concerne l'anziano, ponendo il focus sulla diagnosi differenziale tra l'invecchiamento normale e quello patologico fino ad arrivare ai diversi modelli di intervento nel trattamento dei disturbi neurocognitivi, con le loro implicazioni bio-psico-sociali. Sul palco si sono alternati specialisti che operano nel campo della ricerca, della sanità e del terzo settore.
L’Italia è al terzo posto, a livello mondiale, per indice di invecchiamento della popolazione, con una prospettiva demografica che tende a sbilanciarsi sempre più verso una maggioranza di anziani over 65. Questo andamento porta a riflettere su quali strategie, le istituzioni, debbano attivare per favorire un invecchiamento attivo, prevenire condizioni patologiche e sostenere la rete familiare e sociale. In questa ottica, durante il convegno di Torino, sono stati illustrati i recenti sviluppi nella ricerca clinica, dapprincipio chiarendo il processo di invecchiamento fisiologico e patologico, portando successivamente l’attenzione sugli interventi farmacologici e non per la gestione dei disturbi psicologici nell’anziano e delle problematiche comportamentali legate al deterioramento cognitivo. Non è mancato uno spazio per gli interventi psicosociali, formali ed informali, dedicati ai familiari che si occupano di anziani fragili o malati.
Dai lavori presentati nella giornata è emerso che è iniziato un processo di consapevolezza, da parte della comunità scientifica, della necessità di una presa in carico multidisciplinare dell’anziano, che sia in grado di integrare interventi di tipo medico, psicologico e sociale, cercando di rispondere non solo a esigenze legate ad una patologia neurodegenerativa ma assumendo anche un'ottica preventiva. Infatti, se attualmente in Italia sono censite circa 1.200.000 persone affette da deterioramento cognitivo, è necessario considerare che accanto a questi anziani (e non solo anziani) sono presenti caregiver che sostengono il maggior carico assistenziale e conseguentemente a rischio burnout se non sufficientemente sostenuti. Il nostro paese, per rispondere a questa emergenza, nel 2014 ha predisposto il Piano Nazionale Demenze, in linea con le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, finalizzato ad incentivare la ricerca scientifica, implementare i servizi dedicati alla cura, sostenere i caregiver e favorire un cambiamento culturale che aiuti a superare lo stigma legato alla patologia. Importanti passi sono stati fatti sostituendo le Unità di Valutazione Alzheimer (UVA) con i Centri per i Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD), che vedono implementare le figure professionali coinvolte nel processo di cura contribuendo, così, ad avere una visione maggiormente olistica del paziente. Interessante anche l’evoluzione sull’approccio al trattamento dei disturbi psicologici o comportamentali, ove si osserva una maggiore integrazione tra trattamenti farmacologici e non farmacologici, favorendo, dove possibile, interventi psicosociali e comportamentali, con il coinvolgimento della rete di sostegno sociale.
Nonostante l’istituzione di un Piano Nazionale Demenze, il panorama di servizi sanitari e socio assistenziali, anche se regolamentato, continua apparire disomogeneo con alcune zone d’ombra che sono delegate ad Enti del Terzo Settore. Un esempio è il sostegno dei caregiver che si occupano di persone affette da deterioramento cognitivo, verso i quali sono scarse le risorse a loro dedicate dai servizi sanitari e socio-assistenziali e trovano parziali risposte alle loro necessità in servizi informali, quali gli Alzheimer Caffè.
In questa ottica, l’Ordine degli Psicologi del Piemonte e la casa editrice Hogrefe, hanno contribuito a favorire lo sviluppo di una rete di sostegno ai caregiver, pubblicando le prime linee guida per la progettazione e coordinamento degli Alzheimer Caffè. Gli Alzheimer Caffè, progetti bio-psico-sociali dedicati ai caregiver, hanno in questi anni avuto una rapida espansione a livello nazionale, dedicandosi direttamente al sostegno dei familiari con interventi psicoeducativi ed indirettamente attraverso un processo di sensibilizzazione verso le istituzioni e il territorio. Il manuale, che è stato presentato in anteprima al convegno di Torino, descrive le principali esperienze internazionali, oltre ad illustrare attività per i caregiver e per i pazienti, le modalità di lavoro e monitoraggio.>
Il panorama emerso dalla giornata di lavoro ci descrive un crescente impegno della comunità scientifica nella ricerca dedicata alla popolazione anziana, con una particolare attenzione verso la diagnosi precoce nei disturbi neurodegenerativi e conseguenti fragilità che possono coinvolgere la rete familiare; ma si è evidenziata anche la necessità di osservare il processo di invecchiamento, non solo con un ottica medicalizzata ma maggiormente multidisciplinare, integrando gli aspetti psicologici, emotivi e sociali. Questa sarà la sfida che nei prossimi anni vedrà coinvolte le istituzioni e la comunità scientifica.