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numero 92 - novembre 2021

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Le RIAS-2 nell'assessment della plusdotazione intellettiva

Le RIAS-2 nell'assessment della plusdotazione intellettiva

Pubblichiamo la traduzione di un'intervista rilasciata nel 2016 da Cecil R. Reynolds alla casa editrice PAR, su RIAS e RIAS-2, di cui è il primo autore.

D. Dal punto di vista teorico, quale crede possa essere il modo migliore per identificare uno studente con plusdotazione?

R. Mi viene spesso chiesto quali strumenti o processi utilizzare per identificare i bambini che dovrebbero entrare a far parte dei programmi scolastici per studenti con plusdotazione (gifted). In genere le mie risposte sono del tipo “Quali sono gli obiettivi del programma?” e “Quali sono le caratteristiche dei bambini che vorreste individuare?”. La cosa più importante che possiamo fare è accoppiare i bambini al programma in modo che abbiamo la più alta possibilità di successo. Così, per esempio, se il programma è finalizzato a promuovere l’apprendimento accademico tra gli studenti più abili della scuola sotto il profilo scolastico, suggerirei dei test ed un processo di selezione molto diversi che nel caso in cui l’obiettivo del programma sia quello di selezionare gli studenti più dotati della scuola dal punto di vista intellettivo e di offrire loro un curriculum scolastico più sfidante e impegnativo che arricchisca la loro esperienza scolastica e, li motivi ad apprendere e consenta loro di innamorarsi di qualcosa che possano seguire con passione. Per quanto i partecipanti a questi programmi potrebbero essere gli stessi, i due gruppi non sarebbero identici e, di certo, non lo sarebbe il risultato scolastico. Il punto è che bisogna sapere quali caratteristiche devono essere valutate per selezionare studenti e inserirli in un programma in cui potranno avere successo, e questo richiede che noi per primi siamo a conoscenza di quali sono gli obiettivi che il programma intende raggiungere.

D. Che cosa l’ha spinta a mettere a punto uno strumento di valutazione per l’identificazione dei bambini gifted?

R. Il desiderio di ridurre gli elementi di confusione presenti nelle più tradizionali misure di intelligenza. Vogliamo avere la possibilità di identificare nel modo migliore i bambini intellettualmente dotati usano metodi che subiscono meno, rispetto ad altri test, l’influenza di fattore culturali. Le RIAS non sono culture-free, ne esistono tali test psicologici, e la richiesta di un test culture-free è di per se opinabile dal punto di vista concettuale. Viviamo in società e non in isolamento. Detto questo, elementi interferenti come la coordinazione motoria, soprattutto quella fine e la velocità, l’interpretazione di istruzioni che hanno salienza culturale, e la memoria a breve termine possono influenzare i punteggi ai test di intelligenza in modo negativo, e queste variabili non sono fortemente associate all’intelligenza generale. Se l’obiettivo è quello di identificare bambini con plusdotazione intellettiva, le RIAS e le RIAS-2 sono scelte solide.

D. le RIAS prime e ora le RIAS-2 sono uno degli strumenti di validazione più popolari e più largamente usato nell’assessment dei gifted. Questo strumento è utile anche per valutazioni di altro tipo?

R. Le RIAS-2 sono utili in qualsiasi circostanza in cui l’esaminatore necessita di una valutazione complessiva dell’intelligenza, e soprattutto una che non risenta di velocità motoria, memoria e alcuni aspetti culturali. Quando una comprensione generale del funzionamento intellettivo, rispetto alla componente fluida e a quella cristallizzata, è importante per rispondere a quesiti diagnostici, le RIAS-2 sono lo strumento adatto.

D. Che consigli può dare a psicologi e psicodiagnosti quando si trovano a valutare uno studente per capire se si tratta di un caso di plusdotazione?

R. Non limitatevi a effettuare una valutazione del funzionamento intellettivo, ma fermatevi a considerare le motivazioni per cui questo assessment viene richiesto, e quali riscontri potranno avere i risultati di questa valutazione nei suoi principali contesti di vita.