QI - Questioni e idee in psicologia - Il magazine online di Hogrefe Editore

Qi, il magazine online di Hogrefe Editore.
Ogni mese, cultura, scienza ed aggiornamento
in psicologia.

numero 87 - maggio 2021

Hogrefe editore
Archivio riviste

L'intervista

Intervista a S.O.S. Bambino International Adoption

Intervista a S.O.S. Bambino International Adoption

Abbiamo intervistato lo staff dell'associazione S.O.S. Bambino International Adoption, operatori e psicologhe, per raccontare l'iter dell'adozione internazionale e il tipo di supporto psicologico fornito alla famiglie che intraprendono questo percorso, approfondendo anche l'impatto dell'attuale situazione di emergenza sanitaria. 

D. Per chi non ne fosse a conoscenza, quali sono i passaggi standard della procedura di adozione internazionale?

R. Per poter adottare un bambino in adozione internazionale è necessario che la coppia, sposata e convivente da almeno tre anni, presenti istanza di idoneità al Tribunale per i Minorenni. I coniugi vengono sottoposti ad un percorso psico-sociale di approfondimento presso i Servizi Sociali che attesteranno l’idoneità degli stessi, inviando al Tribunale una relazione psicosociale. A seguito, il Giudice convocherà la coppia ed emetterà il decreto di idoneità all’adozione internazionale.
Con il decreto emesso la coppia ha tempo un anno per poter conferire l’incarico ad uno tra gli Enti Autorizzati presenti sul territorio. La coppia si indirizzerà verso quegli Enti che sono autorizzati ad operare nel Paese di origine del bambino dove la coppia pensa di adottare, operando una scelta di affinità con il Paese, di criteri di ammissibilità e di età dei coniugi e dei minori adottabili, di permanenza nello stesso per l’espletamento della pratica. A nostro avviso è molto importante instaurare un rapporto di fiducia con l’Ente perché il processo adottivo è un percorso lungo e dove vi è la necessità di fidarsi e di affidarsi.
A seguito del conferimento di incarico all’Ente la coppia inizia a predisporre il fascicolo da depositare presso l’Autorità straniera del Paese di origine del bambino, lavorando in sintonia con l’Ente Autorizzato. Dopo il deposito inizia il “tempo dell’attesa” per la coppia dove l’Autorità competente ricerca un possibile abbinamento tra i coniugi e uno o più minori adottabili; questo tempo è vario ed è dato dalla disponibilità che la coppia ha fornito in termini di età del minore, di situazione sanitaria, o di accoglienza di più minori, ma anche di situazioni di minori adottabili sul Paese straniero.
Da questo momento le coppie hanno la possibilità di approfondire numerose tematiche di carattere medico, psicologico, sociale, scolastico, in modo da essere concretamente preparate ad affrontare l’abbinamento, l’incontro e l’inserimento del minore nella famiglia.
Quando dal Paese di origine arriva la segnalazione di abbinamento la coppia ha modo di visionare tutta la documentazione del minore e accettare preventivamente l’abbinamento; in base al Paese e le sue caratteristiche, potrà quindi partire per andare a conoscere il bambino.
Ogni Paese straniero ha le sue modalità di incontro: alcuni richiedono una minima permanenza per la conoscenza e la sottoscrizione di accettazione, a cui seguiranno ulteriori viaggi per la conclusione dell’iter; altri richiedono permanenze più lunghe dove viene espletato tutto in un unico viaggio; altri ancora, richiedono la presenza della coppia solo a conclusione dell’iter.
L’iter burocratico si conclude con la sentenza di adozione o affidamento pre-adottivo emessa dall’Autorità competente straniera e che autorizza i coniugi a portare il bambino in Italia che da quel momento diventa a tutti gli effetti figlio della coppia per il Paese.
Dopo il rientro in Italia il Tribunale per i Minorenni dichiarerà efficace la sentenza di adozione straniera e ne richiederà la trascrizione in Italia. La famiglia, per tramite dell’Ente, dovrà informare il Paese di origine sull’inserimento del minore nel nuovo contesto, scegliendo se appoggiarsi all’Ente o ai Servizi territoriali per il monitoraggio e supporto all’inserimento e adattamento del minore. Saranno gli psicologi e assistenti sociali di competenza, che redigeranno le relazioni “post adozione” che l’Ente invierà alle Autorità straniere.

D. La situazione di emergenza sanitaria mondiale come influisce sui protocolli di adozione internazionale?

R. Rispetto ai dati relativi al 2020, pubblicati dalla Commissione Adozione Internazionali, è possibile osservare senza alcun dubbio come la pandemia Covid-19 abbia ridotto drasticamente le adozioni internazionali, andando inevitabilmente ad allungare i tempi di attesa generali dell’intero iter adottivo. Tuttavia, è bene sottolineare come “rallentamento” non significhi “stop”. I protocolli di adozione hanno subito una variazione, sono state proposte e attivate deroghe per consentire il proseguimento delle procedure, così come sono continuate le segnalazioni e le proposte di abbinamento da numerosi Paesi. Ad esempio, una notevole e importante modifica al protocollo è stato il viaggio umanitario che a giugno 2020 ha portato in Italia 10 bambini haitiani. Haiti ha infatti permesso questo viaggio in via eccezionale, contravvenendo alla norma che obbligava le coppie ad essere presenti ad Haiti nel momento della sentenza, che invece si è svolta a distanza.

D. È impensabile che i bambini attendano la fine della pandemia per essere adottati, ma lo è altrettanto pensare che le famiglie possano viaggiare liberamente per andare a conoscere i bambini. Quali soluzioni sono state adottate?

R. La pandemia ha modificato gli stili di vita di ognuno di noi, in ogni parte del mondo. Ogni Paese ha scelto e identificato delle modalità alternative per poter far fronte alla situazione: in Ucraina hanno permesso gli incontri tra genitori e bambino ma hanno richiesto un tampone molecolare negativo da mostrare all’arrivo nel Paese oppure, in altri Paesi come l’India, vi è l’obbligo di quarantena nel Paese, oltre che del tampone negativo prima dell’ingresso; ad Haiti si è cercato di promuovere la conoscenza e la socializzazione tra i genitori adottivi e i minori attraverso videochiamate settimanali e, per limitare i contatti all’interno degli istituti, i bambini vengono accompagnati direttamente all'aeroporto il giorno in cui i genitori vengono a prenderli. Altri Paesi, come Cina e Federazione Russa, ad oggi stanno ancora cercando delle soluzioni per poter consentire alle coppie di poter portare avanti l’iter adottivo.

D. Esistono differenze di approccio sostanziale tra Paesi adottanti diversi? L’Italia è allineata ad altre realtà nazionali?

R. La Commissione Adozioni Internazionali italiana opera in maniera autonoma, seppur coordinata, con le diverse Commissioni di adozioni europee. Gli Enti sono a conoscenza che i diversi Paesi adottanti europei stanno subendo ritardi e modifiche alla prassi in modo similare, se non identico, all’Italia.

D. Ci sono differenze tra Paesi rispetto alla maggiore o minore facilità di adozione in questo periodo di pandemia?

R. Sicuramente. Ogni Paese ha risposto in maniera più o meno celere e più o meno flessibile alla eccezionalità della situazione. Basti pensare come si è organizzato bene un Paese come Haiti che nell’immaginario comune può essere invece associato a maggiori difficoltà: le videochiamate sono ormai entrate a far parte della quotidianità degli istituti e ogni direttore si è adeguato alla situazione. Altri Paesi invece hanno avuto maggiori difficoltà a modificare i propri protocolli: la Federazione Russa, ad esempio, non rilascia nessun visto ormai da più di un anno, così come la Cina. Tutti ci auspichiamo che la situazione possa sbloccarsi, almeno per quei genitori che in Federazione Russa hanno già conosciuto il loro bambino, affrontando il viaggio più di un anno fa, o quelle coppie che in Cina hanno già ricevuto l’abbinamento ma non sono potuti partire.

D. Qual è il vissuto delle coppie che hanno intrapreso il percorso adottivo e si trovano a dover fronteggiare anche le restrizioni dovute all’epidemia di COVID-19?

R. Intraprendere il percorso adottivo è una decisione che presuppone un grande lavoro personale e di coppia, che culmina nella scelta di accogliere all'interno della propria famiglia un bambino posto in stato di abbandono. Solitamente la coppia arriva alla decisione dell'adozione, dopo altri vari percorsi legati alla generatività, che spesso non sono andati a buon fine. La coppia è dunque immersa in una realtà del tutto nuovo, mediante numerosi passi necessari che gli permetteranno di accogliere il loro futuro figlio. Il percorso adottivo è un percorso costituito da numerose oscillazioni, soprattutto nelle tempistiche, che di solito sono una delle principali preoccupazioni della coppia adottiva. Con l'arrivo della pandemia da COVID-19 questa preoccupazione legata al tempo d'attesa si è amplificata, mettendo le coppie in stand-by, sentendo come rubato del tempo prezioso che li avrebbe sempre più fatti avvicinare alla conoscenza ed accoglienza del loro figlio adottivo. Le coppie oggi, sono preoccupate per gli esiti della pandemia, per come questa si svilupperà nei Paesi di origine dei bambini, con quali tempi si potranno riprendere gli iter adottivi nuovi o già in essere. L’intero sistema viene percepito come in crisi e bloccato, aprendosi un’ “attesa nell’attesa” che rende tutto ancora meno calcolabile e prevedibile.
In questi mesi gli incontri con gli operatori e la formazione delle coppie in attesa si è svolta in modalità online, rendendo soprattutto all’inizio più difficile aprirsi, raccontarsi ed esprimere le proprie emozioni.
Tendenzialmente le reazioni delle coppie in attesa sono state diverse in base al momento dell’iter che stanno vivendo; le coppie all’inizio del loro percorso sentono la fatica legata ad un periodo di attesa che inevitabilmente si allungherà ma anche una preoccupazione per la stabilità dei propri lavori e quindi le risorse economiche necessarie alla futura famiglia. Le coppie che invece hanno già avuto un abbinamento o addirittura conosciuto il bambino soffrono per non poterlo andare a prendere o concludere velocemente la procedura. Questa risulta l’attesa più difficile, che necessita di un supporto e dello sforzo di tutti gli attori coinvolti per renderla sopportabile. Le condizioni di salute dei bambini, spesso con bisogni speciali, necessitano di essere al più presto presi in carico a livello non solo affettivo ma anche sanitario e sono proprio queste situazioni per le quali le coppie devono sentire la vicinanza delle istituzioni e di tutti gli operatori volti a trovare nuove dinamiche e soluzioni per ridurre al minimo i tempi che li vedono separati dai loro figli.

D. Come è possibile supportare e aiutare le famiglie adottanti a far fronte al percorso adottivo in tempo di pandemia?

R. Risulta essere di fondamentale importanza far sentire alle coppie che, chi li segue c’è sia nella stessa disponibilità che presenza di prima, anche se devono essere completamente rivoluzionate le modalità. Noi abbiamo organizzato un buon lavoro di supporto usando anche la modalità on-line e cercando di far sentire l’accompagnamento e la vicinanza anche con costanti aggiornamenti sulle situazioni dei singoli Paesi.
L’impossibilità di incontrarci di persona rende difficili molte cose ma le modalità a distanza permettono ad esempio, di non tenere la mascherina, quindi con un contatto visivo, anche se attraverso uno schermo. Un sorriso crea vicinanza e fa sentire la coppia meno sola. Noi operatori e professionisti cerchiamo di essere attivamente presenti, mettendo a disposizione le nostre competenze per cercare di dare un senso alle preoccupazioni che assediano le coppie. Abbiamo rilevato essere importante aggiornare le famiglie sui cambiamenti e su come si stanno mano a mano trovando delle “modalità alternative”, per portare a termine il loro progetto adottivo anche evidenziando adozioni concluse pur in tempo di Covid, di documenti depositati o di passi in avanti fatti . Essere a conoscenza del lavoro che si fa dietro le quinte diminuisce il senso di impotenza. Abbiamo sperimentato che riuscire a trasformare questo tempo di ulteriore attesa, non come una perdita, ma come un'occasione per poter lavorare ancora di più in vista dell’incontro col bambino, è rassicurante per le famiglie.
È importante ascoltare  le coppie, capire i loro bisogni e fare in modo che riconoscano non solo gli aspetti negativi di questa situazione pandemica, ma anche le risorse da mettere in campo per all'accoglienza del figlio. Fondamentale anche aiutare le famiglie  a riconoscere le risorse anche come coppia, che ha saputo affrontare un'altra sfida che gli è stata posta, ma che non gli impedirà di realizzare il sogno adottivo, con un percorso che sarà   per un po' ancora in salita.